mercoledì 30 aprile 2008
Baby giunta
E' stato eletto il nuovo sindaco dei ragazzi, assieme ai 40 consiglieri che rappresenteranno le proposte dei bambini all'amministrazione comunale. "Il mio primo impegno - ha detto - sarà dare un nome alle scuole che non lo hanno". Con questa esperienza, i ragazzini sono invitati ad apprendere le regole del sistema democratico. La prima preoccupazione dei baby politici è stata trovare un nuovo ruolo al baby sindaco uscente, subito parcheggiato alla presidenza del Consorzio per la Fantasia, assieme a tredici consiglieri di amministrazione. Dopodichè, al termine di un consiglio di quattro ore all'insegna della sterile polemica, i baby politici hanno deciso all'unanimità di regalare mille euro ad un amico in bolletta, reo di aver dilapidato la mancetta mensile per comprarsi i Gormiti. Infine, il provvido intervento del consigliere Antonello ha fatto sì che la serie di "5" collezionati dall'amico Maicol si trasformasse per magia in una serie di "6 -" nella pagella di fine anno. Infine si è deciso che la fabbrica di gelati sarà presieduta da un rappresentante del partito "Forza Bratz", mentre i giardinetti con i giochi per bambini restano amministrati da un rappresentante del Movimento per il ritorno degli Sgorbions.
Il terrore nella casa accanto
Dopo un mese di indagini, pedinamenti, intercettazioni ambientali e prospezioni satellitari di via Anita Garibaldi, è stato finalmente individuato il pericoloso terrorista che passava le notti a bucare copertoni e sfregiare carrozzerie. "Sono almeno in due", avevano dichiarato gli investigatori. "Devono essere almeno in cinquanta, alti un metro e novanta e addestrati nei campi di Al Qaeda nel nord Iraq", aveva giurato una fonte dei servizi segreti. Proprio mentre l'assessore Nadia Romeo inoltrava l'ordine di intervenire con l'artiglieria pesante, un carabiniere in borghese ha sgominato interamente da solo la cellula terrorista. Si trattava, in realtà, di una vicina di casa 46enne, dedita al vandalismo per vendicarsi dei vicini che le parcheggiavano sempre la macchina in mezzo alle palle e la prendevano in giro. Preso atto che l'emergenza si è rivelata meno drammatica del previsto, l'assessore Romeo ha ritirato l'ordinanza sull'uso di proiettili dum-dum contro i teppisti.
lunedì 28 aprile 2008
La fusione fa la forza
Qualche settimana fa è nata Unindustria, la nuova associazione di categoria che mette insieme Confindustria e Api. "Una fusione, non un inglobamento", precisa soprattutto Lorenzo Belloni dell'Api. Però intanto il simbolo è ancora l'aquila (o il falco?) di Confindustria, la sede rimarrà in via Casalini e il presidente verrà da Confindustria.
Dopo aver festeggiato con una marea di ospiti, simpatici gadget e un ricco buffet, Costato e Belloni hanno incrociato i propri peni in segno di reciproca stima e rivolto esortazioni e complimenti a politici, sindacalisti, sbirri, preti & scrocconi presenti, affinchè tutti seguano l'illuminata via della fusione. La politica lo sta già facendo, la chiesa sta già valutando di riunire le varie dottrine e confessioni all'insegna di valori comuni come l'intolleranza verso il libero pensiero, la mancanza di ironia e il bigottismo in campo sessuale. I sindacati in Polesine, invece, si fondono automaticamente quando qualcuno nomina la magica parola "Polesine Camerini". A tale proposito mi viene una domanda: l'Api era tra i rappresentanti delle categorie produttive che si opposero alla riconversione a carbone della centrale Enel, mentre Confindustria è notoriamente favorevole all'uso dell'ottocentesco combustibile. Chi dei due cambierà idea?
