lunedì 31 gennaio 2011

Cose che ho imparato scrivendo questo blog

Il prossimo mese questo blog compie cento anni. Un'età di tutto rispetto per un diario on line che, tra alti e bassi, ha vissuto e raccontato grandi eventi e transizioni della storia polesana, spesso sollevando temi che oggi fanno parte del dibattito pubblico. 
Non fosse stato per l'epidemia di peste polmonare che nel 2009 ha sterminato la nostra redazione, oggi festeggeremmo questo importante traguardo con un brindisi al termine di un grande evento pubblico. Festeggeremo comunque, secondo quanto prevede il rituale: mi recherò al camposanto con i familiari delle vittime e insieme inveiremo contro Dio per averci strappato i nostri cari. Al termine della cerimonia, disseppelliremo le misere spoglie e le porteremo in giro in autobus per tutta la città, vestiti a festa e fingendo che siano ancora vivi. Siete tutti invitati. 
Gli amici più cari mi hanno chiesto comunque di scrivere qualche riga per sinteitzzare un bilancio dell'esperienza e tracciare le linee di sviluppo per il futuro. Ecco il mio intervento, dal titolo "quindici cose che ho imparato scrivendo questo blog".

domenica 30 gennaio 2011

La strana coppia

Vianello Monello e Cicciuzzo Sconciaforni sul set
Vianello Monello e Cicciuzzo Sconciaforni hanno girato in segreto il loro primo film insieme. "E' il mio seicentesimo lungometraggio - rivela il pornoattore rodigino - e volevo che fosse qualcosa di speciale. Lo lanceremo con un grande evento pubblico, il primo flash mob erotico in piazza Vittorio Emanuele, durante il quale mi concederò fisicamente a tutti i miei fans".
Se la data del flash mob è ancora da fissare, i lavori per il nuovo lungometraggio sono praticamente finiti. Il film, intitolato "I perversi sposi", riprende l'opera del Manzoni, adattandola ad una trama a luci rosse.

giovedì 27 gennaio 2011

Alternative democratiche

Le primarie dovrebbero aiutare a scegliere serenamente il candidato del Partito Democratico, invece sono diventate per l'ennesima volta pretesto per polemiche e fratture. 
Eppure mai come oggi l'emergenza democratica in atto impone di sciogliere le controversie, superare le divergenze e restituire al cittadino la fiducia nella Politica e nelle Istituzioni. Per cercare nuovi sistemi di rappresentanza in grado di rispondere ad una società smarrita e perplessa, da settimane è all'opera il Gruppo di Lavoro Alternativa Democratica, coordinato dal professor Gary Scampanadio (nella foto) dell'Università di Rotterdam. Il team di politologi ha elaborato quattro proposte per sciogliere il nodo delle primarie e aiutare il riaffermarsi di una politica autorevole e credibile nel sistema Italia.

martedì 25 gennaio 2011

Anche Rovigo avrà un aeroporto

L'ospedale civile di Rovigo verrà trasformato nel nuovo aeroporto "Santa Maria della Misericordia". La notizia, trapelata da fonti interne all'Ulss, sta rimbalzando dal giorni su siti e social nerwork, ma finora non ha trovato conferme.
"I lavori di restyling dell'ospedale rodigino sono una copertura - rivela una lettera anonima pubblicata ieri sulla Voce, firmata da una sedicente donna delle pulizie impiegata presso l'azienda sanitaria locale - In realtà la direzione generale, su indicazione regionale, si appresta a trasformare il Santa Maria della Misericordia nel primo scalo aeroportuale polesano, con voli internazionali già concordati con alcune delle più note compagnie low cost".

venerdì 21 gennaio 2011

Lele Mora sindaco di Rovigo

Riceviamo e pubblichiamo questo appello dal "Comitato Lele Mora Sindaco 2011". A pochi giorni dall'annuncio di una possibile candidatura di Vittorio Sgarbi a primo cittadino di Rovigo, un'ulteriore nome di prestigio si affaccia sulla campagna elettorale ormai imminente.

