lunedì 22 novembre 2010

La parola ai lettori

Io e i fratelli Shakespeare, da giovani
Caro Monello Vianello,
leggo il tuo blog da diversi anni, con crescente fastidio. Trovo che per un lungo periodo sia stato uno strumento di satira garbata, educata e talvolta perfino colta, mai offensiva o volgare come certe esibizioni televisive ci hanno abituati. Con il tempo, però, i tuoi attacchi alla classe politica, perfino a quel centrosinistra a cui, a parole, sembri fare riferimento, sono diventati insopportabili. Il tuo continuo deridere l'impegno di tanti giovani democratici, ad esempio, è un atteggiamento da snob arroccato nel proprio recinto ideologico. 
Io riconosco il diritto di criticare, ma lasciami dire che questa non è satira e nemmeno critica, ma populismo inconsistente quando non reazionario. Pasolini definiva questo atteggiamento neo-zdanovismo, ovvero moralismo utilitarista, cioè piccolo-borghese. Che oggi possa essere più o meno diffuso è emblematico dell'ostilità che si ha per la critica teorica e l'atteggiamento di riproduzione (teorica) dell'esistente attraverso un obbligo moralistico e ricattatorio alla prassi.
Mi dispiace, ma smetterò di leggere il tuo blog. Cordiali saluti,

Monica

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Cara Monica,
molti lettori, un po' come fai tu, mi accusano parimenti di essere ipercritico verso la Lega Nord. A loro dire, la mia disapprovazione verso le dichiarazioni razziste di alcuni esponenti del Carroccio rivelano uno spirito buonista da sinistra radical chic e snob, che non affronta i problemi, ma sa solamente criticare.
Non è così e visto che non leggi più il mio blog, e quindi non leggerai la mia risposta, permettimi di raccontarti una storiella che non c'entra niente con il centrosinistra. Molti anni fa, grazie all'amicizia di vecchia data con Gianfranco Miglio, ebbi l'occasione di esibirmi a Pontida con un'eccezionale numero teatrale, condotto in coppia con il mio amico e fratello di sangue Gianmatteo Shakespeare. Assieme, io e Gianmatteo, avevamo concepito un breve sketch che voleva ripercorrere i valori fondamentali della Padania. L'esibizione clou era di Gianmatteo, accompagnato da suo fratello Lucantonio e dal sottoscritto per la parte musicale. Durante lo show Gianmatteo produceva spettacolari fiammate scorreggiando su una candela accesa, con le quali abbrustoliva fette di polenta, mentre il fratello, brandendo un enorme crocefisso, intonava "Va Pensiero" ruttando (e spesso vomitandosi addosso). Io li accompagnavo con una melodia di clarino, intervallata da grida scomposte, a simboleggiare la dimensione orgasmica della creazione artistica, in un audace parallelismo con il fervore d'animo degli antichi patrioti.
Lo spettacolo, molto apprezzato in alcune sagre locali, fu duramente attaccato dall'establishment leghista, che lo ritenne troppo ortodosso. Nacque lì la nostra prima lite con il Carroccio, che da allora si limitò ad intonare il proprio inno con la mano sul cuore, come nella più trita retorica patriottarda. Lucantonio, leghista della prima ora, che aveva investito tutto in quello show, non si riprese mai. Anni dopo morì tragicamente autocrocefiggendosi nella sua casa di Orbassano. Sulla sua morte è stata aperta un'inchiesta, per chiarire in particolare come abbia fatto ad inchiodarsi entrambe le mani. Da allora fatico a simpatizzare per la Lega Nord, che non manca di rendere più negativa la mia opinione abbandonandosi alle più nefande espressioni di razzismo. Un caro saluto,

Monello Vianello

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