Nel dibattito sulla riconversione della centrale Enel di Polesine Camerini, è entrato da qualche tempo un aggettivo interessante: "pulito", ovviamente riferito al carbone con cui si vorrebbe alimentare la nostra centrale di famiglia in basso Polesine. "La riconversione a carbone pulito" è ormai una frase fatta, un modo di dire, un grido di battaglia da parte dei sostenitori di questa opzione, dagli industriali al Comitato per lo Sviluppo. Sì sa, la comunicazione è importante: ed è curioso che i fans del carbone adottino un aggettivo che rimanda al linguaggio dei loro avversari, i tanto vituperati ecologisti che vorrebbero vivere ancora in capanne di fango senza corrente e acqua calda. Sono loro a parlare di "energia pulita", riferendosi ovviamente a opzioni fantascientifiche (in Italia), come il solare, l'eolico o il geotermico. E allora perchè non fregargli l'idea. "No al carbone!", gridano loro. "Sì al carbone pulito", gridano Costato & Ferro. "Ma proprio a carbone?", ci si chiede. "A carbone pu-li-to!", sillabano quegli altri. Un applauso all'idea.
L'unica magagna delle strategie di comunicazione è che prima o poi trovi qualcuno che te le rivolta contro. L'altro giorno la mia gatta ha fatto la pupù sopra uno dei miei pregiati tappeti persiani. Sconcertato per questa mancanza di etichetta l'ho rimbrottata: "Hai fatto la cacca sul tappeto!". Lei mi ha risposto: "Sì, ma è cacca pulita".
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