Bene fa l'onorevole Luca Bellotti a pensare a una candidatura di prestigio per il Comune capoluogo, quale è certamente Vittorio Sgarbi. Ma allora perchè non scegliere un polesano doc? Noi crediamo che serva un nome fuori dai giochi di partito, proveniente dalla società civile e legato a questa terra umile ma ricca di potenzialità. Noi crediamo che l'imprenditore dello spettacolo Lele Mora possa essere il candidato che serve al rilancio di Rovigo, dopo anni di stagnante governo di centrosinistra.

martedì 18 gennaio 2011

Il meglio dal futuro di Leonida Gusmaroli

Una delle collaborazioni più prestigiose di questo blog è stata la rubrica domenicale di Leonida Gusmaroli, veggente bolognese particolarmente abile nel dipanare le trame future riguardanti il nebbioso Polesine. Molte vicende hanno superato quanto predetto da Leonida, ma altrettante sue profezie restano, ahinoi, ancora incompiute. Dopo lunga consultazione con il mio cocorito Amedeo ho deciso di ripubblicarne alcune a beneficio dei lettori più giovani.

La riconversione non si farà
La fine del mondo creerà seri problemi alla riconversione a carbone della centrale di Polesine Camerini. Prevista già dagli antichi Maya, che però non si erano resi conto che il loro impero stava per collassare, l'apocalisse arriverà puntuale nel 2012. In Polesine, tuttavia, la fine del mondo subirà un ritardo di un paio di anni per motivi inspiegabili. A inizio 2014, quando una voce tonitruante annuncerà che alle 18 inizierà la fine del mondo, si deciderà di abbandonare la costruzione della centrale. "Peccato - commenterà Maurizio Ferro, rappresentante del Comitato delle manovalanze ungheresi e polacche del cantiere di Polesine Camerini - avrebbe portato sviluppo alla nostra provincia e abbattutto le emissioni dell'80%, ma tanto ormai che senso ha?"

lunedì 17 gennaio 2011

Apologia del terrorismo in pieno centro cittadino!

Aggiungi didascalia
Riceviamo con dicitura "Urgente" e quindi pubblichiamo senza por tempo in mezzo questa lettera che ci giunge da un nostro vecchio conoscente di Villadose.

Caro Monello Vianello,
ieri sono andato in piazza con la morosa per i saldi e passando davanti alla Gran Guardia sono raggelato. Sapevo che Rovigo è in mano ai comunisti e quindi non c'è niente di buono da aspettarsi, ma non pensavo che si sarebbe arrivati a tanto e perdipiù senza che nessuno dicesse nulla.
Mi spiego, sul lato del palazzo della Gran Guardia hanno messo una scultura intitolata a Cesare Battisti! Sì, proprio lui, il terrorista assassino rosso che ha ucciso un sacco di gente innocente negli anni Settanta e che non s'è mai fatto un giorno di galera perchè i comunisti lo proteggono in Brasile. (Ti allego una foto come prova...) Tanto per chiarire cosa ne pensano i "rossi" che governano la città. Mentre il Governo fa pressioni per riportare in Italia Battisti e sbatterlo in cella, questi gli fanno il monumento celebrativo, perchè tanto, si sa, tra compagni tutto ci si perdona, anche se uno ha ucciso a fucilate dei bambini.
Però mi stupisce soprattutto il silenzio dei nostri. E' vero che a Rovigo è tutto un accordo sottobanco tra destra e sinistra, ma la Lega che è fuori da questi giochi politici squallidi perchè non ha detto niente? Forse si pensa che ai rodigini non interessi se i komunisti fanno le statue ai loro amici terroristi? Quanto è costato di soldi, va ricordato, della collettività? Ti prego di pubblicare questa mia lettera, perchè è uno scandalo che non può rimanere segreto!!

