L'attivista bilioso
di Celio Rodigino
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Nel '68 ha venti anni e vive a Rovigo, dove partecipa in prima persona alle contestazioni studentesche, ma insoddisfatto di ciò entra in fabbrica fingendosi un crumiro, per poi partecipare alle rivolte operaie, dove diventerà famoso come lanciatore di sanpietrini. Tale dote gli frutterà un ingaggio nella squadra di baseball locale, ma non durerà molto. Troppo disimpegno, nello sport, per il povero Attilio, che dedicherà anima e corpo nell'organizzare picchetti e manifestazioni. "Sono quarantacinque anni che lotto per i palestinesi", ricorderà quarantacinque anni dopo la prima manifestazione a sostegno dell'Intifada. Tutto comincia a cambiare con gli anni Ottanta. L'Italia, per tracciare un breve profilo storico, diventa una pattumiera capitalista piena di gente di merda, roba da rimpiangere gli anni di piombo, che almeno allora c'era una coscienza civile. Attilio comincia a perdere il senno: i palestinesi continuano a rimanere oppressi dagli israeliani, nonostante le manifestazioni a loro sostegno. Com'è? I baroni delle fornaci europei e americani continuano ad affamare e derubare le ex colonie, governi di tutti i colori si susseguono senza che cambi nulla. Perfino i governi sbilanciati più a sinistra non rinunciano al vecchio vizio di arraffare careghe, devastare l'ambiente, far pestare i manifestanti in piazza, spendere e spandere nell'acquisto di armi per l'esercito. Insomma, per riassumerla con le parole con cui Nestore, l'amico fraterno di Attilio, diserta la manifestazione del 2004 contro la guerra: "Tanto non cambia mai un cazzo".
Attilio non demorde e continua a organizzare manifestazioni e picchetti a cui partecipa assieme a tre o quattro persone. Ma la delusione prende il sopravvento. Invece di convogliarla verso una riflessione critica, Attilio prende la scorciatoia e decide che è colpa di qualcun altro se tutto va a rotoli. Ciò non migliorerà le sue relazioni sociali. Attilio fonderà un giornale ciclostilato, di cui si autonominerà direttore, inaugurando il primo numero con un editoriale in cui attacca Nestore, il suo ex migliore amico, accusandolo di disimpegno. Nestore, che gli aveva pure prestato i soldi per comprare il ciclostile, si arrabbia ed amareggia, ma Attilio non si lascia intimidire dalla prepotenza e persegue nell'obiettivo di fare piazza pulita. Nel 2011 Attilio ha finalmente raggiunto la purezza: il suo giornale esce ancora, ma ci scrive solo lui. Organizza manifestazioni in cui c'è piena concordia tra lui e l'altro manifestante (lui stesso). Ha anche divorziato dalla moglie, che si è offesa perchè lui l'ha derisa in un articolo sul suo giornale. Non solo se l'è presa con tutti quelli che in qualche misura gli sono stati vicini in passato, ma si è reso impopolare inveendo contro un obiettore del Comune pagato 400 euro al mese, accusato di essere un servo del sistema.
"Non avrò salvato i palestinesi, ma ho salvato la mia dignità", sentenzierà l'uomo. Nel 2012 comunque arriverà la fine del mondo e questa storia non avrà più alcun senso.
1 commento:
Mi ricorda un po' Bob Shore...
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