I tragici fatti su Vianello Monello e Cicciuzzo Sconciaforni non ci hanno fatto dimenticare l'attualità. Per dire la verità, in attesa che finiscano di clonare Vianello Monello, non sapevamo più cosa inventarci. Così abbiamo aperto l'agendina e deciso di fare quell'intervista che rimandavamo dal 2002, quando il mullah Omar, in fuga da Kabul a bordo di una Guzzi Falcone, ci chiamò chiedendoci di raccogliere alcune sue dichiarazioni. All'epoca, infatti, noi si scriveva per un quotidiano nazionale, di cui non faremo il nome. Ma il rumore della motocicletta e di alcune esplosioni rese impossibile parlare. Ci mettemmo d'accordo di risentirci, poi francamente altri temi ebbero il sopravvento. Vabbè, in mancanza di meglio, abbiamo raggiunto lo zio Omar con una telefonata nel suo rifugio segreto in Antartide, dove ha imposto la sharia ai pinguini e continua a elaborare piani per dominare il mondo.
Caro mullah, apprendo con vivo dispiacere che sei ancora latitante!
Non sono latitante, bensì in esilio. Sono stato costretto a fuggire dal mio paese, in preda a una ignobile follia giustizialista. L'opinione pubblica è stata esasperata da una propaganda che mi ha fatto oggetto di insulti e contumelie inaccettabili. Ho dovuto andarmene per la mia incolumità, dopo il vergognoso episodio dell'hotel Raphael di Kabul (quando il mullah Omar fu oggetto di un lancio di monetine da parte di una folla di afghani inferociti, ndr), che ha mostrato a tutti a quale livello di ferocia la propaganda avesse condotto l'intera popolazione.
E' una fuga sofferta, dunque. Ti manca il paese in cui, con tanta fatica, eri riuscito a portare terrore e miseria?
A parte il fatto che terrore e miseria c'erano già da un pezzo, ciò che mi ferisce è che tutti mi abbiano dimenticato. Perfino gli amici di un tempo. Non esito a dire che sono stato un martire, da sacrificare per permettere ad altri di rifarsi una verginità. Per cosa poi? Per consegnare il paese all'instabilità politica e al degrado morale per almeno quindici anni.
Di lei Cirino Pomicino ha detto recentemente: "In questa stagione di nanismo politico, resta l'uomo con la sua riconosciuta grandezza di statista e la sua indomita fierezza". Pensa che il suo paese saprà accoglierla nuovamente?
A molte coscienze cosiddette democratiche, che sono state le vestali di una finta interessata legalità, ricordo che morire in esilio, lontano dalla propria patria, non è pena prevista da alcun codice civile. Prego Dio che un giorno cessi questa parentesi di follia. Ma oggi il mio paese non è sicuro per me. Non torno perchè difendo la mia libertà. La storia mi giudicherà.
1 commento:
Ero intento, felice, a lavar casse, rammendare reti, a prepararmi insomma per la raccolta delle olive e quasi non volevo credere alle mie orecchie quando prima di un GR 24 ho sentito lo spot dell’Unione Italiana Ciechi.
C’è chi non vede, chi non sente, chi è senza gambe, chi ha tutte queste cose insieme; per queste persone ci pensa l’Unione Italiana Ciechi se c’è l’aiuto di chi invia un sms del valore di due euro.
Davvero strappacuori la voce innocente del bambino, meno rassicurante la voce di Tommaso Daniele.
E mi prende un crampo allo stomaco, un senso di rabbia, la voglia di abbandonare le reti, le casse, l’idea di raccogliere le olive, la voglia di gridare: “Ma cazzo, non era finito il tempo delle elemosine??!!”
Probabilmente no, in questa società sgangherata, in questo tempo di decadenza dove il bene e il male si confondono, dove l’etica non c’è più, dove ogni giorno pare sia il giorno delle furbate, ecco che torniamo a elemosinare.
Non siamo più agli angoli delle chiese col cappello rovesciato o la scatola di cartone dove cade tintinnando qualche moneta; usiamo le moderne tecnologie e gli studi di comunicazione ma la sostanza non cambia anche se differente e certamente meno nobile è il fine.
Un tempo con la pietà e le monetine qualcuno almeno mangiava; oggi invece con i soldi raccolti dagli sms si ingrassano apparati.
E allora chi come me vive del suo lavoro, accanto alla vergogna prova anche rabbia ed è costretto a sentirsi distante da un’organizzazione che la cecità e le altre minorazioni le strumentalizza così.
Davidino il contadino
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