domenica 5 settembre 2010

Le visioni di Leonida Gusmaroli #31

Con questa rubrica, l'uomo che meglio di chiunque altro scruta nelle nebbie del futuro proporrà alcune gustose anticipazioni sulla campagna elettorale del prossimo anno. Sappiamo quanto i nostri lettori siano appassionati di politica e crediamo che questa nuova rubrica non mancherà di soddisfare le loro aspettative. Leonida ha promesso un approfondimento settimanale dedicato ad ogni candidato, almeno finchè non libereremo suo figlio e sua moglie.

Roberto Magaraggia confermerà la propria candidatura a sindaco di Rovigo, annunciando un'imponente campagna di comunicazione per il periodo elettorale.
"Un candidato forte ha bisogno di ufficio stampa efficiente - spiegherà il candidato, durante una conferenza stampa al bar di piazza Roma -. Il mio sarà guidato da uno dei migliori giornalisti sociali di Rovigo, impegnato civilmente da oltre quarant'anni e severo censore del malcostume nella politica polesana, soprattutto nella cosiddetta sinistra. Non vi rivelo il suo nome. Sarà una sorpresa. L'ho conosciuto di recente, tramite una lettera che mi ha scritto, ma assicuro che abbiamo un'affinità più unica che rara".
Le scelte comunicative di Magaraggia durante la campagna elettorale, tuttavia, desteranno stupore nella popolazione ancora più della gag del cieco durante la campagna elettorale 2006. In particolare, popolerà le cronache per vari giorni l'orazione civile contro il monopolio culturale dei baroni della sinistra in città: "Merda, rutti, scoregge, caccole ed escrementi vari contro Merchiori, Rizzo e i soloni della cultura rodigina da Munaro a Gabbis Ferrari" esordirà Magaraggia. Ma a creare scompiglio saranno le successive prese di posizione del candidato sindaco contro i suoi stessi alleati, dopo un comizio elettorale in piazza Vittorio andato praticamente deserto: "Dov'erano i sedicenti esponenti del centrodestra rodigino, ciucciamentine bravi a parole ma latitanti quando si tratta di opporsi con i propri corpi alle prepotenze della ghenga partitocratico clientelare polesana?".
Magaraggia rovinerà irrimediabilmente i rapporti interni alla coalizione affibbiando ai colleghi nomignoli puerili, quali "Zangi Cicciobomba", "Isi Caccola" e "Luca Pelatòn", a cui attribuirà le più nefande e grottesche abitudini, con spirito goliardico e linguaggio coprolalico. Per riparare al disastro, la Lega Nord annuncerà una manifestazione a sostegno del candidato. Verrà accusata di ipocrisia: "Dov'erano questi politicanti del pene e delle palle quando io mi battevo contro le barriere architettoniche? Forse ad avvinazzarsi a qualche festa padana oppure a intortarsi con la ghenga partitocratico clientelare". A rendere meno lievi i danni sarà solamente la decisione dei quotidiani locali di non pubblicare più gli interventi del candidato, dopo essere stati definiti in blocco "organi del Minculpop al soldo della mafia, diretti da mezzeseghe col cervello in pappa". Unico ad apprezzare lo stile comunicativo di Magaraggia e del suo ghost writer sarà Vianello Monello, che tornerà a scrivere per il Corriere del Veneto, elogiando il candidato e invitando a votarlo. Magaraggia ricambierà con una lettera di insulti in cui lo battezzerà "alter ego di Gianni magna magna", per poi prendersela con se stesso, ricordando i propri trascorsi con Gianni Magnan, per poi passare con "la post-fascista Luisa Coppola" e autodescrivendosi come "un flaneur che da almeno quindici anni si gode la baby pensione ciondolando in bicicletta per la città". Magaraggia sarà costretto a smentire le dichiarazioni inviate a proprio nome ai giornali.
Alla fine riceverà tre voti, più un voto contestato (una scheda con su scritto "Magaraggia sei il mio paladino e questa scheda la tua durlindana"). Il candidato del centrosinistra, un tizio raccattato per sbaglio in stazione il giorno prima della presentazione delle liste, vincerà le elezioni al secondo turno.

Nessun commento: