Scampato ancora una volta alla morte grazie all'intervento di Babbo Natale, l'attore a luci rosse polesano Cicciuzzo Sconciaforni, candidato alle provinciali con Federica Zarri (Pdl), si racconta in questa intervista esclusiva, rilasciata dietro lauto compenso al nostro stimato blog. Progetti compiuti, scenari futuri e un quadro generale della scena hard internazionale sono i temi di cui discorriamo con questo acuto analista dei tempi moderni*.
Sconciaforni, come ci si sente ad essere di nuovo in vita dopo tutto ciò che ha passato?
Bene, tremendamente bene. Essere di nuovo vivo ti fa riassaporare pienamente la vita. Sembra un luogo comune, ma è proprio così. Perfino il cibo che mangio ha un gusto diverso. Riempio ogni giorno di novità per non sprecare nemmeno un minuto della mia esistenza. A volte faccio cose senza senso per il solo piacere di provare: ieri, ad esempio, ho macellato un maiale secondo i precetti islamici. Ho anche posato per un portfolio di foto artistiche sui canoni del Rinascimento Italiano (vedi foto, ndr).
Voci di corridoio mi dicono che hai lasciato temporanemente il mondo del porno per dedicarti a produzioni più impegnate...
Sì, ho appena finito di girare "Amore senza età", mediometraggio in cui interpreto il ruolo di Aldo, un anziano custode di obitorio necrofilo. La trama ruota intorno alla sua relazione sentimentale con Rita, una bambina di 12 anni creduta morta e risvegliatasi nella camera mortuaria proprio grazie agli abusi sessuali compiuti da Aldo. Grata all'uomo che l'ha salvata dalla sepoltura prematura, Rita si innamora di lui e inizia una storia sentimentale dalle tinte hard. Una sera, dopo avere fatto l'amore in camporella, Aldo perde il controllo dell'auto e si schianta contro un camper di turisti tedeschi. Aldo, incastrato tra le lamiere, perde conoscenza sognado di fare all'amore con la ragazza tedesca che vede uscire dal camper avvolta dalle fiamme. Si risveglia in ospedale e scopre che Rita è in coma, cieca e gravemente mutilata. Dopo avere cercato inutilmente di risvegliarla facendole ascoltare le voci dei compagni di classe, i medici acconsentono a lasciare campo libero ad Aldo, il quale la strappa all'oblio stuprandola ripetutamente. Si chiude così il cerchio di questa intrigante storia d'amore.
Ritornerai alla tua vecchia passione?
Certo, è già in cantiere "Cicciuzzo il missionario", un bellissimo film hard dai risvolti sociopolitici, ambientato in Africa. Io interpreto un religioso che percorre in lungo e in largo un paese africano devastato dalla carestia e offre consolazioni carnali a povere vedove smagrite. E' molto commovente. Specie la frase, terribile nei suoi risvolti: "Hai fame? Mangia questo!"**
Qualcuno giudicherebbe tutto ciò disgustoso e immorale. Non pensi che queste trame potrebbero ottenere la riprovazione e il biasimo delle persone dabbene?
Affatto. Io dò al pubblico quello che mi chiede, niente di più. E' il libero mercato. Mica siamo in un regime statalista sovietico dove il governo centrale decide della morale e dei costumi collettivi! C'è la libertà di espressione e poi bisogna evolversi, non si può rimanere ancorati a vecchi retaggi bigotti! Io regalo delle emozioni al mio pubblico, che mi ricambia con affetto e tanti soldini con cui mantengo il mio stile di vita dissoluto. Cosa c'è di riprovevole in tutto ciò?
Non sta certo a me giudicare. Per concludere, com'è lavorare nel cinema hard oggi?
E' duro, molto duro, se mi consenti il gioco di parole. E non parlo solo della concorrenza del genere amatoriale che circola on line su siti come You Porn, Amaporn o Porn Tube (bello comunque il loro approfondimento sul genere bisex). Io avverto il gap con le nuove star nascenti. I registi mi fanno un sacco di storie perchè sono un pornodivo all'antica. Cito un esempio: la depilazione. Adesso i divi dell'hard vanno di moda depilati, integralmente intendo, con peni e testicoli completamente glabri come quelli di un bambino. E' una cosa che proprio non capisco. Anche le donne con la vulva rasata proprio non le capisco. La cura del proprio cespuglio di peli riccioli va bene, a nessuno piace vedere una passera pettinata come Caparezza, ma un po' di pelo ci sta. A me questo integralismo della ceretta mi fa paura.
Note (forse) superflue:
* Se i tempi moderni fanno schifo non è colpa dell'autore.
** Questi film in verità non sono mai stati prodotti. Spero. Ben di peggio circola in maniera del tutto legale nel mercato dell'home video.
mercoledì 31 dicembre 2008
martedì 30 dicembre 2008
L'aria fritta per alimentare Polesine Camerini
Suona incomprensibile l'ostinazione di Enel nel proporre sempre e solo il carbone per la centrale di Polesine Camerini. A maggior ragione visto il fiorire di proposte innovative che provengono dalla terra tra i due fiumi, da quella riconversione a marijuana che ormai spopola perfino su Facebook, all'ipotesi di introdurre nel forno il corpo di Cicciuzzo Sconciamedesimi, fino alla recente proposta elaborata dalla mia amica Isadora Garayeva, docente di Teoria e tecnica dell'immaginazione all'Università di Lankaran: alimentare la centrale Enel ad aria fritta, il secondo elemento più diffuso nell'universo dopo l'idrogeno.
"L'aria fritta è disponibile in quantità virtualmente infinite e può essere prodotta senza alcun limite a seconda delle necessità - spiega la dottoressa Garayeva - Convogliata in apposite serpentine, attraverso un processo che non sto nemmeno a spiegarvi da quanto è elementare, può essere utilizzata per muovere specifiche turbine a condensazione con elevata efficienza isoentropica, con tutte le conseguenze che potete immaginare. L'università della Tecnica di Baku sta svolgendo da anni ricerche sull'utilizzo di aria fritta, al punto che le macchine oggi disponibili consentono le migliori prestazioni in termini di salto entalpico e condensazione". Insomma, una forma di energia dalle incredibili prospettive, che potrebbe portare grandi benefici al Polesine, se applicata correttamente.
Il potenziale è alto: "La produzione di aria fritta in provincia di Rovigo non conosce trend negativi da decenni - continua la scienziata - Ed è davvero spiacevole pensare come fino ad ora sia stata follemente dispersa nell'atmosfera. Secondo calcoli elaborati dai colleghi della capitale, sarebbero bastati due degli innumerevoli interventi sul tema della riconversione a carbone per fornire combustibile sufficiente a garantire due mesi di efficienza. In Polesine la disponibilità è doppia perchè, oltre a organizzare convegni (una delle principali fonti di aria fritta disponibili), vengono convocate conferenze stampa per presentarli, con la partecipazione degli stessi oratori. La produzione decuplica durante i saluti delle autorità e gli interventi del pubblico, nella fase delle domande al relatore, in cui in genere numerosi partecipanti si esibiscono in monologhi esistenziali privi di qualsiasi implicazione interrogativa". Una risorsa illimitata, dunque? "Certo, perchè lo stesso processo di produzione si basa su prassi consolidate, che vanno semmai rafforzate. Un esempio: la posizione ambigua della provincia sul carbone verrebbe superata se l'assessore all'Ambiente Giancarlo Chinaglia si rendesse conto che, più che con i pannelli solari, il suo ente può fornire energia pulita mettendo a disposizione di Enel l'aria fritta prodotta durante giunte, consigli, conferenze stampa e convegni marchiati Palazzo Celio. Durante l'emergenza estiva basterebbe chiedere agli assessori di dirottare un paio di conferenze stampa extra direttamente alle turbine di Polesine Camerini: sarebbe sufficiente che il presidente della Provincia, ad esempio, portasse il proprio saluto ad un paio di tavole rotonde, per dare luce per un anno a una cittadina di medie dimensioni".
Ma allora perchè ancora non si riesce a fare passare simili proposte? "Enel è schiava della lobby dell'olio di cocco - dice amareggiata la Garayeva - Questo potente gruppo di pressione delle isole di Samoa vede nell'aria fritta un potenziale concorrente al combustibile a basso costo da loro brevettato (l'olio di palma da cocco, appunto), che sono pronti a lanciare sul mercato mondiale con esiti rivoluzionari. Sono loro, non le lobby del petrolio, a impedire lo sviluppo di fonti alternative ai combustibili fossili, costringendo il progredito mondo occidentale a ripiegare continuamente su tecnologie antelucane come il motore a scoppio e le turbine elettriche alimentate a carbone. Noi ricercatori azeri siamo costantemente minacciati dai pericolosi gangster di Apia che cercano di far naufragare i nostri progetti di ricerca. Finora non ce l'hanno fatta, ma siamo molto preoccuapti per il futuro".
"L'aria fritta è disponibile in quantità virtualmente infinite e può essere prodotta senza alcun limite a seconda delle necessità - spiega la dottoressa Garayeva - Convogliata in apposite serpentine, attraverso un processo che non sto nemmeno a spiegarvi da quanto è elementare, può essere utilizzata per muovere specifiche turbine a condensazione con elevata efficienza isoentropica, con tutte le conseguenze che potete immaginare. L'università della Tecnica di Baku sta svolgendo da anni ricerche sull'utilizzo di aria fritta, al punto che le macchine oggi disponibili consentono le migliori prestazioni in termini di salto entalpico e condensazione". Insomma, una forma di energia dalle incredibili prospettive, che potrebbe portare grandi benefici al Polesine, se applicata correttamente.
Il potenziale è alto: "La produzione di aria fritta in provincia di Rovigo non conosce trend negativi da decenni - continua la scienziata - Ed è davvero spiacevole pensare come fino ad ora sia stata follemente dispersa nell'atmosfera. Secondo calcoli elaborati dai colleghi della capitale, sarebbero bastati due degli innumerevoli interventi sul tema della riconversione a carbone per fornire combustibile sufficiente a garantire due mesi di efficienza. In Polesine la disponibilità è doppia perchè, oltre a organizzare convegni (una delle principali fonti di aria fritta disponibili), vengono convocate conferenze stampa per presentarli, con la partecipazione degli stessi oratori. La produzione decuplica durante i saluti delle autorità e gli interventi del pubblico, nella fase delle domande al relatore, in cui in genere numerosi partecipanti si esibiscono in monologhi esistenziali privi di qualsiasi implicazione interrogativa". Una risorsa illimitata, dunque? "Certo, perchè lo stesso processo di produzione si basa su prassi consolidate, che vanno semmai rafforzate. Un esempio: la posizione ambigua della provincia sul carbone verrebbe superata se l'assessore all'Ambiente Giancarlo Chinaglia si rendesse conto che, più che con i pannelli solari, il suo ente può fornire energia pulita mettendo a disposizione di Enel l'aria fritta prodotta durante giunte, consigli, conferenze stampa e convegni marchiati Palazzo Celio. Durante l'emergenza estiva basterebbe chiedere agli assessori di dirottare un paio di conferenze stampa extra direttamente alle turbine di Polesine Camerini: sarebbe sufficiente che il presidente della Provincia, ad esempio, portasse il proprio saluto ad un paio di tavole rotonde, per dare luce per un anno a una cittadina di medie dimensioni".
Ma allora perchè ancora non si riesce a fare passare simili proposte? "Enel è schiava della lobby dell'olio di cocco - dice amareggiata la Garayeva - Questo potente gruppo di pressione delle isole di Samoa vede nell'aria fritta un potenziale concorrente al combustibile a basso costo da loro brevettato (l'olio di palma da cocco, appunto), che sono pronti a lanciare sul mercato mondiale con esiti rivoluzionari. Sono loro, non le lobby del petrolio, a impedire lo sviluppo di fonti alternative ai combustibili fossili, costringendo il progredito mondo occidentale a ripiegare continuamente su tecnologie antelucane come il motore a scoppio e le turbine elettriche alimentate a carbone. Noi ricercatori azeri siamo costantemente minacciati dai pericolosi gangster di Apia che cercano di far naufragare i nostri progetti di ricerca. Finora non ce l'hanno fatta, ma siamo molto preoccuapti per il futuro".
In alto, il progetto elaborato dagli scienziati azeri
lunedì 29 dicembre 2008
Storie di vita
Avviso ai lettori. Dopo la mia trasferta in Azerbaijan continuo a tenermi aggiornato sui fatti polesani solo grazie a una rete di collaboratori del territorio, come sempre malpagati e con problemi alcol correlati. L'attendibilità di quanto mi riferiscono, dunque, è più che dubbia. Siete pregati di tenerne conto. Mi riferiscono infatti che esistono in giro alcune persone incapaci di decrittare le informazioni che ricevono, al punto da non capire nemmeno le barzellette. Queste persone in genere impazziscono nell'arco di pochi anni, per motivi comprensibili: se uno racconta loro una barzelletta, ad esempio "Ci sono due marziani che incontrano Berlusconi...", costoro vanno nel panico gridando "Due marziani? Dove?!?!". Vi chiediamo di seguire queste persone, se ne conoscete, aiutandole a limitare gli effetti del loro gravissimo handicap cognitivo. E' un gesto di solidarietà che sotto Natale non si dovrebbe negare a nessuno.
Si chiama Jonathan, la tartaruga dell'isola di Sant'Elena che nei giorni scorsi ha raggiunto la veneranda età di 176 anni (notizia e foto Ansa).
Commozione e vivo interesse anche in Polesine. Ma anche l'ennesima occasione per fare polemica tra le forze politiche locali: "Auguri Jonathan - scrive in un bigliettino Mario Borgatti - Mi ricordo di quand'eri tanto piccola che ti tenevo nel palmo di una mano!" Nota poco apprezzata dal leader di Rifondazione Comunista, Valentino Lodo, che ha prontamente rettificato con un comunicato, battuto a macchina da Lucia Riberto: "Jonathan si chiama in realtà Mimmo - scrive acido - E sono stato io ad allevarlo nel palmo della mia mano! Il coordinatore di Forza Italia smetta di millantare sciocchezzuole prive di senso!" Rapida la replica di Borgatti: "Orsù, quando tu ancora ti cagavi nel pannolone io già volavo sull'aeroplano dei fratelli Wright! E cionostante sono ancora in forma come un giuovine di vent'anni. Se non ci credi sono pronto a dimostrartelo: non hai che da inforcare gli sci e farti umiliare! Tzè!"
La sfida, iniziata con una performance di biathlon finita in pareggio, è dunque proseguita al circolo bocciofilo di San Martino di Castrozza, dove i contendenti hanno iniziato a ordinare svariati giri di grappa nera, accompagnadola con degustazioni di formaggi di Primiero. Tutto si è concluso in tarda serata, quando i due sono stati fermati dalla polizia locale mentre lanciavano sassi contro la fontana di ghiaccio nel fiume. Dopo una rocambolesca fuga in macchina nel Parco del Paneveggio, i teppistelli sono stati quindi tradotti in gattabuia, dove hanno passato la notte a cantare tutto il repertorio di Bepi De Marzi. Commosso dalle doti canore dei due, ormai rappacificati, il questore della città ne ha immediatamente disposto la scarcerazione. Determinante la buona parola di Giovanni Papuzzi, che si trovava in loco al momento dei fatti, impegnato nella ricerca di prelibati finferli fuori stagione.
