mercoledì 12 agosto 2009
Il mondo senza Monello Vianello
L'uscita di scena di Monello Vianello non cessa di far discutere il jet set e il mondo politico rodigino, il quale continua a essere spaccato tra chi si dice dispiaciuto solo in parte, chi festeggia apertamente e chi, dopo un anno e mezzo, non ha ancora capito che Monello Vianello e Vianello Monello sono due persone diverse.
Di certo la città non resta indifferente alla dipartita di uno dei suoi più illustri concittadini: "E' sempre un rammarico - commenta il sindaco, Fausto Merchiori - quando un brillante intellettuale emigra altrove, facendo mancare alla città un importante apporto in termini di crescita civile e culturale. Ritengo comunque di poter rassicurare i miei cittadini sull'insussistenza allo stato attuale di questo rischio, giacchè Sergio Garbato ha smentito di volere abbandonare Rovigo". Il suo vice, Graziano Azzalin, aggiunge parole cariche di sentita commozione: "Mi mancherà quel suo umorismo greve e carico di allusioni sessuali - commenta - Con l'assessore Gigi Osti stiamo valutando di intitolargli una via. Purtroppo Gigi mi ha detto che l'ultima bretella disponibile è già prenotata per l'intitolazione a Bettino Craxi, benefattore. Mi ha dunque proposto di radere al suolo quell'ettaro di boscaglia che avanza su via Martiri di Belfiore e farci un quartiere residenziale, dove troveremo sicuramente un buco per una via intitolata a Monello Vianello".
Raggiunta da un cronista del Resto del Carlino, la presidente della Provincia, Tiziana Virgili, commenta così la notizia: "Non conosco personalmente questo signor Monello Vianello, il cui nome mi pare anche un po' strano". A sorpresa l'ex leader dell'Udeur, Beppe Osti, compare invece sulla Voce, con un'intervista esplosiva in cui afferma di avere conosciuto di persona Monello Vianello: "Ebbene, sì - dichiara - E' accaduto all'epoca in cui sono uscito dalla giunta Merchiori per dare un segnale di rinnovamento. Inizialmente mi offese molto la maniera in cui Monello Vianello trattò l'accaduto, così ebbi a dire parole decisamente infuocate nei suoi confronti, spargendo in giro la voce che se mi fosse capitato per le mani gli avrei fracassato tutti i denti. Una sera ero al Zestea e sento squillare il telefono: era lui! Mi disse che avrebbe voluto parlarmi per chiarire quello spiacevole equivoco. Cenammo insieme e lui spese molte parole per scusarsi dei toni canzonatori usati nei miei confronti, tanto che mi imbarazzò di essermi infuriato con un uomo così dabbene e mi scusai anche io: ira brevis furor. Gli dissi che se ci fossimo conosciuti prima tra noi sarebbe sicuramente nata una splendida amicizia. E lui mi rispose ridendo e citando Fedro: nunquam est fidelis cum potente societas. Non l'ho più rivisto".
Parole di stima anche dal vescovo Lucio Soravito De Franceschi: "E' vero, in più occasioni ha offeso la religione cattolica, quella piccola creatura di satana, ma lo trovavo tutto sommato spassoso. Lo feci addirittura contattare, un giorno, per praticargli un esorcismo. Declinò l'invito personalmente e con molta cortesia. Mi disse: soggiogo già i miei demoni con la scrittura".
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