Spiraivovi Scaranello
Giovani Padani Villadose

Caro conoscente,
mi hai interrotto mentre giocavo a Monopoli al contrario. Hai mai provato? Si gioca in quattro, percorrendo il tabellone in senso inverso e ribaltando tutte le regole. Ad esempio, se tu passi sul mio Parco della Vittoria, sono io che devo sganciarti un sacco di soldi. Inoltre posso tirare fuori io gli altri di galera pagando per loro. I numeri dei dadi tirati si sottraggono, anzichè sommarli, e infine è obbligatorio parlare al contrario durante la partita. Così è molto più divertente.
Per tua fortuna, il fatto di trovarmi impegnato con alcuni amici, ti offre la preziosa occasione di sentire non solo il mio parere, ma pure quello di altre tre persone. Ci siamo consultati e il problema che ci poni non ci interessa. Con affetto,

MV

domenica 16 gennaio 2011

Storia di Rovigo in bustine

Una recente piantina della città
Fino all'ultimo pensavamo che Ivana Fracchia, l'anziana collaboratrice di questo blog, non avrebbe consegnato per tempo la sua rubrica settimanale sulla storia della nostra città. Da qualche giorno ella si trova infatti ospite di una struttura protetta, dopo essere stata trovata a camminare nuda e in stato confusionale nel parco dell'Iras. Ciononostante, dopo infiniti solleciti, ci ha consegnato questo nuovo capitolo dell'avvincente rubrica.

Rovigo e i suoi quartieri
Oggetti di contese territoriali sfociate nei secoli in decine di guerre e financo in un sanguinoso pogrom nel 1677, i quartieri di Rovigo sono oggi solamente cinque: la Commenda, suddivisa in due settori, San Bartolomeo, Sanpiox, la Tassina e il poco conosciuto Branziopone.
La divisione della Commenda in due parti risale alla fine del 1961, quando i cittadini del versante orientale votarono per la costruzione di un muro alto tre metri dove oggi corre viale Gramsci, per rompere ogni contatto con gli abitanti del lato occidentale. Il muro fu poi abbattuto nel marzo 1962, dopo l'accordo raggiunto tra il Partito Comunista e la Democrazia Cristiana. I comunisti ottennero il cambio di toponomastica della vecchia via Attilio Piccioni, che oggi porta il nome del politico e filosofo marxista.
San Bartolomeo, più nota come San Bortolo, fu fondata in tempi antichissimi dagli alieni come testa di ponte per un invasione, mai avvenuta (o forse avvenuta in segreto), del pianeta Terra. Il nucleo abitato odierno risale al medioevo, quando il leggendario contadino Venanzio, avuto il dodicesimo figlio, abbandona la famiglia e l'aratro e fonda il convento dei Venanziani, occupando una chiesa normanna abbandonata. Durante la sanguinosa guerra civile del 1340, seguita alla guerra tra transilvani e masai, l'ordine combattente degli Olivetani entra in possesso del monastero e si stanzia in loco, abbandonando le armi e dedicandosi alla cura della terra. San Bortolo diventerà poi un ricco quartiere residenziale, con numerose ville di lusso, tra cui la casa di Ringo Starr.
Veniamo quindi al quartiere Sanpiox, sorto sui terreni del latifondista secentesto Oliviero Sanpiox, che eresse l'attuale chiesa in calcestruzzo e la palestra di karate. Nel 1956 la dilagante criminalità in città spinse la giunta comunale a prendere misure draconiane. Tutti i delinquenti furono stipati a Sanpiox e la zona fu circondata dal filo spinato. La situazione in città, tuttavia, peggiorò. Per qualche misterioso motivo, infatti, privati di rapinatori e taccheggiatori i rodigini dell'alta borghesia iniziarono a esercitare ogni forma di sopruso verso i concittadini, confidando nella totale impunità. Le misure anticrimine furono ritirate nel 1959, dopo la tragedia del carcere di Rovigo, in cui morirono ottocento persone. Il mega carcere di origini austriache, che sorgeva dove oggi c'è il multipiano, sprofondò infatti nel sottosuolo per l'eccessivo numero di detenuti e scomparve per sempre. Sanpiox, dove nel frattempo dilagavano cannibalismo e incesti, fu riaperta e affidata per tredici anni alle suore del convento delle Miracolate di Santa Magda, che rieducarono la popolazione ai valori della vita civile.
Della Tassina c'è poco da dire, essendo sorta nel 1999 per opera di un piano regolatore. Ben più interessante è il piccolo quartiere Branziopone, a nordovest del centro storico, circondato dalle acque di due piccoli affluenti del Ceresolo, che tuttora ospita la comunità székely e le stupefacenti rovine dell'unica chiesa unitariana nel nostro paese. Una curiosità: di notte non è possibile visitare il quartiere, perchè gli abitanti ritirano regolarmente il ponte levatoio tutte le sere fin dal 1702.