Si chiama Jonathan, la tartaruga dell'isola di Sant'Elena che nei giorni scorsi ha raggiunto la veneranda età di 176 anni (notizia e foto Ansa).
Commozione e vivo interesse anche in Polesine. Ma anche l'ennesima occasione per fare polemica tra le forze politiche locali: "Auguri Jonathan - scrive in un bigliettino Mario Borgatti - Mi ricordo di quand'eri tanto piccola che ti tenevo nel palmo di una mano!" Nota poco apprezzata dal leader di Rifondazione Comunista, Valentino Lodo, che ha prontamente rettificato con un comunicato, battuto a macchina da Lucia Riberto: "Jonathan si chiama in realtà Mimmo - scrive acido - E sono stato io ad allevarlo nel palmo della mia mano! Il coordinatore di Forza Italia smetta di millantare sciocchezzuole prive di senso!" Rapida la replica di Borgatti: "Orsù, quando tu ancora ti cagavi nel pannolone io già volavo sull'aeroplano dei fratelli Wright! E cionostante sono ancora in forma come un giuovine di vent'anni. Se non ci credi sono pronto a dimostrartelo: non hai che da inforcare gli sci e farti umiliare! Tzè!"
La sfida, iniziata con una performance di biathlon finita in pareggio, è dunque proseguita al circolo bocciofilo di San Martino di Castrozza, dove i contendenti hanno iniziato a ordinare svariati giri di grappa nera, accompagnadola con degustazioni di formaggi di Primiero. Tutto si è concluso in tarda serata, quando i due sono stati fermati dalla polizia locale mentre lanciavano sassi contro la fontana di ghiaccio nel fiume. Dopo una rocambolesca fuga in macchina nel Parco del Paneveggio, i teppistelli sono stati quindi tradotti in gattabuia, dove hanno passato la notte a cantare tutto il repertorio di Bepi De Marzi. Commosso dalle doti canore dei due, ormai rappacificati, il questore della città ne ha immediatamente disposto la scarcerazione. Determinante la buona parola di Giovanni Papuzzi, che si trovava in loco al momento dei fatti, impegnato nella ricerca di prelibati finferli fuori stagione.
domenica 28 dicembre 2008
Cartoline da Baku
Indignato per quanto sta avvenendo, Leonida Gusmaroli ha immediatamente lasciato il Polesine. Non vuole, dice, essere coinvolto nei folli piani dei Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti e di mio figlio Tornello Vianello. Questa settimana niente previsioni. Rivedremo il nostro veggente, tuttavia, tra pochi giorni: Leonida ha infatti promesso di confezionarmi una serie di previsioni per l'anno nuovo ormai alle porte. Per colmare il vuoto, intanto, alcune immagini del mio arrivo a Baku e di alcune curiosità viste in Azerbaijan.
L'incontro ufficiale tra il presidente azero Ilham Aliyev e Monello Vianello
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Al museo d'arte nazionale di Baku espongono quadri di Guido Raule
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Un tipico addio al celibato in un ristorantino di Lokbatan
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A Baku si sono appena tenute le elezioni amministrative
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Al museo d'arte nazionale di Baku espongono quadri di Guido Raule
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Un tipico addio al celibato in un ristorantino di Lokbatan
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A Baku si sono appena tenute le elezioni amministrative
sabato 27 dicembre 2008
Caccia a Monello Vianello!
“Ucciderò mio padre per incassare i soldi dell’assicurazione sulla sua miserabile vita e abdicare a un pizzosissimo posto da fannullone statale raccomandato”.
Tornello Vianello ha presentato senza troppi giri di parole il proprio progetto, che prevede un'avventurosa spedizione in Azerbaijan alla ricerca dell'autore di questo blog, con l'obiettivo di farlo fuori in barba all'amore filiale. “Ecchè? Dovrei forse formalizzarmi quando Celio Rodigino va in giro a fare a pezzi cloni di mio zio Vianello Monello? Quindi non mi rompete e fatemi svolgere fino in fondo il mio ruolo di benestante dalla moralità discutibile”. L’erede di Monello Vianello ha attrezzato un Hummer per la missione ed è determinatissimo ad andare fino in fondo. “Mio padre deve essere eliminato anche nell’interesse dei miei amici vetusti scaldapoltrone ammuffiti – spiega – se lo arrestassero per la piccola storia di corruzione in cui è rimasto coinvolto per trovarmi un posto di lavoro, parlerebbe e incastrerebbe un sacco di profittatori perbene. Lo conosco bene: è un pusillanime in cui alberga ancora un melenso fondo di bontà. Io invece sono orgogliosamente una merda”.
Nel viaggio alla ricerca di Monello Vianello ovviamente non poteva mancare Ugo Savoia (in alto, in una foto di repertorio). “Ho ancora le valige pronte dal fallito viaggio in Nepal per il recupero di Guglielmo Brusco – sottolinea il direttore del Corriere del Veneto – il mio spirito avventuroso mi fa aderire con piacere a questa iniziativa dell’amico Tornello Vianello che toglierà finalmente dai piedi quell’odioso grillo parlante di Monello Vianello. E poi ho bisogno di riprendermi dopo che il valido Gianluca ha abbandonato la redazione per passare ai nostri acerrimi rivali del Gazzettino. Eppure dovrebbe saperlo che con Roberto Papetti non vivrà mai le esperienze intorno al mondo che ha vissuto con noi. Per questo ho deciso che al suo posto assieme ai soliti Kwame, Josè, Adolf e compagnia briscola, partirà il buon Federico Nicoletti che avrà il compito di tenere sotto controllo le intemperanze dei collaboratori e garantire concretezza al nostro difficile lavoro”.
La partenza della spedizione è stata salutata con una commovente cerimonia che ha visto partecipare il ministro Renato Brunetta, il pornografo Marioliti e il legnoso Pinocchio, presente per dimostrare che non necessariamente quando esce di casa trova qualcuno che lo picchia come un tamburo. “Ancora non ci credo che sono ancora tutto intero” ha dichiarato il simpatico burattino pistoiese prima di essere investito dall’Hummer in retromarcia. Pinocchio è ora nuovamente ricoverato in una falegnameria in gravissime condizioni.
Tornello Vianello ha presentato senza troppi giri di parole il proprio progetto, che prevede un'avventurosa spedizione in Azerbaijan alla ricerca dell'autore di questo blog, con l'obiettivo di farlo fuori in barba all'amore filiale. “Ecchè? Dovrei forse formalizzarmi quando Celio Rodigino va in giro a fare a pezzi cloni di mio zio Vianello Monello? Quindi non mi rompete e fatemi svolgere fino in fondo il mio ruolo di benestante dalla moralità discutibile”. L’erede di Monello Vianello ha attrezzato un Hummer per la missione ed è determinatissimo ad andare fino in fondo. “Mio padre deve essere eliminato anche nell’interesse dei miei amici vetusti scaldapoltrone ammuffiti – spiega – se lo arrestassero per la piccola storia di corruzione in cui è rimasto coinvolto per trovarmi un posto di lavoro, parlerebbe e incastrerebbe un sacco di profittatori perbene. Lo conosco bene: è un pusillanime in cui alberga ancora un melenso fondo di bontà. Io invece sono orgogliosamente una merda”.
Nel viaggio alla ricerca di Monello Vianello ovviamente non poteva mancare Ugo Savoia (in alto, in una foto di repertorio). “Ho ancora le valige pronte dal fallito viaggio in Nepal per il recupero di Guglielmo Brusco – sottolinea il direttore del Corriere del Veneto – il mio spirito avventuroso mi fa aderire con piacere a questa iniziativa dell’amico Tornello Vianello che toglierà finalmente dai piedi quell’odioso grillo parlante di Monello Vianello. E poi ho bisogno di riprendermi dopo che il valido Gianluca ha abbandonato la redazione per passare ai nostri acerrimi rivali del Gazzettino. Eppure dovrebbe saperlo che con Roberto Papetti non vivrà mai le esperienze intorno al mondo che ha vissuto con noi. Per questo ho deciso che al suo posto assieme ai soliti Kwame, Josè, Adolf e compagnia briscola, partirà il buon Federico Nicoletti che avrà il compito di tenere sotto controllo le intemperanze dei collaboratori e garantire concretezza al nostro difficile lavoro”.
La partenza della spedizione è stata salutata con una commovente cerimonia che ha visto partecipare il ministro Renato Brunetta, il pornografo Marioliti e il legnoso Pinocchio, presente per dimostrare che non necessariamente quando esce di casa trova qualcuno che lo picchia come un tamburo. “Ancora non ci credo che sono ancora tutto intero” ha dichiarato il simpatico burattino pistoiese prima di essere investito dall’Hummer in retromarcia. Pinocchio è ora nuovamente ricoverato in una falegnameria in gravissime condizioni.
venerdì 26 dicembre 2008
Vianello Monello e il massacro di Lauria
Nuova testimonianza da Celio Rodigino, tuttora impegnato in una sanguinosa caccia all'uomo per sterminare gli ultimi sopravvissuti dei 500 cloni di Vianello Monello spediti in giro per il mondo e per il tempo dalla Repubblica Popolare Cinese, al fine di conquistare l'egemonia sul pianeta. La lettera mi è giunta in modo singolare, all'interno di una bottiglia sotterrata nell'orto del mio eremo azero. In una specie di prefazione, che non riporto, Celio spiega di averla lasciata lì nell'anno 1978, conscio che l'avrei ritrovata intatta 40 anni dopo. E così è andata. A lui la parola.
Caro Monello Vianello,
si avvicina il giorno in cui la resa dei conti sarà con il clone numero uno di Vianello Monello, che sembra sia custodito in un bunker segreto di Pechino, stando almeno alle ultime informazioni disponibili. Intanto prosegue la mia caccia a ritroso per i secoli, grazie alla macchina del tempo fornitami da Maicol Colasberna per rimediare agli intrighi orditi dal fratello in alleanza con i perfidi comunisti cinesi. Dopo avere concluso la missione nel Transvaal, impedendo che un clone di Vianello Monello uccidesse sir Robert Baden-Powell e stravolgesse la storia dell'Africa moderna, sono schizzato ancora più indietro nel tempo per fermare un altra copia di tuo fratello, intenta per oscuri motivi ad alterare l'epoca storica in cui i primi uomini di Cro-Magnon surclassarono l'uomo di Neanderthal nel territorio dell'attuale Europa. Come sempre giudicherai male il fatto che il primo dei due Vianelli è stato impiccato, mentre il secondo è morto cadendo in un burrone dopo essere stato fatto bersaglio di colpi di selce appuntita. Cambierai forse idea quando ti racconterò la mia ultima missione nello spaziotempo, l'ennesimo esempio della malvagità dei cloni creati dal governo cinese.
Sono arrivato con la macchina del tempo di Maicol ai primi giorni dell'agosto 1806, nel territorio dell'attuale provincia di Potenza. Qui alcune fonti storiche mi segnalavano la presenza di un Vianello Monello nella città di Lauria, autore di numerosi giornali murali in cui proclamava la rivolta alle truppe francesi in nome della fedeltà al regno borbonico. Fu la sua opera di sobillazione a scatenare lo scontro con i soldati di Napoleone, che al comando di André Masséna controbatterono assediando e poi saccheggiando la città, uccidendo centnaia di abitanti, che furono gettati in un'immensa fossa comune assieme ai napoletani che li avevano aiutati. Tra l'8 e il 9 agosto sono stato testimone del sanguinoso massacro di Lauria, scatenato da Vianello Monello nella convinzione di contribuire a indebolire l'espansione francese. Un piano sconclusionato, che ha portato solo a uno spargimento di sangue disgustoso. Mentre uomini, donne e bambini venivano massacrati e la città incendiata, ho scovato il clone Vianello Monello, travestito da mendicante, mentre cercava di fuggire fuori città per non essere coinvolto nella battaglia. Intorno dilagava il caos. Si deve essere accorto del mio sguardo furente, mentre mi avvicinavo a lui cammuffato da generale borbone. Ha implorato pietà, chiamandomi per nome, segno che mi aveva riconosciuto eccome. Tale era la rabbia che mi ha pervaso, che ho infierito su di lui in modo bestiale, spezzandogli gambe e braccia e finendolo solo dopo un'interminabile agonia, a colpi di bastone. Giustizia era fatta, pensai, mentre mi allontanavo dalla città in fiamme, conscio che non ero comunque riuscito a impedire che il caos si scatenasse. Sarei potuto tornare indietro di qualche mese e fermarlo prima? Ancora me lo chiedo. Maicol sostiene che avrei alterato il continuum spaziotempo, generando un paradosso: se avessi ucciso Vianello Monello prima che scatenasse la rivolta, il mio viaggio nella Lauria devastata dai soldati di Napoleone non sarebbe mai avvenuto, perchè non avrei avuto il ripensamento che sarebbe stato all'origine del viaggio nella Lauria pre-rivolta, dunque il tempo si sarebbe avvitato su se stesso, forse distruggendo l'intero universo. "Accontentati di avere fatto giustizia", mi ha detto. Dopodichè siamo ripartiti per una nuova, incredibile missione negli ultimi anni del X secolo, alla corte di Ugo Capeto. Ma questa è un'altra storia, che ti racconterò.
Postfazione di Monello Vianello:
Caro Celio, per favore smettila di inviarmi i tuoi reportage. Sono noiosi, tronfi e privi di verve. Davvero mi interessa poco sapere come hai ucciso l'ennesimo clone di Vianello Monello, soprattutto se per farlo mi tocca leggere una prosopopea stantia e retorica, che non mi fa nemmeno ridere. In amicizia. MV
Caro Monello Vianello,
si avvicina il giorno in cui la resa dei conti sarà con il clone numero uno di Vianello Monello, che sembra sia custodito in un bunker segreto di Pechino, stando almeno alle ultime informazioni disponibili. Intanto prosegue la mia caccia a ritroso per i secoli, grazie alla macchina del tempo fornitami da Maicol Colasberna per rimediare agli intrighi orditi dal fratello in alleanza con i perfidi comunisti cinesi. Dopo avere concluso la missione nel Transvaal, impedendo che un clone di Vianello Monello uccidesse sir Robert Baden-Powell e stravolgesse la storia dell'Africa moderna, sono schizzato ancora più indietro nel tempo per fermare un altra copia di tuo fratello, intenta per oscuri motivi ad alterare l'epoca storica in cui i primi uomini di Cro-Magnon surclassarono l'uomo di Neanderthal nel territorio dell'attuale Europa. Come sempre giudicherai male il fatto che il primo dei due Vianelli è stato impiccato, mentre il secondo è morto cadendo in un burrone dopo essere stato fatto bersaglio di colpi di selce appuntita. Cambierai forse idea quando ti racconterò la mia ultima missione nello spaziotempo, l'ennesimo esempio della malvagità dei cloni creati dal governo cinese.
