Partiamo dai nostri giorni. In Italia ogni giorno qualcuno riabilita la figura Benito Mussolini, nonostante sia stato con lei l'artefice dell'Olocausto e della disastrosa Seconda Guerra Mondiale. E' giunto il tempo che anche su Adolf Hitler si arrivi a un giudizio sereno, scevro da ingabbianti sovrastrutture ideologiche e pregiudizi politici?
Lei però è ricordato soprattutto come l'uomo dell'Olocausto, colui che più si è accanito contro la popolazione ebraica prima di tutto, oltre che contro omosessuali, zingari e dissidenti.
Queste sono critiche che mi sento rivolgere da sempre. Dico solo una cosa: è facile criticare sempre, mentre è molto più impegnativo dare delle risposte concrete ai problemi di un paese. C'erano altre proposte? Io non le ho sentite. Detto ciò, io ho sempre agito forte del consenso popolare. Alla fin fine, si può chiacchierare facendo i moralisti quanto si vuole, ma chi è legittimato dal popolo ha il dovere di governare. Mi lasci poi dire che questo atteggiamento di continua demonizzazione della mia persona non ha fatto il bene del paese. Una posizione indubbiamente originale, ma di grande attualità. Venendo a noi: lei ha vissuto una vita avventurosa. Alla sua età ha qualche rimpianto?
Il mio più grande rimpianto è non essere stato valorizzato come artista. Lei conosce la mia passione per la pittura. Credo di essere stato uno tra i più originali pittori vedutisti del Novecento ed è un peccato che i pregiudizi diffusi abbiano impedito di guardare al mio talento artistico senza condizionamenti politici. Lo sa che negli anni Sessanta sono stato tra i pionieri dell'Optical Art? Non lo sa nessuno. La società mi ha condannato all'oblio. Nessun artista dovrebbe essere trattato così.
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