venerdì 14 gennaio 2011

Monello Vianello a "Che tempo che fa"

Domani sera sarei dovuto andare in onda su Rai3, intervistato da Fabio Fazio a "Che tempo che fa". La puntata era già stata registrata, come testimonia la foto a fianco (il mio volto è oscurato per rafioni di privacy), ma è stata cancellata, pare, per le pressioni da parte del governo americano, che è formalmente in guerra con me da un paio di anni. Siccome era una bella intervista, ne pubblico qui un estratto a beneficio dei miei innumerevoli fans. 

Ha appena pubblicato il suo primo libro, dal titolo "Cento modi per superare l'athazagorafobia disegnando mandala", ma le sue parole impazzano su internet da vari anni, mettendo in subbuglio la comunità internazionale. Scrittore, polemista, inventore di neologismi, musicista maledetto e molte altre cose. Signore e signori, abbiamo con noi Monello Vianello! (applausi, Filippa Lagerback sviene)
Grazie, grazie. Che pena essere qui tra di voi. Posso fumare? (si accende uno spinello)

Veramente no... (tossisce) Mi permetta innanzitutto di dirle, dottor Monello Vianello, che è un vero onore averla qui tra di noi questa sera. Le confesso che in questo momento sono molto in soggezione...
Io no. 

Bene. Lei ha appena pubblicato il suo libro... ma partiamo dal titolo.
"Cento modi per superare l'athazagorafobia disegnando mandala" è una summa della mia intera produzione dal 1981 ad oggi. Un doveroso omaggio a chi mi segue fin dagli esordi e un utile compendio a beneficio di chi mi avesse conosciuto di recente. Nelle 800 pagine del volume ho raccolto il meglio della mia produzione inedita e alcuni scritti di carattere pratico. Ad esempio, al capitolo ventidue insegno come praticare una vasectomia usando i semplici strumenti presenti nelle cassette degli attrezzi di tutti noi. Poi ci sono tredici capitoli dedicati a trame di film di Cicciuzzo Sconciaforni che non sono mai stati realizzati e che l'autore mi ha concesso di pubblicare.

Interessante, ma lei non è solo uno scrittore. Leggo qui nelle note biografiche che lei è un compositore di brani per quintetti d'archi, ispirati al classicismo viennese. Ma... perchè c'è un ma...
In effetti ho scritto qualcosa come otto-novemila partiture. Ma non sono mai state suonate. Il mio maestro di violoncello, il professor Abraham Gottlob von Bethman Hollweg, morto suicida tredici anni fa, ha insitito fino alla fine perchè io autorizzassi l'esecuzione dei miei brani. Li riteneva celestiali. Io però mi sono opposto fino all'ultimo. Erano perfetti, sulla carta, e ritenevo non si dovesse andare oltre. Lei mi capisce?