Sono arrivato con la macchina del tempo di Maicol ai primi giorni dell'agosto 1806, nel territorio dell'attuale provincia di Potenza. Qui alcune fonti storiche mi segnalavano la presenza di un Vianello Monello nella città di Lauria, autore di numerosi giornali murali in cui proclamava la rivolta alle truppe francesi in nome della fedeltà al regno borbonico. Fu la sua opera di sobillazione a scatenare lo scontro con i soldati di Napoleone, che al comando di André Masséna controbatterono assediando e poi saccheggiando la città, uccidendo centnaia di abitanti, che furono gettati in un'immensa fossa comune assieme ai napoletani che li avevano aiutati. Tra l'8 e il 9 agosto sono stato testimone del sanguinoso massacro di Lauria, scatenato da Vianello Monello nella convinzione di contribuire a indebolire l'espansione francese. Un piano sconclusionato, che ha portato solo a uno spargimento di sangue disgustoso. Mentre uomini, donne e bambini venivano massacrati e la città incendiata, ho scovato il clone Vianello Monello, travestito da mendicante, mentre cercava di fuggire fuori città per non essere coinvolto nella battaglia. Intorno dilagava il caos. Si deve essere accorto del mio sguardo furente, mentre mi avvicinavo a lui cammuffato da generale borbone. Ha implorato pietà, chiamandomi per nome, segno che mi aveva riconosciuto eccome. Tale era la rabbia che mi ha pervaso, che ho infierito su di lui in modo bestiale, spezzandogli gambe e braccia e finendolo solo dopo un'interminabile agonia, a colpi di bastone. Giustizia era fatta, pensai, mentre mi allontanavo dalla città in fiamme, conscio che non ero comunque riuscito a impedire che il caos si scatenasse. Sarei potuto tornare indietro di qualche mese e fermarlo prima? Ancora me lo chiedo. Maicol sostiene che avrei alterato il continuum spaziotempo, generando un paradosso: se avessi ucciso Vianello Monello prima che scatenasse la rivolta, il mio viaggio nella Lauria devastata dai soldati di Napoleone non sarebbe mai avvenuto, perchè non avrei avuto il ripensamento che sarebbe stato all'origine del viaggio nella Lauria pre-rivolta, dunque il tempo si sarebbe avvitato su se stesso, forse distruggendo l'intero universo. "Accontentati di avere fatto giustizia", mi ha detto. Dopodichè siamo ripartiti per una nuova, incredibile missione negli ultimi anni del X secolo, alla corte di Ugo Capeto. Ma questa è un'altra storia, che ti racconterò.
Postfazione di Monello Vianello:
Caro Celio, per favore smettila di inviarmi i tuoi reportage. Sono noiosi, tronfi e privi di verve. Davvero mi interessa poco sapere come hai ucciso l'ennesimo clone di Vianello Monello, soprattutto se per farlo mi tocca leggere una prosopopea stantia e retorica, che non mi fa nemmeno ridere. In amicizia. MV
giovedì 25 dicembre 2008
Miracolo a Natale
Solo la magica atmosfera della vigilia poteva rendere possibile un miracolo come il ritorno in vita di Cicciuzzo Sconciaforni, assassinato da un ricercatore del Cern dopo una vita sempre sconvolta da incredibili colpi di scena.
A rendere possibile il ritorno dell'ex pornodivo in quota Pdl e candidato con la Zarri alle prossime provinciali, il desiderio espresso su un letto di ospedale da Iginio Faggiano, il bambino gravemente ferito durante l'attentato. Nonostante lo stesso Cicciuzzo avesse inutilmente cercato di farsi scudo con il corpo del ragazzino stesso, nessuna parola di rincrescimento è venuta da lui e dai suoi familiari. Anzi, solo commosse frasi di elogio e comprensione per una figura pubblica la cui sorte travagliata tanto aveva intenerito i cuori dei rodigini. Dal suo lettino nel reparto rianimazione dell'ospedale di Rovigo, il piccolo Iginio ha dunque voluto vergare di proprio pugno una dolce lettera a Babbo Natale, come faceva ogni anno. Ma questa volta non ha chiesto balocchi per sè.
Caro Babbo Natale,
fino a qualche settimana fa avevo pensato di chiederti la X-Box o l'I-Phone. Ora però sono fermo a letto perchè mi hanno sparato in sedici punti, ho la milza spappolata e un polmone perforato, oltre a metà corpo paralizzato. All'inizio pensavo che l'uomo che mi aveva usato come scudo, mentre io ero lì per chiedergli l'autografo per mia mamma come regalo di Natale, fosse un uomo cattivo. Poi, mentre mi svegliavo dal coma e mi rendevo conto di avere un braccio che non andava più, ho riflettuto tanto, sai. Quindi non mi portare regali stupidi, quest'anno, tanto non me ne faccio niente, perchè i miei genitori per responsabilizzarmi mi hanno detto che ho sei mesi di vita. Ti chiedo invece di fare quello che puoi per riportare in vita Cicciuzzo Sconciaforni. Faresti contenta la mia mamma. Grazie e buon Natale.
A rendere possibile il ritorno dell'ex pornodivo in quota Pdl e candidato con la Zarri alle prossime provinciali, il desiderio espresso su un letto di ospedale da Iginio Faggiano, il bambino gravemente ferito durante l'attentato. Nonostante lo stesso Cicciuzzo avesse inutilmente cercato di farsi scudo con il corpo del ragazzino stesso, nessuna parola di rincrescimento è venuta da lui e dai suoi familiari. Anzi, solo commosse frasi di elogio e comprensione per una figura pubblica la cui sorte travagliata tanto aveva intenerito i cuori dei rodigini. Dal suo lettino nel reparto rianimazione dell'ospedale di Rovigo, il piccolo Iginio ha dunque voluto vergare di proprio pugno una dolce lettera a Babbo Natale, come faceva ogni anno. Ma questa volta non ha chiesto balocchi per sè.
Caro Babbo Natale,
fino a qualche settimana fa avevo pensato di chiederti la X-Box o l'I-Phone. Ora però sono fermo a letto perchè mi hanno sparato in sedici punti, ho la milza spappolata e un polmone perforato, oltre a metà corpo paralizzato. All'inizio pensavo che l'uomo che mi aveva usato come scudo, mentre io ero lì per chiedergli l'autografo per mia mamma come regalo di Natale, fosse un uomo cattivo. Poi, mentre mi svegliavo dal coma e mi rendevo conto di avere un braccio che non andava più, ho riflettuto tanto, sai. Quindi non mi portare regali stupidi, quest'anno, tanto non me ne faccio niente, perchè i miei genitori per responsabilizzarmi mi hanno detto che ho sei mesi di vita. Ti chiedo invece di fare quello che puoi per riportare in vita Cicciuzzo Sconciaforni. Faresti contenta la mia mamma. Grazie e buon Natale.
Iginio
E il miracolo si è avverato. Mentre il piccolo Iginio entrava dolcemente in coma irreversibile, Cicciuzzo Sconcaforni è riapparso questa notte in un pub del centro cittadino, dove si è scolato cinque grappe torbate per festeggiare il ritorno in vita. "Sono davvero intenerito da questa dolce vicenda, è proprio vero che a Natale i miracoli si avverano - dichiara raggiunto al telefono - Per sdebitarmi con la famiglia del piccolo Ildebrando, lì, Ilario, come si chiama... comunque per sdebitarmi con loro invierò al più presto un autografo originale alla signora che tanto ci teneva. Mi sembra un bel gesto da parte mia per fare sentire loro la mia vicinanza in questo momento, credo anzi che dovrebbero ringraziarmi, magari dopo il funerale del bimbo, a cui purtroppo non posso partecipare perchè ho altri impegni".
Nessuna dichiarazione di rilievo è giunta invece dall'ufficio stampa di Babbo Natale, che preferisce mantenere un doveroso riserbo. L'addetto stampa Elfo Lasonil chiede invece una rettifica pubblica: "Si impone una smentita relativamente alle illazioni pubblicate su un noto quotidiano rodigino, secondo cui il signor Babbo Natale sarebbe in realtà il dott. Gaio Barfowskji sotto copertura, che avrebbe voluto rimediare con un miracolo ai danni prodotti dal suo invertitore metabolico. Assurdità che si commentano da sole e che lasciano il tempo che trovano, dettate probabilmente dall'esigenza di fare notizia a tutti i costi".
Nessuna dichiarazione di rilievo è giunta invece dall'ufficio stampa di Babbo Natale, che preferisce mantenere un doveroso riserbo. L'addetto stampa Elfo Lasonil chiede invece una rettifica pubblica: "Si impone una smentita relativamente alle illazioni pubblicate su un noto quotidiano rodigino, secondo cui il signor Babbo Natale sarebbe in realtà il dott. Gaio Barfowskji sotto copertura, che avrebbe voluto rimediare con un miracolo ai danni prodotti dal suo invertitore metabolico. Assurdità che si commentano da sole e che lasciano il tempo che trovano, dettate probabilmente dall'esigenza di fare notizia a tutti i costi".
mercoledì 24 dicembre 2008
Lettera dal clone n. 187
Ho ricevuto e volentieri pubblico una sconcertante missiva da parte del clone n. 187 di Vianello Monello, che chiede fermamente una smentita circa alcuni voci su un suo coinvolgimento in un agguato al presidente americano Giorgio Bush.
Caro coso,
in altre circostanze non ti avrei mai scritto, ma visto che tutto è iniziato dalla tua pagina in Facebook credo sia legittimo che tu ti faccia portavoce di una smentita, così da sollevarmi da una serie di problemi causati da chiacchiere e illazioni. Per farla breve, mio caro Monello, chiedo che sia messo nero su bianco che io non sono il giornalista Muntadar al-Zaidi, colui che ha attentato alla vita del presidente Bush lanciandogli contro delle scarpe.
Benchè costui sia visto come un eroe da folle di pecoroni qualunquisti, non ci tengo proprio ad essere confuso con lui, specie dai servizi segreti iracheni, che dopo la caduta di Saddam non sono diventati meno spietati e se gli girano ti possono fare dei lavoretti col trapano che non ti scordi. All'indomani dell'episodio, qualcuno aveva sostenuto sul tuo profilo in Facebook che quel giornalista fossi io, collegandosi al fatto che da tempo vivo nella capitale irachena, dove tengo la rubrica Good Morning Baghdad su un quotidiano locale, da cui dileggio a tutto spiano i più importanti imam sunniti, giacchè il mio editore è sciita. Non ho nulla da spartire con Muntadar al-Zaidi: si prenda la responsabilità del suo gesto, io dei miei. Lui è un povero fesso incazzato con Bush perchè, a suo dire, non è simpatico andare in giro per l'Iraq a sorridere come un idiota dopo avere distrutto il paese e ucciso in modo orrendo centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini. Io di queste cose, sinceramente, me ne frego. Sono qualunquismi da pacifisti incavolati che non condivido, benchè non abbia alcun interesse comune con il presidente americano: come ormai sanno tutti, noi cloni di Vianello Monello siamo al soldo dell'impero cinese e la mia presenza in Mesopotamia è solo un tassello di questo nuovo grande gioco. Io personalmente lavoro quotidianamente per mantenere vivo il caos in questo paese di merda, impedendo così agli Stati Uniti di succhiare tutto il petrolio trivellabile come pensavano di fare. Del resto, ti sei mai chiesto perchè gli iracheni non hanno accolto i soldati americani con lanci di fiori e bigliettini dei Baci Perugina, bensì con salve di kalashnikov e colpi di mortaio? Forse perchè indispettiti da decenni di sanzioni e bombardamenti? Forse perchè turbati dall'essere stati fatti bersaglio di bombardamenti indiscriminati su zone abitate? Fesserie. Tutti sanno che gli iracheni, come i polesani, sono persone dabbene che non si turbano per così poco. La verità è che da anni io sobillo la rivolta per mantenere l'instabilità a livelli altissimi. E' la mia missione e nemmeno quel baffuto di Celio Rodigino potrà mai fermarmi, perchè godo di potenti protezioni. Ah! Ah! Ah!
Cordialità,
Caro coso,
in altre circostanze non ti avrei mai scritto, ma visto che tutto è iniziato dalla tua pagina in Facebook credo sia legittimo che tu ti faccia portavoce di una smentita, così da sollevarmi da una serie di problemi causati da chiacchiere e illazioni. Per farla breve, mio caro Monello, chiedo che sia messo nero su bianco che io non sono il giornalista Muntadar al-Zaidi, colui che ha attentato alla vita del presidente Bush lanciandogli contro delle scarpe.
Benchè costui sia visto come un eroe da folle di pecoroni qualunquisti, non ci tengo proprio ad essere confuso con lui, specie dai servizi segreti iracheni, che dopo la caduta di Saddam non sono diventati meno spietati e se gli girano ti possono fare dei lavoretti col trapano che non ti scordi. All'indomani dell'episodio, qualcuno aveva sostenuto sul tuo profilo in Facebook che quel giornalista fossi io, collegandosi al fatto che da tempo vivo nella capitale irachena, dove tengo la rubrica Good Morning Baghdad su un quotidiano locale, da cui dileggio a tutto spiano i più importanti imam sunniti, giacchè il mio editore è sciita. Non ho nulla da spartire con Muntadar al-Zaidi: si prenda la responsabilità del suo gesto, io dei miei. Lui è un povero fesso incazzato con Bush perchè, a suo dire, non è simpatico andare in giro per l'Iraq a sorridere come un idiota dopo avere distrutto il paese e ucciso in modo orrendo centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini. Io di queste cose, sinceramente, me ne frego. Sono qualunquismi da pacifisti incavolati che non condivido, benchè non abbia alcun interesse comune con il presidente americano: come ormai sanno tutti, noi cloni di Vianello Monello siamo al soldo dell'impero cinese e la mia presenza in Mesopotamia è solo un tassello di questo nuovo grande gioco. Io personalmente lavoro quotidianamente per mantenere vivo il caos in questo paese di merda, impedendo così agli Stati Uniti di succhiare tutto il petrolio trivellabile come pensavano di fare. Del resto, ti sei mai chiesto perchè gli iracheni non hanno accolto i soldati americani con lanci di fiori e bigliettini dei Baci Perugina, bensì con salve di kalashnikov e colpi di mortaio? Forse perchè indispettiti da decenni di sanzioni e bombardamenti? Forse perchè turbati dall'essere stati fatti bersaglio di bombardamenti indiscriminati su zone abitate? Fesserie. Tutti sanno che gli iracheni, come i polesani, sono persone dabbene che non si turbano per così poco. La verità è che da anni io sobillo la rivolta per mantenere l'instabilità a livelli altissimi. E' la mia missione e nemmeno quel baffuto di Celio Rodigino potrà mai fermarmi, perchè godo di potenti protezioni. Ah! Ah! Ah!
Cordialità,
Vianello Monello #187
martedì 23 dicembre 2008
Sono innocente!
Ho fatto le valigie in fretta e furia, l'altro pomeriggio, quando ho saputo che Gaetano Gerulaitis stava per consegnare ai giornali un dossier in cui mi si accusa dell'omicidio, spacciato per suicidio nel maggio scorso, di mio fratello Vianello Monello.
