giovedì 17 aprile 2008

Tre ipotesi sui misteri del Maddalena

"Ogni volta che passo davanti all'ex parchetto Maddalena - racconta un amico - mi domando se era necessario radere al suolo tutto per regalare ai cittadini un parco nuovo. Sono io che non capisco un cazzo o sono loro che si sono bevuti il cervello?" L'incomprensibilità della scelta di trasformare il bel parco del Maddalena nella Ground Zero de noantri, starebbe generando una lunga serie di leggende popolari sugli scopi reconditi dell'operazione.
Da un lato, una speculazione dei florovivaisti, che proprio non sopportano che a Rovigo una pianta viva più di venti anni: dunque, era proprio ora di regolare i conti con quei cazzo di albero secolari. Un po' come quando la giunta Avezzù decise di abbattere metà dei platani di Rovigo per sostituirli con una serie di fuscelli rachitici, che ancora oggi stentano a crescere (forse asfissiati dallo smog o forse per paura di essere trucidati non appena superino il metro e mezzo di altezza). Qualcun altro sostiene che, sfigurando un po' di qua e un po' di là il vecchio parco, alla fine sbucherà fuori qualche metro in più di cemento da destinare ad un parcheggio. La terza teoria è che la giunta Azzalin-Merchiori abbia scoperto il petrolio sotto il vecchio parco: solo la corsa all'oro nero giustificherrebbe infatti lo scempio compiuto da ruspe e scavatrici in queste settimane. Il tutto è stato tenuto segreto non tanto per evitare un'improbabile ira dei rovigotti (noti, al contrario, per la loro proverbiale ignavia e grettezza), quanto per evitare l'entrata in campo delle ingorde e rapaci multinazionali degli idrocarburi.

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