Eh, uh? Certo. Volevo chiederle, ora, se mi permette... Lei ce l'ha un sogno?
Più che i sogni con la esse maiuscola mi interessano quelli con la esse minuscola. E i sogni che faccio ogni notte. Ad esempio, ieri notte ho sognato che mi scopavo Fabrizio Corona. Era lui ad insistere. Ricordo che nel sogno lui aveva un pene considerevole, ma irrimediabilmente flaccido. Un'esperienza dimenticabile. Ho sognato anche che mi trovavo assieme a Carlo Giovanardi in un mondo parallelo in cui comandavano le donne e la biologia umana era sovvertita. Durante un rapporto sessuale, Giovanardi rimaneva incinto e la sua partner lo faceva abortire prendendolo a calci nel ventre. Potrebbe essere un buon soggetto per una fiction televisiva.

Ma che schifo. Mi dissocio da ciò che ha appena raccontato...
Per questo l'ho detto.

domenica 9 gennaio 2011

Come riciclare i dolci della Befana

L'eccessiva quantità di dolciumi trovati nella calza della Befana può divenire per molti fonte di imbarazzo. Appena usciti nelle feste e già entrati nel clima carnascialesco, si vorrebbe finalmente mettersi di buzzo buono per perdere un po' del sovrappeso acquisito durante i pranzi e le cene natalizie. 
Molti pensano che caramelle gommose, mandorle caramellate, cioccolatini e torroni non possano essere riutilizzati come base per sfiziose ricette. Non è così. Torna eccezionalmente su queste colonne la grande cuoca di Raccano, Bice Skanderbegh, con alcune semplici dritte per riutilizzare i dolci della Befana.

Risotto alle mandorle caramellate
Lavate, asciugate ed infine tritate a pezzetti le mandorle caramellate. Mettete in una casseruola un po' di burro e una cipolla affettata sottile, facendola soffriggere finchè non assume un colore dorato. Aggiungete quindi il trito di mandorle e sfumate con un po' di vino bianco.
Aggiungete il riso, mescolando bene perché possa assorbire il condimento e aggiungendo un po' di brodo a mestoli, continuando a rimestare regolarmente con un cucchiaio di legno. Aggiungete brodo fino a cottura ultimata, quindi spegnete la fiamma. Aggiungete infine del torrone grattuggiato e mantecate. Servite in tavola accompagnato guarnito con alcuni vermetti di gomma.

Sformato di orsetti gommosi
Lavare bene gli orsetti gommosi e metteteli a cuocere per pochi minuti in acqua bollente acidulata con il succo di limone. Scolateli quando saranno diventati teneri. Nel frattempo preparare della besciamella mettendo a sofriggere burro e farina e aggiungendo del latte. Mescolate, salate e aggiungete un po' di noce moscata, fino a portare a bollore il tutto. Mettere gli orsetti gommosi in una pentola, aggiungete burro, uno spicchio d'aglio, salvia, sale e pepe e fate evaporare quel po' di acqua che e' rimasta sul fondo della pentola. Aggiungere la besciamella e frullare tutto.
Lasciate raffreddare, quindi aggiungete uova e torrone morbido grattuggiato assieme a del parmigiano. Disponete l'impasto in uno uno stampo a ciambella, unto con il burro e spolverate con il pane grattato. Infornate a 180° per 30 minuti circa.


Gran fritto di panettone e pandoro
Mettete le fette di panettone e pandoro rimaste dal pranzo in una terrina e tritatele con il tritatutto. Aggiungete un po' di latte per ammorbidire. Sminuzzate i cioccolatini avanzati dalle feste e aggiungeteli all'impasto, assieme a ciò che la vostra fantasia vi suggerisce o ad altri avanzi della calza. Preparate delle polpette, che procederete poi a infarinare, quindi a impanare con uovo e pane grattato. Friggete in olio bollente finchè non avranno assunto un colore dorato, quindi servite in tavola, accompagnato da fette di pampepato.

Storia di Rovigo in bustine

Le numerose attestazioni di stima e apprezzamento pervenute nella buca delle lettere di Ivana Fracchia ci esortano nel continuare a somministrarvi questa rubrica domenicale sulla storia di Rovigo, lontana dagli esercizi esegetici più in voga, ma allo stesso tempo curata e rigorosa nel raccontarci storie e fatti che, invero, destano stupore e maraviglia. Oggi parliamo di una delle piazze più importanti del centro storico.