Un cumulo di menzogne, inutile dirlo. Chiunque mi conosca appena sa che sono un uomo dabbene, incapace di fare male ad una mosca. Il mio rapporto burrascoso con mio fratello non è ragione sufficiente per adombrare ipotesi di omicidio a mio carico. Dopo la pubblicazione delle dichiarazioni di Gaetano Gerulaitis, mi hanno telefonato i miei più cari amici, tra cui Gaio Barfowskji e Gianmatteo Shakespeare, esprimendomi solidarietà e promettendo di tirarmi fuori dai guai. Io comunque rimarrò latitante. La galera non fa per me, anche se tra i miei innumerevoli amici ci sono alcuni tra i migliori avvocati della provincia, capaci di tenermi fuori dalla gattaiola per anni ed anni. E' stato Gaio stesso, del resto, a consigliarmi di non tornare in città: nei corridoi si mormora di un piano ordito da alcuni vetusti scaldapoltrone ammuffiti, con la collaborazione del massone Orlando Lupani, per farmi fuori in vista della campagna elettorale per le elezioni provinciali. "Temono che il tuo continuo scherzare e dileggiare la politica faccia perdere credibilità al rito democratico dell'urna", mi ha detto, con un grande understatement, il mio amico Gaio. Infami schizzi di guano rivolti per l'ennesima volta alla mia persona, da cui continuerò a difendermi facendo ciò che ho fatto fino ad ora. I responsabili di un piano così vile sono non solo persone prive di senso dell'umorismo, ma anche cinici avventurieri che non hanno esitato a coinvolgere Carmelo Johansson, sapendolo fragile e malato. Verso di loro va tutta la mia riprovazione.
Ho chiesto protezione al governo azero, che non ha esitato ad aprirmi le frontiere, dichiarandomi perseguitato politico. In virtù dell'amicizia con suo padre Heidar, ho ottenuto dal presidente Ilham Aliyev in persona un piccolo eremo in una zona top secret, in cui poter continuare la mia opera. In cambio ho promesso di supportarlo nella preparazione di un documento per definire una volta per tutte lo status del Nagorno-Karabakh e migliorare le relazioni con l'Armenia. "Caro Monello - mi ha detto Ilham- nel nostro paese è ancora forte la leggenda su quant hai fatto per noi ai tempi dell'operazione Edelweiss. Come posso non accoglierti a braccia aperte?" Mi attendono dunque mesi davvero interessanti. A voi, cari lettori, chiedo sostegno e pazienza.Vi invio una mia foto a cavallo, perchè sappiate che sono più in forma che mai.
Un cumulo di menzogne, inutile dirlo. Chiunque mi conosca appena sa che sono un uomo dabbene, incapace di fare male ad una mosca. Il mio rapporto burrascoso con mio fratello non è ragione sufficiente per adombrare ipotesi di omicidio a mio carico. Dopo la pubblicazione delle dichiarazioni di Gaetano Gerulaitis, mi hanno telefonato i miei più cari amici, tra cui Gaio Barfowskji e Gianmatteo Shakespeare, esprimendomi solidarietà e promettendo di tirarmi fuori dai guai. Io comunque rimarrò latitante. La galera non fa per me, anche se tra i miei innumerevoli amici ci sono alcuni tra i migliori avvocati della provincia, capaci di tenermi fuori dalla gattaiola per anni ed anni. E' stato Gaio stesso, del resto, a consigliarmi di non tornare in città: nei corridoi si mormora di un piano ordito da alcuni vetusti scaldapoltrone ammuffiti, con la collaborazione del massone Orlando Lupani, per farmi fuori in vista della campagna elettorale per le elezioni provinciali. "Temono che il tuo continuo scherzare e dileggiare la politica faccia perdere credibilità al rito democratico dell'urna", mi ha detto, con un grande understatement, il mio amico Gaio. Infami schizzi di guano rivolti per l'ennesima volta alla mia persona, da cui continuerò a difendermi facendo ciò che ho fatto fino ad ora. I responsabili di un piano così vile sono non solo persone prive di senso dell'umorismo, ma anche cinici avventurieri che non hanno esitato a coinvolgere Carmelo Johansson, sapendolo fragile e malato. Verso di loro va tutta la mia riprovazione.
Ho chiesto protezione al governo azero, che non ha esitato ad aprirmi le frontiere, dichiarandomi perseguitato politico. In virtù dell'amicizia con suo padre Heidar, ho ottenuto dal presidente Ilham Aliyev in persona un piccolo eremo in una zona top secret, in cui poter continuare la mia opera. In cambio ho promesso di supportarlo nella preparazione di un documento per definire una volta per tutte lo status del Nagorno-Karabakh e migliorare le relazioni con l'Armenia. "Caro Monello - mi ha detto Ilham- nel nostro paese è ancora forte la leggenda su quant hai fatto per noi ai tempi dell'operazione Edelweiss. Come posso non accoglierti a braccia aperte?" Mi attendono dunque mesi davvero interessanti. A voi, cari lettori, chiedo sostegno e pazienza.Vi invio una mia foto a cavallo, perchè sappiate che sono più in forma che mai.
lunedì 22 dicembre 2008
"Io so chi ha ucciso Vianello Monello"
Attenzione!!! Questo post è del tutto inattendibile come la totalità del materiale contenuto nel blog che altro non è se non uno sfogo creativo, voluto da alcuni psichiatri democratici per i propri pazienti nel trentesimo della legge Basaglia. Non induca sospetti il fatto che Monello Vianello sia partito ieri per una località ignota e il testo sia stato pubblicato da una scimmia ammaestrata della redazione di questo blog, corrotta con un casco di banane da un sedicente venditore di enciclopedie informatiche appartenente al movimento raeliano e, in passato, chierichetto per diversi sacerdoti cattolici integristi. L’uomo, noto per la passione sfegatata per il Rosso Antico, si sarebbe qualificato successivamente come la reincarnazione di Charles Aznavour.
“Ho deciso: vuoto il sacco. L’omicidio dell'originale Vianello Monello fu commissionato da Monello Vianello per riparare sé stesso dallo scandalo per l’assunzione clientelare del figlio Tornello Vianello (nella foto) in una pubblica amministrazione, grazie ai buoni offici del ministro Renato Brunetta”.
E’ destinato a essere ricordato come l’uomo delle sorprendenti rivelazioni Gaetano Gerulaitis, l’agente segreto già conosciuto come Carmelo Johansson assurto agli onori della cronaca per avere svelato il terzo ritorno in vita di Vianello Monello e la verità sul caso Attila Coretti. “Dopo essermi buttato nel crack non mi resta più molto da vivere – sottolinea l’agente Gerulaitis – quindi posso parlare a ruota libera, incurante delle ritorsioni dei potenti. Tornello Vianello è sempre stato un ragazzo irrequieto, poco disposto a studiare e lavorare, con una condotta di vita che ha provocato più di una preoccupazione a Monello Vianello. Dopo il divorzio dalla moglie Titti Vitti, fuggita con un mangiatore di fuoco armeno di origine ma residente a Peschiera Borromeo, Monello Vianello si è trovato da solo a seguire il giovane che si rendeva sempre più spesso protagonista di intemperanze e comportamenti fuori dai protocolli. Come quella volta che uscì un sabato sera con la Leblanc Mirabeau di famiglia vestito in giacca e cravatta come suo solito, salvo poi intrufolarsi vestito da avanzo di balera in una discoteca romagnola a toccare il culo alle anziane e a sfasciare i portaliquori. O l’abitudine di familiarizzare con i vetusti scaldapoltrone ammuffiti, svelando loro come la sua famiglia intendeva fronteggiarli per disarcionarli. O ancora il periodo in cui fece il volontario alla mensa Ozanam solo per il gusto di addizionare col guttalax gli alimenti destinati ai poveri".
Fu allora, secondo Johansson, che Monello Vianello, esasperato, decise di contattare il vecchio amico Renato Brunetta conosciuto all’università di Venezia. I due avevano stretto amicizia attraverso Gajo Barfowksij condividendo passioni quali le confraternite goliardiche, il burraco, i nani da giardino, la fustigazione dei pubblici amministratori. Brunetta, di fronte alla triste vicenda del fraterno amico, decise uno strappo alla regola e fece così assumere Tornello Vianello come
usciere al Comune di Rocca Cannuccia, guidato dal suo ex vicino di casa Teomondo Scrofalo”. Ma quello che sembrava un delitto perfetto, invece, non lo era. “Vianello Monello si è subito insospettito vedendo che quel perfetto idiota di suo nipote aveva trovato lavoro, per di più in un ente locale - prosegue il racconto -. Con una serie di intercettazioni ambientali e divinando il bilancio del Consvipo, come gli aruspici le interiora dei piccioni, trovò la quadra e successivamente le prove. Inviperito per l’onta di un’assunzione clientelare nella propria famiglia, decise di spiattellare tutto. A fregarlo fu l’abitudine di parlare a voce alta nel sonno. Lo sentirono così tutti i vicini, compreso Monello Vianello che decise di assoldare killer senza scrupoli per eliminare il gemello. La scena del delitto fu organizzata abilmente e, per costruirsi un alibi, Monello Vianello finse di essere morto lui prima di far emergere la morte di Vianello Monello”.
“Ho deciso: vuoto il sacco. L’omicidio dell'originale Vianello Monello fu commissionato da Monello Vianello per riparare sé stesso dallo scandalo per l’assunzione clientelare del figlio Tornello Vianello (nella foto) in una pubblica amministrazione, grazie ai buoni offici del ministro Renato Brunetta”.
E’ destinato a essere ricordato come l’uomo delle sorprendenti rivelazioni Gaetano Gerulaitis, l’agente segreto già conosciuto come Carmelo Johansson assurto agli onori della cronaca per avere svelato il terzo ritorno in vita di Vianello Monello e la verità sul caso Attila Coretti. “Dopo essermi buttato nel crack non mi resta più molto da vivere – sottolinea l’agente Gerulaitis – quindi posso parlare a ruota libera, incurante delle ritorsioni dei potenti. Tornello Vianello è sempre stato un ragazzo irrequieto, poco disposto a studiare e lavorare, con una condotta di vita che ha provocato più di una preoccupazione a Monello Vianello. Dopo il divorzio dalla moglie Titti Vitti, fuggita con un mangiatore di fuoco armeno di origine ma residente a Peschiera Borromeo, Monello Vianello si è trovato da solo a seguire il giovane che si rendeva sempre più spesso protagonista di intemperanze e comportamenti fuori dai protocolli. Come quella volta che uscì un sabato sera con la Leblanc Mirabeau di famiglia vestito in giacca e cravatta come suo solito, salvo poi intrufolarsi vestito da avanzo di balera in una discoteca romagnola a toccare il culo alle anziane e a sfasciare i portaliquori. O l’abitudine di familiarizzare con i vetusti scaldapoltrone ammuffiti, svelando loro come la sua famiglia intendeva fronteggiarli per disarcionarli. O ancora il periodo in cui fece il volontario alla mensa Ozanam solo per il gusto di addizionare col guttalax gli alimenti destinati ai poveri".
Fu allora, secondo Johansson, che Monello Vianello, esasperato, decise di contattare il vecchio amico Renato Brunetta conosciuto all’università di Venezia. I due avevano stretto amicizia attraverso Gajo Barfowksij condividendo passioni quali le confraternite goliardiche, il burraco, i nani da giardino, la fustigazione dei pubblici amministratori. Brunetta, di fronte alla triste vicenda del fraterno amico, decise uno strappo alla regola e fece così assumere Tornello Vianello come
usciere al Comune di Rocca Cannuccia, guidato dal suo ex vicino di casa Teomondo Scrofalo”. Ma quello che sembrava un delitto perfetto, invece, non lo era. “Vianello Monello si è subito insospettito vedendo che quel perfetto idiota di suo nipote aveva trovato lavoro, per di più in un ente locale - prosegue il racconto -. Con una serie di intercettazioni ambientali e divinando il bilancio del Consvipo, come gli aruspici le interiora dei piccioni, trovò la quadra e successivamente le prove. Inviperito per l’onta di un’assunzione clientelare nella propria famiglia, decise di spiattellare tutto. A fregarlo fu l’abitudine di parlare a voce alta nel sonno. Lo sentirono così tutti i vicini, compreso Monello Vianello che decise di assoldare killer senza scrupoli per eliminare il gemello. La scena del delitto fu organizzata abilmente e, per costruirsi un alibi, Monello Vianello finse di essere morto lui prima di far emergere la morte di Vianello Monello”.
domenica 21 dicembre 2008
Le visioni di Leonida Gusmaroli #15
Rientrato in fretta e furia da Odessa per evitare di essere soggetto a rappresaglie fuori dai protocolli da parte del baffone più instabile del Polesine, ossia Celio Rodigino, il lungimirante Leonida Gusmaroli torna a vaticinare sul futuro della piccola Mesopotamia padana. Le sue avventure ucraine con la signora Timoshenko in Rodigino saranno presto raccontate nel volume autobiografico a tinte forti “Una signora per…pene! - Riflessioni su amore, bellezza, spiritualità” con prefazione a quattro mani di Giuseppe Pietroni e Federica Zarri.
Renzo cerca ispirazione nel passato
Stanco di raccontare barzellette vecchie e stantie, Renzo Marangon userà la macchina del tempo dei fratelli Colasberna per recuperare dal passato grandi scrittori che possano aiutarlo a trovare spunti per dare verve alle conversazioni, senza riciclare antiche storielline sumere. Purtroppo l’esperimento fallirà col primo viaggio in cui l’assessore regionale porta nella Rovigo del 2008 il russo Anton Cecov che si suiciderà alla domanda di Marangon: “Hai mai pensato di scrivere un romanzo intitolato Visti da vicino?”.
Rifondazione a congresso
Il segretario provinciale a vita del Prc, Anna Lucia Riberto, aprirà il congresso straordinario del partito con questa incredibile dichiarazione: “Mi dichiaro colpevole di essere stata leader del blocco della destra e dei trockijsti. Quindi mi dichiaro colpevole di tutte le conseguenze dirette e di tutto il complesso delle azioni compiute da questa organizzazione controrivoluzionaria”. Purtroppo nessuno ascolterà l’affermazione, perché l’assise avrà un solo partecipante, essendo ormai state tolte le chiavi della sede a chiunque non si chiami, appunto, Anna Lucia Riberto.
Nuova giunta provinciale
Luigi Migliorini vincerà le elezioni provinciali con la lista Polesine Moderno. Innovativa la Giunta: Marioliti alle Pari opportunità, Pupazzo Gnappo alla Pubblica istruzione, Pagliaccio Farfallo alle Politiche sociali, il Marchese Etrusco Erre allo Sviluppo economico, Monello Vianello portavoce, Mileno Scresan al Bilancio, Mariottide alla Cultura, il ticket Piero Cadavere Pacciani ed Er Canaro a quel che rimane.
Renzo cerca ispirazione nel passato
Stanco di raccontare barzellette vecchie e stantie, Renzo Marangon userà la macchina del tempo dei fratelli Colasberna per recuperare dal passato grandi scrittori che possano aiutarlo a trovare spunti per dare verve alle conversazioni, senza riciclare antiche storielline sumere. Purtroppo l’esperimento fallirà col primo viaggio in cui l’assessore regionale porta nella Rovigo del 2008 il russo Anton Cecov che si suiciderà alla domanda di Marangon: “Hai mai pensato di scrivere un romanzo intitolato Visti da vicino?”.
Rifondazione a congresso
Il segretario provinciale a vita del Prc, Anna Lucia Riberto, aprirà il congresso straordinario del partito con questa incredibile dichiarazione: “Mi dichiaro colpevole di essere stata leader del blocco della destra e dei trockijsti. Quindi mi dichiaro colpevole di tutte le conseguenze dirette e di tutto il complesso delle azioni compiute da questa organizzazione controrivoluzionaria”. Purtroppo nessuno ascolterà l’affermazione, perché l’assise avrà un solo partecipante, essendo ormai state tolte le chiavi della sede a chiunque non si chiami, appunto, Anna Lucia Riberto.