Dopo aver festeggiato con una marea di ospiti, simpatici gadget e un ricco buffet, Costato e Belloni hanno incrociato i propri peni in segno di reciproca stima e rivolto esortazioni e complimenti a politici, sindacalisti, sbirri, preti & scrocconi presenti, affinchè tutti seguano l'illuminata via della fusione. La politica lo sta già facendo, la chiesa sta già valutando di riunire le varie dottrine e confessioni all'insegna di valori comuni come l'intolleranza verso il libero pensiero, la mancanza di ironia e il bigottismo in campo sessuale. I sindacati in Polesine, invece, si fondono automaticamente quando qualcuno nomina la magica parola "Polesine Camerini". A tale proposito mi viene una domanda: l'Api era tra i rappresentanti delle categorie produttive che si opposero alla riconversione a carbone della centrale Enel, mentre Confindustria è notoriamente favorevole all'uso dell'ottocentesco combustibile. Chi dei due cambierà idea?
Smith, Wesson & Romeo
I raid vandalici contro le auto in sosta in via Anita Garibaldi accendono gli animi dei rodigini, indecisi se attendere l'intervento delle forze dell'ordine o farsi giustizia da sé. Preoccupa più delle gomme bucate in via Garibaldi, l'epidemia di cretinismo, malattia che in Polesine sembrava debellata con le grandi bonifiche e un'alimentazione più sana. Affetti da cretinismo non solo i misteriosi teppistelli, ma anche coloro che pretendono di fermarli. Ecco allora la notizia, sul Gazzettino del 27 aprile, che l'assessore Nadia Romeo "vuole armare gli agenti della polizia locale e aumentare la videosorveglianza". In una città talmente pericolosa che gli sbirri di notte dormono in macchina (notizia ampiamente riportata dalle cronache locali e regionali), la giunta Merchiori non ha nulla di meglio da fare che rincorrere le schizofrenie leghiste. La Romeo, ribadisce il Gazzettino, "è convinta della necessità a questo punto di armare i vigili urbani, tanto da averli già "spediti" ad un corso a Padova di addestramento di difesa personale e di approccio a qualsiasi forma di reato o aggressione". Non c'è niente di meglio di una 44 Magnum per sistemare un teppistello sfasciatore di parabrezza.
giovedì 24 aprile 2008
Effetti perversi della legge Basaglia
Sabato scorso la Lega Nord, dopo essersi ripresa dai postumi della vittoria alle elezioni, ha convocato i giornalisti per una conferenza stampa in cui ha riepilogato la sua piattaforma programmatica. Tra le varie cose lette sui quotidiani, l'idea di importare il modello di Cittadella in Polesine ha solleticato i miei recettori dell'imbecillità. A voler prescindere dalla profonda immoralità della decisione del sindaco di Cittadella Bitonci, l'idea di defenestrare dalla sua ridente cittadina tutti coloro che siano privi di un reddito decente e di un lavoro sembra un frutto malsano della legge Basaglia. Una volta che
anche tutti i Comuni polesani si fossero adeguati a tale ordinanza, si assisterebbe a un via vai di mentecatti e immigrati tra una città e l'altra, in cerca di un posto da cui non vengano sbattuti fuori a calci in culo dal leghista di turno. Dove andrebbero a finire tutti questi personaggi marginali, non si sa. Andrebbero forse a vagabondare per le campagne, vivendo di espedienti. Oppure verrebbero ospitati a spese dei contribuenti nelle patrie galere. Manca insomma la conclusione del "ragionamento".
Così come manca una descrizione della sorte di tutti quegli immigrati che, sfrattati dalle case popolari per fare posto agli italiani (così come richiesto dai leghisti sotto l'effetto della serotonina), si ritroverebbero a dormire per strada. Li invitiamo, nell'eventualità, ad adagiare i loro cartoni sotto le abitazioni degli esponenti leghisti e dei vari sostenitori della nobile causa dello sfratto di decine di poveracci. Provvederemo a fornire loro gli indirizzi per contribuire a trasformare i bei quartieri in cui costoro risiedono in zone degradate, zeppe giorno e notte di barboni e vagabondi.
anche tutti i Comuni polesani si fossero adeguati a tale ordinanza, si assisterebbe a un via vai di mentecatti e immigrati tra una città e l'altra, in cerca di un posto da cui non vengano sbattuti fuori a calci in culo dal leghista di turno. Dove andrebbero a finire tutti questi personaggi marginali, non si sa. Andrebbero forse a vagabondare per le campagne, vivendo di espedienti. Oppure verrebbero ospitati a spese dei contribuenti nelle patrie galere. Manca insomma la conclusione del "ragionamento".