I misteri di piazza Garibaldi
Nel tredicesimo secolo le dodici piazze di Rovigo erano chiamate con i nomi dei segni zodiacali. In quella che allora era nota come piazza dell'Ariete, si tenevano i riti per l'equinozio di primavera, durante i quali i cittadini di Rovigo lanciavano in aria le tradizionali zucche ornamentali di Codigoro ed erano frequenti i tafferugli con le milizie cittadine.
La piazza è oggi intitolata a Giuseppe Garibaldi, immortalato in una ruspante statua equestre posta in mezzo al liston. Benchè il volgo dia per scontato che si tratti di un omaggio al condottiero che guidò le truppe savoiarde alla conquista del Sud Italia, le cronache cittadine raccontano ben altra verità. Nel 1960, si consumò a Rovigo una delle più furenti campagne elettorali della storia repubblicana, che vide come vincitore il ragionere del catasto Giuseppe Garibaldi, abile oratore e arguto elzevirista del quotidiano locale Il Mercoledì Illustrato. Galvanizzato dalla vittora, il ragionier Garibaldi fece innanzitutto demolire la chiesa di Santa Giustina, che il suo predecessore Vinicio Tremendoni aveva iniziato a edificare nel 1955. Al posto del sacro tempio, fece quindi innalzare l'attuale statua in bronzo che lo ritrae trionfante a cavallo. I rodigini ritennero davvero eccessiva tanta enfasi, ma inizialmente non dissero nulla, limitandosi a borbottare tra sè e sè nei tradizionali crocchi domenicali in piazza Vittorio Emanuele II. Dopo un anno di mala amministrazione, comunque, Garibaldi fu destituito con manovre politiche, dopo avere proposto la pedonalizzazione di corso del Popolo, all'epoca ancora chiamato Strada Statale 32 Transrodigina. 
Numerosi monumenti attorniano la celebre piazza amata dai rodigini e perfino dagli adriesi. Il più importante è senza ombra di dubbio il Teatro Sociale, costruito sulle rovine di una piramide eretta in tempi antichissimi per onorare il profeta Herihor Siamon. Il teatro fu voluto dal commendatore Cicciuzzo Sconciaforni nel 1828, per tenervi gli spettacoli teatrali di suo figlio Piralio Sconciaforni, guitto espulso da qualunque palcoscenico per l'abitudine di tuffarsi sul pubblico alla fine degli spettacoli. Dopo la morte di Piralio, gli eredi decisero di regalare il Teatro alla città, in cambio di un buono per pracheggiare gratuitamente sulle strisce blu, valido per ottanta generazioni e tuttora in vigore.
Altrettanto singolare è la storia della Camera di Commercio. Nel 1920 essa si trovava nell'edificio antistante (di fattura normanna), ospitata in un appartamento di poche stanze, con vista sulla piazza. L'attuale sede della Borsa, all'epoca, era occupata dal prestigioso quotidiano La Voce Nuova, che in tale edificio ospitava una redazione internazionale e la tipografia, diffondendo in numerose copie il giornale serale. In quell'anno, però, una vertenza del sindacato dei giornalisti chiese e ottenne l'equiparazione dei giornalisti agli altri professionisti, imponendo quindi l'obbligo di versare loro uno stipendio mensile (fino ad allora, infatti, il codice civile prevedeva che i giornalisti fossero ridotti in schiavitù). La proprietà del giornale si trovò quindi costretta a un drastico cambio di sede, che si concretizzò in un trasloco incrociato. La Camera di Commercio cedette il proprio appartamento, ottenendo in cambio il palazzo antistante, che fu completamente restaurato con fondi europei nel 1951.

domenica 2 gennaio 2011

Storia di Rovigo in bustine

Piazza Roma nel XIX secolo a.C.
Ancora rintronata dalla tombola selvaggia di Capodanno, la nostra stimata collaboratrice Ivana Fracchia non ha fatto mancare anche questa settimana il suo apprezzato contributo di approfondimento sulla storia di Rovigo. Questa settimana un approfondimento, come sempre scrupolosamente e minuziosamente documentato, sulla piazza più amata dai cittadini, piazza Roma, da molti erroneamente conosciuta come piazza Merlin. Buona lettura.


