Inutile negarlo: questo blog ha lanciato il mito di Cicciuzzo Sconciaforni e ne è rimasto vittima. Il pornodivo polesano è ormai più amato del titolare di questa prestigiosa pubblicazione. Non potevamo dunque non dedicare ampio spazio al suo ritorno dagli inferi e alle complesse trame che lo riguardano. Facciamo il punto della situazione in un'intervista a cura della nostra collaboratrice Liutpranda Castronovo.
Di recente ha fatto scandalo il suo annuncio di volere produrre un film ispirato alla questione delle armi ai vigili in città. Le polemiche suscitate l'hanno turbata? Che ne sarà di questa produzione?
Non capisco lo sconcerto provocato da un'opera come "Pistole bollenti per l'ispettore Nadine", che non voleva agitare polemiche, ma anzi sopire certe strumentalizzazioni, rileggendo l'intera vicenda in una chiave giocosamente erotica. Insomma, un tentativo di sdrammatizzare. Forse Rovigo non è pronta per questo genere di proposte ed è un peccato, perchè la passera e il cazzo piacciono a tutti. E' tempo di finirla con questa insensata repressione del piacere. Per questo sto con il gaudente centrodestra e non con l'austero e clericale centrosinistra.
Lei è stato un innovatore nel mondo del porno. E penso non solo all'avere introdotto trame complesse e personaggi forti in un panorama dominato da produzioni generalmente mediocri. Ricordiamo che negli anni Novanta lei fu il primo a infrangere il tabù del preservativo sul set...
Sono felice che lei ricordi questo episodo. Avvenne nel mio intramontabile capolavoro, "Sandy, la donna struzzo". Tra l'altro non fu una scelta puramente educativa, anche se è importante lanciare un messaggio forte per la prevenzione della gonorrea. Sono convinto, e l'ho dimostrato in quel film, che il profilattico, che io amo chiamare "la flute", possa essere usato in molteplici pratiche erotiche prima, durante e dopo l'amplesso.
Ha un sogno nel cassetto o un rimorso per qualcosa che non ha fatto?
Da anni ho in mente un'idea per la scena clou di un film. Rivoluzionerebbe il mondo del porno, ma probabilmente non la girerò mai: non ho buchi a sufficienza. (ride) Chissà, forse in futuro. Ora sto cercando finanziamenti per un film ispirato alla dura condizione di chi, come me, vive sotto scorta perchè rischia ogni giorno la vita. Prima che me lo chiediate, lo preciso subito: non ha nulla a che fare con il film di Ricky Tognazzi. Invece "Sette guardie per il mio corpo" narra dell'isolamento di un attore, minacciato di morte e costretto a vivere per anni solamente con la scorta di tre poliziotti e quattro poliziotte, con cui condivide ogni momento della giornata. Ne nasce un rapporto intimo, di reciproca consolazione, fino al finale in cui finalmente gli otto personaggi capiscono di essere un'unica squadra. Una riflessione sulle mie privazioni, ma anche sulle privazioni che patisce chi lavora per tutelare la mia incolumità. E quindi un messaggio di speranza.
Vorrei che tutti i miei film, fossero letti come messaggi di speranza. Si pensi, ad esempio, al bellissimo affresco di provincia "Enduring Love", ambientato in un paese del sud Italia in cui numerosi giovani ragazzi sono partiti in missione umanitaria in Iraq e Afghanistan. Alcuni non torneranno mai, altri staranno via mesi e mesi, lasciando a casa le loro ragazze, sole e smarrite. Uno spaccato universale sulla condizione femminile, sempre in bilico tra il ruolo di Penelope, angelo del focolare, e donna del ventunesimo secolo che rivendica la propria autonomia e le proprie pulsioni. Io interpreto Cicciuzzo o' guappo, un ragazzo di paese con poca voglia di lavorare, che in cambio di ospitalità conforta come può le signorine, mentre i loro compagni sono all'estero a sostenere lo sforzo bellico. Penso sia il film più patriottico che ho mai girato.
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