Così come manca una descrizione della sorte di tutti quegli immigrati che, sfrattati dalle case popolari per fare posto agli italiani (così come richiesto dai leghisti sotto l'effetto della serotonina), si ritroverebbero a dormire per strada. Li invitiamo, nell'eventualità, ad adagiare i loro cartoni sotto le abitazioni degli esponenti leghisti e dei vari sostenitori della nobile causa dello sfratto di decine di poveracci. Provvederemo a fornire loro gli indirizzi per contribuire a trasformare i bei quartieri in cui costoro risiedono in zone degradate, zeppe giorno e notte di barboni e vagabondi.
Telenovelas
NOTIZIA FLASH: ieri la giunta di Palazzo Nodari si sarebbe riunita con una certa sollecitudine. Qual'era il motivo della riunione? Non si sa. Forse operare un nuovo "necessario ricambio" nella squadra di governo, dopo i risultati delle elezioni? Tra i pettegolezzi sentiti al bar in questi giorni, qualcuno ha sparato addirittura una prossima caduta della giunta, su sollecitazione di una figura che trama nell'oscurità. Lascio a mio fratello Vianello Monello il compito di rivelare il nome di costui dalle colonne della sua rubrica, non appena avrà esaurito la sua telenovela sull'Interporto con cui da settimane sta annoiando schiere di polesani.
martedì 22 aprile 2008
L'ora dei tagli
La batosta elettorale subita deve aver fatto riflettere molti sull'opportunità di cambiare. Lo dimostrano i capelli di Matteo Masin, bi-consigliere della Sinistra l'Arcobaleno. In attesa delle sforbiciate alle careghine dei partiti minori, Masin ha optato per un taglio radicale alla frangetta che lo contraddistingueva. "E' ora di crescere - si deve essere detto - basta con 'sto cazzo di taglio da tredicenne che si fa rapare dalla mamma!" Forse consigliato dalla compagna di partito Oriana Girardi, professione parrucchiera, in vista delle elezioni provinciali 2009, eccolo presentarsi con un rinnovato taglio, un po' più da ometto e un po' meno tredicenne sfigato. Chi invece ravviva sempre più il proprio taglio vincente è la presidente del consiglio provinciale Fiorella Cappato. Dopo le elezioni, il suo taglio stile "Jem e le Holograms" sembra vivere un nuovo momento di gloria: sempre più viola metallizzato, sempre più vaporoso. Voci di corridoio la vogliono in trattative per entrare come roadie nella tournèe italiana degli Europe.
giovedì 17 aprile 2008
Precari
E adesso? Dopo la batosta elettorale, i nostri rappresentanti a Roma si preparano a tornare mesti al paesello natio. Anche loro, come i comuni precari, costretti a reinventarsi un lavoro a cinquant'anni. Prendiamo, ad esempio, Fabio Baratella che lascia gli scranni del Parlamento per riprendere il suo lavoretto in Confesercenti. Oppure Francesco Ennio, che dopo essersi barcamenato tra l'assessorato e la candidatura per l'Italia dei Valori, ora torna a lavorare full time per il Consorzio di Bonifica. Per non parlare di Gabriele Frigato, anche lui costretto ad accettare di nuovo il suo misero lavoro alla Bcc Padana Orientale. Che smacco. Certo, dev'essere proprio duro, dopo essersi abituati alla vita da parlamentare, accontentarsi nuovamente dello stipendio da bancario. La stessa triste sorte toccata ad Avezzù dopo la trombata alle amministrative nel 2006. Chissà, forse anche il povero Guglielmo Brusco, se le provinciali del 2009 defenestreranno la Sinistra pure da Palazzo Celio, dovrà tornare ramingo al suo posto in Cassa di Risparmio. I sindacati facciano qualcosa!