Piazza Roma, centro mistico del mondo
Immaginiamo di essere nell'anno 30.000 a.C. e di visitare i luoghi in cui sorgerà Rovigo. Dove oggi c'è piazza Roma, vediamo solo una brughiera a vista d'occhio. O forse un acquitrino infestato dalle serpi.
Solo nel diciannovesimo secolo a.C. il grande imperatore olmeco Magalli decide di edificare un grande complesso architettonico per omaggiare l'architettura dell'allora fiorente civiltà khmer, dove oggi sorge piazza Roma. Nei secoli successivi, sulle rovine di quella lussuosa costruzione, sorsero poi un tempio pagano, un tribunale romano, una chiesa romanica, poi una cattedrale gotica, un parcheggio multipiano, un centro commerciale, finchè nell'Ottocento si decise di farne una piazza.
Centro mistico del pianeta Terra, luogo di confluenza di ley lines, piazza Roma fu oggetto di contese territoriali fin dalla fine del '200, quando ne rivendicò la proprietà il principe Raden Wijaya, meglio noto come Kertarajasa Jayawardhana, fondatore del regno di Majapahit, secondo quanto riportato nel Libro dei Re o Pararaton. Ma la storia documentata di questa piazza è ben più antica. Secondo Erodoto, fu qui che la regina dei Massageti, Tomiri, portò le spoglie del figlio Spargapise, ucciso da Dario il Grande, per poi divorarne il corpo come prevedeva la tradizione.
Fatte queste doverose premesse storiche ormai alla portata di chiunque, veniamo dunque al XX secolo, quando piazza Roma viene occupata dal ghetto ebraico, che verrà demolito pochi decenni dopo per costruire la pizzera Taverna. Nel 1949 è scontro nella giunta comunale tra il sindaco democristiano Nereo Canazza e il vicesindaco comunista Bartolo Opponi, sull'uso a cui destinare la piazza. Il primo vi vorrebbe realizzare un ampio parcheggio per le carrozze, il secondo vorrebbe costruirvi case popolari, i bagni pubblici e un lupanare. Si troverà una mediazione solo negli anni Sessanta, quando i figli dei fiori occuperanno la piazza e coltiveranno le aiuole con piante colorate e profumate, per poi costruire la grande fontana che ancora oggi vediamo. La fontana verrà poi spenta fino al 1988 per l'abitudine di molti rodigini di fare il bagno nudi al suo interno.
Parliamo infine dell'eterna querelle sul doppio nome. Alcuni rodigini, infatti, continuano a chiamare piazza Roma con il nome di piazza Merlin, cosa che genera numerosi problemi ai turisti e ai tutori dell'ordine pubblico. Erroneamente si ritiene che sia un tributo al senatore rodigino Umberto Merlin. In realtà, il secondo nome della piazza ha origine da un'idea venuta nel 1963 all'allora sindaco Gaetano Foffo: colpito dalla tragica morte dell'attrice americana Marilyn Monroe, il primo cittadino volle apporre una targa commemorativa nella piazza, ma la scarsa dimestichezza con la grafia anglosassone fece sì che la piazza venisse intitolata a tale Merlin Monrò. L'autore della targa fu licenziato. Nel 2001 l'allora leader dell'opposizione Chiara Maria Luisa Scatenazzi (Forza Italia) propose di intitolare la piazza all'impiegato dell'anagrafe Nanni Myretti, unica vittima rodigina degli attentati dell'11 settembre. La cosa cadde nel dimenticatoio quando si scoprì che Myretti non era affatto morto, ma al momento del crollo del Wtc era con l'amante alle terme di Saturnia.