Nuova giunta provinciale
Luigi Migliorini vincerà le elezioni provinciali con la lista Polesine Moderno. Innovativa la Giunta: Marioliti alle Pari opportunità, Pupazzo Gnappo alla Pubblica istruzione, Pagliaccio Farfallo alle Politiche sociali, il Marchese Etrusco Erre allo Sviluppo economico, Monello Vianello portavoce, Mileno Scresan al Bilancio, Mariottide alla Cultura, il ticket Piero Cadavere Pacciani ed Er Canaro a quel che rimane.
sabato 20 dicembre 2008
Una lezione di democrazia
Da un campeggio in Val di Fiemme, dove l'opposizione a Palazzo Nodari si è ritirata a complottare, condividendo le asperità dell'inverno e le difficoltà della vita all'aria aperta, Andrea Bimbatti ha fatto sentire la sua voce l'altro ieri, in occasione del Consiglio Comunale: "Col cazzo che partecipiamo - ha scritto in una breve nota - Piuttosto che rivedere quel bruto arrogante e manesco di Vito Piccininno rimaniamo intanati nei boschi fino alle prossime elezioni. Siamo tutti d'accordo e boicotteremo i lavori del Consiglio ad oltranza, vivendo nella natura, nutrendoci di neve e bacche e fortificando anima e corpo per tornare più duri e temprati che mai. Ah! Ah! Ah!"
I lavori sono così proseguiti con il solo apporto della maggioranza, rivelando un incredibile esito della contestazione del centrodestra: senza opposizione si lavora meglio. Sono bastate infatti poche ore per esaurire in sveltezza i 762 punti all'ordine del giorno, tra cui spiccavano interessanti approfondimenti su capitoli di bilancio quali "Spesa per rimborso acquisto Svitol per porta arrugginita da dipendente comunale" o mozioni di importanza epocale quali "Intitoliamo una via a Gianni Bugno, se per caso non c'è già". Un raro esempio di discussione civile e urbana, nonchè di efficienza della macchina politica. "Di ciò ringrazio gli amici dell'opposizione - commenta il sindaco, Fausto Merchiori - E confermo il mandato di Vito Piccininno a oltranza, visti gli ottimi esiti prodotti dal suo lavoro. Si parla spesso dei tempi eterni della politica: ebbene, noi oggi abbiamo dato un esempio storico di come è possibile accelerare il processo decisionale, superando la fase dello sterile dibattito, dell'ostruzionismo fine a se stesso, delle polemiche che avvelenano i civili rapporti tra le persone che si adoprano per il bene della collettività. Di ciò ringraziamo anche l'opposizione, che ha contribuito a questo importante risultato".
L'effetto boomerang ha prodotto nuove crepe nel centrodestra, che si è sfogato dapprima con una durissima battaglia a palle di neve, dopodichè con una serie di documenti e note al fulmicotone: "E' tutta colpa del B.V. Paolino, è stato lui a proporre di andarsene per infinocchiare gli avversari, e invece è accaduto il contrario. E' tutto un piano ordito in accordo con Gigi Minestrina per favorire alcune decisioni chiave della maggioranza, quali il riconoscimento debito fuori bilancio ai sensi dell’art. 194, comma 1, lettera A, D. Lgs. n. 267/2000, per liquidazione compenso avv. Rodolfo Lorenzoni, curatore dell’eredità giacente defunta Contato Angelina!" Accuse che Avezzù non raccoglie e anzi respinge al mittente: "Ma se sei tu, Bimbatti, che ci hai costretti a venire qui in questo campeggio di merda, col freddo che fa, che ogni volta che devo andare a cagare mi viene la diarrea e la notte c'ho i piroli di ghiaccio sul telaio della tenda! - scrive in un comunicato - La colpa di tutto questo è solo tua, figurati se sarei potuto mancare al Consiglio Comunale in cui avrei discusso finalmente la proposta di intitolare una via a Giovanni Paolo II!" Il controesodo è iniziato già a metà pomeriggio, quando l'Udc ha abbandonato il campeggio, seguita a ruota dalla Lega Nord: "Niente di personale - ha commentato Alessandro Zanforlini D'Isanto, nel salutare - Ma mi sta venendo la febbre con quest'arietta ghiacciata. E domani devo andare al lavoro". Mentre il Pdl e Forza Italia battibeccavano sul da farsi, l'unico a mandare un segnale di determinazione è stato Roberto Magaraggia, alloggiato al vicino Hotel Miramonti: "Qui, nel comfort di un cinque stelle con piscina riscaldata e pianobar continuerò la mia indefessa lotta ad oltranza contro la malvagia giunta bolscevica di Fausto Merchiori e Vito Piccininno! Orsù, colleghi, non desistete, alla pugna fino alla vittoria completa sui malvagi che ci opprimono!"
I lavori sono così proseguiti con il solo apporto della maggioranza, rivelando un incredibile esito della contestazione del centrodestra: senza opposizione si lavora meglio. Sono bastate infatti poche ore per esaurire in sveltezza i 762 punti all'ordine del giorno, tra cui spiccavano interessanti approfondimenti su capitoli di bilancio quali "Spesa per rimborso acquisto Svitol per porta arrugginita da dipendente comunale" o mozioni di importanza epocale quali "Intitoliamo una via a Gianni Bugno, se per caso non c'è già". Un raro esempio di discussione civile e urbana, nonchè di efficienza della macchina politica. "Di ciò ringrazio gli amici dell'opposizione - commenta il sindaco, Fausto Merchiori - E confermo il mandato di Vito Piccininno a oltranza, visti gli ottimi esiti prodotti dal suo lavoro. Si parla spesso dei tempi eterni della politica: ebbene, noi oggi abbiamo dato un esempio storico di come è possibile accelerare il processo decisionale, superando la fase dello sterile dibattito, dell'ostruzionismo fine a se stesso, delle polemiche che avvelenano i civili rapporti tra le persone che si adoprano per il bene della collettività. Di ciò ringraziamo anche l'opposizione, che ha contribuito a questo importante risultato".
L'effetto boomerang ha prodotto nuove crepe nel centrodestra, che si è sfogato dapprima con una durissima battaglia a palle di neve, dopodichè con una serie di documenti e note al fulmicotone: "E' tutta colpa del B.V. Paolino, è stato lui a proporre di andarsene per infinocchiare gli avversari, e invece è accaduto il contrario. E' tutto un piano ordito in accordo con Gigi Minestrina per favorire alcune decisioni chiave della maggioranza, quali il riconoscimento debito fuori bilancio ai sensi dell’art. 194, comma 1, lettera A, D. Lgs. n. 267/2000, per liquidazione compenso avv. Rodolfo Lorenzoni, curatore dell’eredità giacente defunta Contato Angelina!" Accuse che Avezzù non raccoglie e anzi respinge al mittente: "Ma se sei tu, Bimbatti, che ci hai costretti a venire qui in questo campeggio di merda, col freddo che fa, che ogni volta che devo andare a cagare mi viene la diarrea e la notte c'ho i piroli di ghiaccio sul telaio della tenda! - scrive in un comunicato - La colpa di tutto questo è solo tua, figurati se sarei potuto mancare al Consiglio Comunale in cui avrei discusso finalmente la proposta di intitolare una via a Giovanni Paolo II!" Il controesodo è iniziato già a metà pomeriggio, quando l'Udc ha abbandonato il campeggio, seguita a ruota dalla Lega Nord: "Niente di personale - ha commentato Alessandro Zanforlini D'Isanto, nel salutare - Ma mi sta venendo la febbre con quest'arietta ghiacciata. E domani devo andare al lavoro". Mentre il Pdl e Forza Italia battibeccavano sul da farsi, l'unico a mandare un segnale di determinazione è stato Roberto Magaraggia, alloggiato al vicino Hotel Miramonti: "Qui, nel comfort di un cinque stelle con piscina riscaldata e pianobar continuerò la mia indefessa lotta ad oltranza contro la malvagia giunta bolscevica di Fausto Merchiori e Vito Piccininno! Orsù, colleghi, non desistete, alla pugna fino alla vittoria completa sui malvagi che ci opprimono!"
venerdì 19 dicembre 2008
Nuova ipotesi di riconversione
La seconda morte di Cicciuzzo Sconciaforni apre un nuovo fronte nel dibattito per la conversione della centrale di Polesine Camerini. Il corpo del noto pornodivo, infatti, dopo la morte è tornato alle fattezze originali e giace ancora intatto in una cappella costruita su misura e depositata all'Interporto in attesa di trovare un inceneritore abbastanza grande per la cremazione (nella foto, un momento del trasporto). “Propongo di utilizzare le abbondanti scorte di lardo del defunto per alimentare i gruppi termoelettrici – sostiene Vanni Destro, portavoce del gruppo “Cittadini per la partecipazione” – secondo le stime di tecnici indipendenti da noi appositamente contattati, la sunia di quel maiale fascista potrà far funzionare la centrale a basso impatto fino al 2023 e, quindi, ci sarà tutto il tempo per riconvertire in chiave ecosostenibile l’intero sistema produttivo del Delta. Ora la lobby del carbone non ha più alibi”.
Posizioni sostenute dal parere legale dell’avvocato dei comitati ambientalisti, Matteo Ceruti: “Attraverso i familiari del compianto Cicciuzzo abbiamo verificato che il defunto desiderava essere cremato. Non avendo precisato se volesse che ciò avvenisse in un’unica soluzione siamo tranquilli sotto ogni aspetto sulla percorribilità dell’ipotesi prospettata da Vanni Destro”. Plaude anche il sindaco Fausto Merchiori. “E’ una scelta entro tutti i protocolli – sottolinea – e, oltre al fatto che l’amico Angelo Milan non avrà più pretesto per tirarmi dei trappoloni sul carbone facendo comunella coi nemici del popolo dell’opposizione, sono felice che con la combustione verrà annullato il dna del signor Sconciaforni e, quindi, scongiureremo un suo nuovo bizzarro ritorno in vita, magari in centinaia di copie come accaduto con quella buona lana del signor Vianello Monello”.
Non giungono lamentele dall’opposizione o, almeno, dal B.V. Paolino: “La vita va difesa dal concepimento fino all’epilogo naturale. Con quel cadavere fate, quindi, quello stracazzo che vi pare”. Ma dai sostenitori del carbone pulito giunge un allarme preoccupato. “Prevedo catastrofi – afferma un terrorizzato professor Gajo Barfowskij – dall’alto della mia alta altitudine scientifica temo che invece la dispersione di particelle di Cicciuzzo nell’aria a contatto con l’umidità produrranno per condensa miliardi di Cicciuzzi infinitesimali che, per fare alcuni esempi, entreranno nei polmoni dei polesani o divoreranno, invisibili, i raccolti con più voracità di un esercito di schifose locuste. Senza contare che gli irrisolti effetti del mio invertitore molecolare riporteranno, nel tempo, in vita organismi unicellulari primordiali che riprodurranno malattie ormai sconosciute al nostro sistema immunitario”.
Posizioni sostenute dal parere legale dell’avvocato dei comitati ambientalisti, Matteo Ceruti: “Attraverso i familiari del compianto Cicciuzzo abbiamo verificato che il defunto desiderava essere cremato. Non avendo precisato se volesse che ciò avvenisse in un’unica soluzione siamo tranquilli sotto ogni aspetto sulla percorribilità dell’ipotesi prospettata da Vanni Destro”. Plaude anche il sindaco Fausto Merchiori. “E’ una scelta entro tutti i protocolli – sottolinea – e, oltre al fatto che l’amico Angelo Milan non avrà più pretesto per tirarmi dei trappoloni sul carbone facendo comunella coi nemici del popolo dell’opposizione, sono felice che con la combustione verrà annullato il dna del signor Sconciaforni e, quindi, scongiureremo un suo nuovo bizzarro ritorno in vita, magari in centinaia di copie come accaduto con quella buona lana del signor Vianello Monello”.
Non giungono lamentele dall’opposizione o, almeno, dal B.V. Paolino: “La vita va difesa dal concepimento fino all’epilogo naturale. Con quel cadavere fate, quindi, quello stracazzo che vi pare”. Ma dai sostenitori del carbone pulito giunge un allarme preoccupato. “Prevedo catastrofi – afferma un terrorizzato professor Gajo Barfowskij – dall’alto della mia alta altitudine scientifica temo che invece la dispersione di particelle di Cicciuzzo nell’aria a contatto con l’umidità produrranno per condensa miliardi di Cicciuzzi infinitesimali che, per fare alcuni esempi, entreranno nei polmoni dei polesani o divoreranno, invisibili, i raccolti con più voracità di un esercito di schifose locuste. Senza contare che gli irrisolti effetti del mio invertitore molecolare riporteranno, nel tempo, in vita organismi unicellulari primordiali che riprodurranno malattie ormai sconosciute al nostro sistema immunitario”.
giovedì 18 dicembre 2008
Celio l'assassino
Nemmeno la fuga nel passato, compiuta grazie al tradimento di Johnny Colasberna, ha messo al riparo i cloni di Vianello Monello sopravvissuti all'olocausto programmato per loro da Celio Rodigino. Mentre storici e investigatori della Provincia spulciano i libri di storia per scoprire le tracce dei cloni fuggiti in altre epoche, è lo stesso Celio a inviarmi una drammatica testimonianza di come ha risolto una vicenda che avrebbe potuto alterare per sempre il continuum spaziotemporale. Non potevo non pubblicarla integralmente.
Caro Monello, unica fonte di informazione libera e attendibile in Polesine, questo mio diario ti risulterà sgradito in prima istanza. So che non apprezzi i miei metodi, ma ciò che ti narrerò dovrebbe dismostrarti che è a rischio la sopravvivenza stessa del mondo come lo conosciamo. Rivelando la verità spero così di lavare dal sangue la mia coscienza sporcata da innumerevoli delitti, compiuti sempre per una causa alta e nel rispetto dell'ambiente.
Grazie all'aiuto di Maicol Colasberna sono riuscito a infiltrarmi nella corte cinese dell'imperatore Hung Hsi, negli anni Trenta del XV secolo, contando su un abile cammuffamento (ti allego una foto) e vari gadget tecnologici che non ti racconto per non annoiarti. Il mio dotto amico Maicol ed io avevamo individuato uno dei cloni sopravvissuti in quell'epoca remota e poco conosciuta della storia del grande impero cinese, impegnato in un torbido intrigo legato alle epopee marinaresche di Zheng He, che a capo di una grandiosa flotta solcò per trent'anni il mare Occidentale fino alle coste dell'Africa, ben prima del dominio europeo nei viaggi intercontinentali. Come sai alla morte dell'imperatore Yongle, il suo successore Hung Hsi fece cessare le spedizioni per i sette mari, mettendo fine al primato cinese della navigazione e lasciando così che nei secoli successivi fossero gli europei a colonizzare il mondo, con tutte le conseguenze che conosci. Conosciamo solo brandelli del piano con cui il clone di Vianello Monello, giunto alla corte di Hung Hsi con il falso e pacchiano nome di Lao Teng, intendesse cambiare la storia: l'obiettivo era indubbiamente impedire che la Cina, ripiegandosi in se stessa, perdesse il primato della navigazione e inoltre convincere l'imperatore che tale primato andasse mantenuto soprattutto in chiave egemonica. Se ciò fosse accaduto, la Cina avrebbe non solo colonizzato gran parte del mondo conosciuto prima che i portoghesi mettessero piede su un'imbarcazione, ma forse avrebbe davvero invaso l'America come alcuni eccentrici sostengono sia accaduto. Difficile capire se poi i cinesi, la cui mentalità è così profondamente diversa da quella occidentale, avrebbero conquistato territori, sottratto risorse e soggiogato popoli primitivi, come poi hanno fatto i nostri conterranei. Di fatto non potremo mai saperlo, perchè io ho impedito che il folle piano per cambiare la storia avesse successo.
