Nemmeno la fuga nel passato, compiuta grazie al tradimento di Johnny Colasberna, ha messo al riparo i cloni di Vianello Monello sopravvissuti all'olocausto programmato per loro da Celio Rodigino. Mentre storici e investigatori della Provincia spulciano i libri di storia per scoprire le tracce dei cloni fuggiti in altre epoche, è lo stesso Celio a inviarmi una drammatica testimonianza di come ha risolto una vicenda che avrebbe potuto alterare per sempre il continuum spaziotemporale. Non potevo non pubblicarla integralmente.
Caro Monello, unica fonte di informazione libera e attendibile in Polesine, questo mio diario ti risulterà sgradito in prima istanza. So che non apprezzi i miei metodi, ma ciò che ti narrerò dovrebbe dismostrarti che è a rischio la sopravvivenza stessa del mondo come lo conosciamo. Rivelando la verità spero così di lavare dal sangue la mia coscienza sporcata da innumerevoli delitti, compiuti sempre per una causa alta e nel rispetto dell'ambiente.
Grazie all'aiuto di Maicol Colasberna sono riuscito a infiltrarmi nella corte cinese dell'imperatore Hung Hsi, negli anni Trenta del XV secolo, contando su un abile cammuffamento (ti allego una foto) e vari gadget tecnologici che non ti racconto per non annoiarti. Il mio dotto amico Maicol ed io avevamo individuato uno dei cloni sopravvissuti in quell'epoca remota e poco conosciuta della storia del grande impero cinese, impegnato in un torbido intrigo legato alle epopee marinaresche di Zheng He, che a capo di una grandiosa flotta solcò per trent'anni il mare Occidentale fino alle coste dell'Africa, ben prima del dominio europeo nei viaggi intercontinentali. Come sai alla morte dell'imperatore Yongle, il suo successore Hung Hsi fece cessare le spedizioni per i sette mari, mettendo fine al primato cinese della navigazione e lasciando così che nei secoli successivi fossero gli europei a colonizzare il mondo, con tutte le conseguenze che conosci. Conosciamo solo brandelli del piano con cui il clone di Vianello Monello, giunto alla corte di Hung Hsi con il falso e pacchiano nome di Lao Teng, intendesse cambiare la storia: l'obiettivo era indubbiamente impedire che la Cina, ripiegandosi in se stessa, perdesse il primato della navigazione e inoltre convincere l'imperatore che tale primato andasse mantenuto soprattutto in chiave egemonica. Se ciò fosse accaduto, la Cina avrebbe non solo colonizzato gran parte del mondo conosciuto prima che i portoghesi mettessero piede su un'imbarcazione, ma forse avrebbe davvero invaso l'America come alcuni eccentrici sostengono sia accaduto. Difficile capire se poi i cinesi, la cui mentalità è così profondamente diversa da quella occidentale, avrebbero conquistato territori, sottratto risorse e soggiogato popoli primitivi, come poi hanno fatto i nostri conterranei. Di fatto non potremo mai saperlo, perchè io ho impedito che il folle piano per cambiare la storia avesse successo.
Come ho fatto? E' bastato diventare buon amico di Hung Hsi, quanto basta per conquistarmi la sua fiducia e convincerlo che Lao Teng, il cui nome idiota era già di per sè una prova, era in realtà un infiltrato della dinastia mongola degli Yuan, e che il progetto di proseguire nelle esplorazioni con una flotta di centinaia di navi mirava in realtà a distruggere l'impero cinese per l'insostenibilità economica di una simile impresa. Furioso, l'imperatore ha preteso che Lao Teng, alias Vianello Monello, venisse condotto immediatamente da lui. Raggiunto nei suoi appartamenti dal sottoscritto, accompagnato dalle guardie imperiali, il pusillanime era fuggito. Una fuga di breve durata, tuttavia. Dopo un inseguimento rocambolesco, il sobillatore è stato acciuffato e condannato a morte sul posto, mediante decapitazione. Io stesso, per onore concessomi dall'imperatore stesso, ho maneggiato la lama che ha staccato la sua schifosa testa dal collo, mentre questo ululava frasi di pietà, tra fiotti si sangue arterioso. Ho poi consegnato personalmente il capo del traditore a Hung Hsi, che, appostolo su una picca, lo ha esposto all'esterno del palazzo.
Questo finale truculento ti indurrà come sempre a farmi la morale. Ma con la barbarie di cui sono stato protagonista ho salvato il mondo da sconvolgimenti ben peggiori. Giudicate voi. Io ora non ho tempo da perdere con queste fregnacce. Maicol mi segnala che un altro clone di Vianello Monello è stato rintracciato nel Transvaal di fine Ottocento, durante la guerra anglo-boera. Voci discordanti lo vedono protagonista della battaglia di Majuba Hill e attore di una cospirazione per uccidere Robert Baden-Powell durante la difesa di Mafeking. Un piano che, se messo in atto, potrebbe avere esiti davvero imprevedibili non solo per il movimento scout mondiale, ma anche per l'assetto geopolitico del continente africano. Di fronte a ciò, chi è il criminale?
