"L'esercito italiano si ritirerà da Badia Polesine nelle prossime 48 ore". Lo ha annunciato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, proclamando la fine dei raid sulla città altopolesana, rea di ospitare pericolosi terroristi che da tempo minano la sicurezza dei Comuni limitrofi.
"Dopo giorni e giorni di incessanti bombardamenti, la città può ora dirsi sicura - dichiarano le autorità - Abbiamo inflitto ai terroristi una dura lezione, che non scorderanno. Ci dispiace per gli effetti collaterali, ma potevano fare a meno di stare lì. Uccidiamo i loro bambini oggi per impedire che un giorno uccidano i nostri, tutto qua". Il bilancio finale della missione "Diluvio di morte" è di 877 morti, 2.321 feriti, alcuni molto gravi e una città finalmente in ginocchio. Rasa completamente al suolo la zona commerciale della città, perfino il rinomato Mercatone. La parte storica della città è stata solo parzialmente risparmiata: "Non potevamo evitare di colpire i monumenti, per quanta cura abbiamo posto nello sganciare bombe da 500 libbre e armi al napalm in un centro abitato - dichiarano i militari - Qualcuno si lamenterà per la completa distruzione dell'abbazia della Vangadizza. Ribadiamo che era un covo di terroristi, che d'abitudine sparavano verso i nostri aerei i loro petardi, dandoci un gran fastidio. E poi la Vangadizza era già un rudere, abbiamo solo completato il lavoro iniziato dalle truppe napoleoniche, amen". Le truppe della missione umanitaria hanno sparato anche fosforo bianco contro l'ospedale e la casa di riposo locale, "ma solamente per bruciare vivi quelli che ci stavano dentro", precisa un comunicato, che smentisce l'uso di fosforo per danneggiare gli edifici.
A nulla sono valse le proteste dei pacifisti polesani, scesi subito in piazza a Rovigo con le bandiere della Pace in più occasioni. Ieri il sit in per ricordare le vittime del raid su Badia Polesine, previsto in piazza Vittorio Emanuele II, è stato fatto spostare in piazzale Di Vittorio per la concomitanza con la visita guidata di alcuni turisti olandesi a Palazzo Roverella. Soddisfazione da parte delle associazioni di categoria dei piccoli e grandi imprenditori, che in un comunicato congiunto esprimono il desiderio "che ora si avvi la fase della ricostruzione, con relativo indotto economico per le imprese polesane". Il piano di pace, tuttavia, già incontra i primi ostacoli: le truppe dell'Onu che dovrebbero fare il loro ingresso a Badia Polesine, infatti, sono tuttora stanziate intorno a casa di Renzo Marangon, come forza di interposizione contro gli scontri interni al Pdl. La soluzione potrebbe venire dallo stesso assessore regionale: "Non ne posso più di questi rudi soldatacci che molestano le mie vicine e mi pisciano sul muretto di casa - dichiara - Ben venga che se ne vadano a pattugliare un altro posto. Per difendermi dagli attacchi dei miei compagni di partito basta la mia verve e un buon kalashnikov!"
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