Tre ipotesi sui misteri del Maddalena
"Ogni volta che passo davanti all'ex parchetto Maddalena - racconta un amico - mi domando se era necessario radere al suolo tutto per regalare ai cittadini un parco nuovo. Sono io che non capisco un cazzo o sono loro che si sono bevuti il cervello?" L'incomprensibilità della scelta di trasformare il bel parco del Maddalena nella Ground Zero de noantri, starebbe generando una lunga serie di leggende popolari sugli scopi reconditi dell'operazione.
Da un lato, una speculazione dei florovivaisti, che proprio non sopportano che a Rovigo una pianta viva più di venti anni: dunque, era proprio ora di regolare i conti con quei cazzo di albero secolari. Un po' come quando la giunta Avezzù decise di abbattere metà dei platani di Rovigo per sostituirli con una serie di fuscelli rachitici, che ancora oggi stentano a crescere (forse asfissiati dallo smog o forse per paura di essere trucidati non appena superino il metro e mezzo di altezza). Qualcun altro sostiene che, sfigurando un po' di qua e un po' di là il vecchio parco, alla fine sbucherà fuori qualche metro in più di cemento da destinare ad un parcheggio. La terza teoria è che la giunta Azzalin-Merchiori abbia scoperto il petrolio sotto il vecchio parco: solo la corsa all'oro nero giustificherrebbe infatti lo scempio compiuto da ruspe e scavatrici in queste settimane. Il tutto è stato tenuto segreto non tanto per evitare un'improbabile ira dei rovigotti (noti, al contrario, per la loro proverbiale ignavia e grettezza), quanto per evitare l'entrata in campo delle ingorde e rapaci multinazionali degli idrocarburi.
Da un lato, una speculazione dei florovivaisti, che proprio non sopportano che a Rovigo una pianta viva più di venti anni: dunque, era proprio ora di regolare i conti con quei cazzo di albero secolari. Un po' come quando la giunta Avezzù decise di abbattere metà dei platani di Rovigo per sostituirli con una serie di fuscelli rachitici, che ancora oggi stentano a crescere (forse asfissiati dallo smog o forse per paura di essere trucidati non appena superino il metro e mezzo di altezza). Qualcun altro sostiene che, sfigurando un po' di qua e un po' di là il vecchio parco, alla fine sbucherà fuori qualche metro in più di cemento da destinare ad un parcheggio. La terza teoria è che la giunta Azzalin-Merchiori abbia scoperto il petrolio sotto il vecchio parco: solo la corsa all'oro nero giustificherrebbe infatti lo scempio compiuto da ruspe e scavatrici in queste settimane. Il tutto è stato tenuto segreto non tanto per evitare un'improbabile ira dei rovigotti (noti, al contrario, per la loro proverbiale ignavia e grettezza), quanto per evitare l'entrata in campo delle ingorde e rapaci multinazionali degli idrocarburi.
martedì 15 aprile 2008
Il doposbornia
Il giorno dopo per Gino Sandro è davvero amaro. Dopo essersi scolato due cuccume di caffè per ripigliarsi dei bagordi e aver sfogliato i quotidiani locali, in cui appare circondato dagli amici festanti per la conquista della poltrona a Roma, riceve le novità del mattino: dai calcoli fatti al Ministero dell'Interno, sembra proprio che la careghina gliela abbiano levata da sotto il sedere. E' stata bella finchè è durata. Non ci sono notizie, invece, di Mauro Mainardi. Considerato l'ondivagare delle notizie, gli amici gli hanno sconsigliato di compiere l'insano gesto prima della conferma della sua trombatura.