1 commento:
22/12/2008
La Cina si avvicina
Pechino invia navi militari contro i pirati somali. E' la prima operazione navale in acque straniere dal 15esimo secolo
scritto per noi da
Alessandro Ursic
L'ultima volta che la Marina cinese uscì dalle acque asiatiche, Cristoforo Colombo doveva ancora scoprire l'America. Ma tra qualche giorno, dopo Natale, tre navi di Pechino salperanno dalla base militare di Sanya, per dar man forte alla missione voluta dall'Onu contro i pirati che operano al largo della Somalia. La "più grande spedizione navale cinese dal 15esimo secolo", come l'ha definita un quotidiano della capitale, è stata accolta con soddisfazione anche dagli Stati Uniti, perché segnala la disponibilità di Pechino a collaborare su temi che riguardano tutta la comunità internazionale. Ma il simbolismo dell'operazione viene visto con diffidenza: giunto dopo anni di crescita a due cifre delle spese militare, è un altro segnale dell'ascesa della Cina a potenza globale.
Un membro dell'equipaggio cinese attaccato mercoledì al largo della Somalia, mentre prepara la bottiglie di birra per difendersiIl contributo cinese alla lotta contro la pirateria sarà limitato: nel Golfo di Aden arriveranno due cacciatorpedinieri e una nave di rifornimento. Ma saranno in buona compagnia, dato che alla missione avevano già dato il loro sì gli altri quattro paesi con un seggio permanente al Consiglio di sicurezza dell'Onu, che il 16 dicembre ha approvato all'unanimità l'operazione. Spinta da un tam tam su Internet, e forse anche dalla competizione con un'India già attiva da tempo contro i pirati, la Cina non ha voluto restare a guardare. In gioco ci sono anche interessi economici: negli ultimi anni, Pechino ha iniziato la costruzione di infrastrutture in diversi Paesi africani, tra cui il Sudan, e il 60 percento del petrolio consumato in Cina viene dal Medio Oriente, passando in gran parte attraverso quelle acque. Nell'ultimo anno, ogni giorno al largo della Somalia sono transitate quattro navi cinesi. Secondo un portavoce della Marina cinese, circa il 20 percento ha subito attacchi dei pirati. Nell'ultimo, avvenuto il 17 dicembre, l'equipaggio disarmato ha dovuto difendersi lanciando bottiglie di birra.
Da Washington sono giunte parole di apprezzamento per il contributo cinese. Ma non è un mistero che gli Stati Uniti guardino con sospetto al potenziamento militare di Pechino, che potrebbe aumentare la pressione su Taiwan e innescare un conflitto. La Marina cinese non è ancora al livello di una grande potenza: non dispone di nessuna portaerei (gli Usa ne hanno 11), ma negli ultimi anni si è data da fare per colmare le lacune. La Cina ha comprato cacciatorpedinieri dalla Russia, ha migliorato le sue capacità di sbarco, e sta assemblando una flotta di sottomarini. Anche nucleari: lo scorso maggio, fu rivelato che Pechino stava ricavando tunnel sotto alcune colline, capaci di nascondere una ventina di sottomarini dalle spie nemiche.
Militari della Marina cineseTutte operazioni che rientrano in un complessivo potenziamento delle forze armate, composte da 2,3 milioni di uomini (di cui 250mila nella Marina). Nell'ultimo anno, le spese militari cinesi sono cresciute del 17,6 percento, nel quinquennio precedente sono aumentate alla media del 15,8 percento l'anno. E questi sono i numeri ufficiali, secondo cui la Cina destina l'1,7 percento del Prodotto interno lordo alle forze armate: il Partito sostiene che la crescita del bilancio militare è necessaria dopo decenni di trascuratezza. Ma gli Stati Uniti - e anche diversi analisti indipendenti - credono che Pechino non la racconti giusta. Nel suo ultimo rapporto, il Pentagono ha stimato che le spese militari cinesi sono oltre il doppio di quanto dichiarato. Una cifra comunque inferiore rispetto a quella degli Usa, con un bilancio militare che rappresenta il 4 percento del Pil, e pari a quello che spendono per le forze armate tutte le altre nazioni. Ma pur essendo distante da Washington, al ritmo attuale di crescita la Cina impiegherà pochi anni per diventare la seconda potenza militare al mondo, superando il Regno Unito. E se i numeri ufficiali non sono veritieri, lo è già.
http://it.peacereporter.net/articolo/13331/La+Cina+si+avvicina
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