Come ho fatto? E' bastato diventare buon amico di Hung Hsi, quanto basta per conquistarmi la sua fiducia e convincerlo che Lao Teng, il cui nome idiota era già di per sè una prova, era in realtà un infiltrato della dinastia mongola degli Yuan, e che il progetto di proseguire nelle esplorazioni con una flotta di centinaia di navi mirava in realtà a distruggere l'impero cinese per l'insostenibilità economica di una simile impresa. Furioso, l'imperatore ha preteso che Lao Teng, alias Vianello Monello, venisse condotto immediatamente da lui. Raggiunto nei suoi appartamenti dal sottoscritto, accompagnato dalle guardie imperiali, il pusillanime era fuggito. Una fuga di breve durata, tuttavia. Dopo un inseguimento rocambolesco, il sobillatore è stato acciuffato e condannato a morte sul posto, mediante decapitazione. Io stesso, per onore concessomi dall'imperatore stesso, ho maneggiato la lama che ha staccato la sua schifosa testa dal collo, mentre questo ululava frasi di pietà, tra fiotti si sangue arterioso. Ho poi consegnato personalmente il capo del traditore a Hung Hsi, che, appostolo su una picca, lo ha esposto all'esterno del palazzo.
Questo finale truculento ti indurrà come sempre a farmi la morale. Ma con la barbarie di cui sono stato protagonista ho salvato il mondo da sconvolgimenti ben peggiori. Giudicate voi. Io ora non ho tempo da perdere con queste fregnacce. Maicol mi segnala che un altro clone di Vianello Monello è stato rintracciato nel Transvaal di fine Ottocento, durante la guerra anglo-boera. Voci discordanti lo vedono protagonista della battaglia di Majuba Hill e attore di una cospirazione per uccidere Robert Baden-Powell durante la difesa di Mafeking. Un piano che, se messo in atto, potrebbe avere esiti davvero imprevedibili non solo per il movimento scout mondiale, ma anche per l'assetto geopolitico del continente africano. Di fronte a ciò, chi è il criminale?
Caro Monello, unica fonte di informazione libera e attendibile in Polesine, questo mio diario ti risulterà sgradito in prima istanza. So che non apprezzi i miei metodi, ma ciò che ti narrerò dovrebbe dismostrarti che è a rischio la sopravvivenza stessa del mondo come lo conosciamo. Rivelando la verità spero così di lavare dal sangue la mia coscienza sporcata da innumerevoli delitti, compiuti sempre per una causa alta e nel rispetto dell'ambiente.
Grazie all'aiuto di Maicol Colasberna sono riuscito a infiltrarmi nella corte cinese dell'imperatore Hung Hsi, negli anni Trenta del XV secolo, contando su un abile cammuffamento (ti allego una foto) e vari gadget tecnologici che non ti racconto per non annoiarti. Il mio dotto amico Maicol ed io avevamo individuato uno dei cloni sopravvissuti in quell'epoca remota e poco conosciuta della storia del grande impero cinese, impegnato in un torbido intrigo legato alle epopee marinaresche di Zheng He, che a capo di una grandiosa flotta solcò per trent'anni il mare Occidentale fino alle coste dell'Africa, ben prima del dominio europeo nei viaggi intercontinentali. Come sai alla morte dell'imperatore Yongle, il suo successore Hung Hsi fece cessare le spedizioni per i sette mari, mettendo fine al primato cinese della navigazione e lasciando così che nei secoli successivi fossero gli europei a colonizzare il mondo, con tutte le conseguenze che conosci. Conosciamo solo brandelli del piano con cui il clone di Vianello Monello, giunto alla corte di Hung Hsi con il falso e pacchiano nome di Lao Teng, intendesse cambiare la storia: l'obiettivo era indubbiamente impedire che la Cina, ripiegandosi in se stessa, perdesse il primato della navigazione e inoltre convincere l'imperatore che tale primato andasse mantenuto soprattutto in chiave egemonica. Se ciò fosse accaduto, la Cina avrebbe non solo colonizzato gran parte del mondo conosciuto prima che i portoghesi mettessero piede su un'imbarcazione, ma forse avrebbe davvero invaso l'America come alcuni eccentrici sostengono sia accaduto. Difficile capire se poi i cinesi, la cui mentalità è così profondamente diversa da quella occidentale, avrebbero conquistato territori, sottratto risorse e soggiogato popoli primitivi, come poi hanno fatto i nostri conterranei. Di fatto non potremo mai saperlo, perchè io ho impedito che il folle piano per cambiare la storia avesse successo.
Come ho fatto? E' bastato diventare buon amico di Hung Hsi, quanto basta per conquistarmi la sua fiducia e convincerlo che Lao Teng, il cui nome idiota era già di per sè una prova, era in realtà un infiltrato della dinastia mongola degli Yuan, e che il progetto di proseguire nelle esplorazioni con una flotta di centinaia di navi mirava in realtà a distruggere l'impero cinese per l'insostenibilità economica di una simile impresa. Furioso, l'imperatore ha preteso che Lao Teng, alias Vianello Monello, venisse condotto immediatamente da lui. Raggiunto nei suoi appartamenti dal sottoscritto, accompagnato dalle guardie imperiali, il pusillanime era fuggito. Una fuga di breve durata, tuttavia. Dopo un inseguimento rocambolesco, il sobillatore è stato acciuffato e condannato a morte sul posto, mediante decapitazione. Io stesso, per onore concessomi dall'imperatore stesso, ho maneggiato la lama che ha staccato la sua schifosa testa dal collo, mentre questo ululava frasi di pietà, tra fiotti si sangue arterioso. Ho poi consegnato personalmente il capo del traditore a Hung Hsi, che, appostolo su una picca, lo ha esposto all'esterno del palazzo.
Questo finale truculento ti indurrà come sempre a farmi la morale. Ma con la barbarie di cui sono stato protagonista ho salvato il mondo da sconvolgimenti ben peggiori. Giudicate voi. Io ora non ho tempo da perdere con queste fregnacce. Maicol mi segnala che un altro clone di Vianello Monello è stato rintracciato nel Transvaal di fine Ottocento, durante la guerra anglo-boera. Voci discordanti lo vedono protagonista della battaglia di Majuba Hill e attore di una cospirazione per uccidere Robert Baden-Powell durante la difesa di Mafeking. Un piano che, se messo in atto, potrebbe avere esiti davvero imprevedibili non solo per il movimento scout mondiale, ma anche per l'assetto geopolitico del continente africano. Di fronte a ciò, chi è il criminale?
mercoledì 17 dicembre 2008
Azzi in Albania!
Una mozione bipartisan è stata votata nei giorni scorsi dai direttivi dei due principali partiti polesani, sul tema della riconversione a carbone di Polesine Camerini.
"Non abbiamo potuto esimerci dall'intervenire nel merito della questione, dopo l'annuncio di Renzo Marangon che Enel sarebbe pronta a trasferire tutto l'ambaradàn in Albania, perchè stufa di aspettare il parere della Commissione Via sul carbone a Porto Tolle", scrivono a quattro mani i rappresentanti di Pd e Pdl, pronti a presentare il documento in consiglio provinciale e nei consigli comunali di appartenenza. L'ipotesi è tutt'altro che provocatoria: l'azienda ha infatti collaudato un'immane gru volante, mossa da potenti reattori nucleari, che dovrebbe traslocare fisicamente la centrale da una costa all'altra del mare Adriatico. "Quest'ultima eventualità non ci deve cogliere impreparati - si legge - Chiediamo che, qualora Enel decidesse di trasferire know how e tecnologie in Albania, porti con sé anche i rappresentanti del Partito del Carbone, Carlo Alberto Azzi e Renzo Marangon. Riteniamo che il loro contributo teorico non possa che seguire l'oggetto del desiderio per cui tanto si sono spesi". Più che da nobili intenti, la proposta sembra però una mossa dei due partiti per sbarazzarsi dei rispettivi esponenti (ancora incerta la sorte di Gabriele Frigato).
Sobria la smentita di Azzi, che, interpellato sul perchè all'assemblea del Pd tutti evitassero di sedersi vicino a lui come se avesse la lebbra, risponde senza tentennamenti: "Sono illazioni, la verità è che quel giorno avevo un attacco di flatulenza particolarmente grave, dopo avere mangiato uova, fagioli e crauti lessi. Anche il gesto di Giuliano Ferraccioli nei miei confronti, che qualcuno ha interpretato come un invito a levarmi dai coglioni politicamente, è stato in realtà una richiesta un po' rude di posizionarmi più vicino alle finestre per far svaporare la sala. Non capisco tanto scandalo". L'assessore regionale al Territorio, dal canto suo, ribatte con il consueto sense of humour: "Ho già pronto il gommone per raggiungere il caro amico Sali Berisha, a cui racconterò il meglio delle barzellette sugli albanesi - dice - ad esempio, quella dell'albanese che arriva in una fattoria nel trevigiano, vede una cisterna d'acqua e si avvicina per bere. Il contadino fa per fermarlo: Ma sei scemo? E' avvelenata! E l'altro: Io non capire, io albanese. E il contadino: Bevi piano, che è fredda! Ah! Ah! E' terribile, ma sono certo che Sali saprà apprezzare con grande autoironia".
"Non abbiamo potuto esimerci dall'intervenire nel merito della questione, dopo l'annuncio di Renzo Marangon che Enel sarebbe pronta a trasferire tutto l'ambaradàn in Albania, perchè stufa di aspettare il parere della Commissione Via sul carbone a Porto Tolle", scrivono a quattro mani i rappresentanti di Pd e Pdl, pronti a presentare il documento in consiglio provinciale e nei consigli comunali di appartenenza. L'ipotesi è tutt'altro che provocatoria: l'azienda ha infatti collaudato un'immane gru volante, mossa da potenti reattori nucleari, che dovrebbe traslocare fisicamente la centrale da una costa all'altra del mare Adriatico. "Quest'ultima eventualità non ci deve cogliere impreparati - si legge - Chiediamo che, qualora Enel decidesse di trasferire know how e tecnologie in Albania, porti con sé anche i rappresentanti del Partito del Carbone, Carlo Alberto Azzi e Renzo Marangon. Riteniamo che il loro contributo teorico non possa che seguire l'oggetto del desiderio per cui tanto si sono spesi". Più che da nobili intenti, la proposta sembra però una mossa dei due partiti per sbarazzarsi dei rispettivi esponenti (ancora incerta la sorte di Gabriele Frigato).
Sobria la smentita di Azzi, che, interpellato sul perchè all'assemblea del Pd tutti evitassero di sedersi vicino a lui come se avesse la lebbra, risponde senza tentennamenti: "Sono illazioni, la verità è che quel giorno avevo un attacco di flatulenza particolarmente grave, dopo avere mangiato uova, fagioli e crauti lessi. Anche il gesto di Giuliano Ferraccioli nei miei confronti, che qualcuno ha interpretato come un invito a levarmi dai coglioni politicamente, è stato in realtà una richiesta un po' rude di posizionarmi più vicino alle finestre per far svaporare la sala. Non capisco tanto scandalo". L'assessore regionale al Territorio, dal canto suo, ribatte con il consueto sense of humour: "Ho già pronto il gommone per raggiungere il caro amico Sali Berisha, a cui racconterò il meglio delle barzellette sugli albanesi - dice - ad esempio, quella dell'albanese che arriva in una fattoria nel trevigiano, vede una cisterna d'acqua e si avvicina per bere. Il contadino fa per fermarlo: Ma sei scemo? E' avvelenata! E l'altro: Io non capire, io albanese. E il contadino: Bevi piano, che è fredda! Ah! Ah! E' terribile, ma sono certo che Sali saprà apprezzare con grande autoironia".
martedì 16 dicembre 2008
"Metallari! La Lega Nord vi ama!"
Giubbotto in pelle, borchie a profusione, occhiali scuri e aria truce ma autoironica. Ecco il nuovo look di Antonello Contiero (nella foto), leader della Lega Nord, che - ormai certo della vittoria alle prossime elezioni provinciali - ha voluto annunciare così il proprio sostegno al mondo giovanile, tanto bistrattato dai vetusti scaldapoltrone ammuffiti che ormai infestano lo scenario politico polesano.
"Le giovani generazioni sono la leva con cui scalzare questi macigni secolari dalle loro poltrone!", ha tuonato dal palco allestito abusivamente in piazza Vittorio Emanuele, facendosi accompagnare dai Mortorium, gruppo black metal rodigino, tanto contestato durante l'esibizione a Rowoodstock. "Ebbene, lo rivelo: questi ragazzi suonano per me da sempre - prosegue il leader del Carroccio - Li ho esortati io ad esibirsi al festival della creatività giovanile, certo che la provocazione avrebbe avuto effetto: sono venuti allo scoperto tutti i benpensanti che si riempiono la bocca con la parola giovani, tutti in fila a brontolare e protestare per il troppo rumore e per il fastidio arrecato ai cittadini e ai negozianti! Io dico: questo frastuono è solo un sussurro rispetto al rombo della valanga che vi travolgerà!" Dopo il comizio, Contiero si è lasciato andare volentieri al bel canto, con una sempreverde cover di Burzum che non ha mancato di allietare gli animi dei quindici partecipanti all'evento. "Dioccan, el ga rason! Viva ea Lega, dioccan!", ha commentato uno dei suoi sostenitori, prima di venire travolto da un pogo incontrollato.
Perplesso il mondo leghista, di fronte all'ennesimo outing a tinte forti: "Personalmente non ho mai apprezzato questo genere musicale, ma è importante il segnale lanciato al mondo giovanile - commenta Simone Bedendo - Resto perplesso sulla citazione di Burzum, non vorrei che venisse male interpretata dalla Chiesa e fosse un nuovo motivo di scontro con il nostro vescovo". Sereno, invece, monsignor Lucio Soravito De Franceschi: "Anche se mi diletta di più strimpellare la fisarmonica ho una cultura musicale poliedrica. D'altro canto già qualche tempo fa avevo invitato Fratello Metallo per un concerto a Rovigo. Ben venga qualunque iniziativa rivolta ai giovani. Quanto a Burzum, mi sembra un po' passatello: le ultime cose belle le ha fatte prima di finire in galera, adesso le sue pippe new age sono davvero scadenti. Valgono davvero la metà di una qualsiasi opera per organo di Johann Sebastian Bach". Compatto il centrosinistra nello stigmatizzare la posizione di Contiero: "Il coordinatore della Lega non ci rincorra per puri motivi elettorali - replica il sindaco, Fausto Merchiori - Non solo io giro sempre con il best of dei Judas Priest nell'autoradio, ma faccio notare che il bravo Massimo Borgato, presidente del Censer, da mesi è in tournée con gli In Flames. Senza contare Antonio Costato, che da mesi dà lustro al Polesine proponendo la sua esuberante vocalità nei Napalm Death. Contiero se la metta via: è arrivato per ultimo e le baracconate non potranno mai mettere in ombra chi si dedica alla musica per vera passione. A proposito, vi ho mai raccontato di quando, da giovane, suonavo con I Malavoglia, la prima rock band a comporre concept album ispirati all'opera di Verga?"
"Le giovani generazioni sono la leva con cui scalzare questi macigni secolari dalle loro poltrone!", ha tuonato dal palco allestito abusivamente in piazza Vittorio Emanuele, facendosi accompagnare dai Mortorium, gruppo black metal rodigino, tanto contestato durante l'esibizione a Rowoodstock. "Ebbene, lo rivelo: questi ragazzi suonano per me da sempre - prosegue il leader del Carroccio - Li ho esortati io ad esibirsi al festival della creatività giovanile, certo che la provocazione avrebbe avuto effetto: sono venuti allo scoperto tutti i benpensanti che si riempiono la bocca con la parola giovani, tutti in fila a brontolare e protestare per il troppo rumore e per il fastidio arrecato ai cittadini e ai negozianti! Io dico: questo frastuono è solo un sussurro rispetto al rombo della valanga che vi travolgerà!" Dopo il comizio, Contiero si è lasciato andare volentieri al bel canto, con una sempreverde cover di Burzum che non ha mancato di allietare gli animi dei quindici partecipanti all'evento. "Dioccan, el ga rason! Viva ea Lega, dioccan!", ha commentato uno dei suoi sostenitori, prima di venire travolto da un pogo incontrollato.
Perplesso il mondo leghista, di fronte all'ennesimo outing a tinte forti: "Personalmente non ho mai apprezzato questo genere musicale, ma è importante il segnale lanciato al mondo giovanile - commenta Simone Bedendo - Resto perplesso sulla citazione di Burzum, non vorrei che venisse male interpretata dalla Chiesa e fosse un nuovo motivo di scontro con il nostro vescovo". Sereno, invece, monsignor Lucio Soravito De Franceschi: "Anche se mi diletta di più strimpellare la fisarmonica ho una cultura musicale poliedrica. D'altro canto già qualche tempo fa avevo invitato Fratello Metallo per un concerto a Rovigo. Ben venga qualunque iniziativa rivolta ai giovani. Quanto a Burzum, mi sembra un po' passatello: le ultime cose belle le ha fatte prima di finire in galera, adesso le sue pippe new age sono davvero scadenti. Valgono davvero la metà di una qualsiasi opera per organo di Johann Sebastian Bach". Compatto il centrosinistra nello stigmatizzare la posizione di Contiero: "Il coordinatore della Lega non ci rincorra per puri motivi elettorali - replica il sindaco, Fausto Merchiori - Non solo io giro sempre con il best of dei Judas Priest nell'autoradio, ma faccio notare che il bravo Massimo Borgato, presidente del Censer, da mesi è in tournée con gli In Flames. Senza contare Antonio Costato, che da mesi dà lustro al Polesine proponendo la sua esuberante vocalità nei Napalm Death. Contiero se la metta via: è arrivato per ultimo e le baracconate non potranno mai mettere in ombra chi si dedica alla musica per vera passione. A proposito, vi ho mai raccontato di quando, da giovane, suonavo con I Malavoglia, la prima rock band a comporre concept album ispirati all'opera di Verga?"
lunedì 15 dicembre 2008
L'ultimo testo dell'impostore
Che fine ha fatto l'impostore che si spaccia per Vianello Monello? Taluni sostengono che sia entrato in crisi. Talaltri sostengono che il finto Vianello Monello abbia trovato un secondo lavoro meglio retribuito che lo ha costretto ad allontanarsi da Rovigo. Talaltri che non sia mai esistito e la rubrica "Good Morning Rovigo", dopo la morte di mio fratello, sia stata gestita da più redattori del Corriere del Veneto. A suffragare questa tesi sarebbero i numerosi capitoli di altrettanto numerose saghe rimasti incompleti. Che fine ha fatto Yussuf al Host? E l'emiro Saqar al Din (chiaro plagio di questo blog)? E i sette samurai? E Kenzo Mah Ran Gong? E i cinesi al Censer? E Riccardo Cuor di Leone? E che senso hanno divagazioni insipide sulla via del porco o le buche nel porfido della piazza?
Ebbene, non c'è alcuna casualità. Lo dimostra un documento shock che sono riuscito a procurarmi grazie ad una talpa all'interno della redazione: è un corsivo in cui tutti i nodi lasciati in sospeso sarebbero venuti al pettine, mai pubblicato per una banale svista della redazione. "Ma sì, teniamo i lettori con il fiato sospeso", si devono essere detti. Pur sapendo di cedere il mio prezioso spazio a un individuo immeritevole, ho scelto di condividere con i miei lettori questo prezioso documento, conscio che loro sapranno apprezzarlo.
Yussuf al Host si era accorto che qualcuno lo stava seguendo fin da quando era uscito dal Centro Operativo dei Nuclei dell'Intifada. Che l'emiro Saqar al Din avesse improvvisamente perso fiducia in lui? Decise di nascondersi in un vicolo per tendere un agguato al suo pedinatore. Un'ombra entrò nella stradina in cui si era nascosto, cercando le sue tracce. "Chi sei? Cosa vuoi da me?" gridò disperato Yussuf. Davanti a lui si parava Kenzo Mah Ran Gong, uno dei sette samurai. Cosa lo aveva spinto a recarsi in quei vicoli polverosi dai lontani monti del Giappone? E' presto detto. "Yussuf! Amico mio, ho tradito la causa dei sette samurai in nome della nostra antica amicizia. Nè io, nè tu siamo fatti per rispettare i precetti di alcuna dottrina: tu, pur musulmano, induci volentieri nelle ombrette. Io, d'altro canto, da anni sogno di creare la via del Porco in queste lande in cui un tempo correva la via della Seta. Ordunque, Yussuf, come io ho tradito i miei, tu tradisci i tuoi e alleiamoci come un tempo". A quelle parole Yussuf chiese quali fossero i piani dell'ex amico: l'emiro Saqar al Din, in fondo, non gli era mai piaciuto troppo e sarebbe stato ben disposto a tradire lui, al Kinal e compagnia bella per ripercorrere i passi della sua giovinezza. Mah Ran Gong gli rispose: "Ho tradito gli alleati samurai per fare gli interessi del Celeste Impero. Li ho aiutati a infiltrare un cospicuo numero di cinesi al Censer, per screditare quella struttura e tessere insolite alleanze con un tuo quasi omonimo. A te gli amici dagli occhi a mandorla chiedono di darmi una mano a creare la via del Porco e dell'Ombra rossa, che congiungerà la capitale polesana a Pechino. Ma devi aiutarci a debellare le ostilità preconcette di Saqar al Din e convincerlo che la vera missione è contrastare le mire di Federico Cuor di Leone, che pur vecchio e malato vorrebbe concludere il suo mandato con una nuova crociata".
Yussuf sbarrò gli occhi: "Mi confesso leggermente confuso sullo scenario internazionale che mi hai disegnato con l'abilità di un giocatore di Risiko. Tuttavia mi piace come ragioni e ti dico: l'anziano veterano Mario De Bourges potrebbe aiutarci a tracciare questa nuova via, dopo essere stato estromesso dall'amministrazione della flotta navale, proprio in virtù di un'alleanza tra Federico Cuor di Leone, il dottor Faust e Re Grancarlo. Non credi che le sue capacità possano essere messe al servizio della nostra causa?" Mah Ran Gong sorrise e rivelò che, sì, De Bourges, come Pa Pu Tsi erano già nella sua squadra di spie: "Io e te ci intendiamo alla perfezione. Questo dimostra che è più che necessaria una controalleanza per realizzare il nostro progetto, in barba all'emiro bigotto, al crociato spaccacazzi e a quei samurai che non vedono l'ora di farmi fuori dalla squadra! E in barba anche al dottor Faust, che non mi sovvenziona i primi cinque chilometri della via del Porco e dell'Ombra, adducendo a motivazione il fatto che i soldi gli servono per tappare le buche nel porfido della piazza!" Yussuf aveva già deciso cosa rispondere, ma comunque disse: "Ti darò una risposta definitiva solo domani, dopo la preghiera delle cinque. Sappi che la via del Porco e dell'Ombra sarà costellata di monumenti, in ogni caso. E' l'unica strategia che ho per mettere in crisi il dottor Faust!" "E così sia - disse Mah Ran Gong - Del resto per sfracassare i maroni a re Riccardo io punto da sempre le mie carte sui missili nelle rotatorie, come quello di Loreo. E diamine se funziona! Come vedi, caro Yussuf, siamo come sempre in splendida sintonia!"
Ebbene, non c'è alcuna casualità. Lo dimostra un documento shock che sono riuscito a procurarmi grazie ad una talpa all'interno della redazione: è un corsivo in cui tutti i nodi lasciati in sospeso sarebbero venuti al pettine, mai pubblicato per una banale svista della redazione. "Ma sì, teniamo i lettori con il fiato sospeso", si devono essere detti. Pur sapendo di cedere il mio prezioso spazio a un individuo immeritevole, ho scelto di condividere con i miei lettori questo prezioso documento, conscio che loro sapranno apprezzarlo.
Yussuf al Host si era accorto che qualcuno lo stava seguendo fin da quando era uscito dal Centro Operativo dei Nuclei dell'Intifada. Che l'emiro Saqar al Din avesse improvvisamente perso fiducia in lui? Decise di nascondersi in un vicolo per tendere un agguato al suo pedinatore. Un'ombra entrò nella stradina in cui si era nascosto, cercando le sue tracce. "Chi sei? Cosa vuoi da me?" gridò disperato Yussuf. Davanti a lui si parava Kenzo Mah Ran Gong, uno dei sette samurai. Cosa lo aveva spinto a recarsi in quei vicoli polverosi dai lontani monti del Giappone? E' presto detto. "Yussuf! Amico mio, ho tradito la causa dei sette samurai in nome della nostra antica amicizia. Nè io, nè tu siamo fatti per rispettare i precetti di alcuna dottrina: tu, pur musulmano, induci volentieri nelle ombrette. Io, d'altro canto, da anni sogno di creare la via del Porco in queste lande in cui un tempo correva la via della Seta. Ordunque, Yussuf, come io ho tradito i miei, tu tradisci i tuoi e alleiamoci come un tempo". A quelle parole Yussuf chiese quali fossero i piani dell'ex amico: l'emiro Saqar al Din, in fondo, non gli era mai piaciuto troppo e sarebbe stato ben disposto a tradire lui, al Kinal e compagnia bella per ripercorrere i passi della sua giovinezza. Mah Ran Gong gli rispose: "Ho tradito gli alleati samurai per fare gli interessi del Celeste Impero. Li ho aiutati a infiltrare un cospicuo numero di cinesi al Censer, per screditare quella struttura e tessere insolite alleanze con un tuo quasi omonimo. A te gli amici dagli occhi a mandorla chiedono di darmi una mano a creare la via del Porco e dell'Ombra rossa, che congiungerà la capitale polesana a Pechino. Ma devi aiutarci a debellare le ostilità preconcette di Saqar al Din e convincerlo che la vera missione è contrastare le mire di Federico Cuor di Leone, che pur vecchio e malato vorrebbe concludere il suo mandato con una nuova crociata".
Yussuf sbarrò gli occhi: "Mi confesso leggermente confuso sullo scenario internazionale che mi hai disegnato con l'abilità di un giocatore di Risiko. Tuttavia mi piace come ragioni e ti dico: l'anziano veterano Mario De Bourges potrebbe aiutarci a tracciare questa nuova via, dopo essere stato estromesso dall'amministrazione della flotta navale, proprio in virtù di un'alleanza tra Federico Cuor di Leone, il dottor Faust e Re Grancarlo. Non credi che le sue capacità possano essere messe al servizio della nostra causa?" Mah Ran Gong sorrise e rivelò che, sì, De Bourges, come Pa Pu Tsi erano già nella sua squadra di spie: "Io e te ci intendiamo alla perfezione. Questo dimostra che è più che necessaria una controalleanza per realizzare il nostro progetto, in barba all'emiro bigotto, al crociato spaccacazzi e a quei samurai che non vedono l'ora di farmi fuori dalla squadra! E in barba anche al dottor Faust, che non mi sovvenziona i primi cinque chilometri della via del Porco e dell'Ombra, adducendo a motivazione il fatto che i soldi gli servono per tappare le buche nel porfido della piazza!" Yussuf aveva già deciso cosa rispondere, ma comunque disse: "Ti darò una risposta definitiva solo domani, dopo la preghiera delle cinque. Sappi che la via del Porco e dell'Ombra sarà costellata di monumenti, in ogni caso. E' l'unica strategia che ho per mettere in crisi il dottor Faust!" "E così sia - disse Mah Ran Gong - Del resto per sfracassare i maroni a re Riccardo io punto da sempre le mie carte sui missili nelle rotatorie, come quello di Loreo. E diamine se funziona! Come vedi, caro Yussuf, siamo come sempre in splendida sintonia!"
domenica 14 dicembre 2008
Le visioni di Leonida Gusmaroli #14
Il nostro consulente alla chiromanzia, Leonida Gusmaroli, non smette di mandarci telegrammi pieni di rivelazioni sul futuro della nostra amata terra. E noi, come sempre in una logica di servizio al cittadino, le rendiamo note ai navigatori perchè possano farne tesoro.
Allarme giallo
L'isteria coglierà 12 rodigini, allorchè il numero di bar gestiti da cinesi aumenterà del 148% in una settimana. Inutili i tentativi di ostacolare l'espansione: i Nas faranno irruzione nell'ex Severo American Bar, constatando solo che il ceppo di ebola sotto il frigorifero era presente dalla precedente gestione. Il Corriere del Veneto, cavalcando l'ondata di panico, titolerà: "Bufera immigrati, è allarme. Caos in città. Anche il ristorante Grande Cina rilevato dai cinesi. Cittadini in rivolta". Una cordata di disoccupati locali, a quel punto, foraggiata dalla Lega inizierà ad acquistare i ristoranti cinesi pagandoli delle cifre spropositate, pur di fare un dispetto agli odiati musi gialli: "Loro ci rubano il caffè con la brioscina e io imparo a fare i loro involtini primavera di merda! Ah! Ah! Ah!", dichiarerà Antonello Contiero, vestito da cuoco.
Terminator 2
Dopo un litigio con un ristoratore chioggiotto, Johnny Colasberna deciderà di vendicarsi con un terribile piano di distruzione. "Te lo faccio vedere io!", griderà all'uomo, reo di avergli fatto pagare 20 euro per una fritturina. "Intanto la prossima volta vado a mangiare a Comacchio, e poi la tua città di merda sarà sommersa da un mare di fango! Ah! Ah!" Il piano del geniale ingegnere rodigino comporterà, come sempre, l'uso di una macchina del tempo: basandosi sui riferimenti storici della guida verde del Touring Club, si trasporterà alla fine del XVI secolo per impedire il taglio del Po delle fornaci all'altezza di Porto Viro. "Non vedremo mai amene località come Gnocca e Oca Marina, ma avrò il piacere di vedere interrare Chioggia, che scomparirà dalla storia come il porto di Ariano! E poco importa se questo altererà per sempre il continuum spaziotempo, probabilmente distruggendo la Serenissima e favorendo in eterno gli Estensi". Johnny verrà fermato per tempo, grazie alla collaborazione tra Marino Grimani e Giancarlo Galan (anch'egli giunto a fine Cinquecento), che impediranno al complottista di ottenere la sollevazione degli Estensi contro il piano: "Non vogliamo essere quelli che dicono sempre No", dichiarerà Alfonso II.