Una vittoria per la glaciologia
"Meglio votare subito per il Pd", si devono essere detti i fan di Romeo, Chendi e co. Questo spiegherebbe il collasso del Partito Socialista in Polesine. In buona compagnia: la Sinistra Arcobaleno riceve da queste elezioni l'equivalente di un calcio nelle palle. Ieri, forse per la delusione, la sede di Rifondazione Comunista era deserta. Ma c'è qualcuno che ha festeggiato? Nel pomeriggio la sede della Margherita era semideserta, fatta eccezione per pochi intimi, tra cui Gabriele Frigato, accasciato davanti a un notebook a leggere i risultati bestemmiando, e Massimo Borgato, intento a succhiare avidamente un leccalecca alla ciliegia. Solo in tarda serata, con l'arrivo dell'amico Sandro Gino, hanno festeggiato il loro futuro parlamentare, alla faccia degli sbertucciamenti destrorsi che li volevano senza una rappresentanza a Roma. Anzi, a dirla tutta, su questo fronte i più delusi sono gli azzurri. Arrivo in sede di Forza Italia che stanno già pregustando la Coca Cola con l'aspirina e ordinando mignotte d'alto bordo per telefono. Faccio loro notare che il loro beneamato Mauro Mainardi, che loro davano sicuro sicuro sicuro a Roma, è stato biecamente trombato. Scoppiano a piangere come nel classico down dopo una canna. Gli unici che ci danno dentro fino a tarda notte sono, ovviamente, i leghisti, che portano a casa il 15% dei voti: un dato interessante, per un partito che in Polesine ha tre rappresentanti in croce. Li trovo in compagnia di un giornalista, quasi massacrato di buffetti e di "adesso governiamo anche per te che sei di sinistra" (e ci mancherebbe). Cosa avrà conquistato i polesani? Le tesi glaciologiche di Franco Secchieri?
martedì 8 aprile 2008
Il piano B
I socialisti continuano ad interrogarsi sul futuro. Non basterà infatti gettare fuori bordo la zavorra costituita dall'anziano assessore alle Politiche Sociali, Giancarlo Moschin, per salvare l'incerta rotta della barca socialista. Tant'è che il ticket Chendi-Romeo si preparerebbe ad attuare il piano di riserva in caso di sciagura. Cosa fare nel caso alle prossime elezioni il "nuovo" Partito Socialista subisse una solenne mazzolata? Non resta che prendere posto sulla prima scialuppa utile. La più comoda, ovviamente, resta quella del Partito Democratico. Loro, per precauzione, starebbero già preparando le valigie.
lunedì 7 aprile 2008
Tempi duri per gli anziani
Dopo la ritrovata unità, i Socialisti pensano ora a come scannarsi meglio all'interno del partito. Seguendo le orme del neonato Partito Democratico rodigino, anche gli eredi di Bettino hanno pensato di festeggiare la nascita del nuovo partito unitario con una bella faida interna. La vittima sacrificale - ça va sans dire - sarà assai probabilmente il buon vecchio Giancarlo Moschin, attuale assessore alle Politiche Sociali. Vecchio, appunto. I suoi detrattori all'interno del partito alle spalle lo chiamano ormai "vecchio rincoglionito". Tra gli hooligans del ricambio generazionale in politica ci sarebbero volti freschi come Nello Chendi o Domenico Romeo. Il primo ha ottenuto di recente, per meriti di servizio, la poltrona ad Asm Set. Il secondo guida con successo l'Iras di Rovigo. Chi, meglio di lui, per mandare all'ospizio il "vecchio rincoglionito"?
mercoledì 2 aprile 2008
L'aereo era in ritardo
Con la Conferenza Europea sul Clima Rovigo diventa l'ombelico del mondo: enti locali da tutta Europa si incontrano per discutere dei cambiamenti climatici e delle strategie per fronteggiarli. Ne nascerà un nuovo protocollo, visto il fallimento di quello di Kyoto?All'ingresso del Cen.Ser c'è un Giancarlo Chinaglia agitatissimo e sudatissimo, che schizza da una parte all'altra (nonostante l'appesantimento addominale) a controllare che tutto sia a posto. E che invoca la Vergine Maria quando gli ambientalisti gli chiedono di esporre in sala il cartello "Provincia di Rovigo: clima killer", con riferimento particolare alla riconversione a carbone di Polesine Camerini. Alla fine l'assessore provinciale all'ambiente si impunta che quel cartello in sala non ci entra: a metà mattina, con un abile stratagemma, gli ambientalisti riescono a farlo passare sotto gli occhi dell'affamato Chinaglia mascherandolo da wafer gigante. Tra i fan dell'aria pura che attendono nel piazzale, pittoreschi rappresentanti della Sinistra l'Arcobaleno e dei Comitati Ambientalisti: la loro weltanschauung è "riassunta" in un ciclostilato bianco e nero talmente verboso nei contenuti e deprimente nella grafica che non ho avuto il coraggio di leggerlo.
Nel frattempo in Sala Bisaglia c'è l'imperdibile intervento del presidente della Provincia, Federico Saccardin: spetta a lui ricordare che la sciagura è dietro l'angolo e che gli enti locali devono muoversi per impedirla. Proprio a lui, che sulla riconversione a carbone di Polesine Camerini (in totale contrasto con il protocollo di Kyoto) ha detto un "no" talmente chiaro che tutti hanno capito "sì". Non è campione di coerenza neppure l'ospite d'onore Alfonso Pecoraro Scanio. Nel suo programma elettorale, il ministro dell'Ambiente e la sua compagnia chiedono una mobilità sostenibile: più trasporti collettivi, più rotaia, più autostrade del mare e vie d'acqua. Ma lui arriva (con un'ora di ritardo) a bordo di un macchinone a benzina, dopo un piacevole ed inquinante trasbordo in aereo.
Nel frattempo in Sala Bisaglia c'è l'imperdibile intervento del presidente della Provincia, Federico Saccardin: spetta a lui ricordare che la sciagura è dietro l'angolo e che gli enti locali devono muoversi per impedirla. Proprio a lui, che sulla riconversione a carbone di Polesine Camerini (in totale contrasto con il protocollo di Kyoto) ha detto un "no" talmente chiaro che tutti hanno capito "sì". Non è campione di coerenza neppure l'ospite d'onore Alfonso Pecoraro Scanio. Nel suo programma elettorale, il ministro dell'Ambiente e la sua compagnia chiedono una mobilità sostenibile: più trasporti collettivi, più rotaia, più autostrade del mare e vie d'acqua. Ma lui arriva (con un'ora di ritardo) a bordo di un macchinone a benzina, dopo un piacevole ed inquinante trasbordo in aereo.
martedì 1 aprile 2008
Chiappa a chiappa
Qui dalla sperduta isola delle Comore in cui sto trascorrendo le vacanze, mi è giunta voce di un confronto all'americana tra i candidati sindaco di Porto Tolle. Con una precisazione: così come sta accadendo a livello nazionale, anche in basso Polesine gli unici accreditati alla poltrona di primo cittadino sono i partiti dominanti. Nessuno si è preso la briga di invitare al comizio, ad esempio, il candidato della Sinistra l'Arcobaleno, sempre che qualcuno se ne ricordi il nome. Il "chiappa-a-chiappa" avverrà (sempre che avvenga) dunque tra Finotti e Mancin: il primo corre con una lista civica di centro-sinistra-destra che mescola in un bizzarro pastone un po' di Partito Democratico, un po' di Lega Nord e vari pezzi di Forza Italia, Alleanza Nazionale e Socialisti; il secondo si candida per il centrodestra-destra con tutto il resto di Forza Italia-Alleanza Nazionale e i simpatici neofascisti di Forza Nuova. Entrambi gli schieramenti sono ben disponibili ad assecondare gli interessi pro-carbone dell'Enel e a rendere più facile la vita ai cacciatori. A differenza di quegli sfigati della Sinistrarcobaleno che continuano ad opporsi alla riconversione e a pretendere che nel Parco naturale le doppiette non facciano strage di anatidi. Esclusi loro, dunque, il "chiappa-a-chiappa" sarà davvero interessante: un confronto davvero all'americana, tra due persone che rappresentano alla fine gli stessi partiti, gli stessi interessi e - in fondo - le stesse visioni del mondo.
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