Una nuova riconversione
In anni molto in là nel futuro, abbandonato il progetto del carbone pulito, Enel otterrà il via libera al progetto di riconversione a miscela Anam+, ossia un nuovo composto chimico ottenuto dalla sintesi di acetone, nafta e acido muriatico, tagliato con stricnina. "Un combustibile assolutamente eco-compatibile", dichiareranno al taglio del nastro. All'avvio delle turbine una fumata contenente acido solforico incenerirà seicento aironi cinerini stazionanti nel circondario e mummificherà gli abitanti di Polesine Camerini al primo respiro. Per un'imprevista reazione chimica, la centrale si staccherà poi da terra con un boato e verrà sparata nella stratosfera, rilasciando sul Delta del Po una pioggia chimica che farà scendere drasticamente la popolazione del Comune di Porto Tolle. I geografi della Provincia provvederanno a correggere le mappe disegnando la nuova laguna di Polesine Camerini.
Allarme giallo
L'isteria coglierà 12 rodigini, allorchè il numero di bar gestiti da cinesi aumenterà del 148% in una settimana. Inutili i tentativi di ostacolare l'espansione: i Nas faranno irruzione nell'ex Severo American Bar, constatando solo che il ceppo di ebola sotto il frigorifero era presente dalla precedente gestione. Il Corriere del Veneto, cavalcando l'ondata di panico, titolerà: "Bufera immigrati, è allarme. Caos in città. Anche il ristorante Grande Cina rilevato dai cinesi. Cittadini in rivolta". Una cordata di disoccupati locali, a quel punto, foraggiata dalla Lega inizierà ad acquistare i ristoranti cinesi pagandoli delle cifre spropositate, pur di fare un dispetto agli odiati musi gialli: "Loro ci rubano il caffè con la brioscina e io imparo a fare i loro involtini primavera di merda! Ah! Ah! Ah!", dichiarerà Antonello Contiero, vestito da cuoco.
Terminator 2
Dopo un litigio con un ristoratore chioggiotto, Johnny Colasberna deciderà di vendicarsi con un terribile piano di distruzione. "Te lo faccio vedere io!", griderà all'uomo, reo di avergli fatto pagare 20 euro per una fritturina. "Intanto la prossima volta vado a mangiare a Comacchio, e poi la tua città di merda sarà sommersa da un mare di fango! Ah! Ah!" Il piano del geniale ingegnere rodigino comporterà, come sempre, l'uso di una macchina del tempo: basandosi sui riferimenti storici della guida verde del Touring Club, si trasporterà alla fine del XVI secolo per impedire il taglio del Po delle fornaci all'altezza di Porto Viro. "Non vedremo mai amene località come Gnocca e Oca Marina, ma avrò il piacere di vedere interrare Chioggia, che scomparirà dalla storia come il porto di Ariano! E poco importa se questo altererà per sempre il continuum spaziotempo, probabilmente distruggendo la Serenissima e favorendo in eterno gli Estensi". Johnny verrà fermato per tempo, grazie alla collaborazione tra Marino Grimani e Giancarlo Galan (anch'egli giunto a fine Cinquecento), che impediranno al complottista di ottenere la sollevazione degli Estensi contro il piano: "Non vogliamo essere quelli che dicono sempre No", dichiarerà Alfonso II.
Una nuova riconversione
In anni molto in là nel futuro, abbandonato il progetto del carbone pulito, Enel otterrà il via libera al progetto di riconversione a miscela Anam+, ossia un nuovo composto chimico ottenuto dalla sintesi di acetone, nafta e acido muriatico, tagliato con stricnina. "Un combustibile assolutamente eco-compatibile", dichiareranno al taglio del nastro. All'avvio delle turbine una fumata contenente acido solforico incenerirà seicento aironi cinerini stazionanti nel circondario e mummificherà gli abitanti di Polesine Camerini al primo respiro. Per un'imprevista reazione chimica, la centrale si staccherà poi da terra con un boato e verrà sparata nella stratosfera, rilasciando sul Delta del Po una pioggia chimica che farà scendere drasticamente la popolazione del Comune di Porto Tolle. I geografi della Provincia provvederanno a correggere le mappe disegnando la nuova laguna di Polesine Camerini.
sabato 13 dicembre 2008
Questione di decoro
"I manifesti con le banane? Offendono il pubblico decoro". Il sindaco di Rovigo, Fausto Merchiori, ha le idee chiare: quei cartelloni della Chiquita vanno tolti.
Dopo le censure ai poster del night ferrarese Armony, ritenuti troppo sconci per la vista dei benpensanti, ora la giunta Merchiori lancia la sfida alle pubblicità delle banane: vanno coperte. Quei frutti longilinei, turgidi e polposi, sono davvero troppo equivoci per gli animi sensibili delle ragazzine rodigine. Troppo simili, nell'immaginario collettivo, a grossi e rigonfi falli nodosi in erezione. Non fosse per il bollino blu e il colore giallo, sembrerebbe alle povere educande di vedere scorrere una falloforia greca, una coda di diciottenni alla visita medica dei tre giorni in preda ad un attacco di priapismo, una sfilata della collezione primavera-estate dei vibratori in similpelle di Gucci e Prada. "Che orrida sconcezza, qulle forme allusive, protese verso l'alto quasi fossero gonfie di piacere sessuale - commenta il primo cittadino - Per il decoro e l'onorabilità della nostra bella cittadina, ritengo che vadano immediatamente coperte. Parimenti va applicata la misura correttiva nei confronti dei cetrioli. La pubblicità non deve per forza essere volgare e sconcia, poffarre!"
E a chi lo accusa di iniziative improvvisate, mosse da perbenismo e spirito bigotto, Merchiori risponde per le rime: "La decisione di coprire i poster osceni e depravati che espongono simboli equivoci, mutande e reggiseni, cosce e seni nella loro nudità, fa parte di un pacchetto di provvedimenti presi a tutela del decoro pubblico - ribatte stizzito - Tutti dovranno fare la loro parte: i night club smettano di esporre donnine in abiti succinti, i venditori di intimo femminile si accontentino di mostrare i begli occhi delle modelle, che sono ciò che gli uomini dabbene guardano veramente. Infine, basta con volgarità, allusioni e ammiccamenti! I pescivendoli sono avvisati: non saranno più tollerate battute a doppio senso sulle dimensioni di cefali o saraghi! I vigili saranno solerti nel multare atteggiamenti sconvenienti, quali l'abitudine delle anziane signore di tastare le zucchine in modo equivoco ai banconi del supermercato!"
Prevedibili le reazioni del centrodestra, che da alcune settimane diserta il consiglio comunale, limitandosi a mandare dispacci da un campeggio in Val Pusteria: "Chiediamo di sapere i motivi per cui si oscurano i manifesti erotici - scrive Aniello Piscopo a nome di tutti - Forse che al sindaco non piacciono le tettine? Forse che il sindaco ha tendenze un po' fru-fru?" Più diretto il commento di Rinaldo Salvan, dell'Udc, da sempre abituato a parlare chiaro: "Il sindaco ha da dirlo senza giri di parole: gli piace la figa o no? Perchè a noi è venuto più di un dubbio! Noi un sindaco a cui non piace la passerina non lo vogliamo, perchè è equivoco, cazzarola! I cittadini devono sapere!"
Dopo le censure ai poster del night ferrarese Armony, ritenuti troppo sconci per la vista dei benpensanti, ora la giunta Merchiori lancia la sfida alle pubblicità delle banane: vanno coperte. Quei frutti longilinei, turgidi e polposi, sono davvero troppo equivoci per gli animi sensibili delle ragazzine rodigine. Troppo simili, nell'immaginario collettivo, a grossi e rigonfi falli nodosi in erezione. Non fosse per il bollino blu e il colore giallo, sembrerebbe alle povere educande di vedere scorrere una falloforia greca, una coda di diciottenni alla visita medica dei tre giorni in preda ad un attacco di priapismo, una sfilata della collezione primavera-estate dei vibratori in similpelle di Gucci e Prada. "Che orrida sconcezza, qulle forme allusive, protese verso l'alto quasi fossero gonfie di piacere sessuale - commenta il primo cittadino - Per il decoro e l'onorabilità della nostra bella cittadina, ritengo che vadano immediatamente coperte. Parimenti va applicata la misura correttiva nei confronti dei cetrioli. La pubblicità non deve per forza essere volgare e sconcia, poffarre!"
E a chi lo accusa di iniziative improvvisate, mosse da perbenismo e spirito bigotto, Merchiori risponde per le rime: "La decisione di coprire i poster osceni e depravati che espongono simboli equivoci, mutande e reggiseni, cosce e seni nella loro nudità, fa parte di un pacchetto di provvedimenti presi a tutela del decoro pubblico - ribatte stizzito - Tutti dovranno fare la loro parte: i night club smettano di esporre donnine in abiti succinti, i venditori di intimo femminile si accontentino di mostrare i begli occhi delle modelle, che sono ciò che gli uomini dabbene guardano veramente. Infine, basta con volgarità, allusioni e ammiccamenti! I pescivendoli sono avvisati: non saranno più tollerate battute a doppio senso sulle dimensioni di cefali o saraghi! I vigili saranno solerti nel multare atteggiamenti sconvenienti, quali l'abitudine delle anziane signore di tastare le zucchine in modo equivoco ai banconi del supermercato!"
Prevedibili le reazioni del centrodestra, che da alcune settimane diserta il consiglio comunale, limitandosi a mandare dispacci da un campeggio in Val Pusteria: "Chiediamo di sapere i motivi per cui si oscurano i manifesti erotici - scrive Aniello Piscopo a nome di tutti - Forse che al sindaco non piacciono le tettine? Forse che il sindaco ha tendenze un po' fru-fru?" Più diretto il commento di Rinaldo Salvan, dell'Udc, da sempre abituato a parlare chiaro: "Il sindaco ha da dirlo senza giri di parole: gli piace la figa o no? Perchè a noi è venuto più di un dubbio! Noi un sindaco a cui non piace la passerina non lo vogliamo, perchè è equivoco, cazzarola! I cittadini devono sapere!"
venerdì 12 dicembre 2008
Johnny il traditore
"Johnny Colasberna è al servizio del governo cinese: utilizzando la tecnologia per viaggiare nel tempo, intende alterare la Storia per favorire l'ascesa di un Celeste Impero planetario entro la metà del ventunesimo secolo. Per fare ciò ha inviato indietro nel tempo alcuni dei cloni di Vianello Monello, disposti a tutto pur di scampare alla sanguinosa caccia da parte di Celio Rodigino".
La verità sul tradimento di Johnny Colasberna arriva niente meno che dal celebre intellettuale di Oca Marina, Gelmino Barozzi (nella foto), già assurto agli onori delle cronache per avere dipanato complessi problemi spaziotemporale all'epoca in cui le prime macchine del tempo iniziarono a comparire in Polesine, per salvare Antonello Contiero e Augusta Taurinense dispersi nell'Algeria del 1962. Da allora molte cose sono cambiate: persino i fratelli Colasberna, da sempre affiatati complici in piccole e grandi imprese, ora viaggiano in direzioni antitetiche. Maicol, alleato di Celio Rodigino nell'opera di sterminio dei 500 cloni di Vianello Monello messi in circolazione dai cinesi per favorire i propri interessi geostrategici. Johnny, alleato del nemico giallo per favorire la fuga tra le pieghe del tempo dei cloni scampati al massacro del Maskò. Gelmino Barozzi sostiene di avere intuito le scelte di Johnny non grazie a potenti contatti all'interno dell'intelligence nemica, bensì attraverso semplici processi deduttivi: "Non stavo nemmeno pensando a questa strana vicenda - spiega - Tuttavia l'altra mattina a colazione, svitata la moka mi sono accorto che aveva fatto la muffa. Questo ha attivato una serie di associazioni mentali troppo numerose da elencare, finchè non ho avuto davanti a me il quadro completo. Ora so che numerosi cloni di Vianello Monello si trovano nel passato e operano per alterare la storia in direzione filocinese. Basterà dare un'occhiata ai libri di storia per averne la certezza".
Ed in effetti, premurandosi di verificare, gli agenti dei servizi segreti provinciali hanno sequestrato numerose copie di libri di storia in vari istituti polesani, tra le grida festanti degli alunni. Per ora le conclusioni delle indagini sono top secret, ma nei corridoi si mormora che uno dei cloni di Vianello Monello sarebbe già stato individuato nell'anno 1486, nelle vesti di giullare della corte di Ferdinando II d'Aragona. Documenti dell'epoca sostengono che fu questo figuro oscuro a fare bocciare più e più volte la richiesta di patrocinio da parte del navigatore genovese Cristoforo Colombo da parte dei reali castigliani, prima che il vescovo Gerlandini ci mettesse una pezza. Nell'ultimo decennio del XV secolo pare appurato che il clone di Vianello Monello tenesse una lettura settimanale davanti al proprio sovrano, in cui dileggiava Colombo e la sua impresa. Di certo il tentativo di alterare il continuum spaziotempo sembra fallito, anche se non è chiaro come il clone di Vianello Monello pensasse di agire. Una nota di apprezzamento è giunta tuttavia da alcune tribù Oglagla e Dakota, che hanno intitolato un casinò a Vianello Monello per il "lodevole tentativo di impedire la conquista europea del continente americano".
La verità sul tradimento di Johnny Colasberna arriva niente meno che dal celebre intellettuale di Oca Marina, Gelmino Barozzi (nella foto), già assurto agli onori delle cronache per avere dipanato complessi problemi spaziotemporale all'epoca in cui le prime macchine del tempo iniziarono a comparire in Polesine, per salvare Antonello Contiero e Augusta Taurinense dispersi nell'Algeria del 1962. Da allora molte cose sono cambiate: persino i fratelli Colasberna, da sempre affiatati complici in piccole e grandi imprese, ora viaggiano in direzioni antitetiche. Maicol, alleato di Celio Rodigino nell'opera di sterminio dei 500 cloni di Vianello Monello messi in circolazione dai cinesi per favorire i propri interessi geostrategici. Johnny, alleato del nemico giallo per favorire la fuga tra le pieghe del tempo dei cloni scampati al massacro del Maskò. Gelmino Barozzi sostiene di avere intuito le scelte di Johnny non grazie a potenti contatti all'interno dell'intelligence nemica, bensì attraverso semplici processi deduttivi: "Non stavo nemmeno pensando a questa strana vicenda - spiega - Tuttavia l'altra mattina a colazione, svitata la moka mi sono accorto che aveva fatto la muffa. Questo ha attivato una serie di associazioni mentali troppo numerose da elencare, finchè non ho avuto davanti a me il quadro completo. Ora so che numerosi cloni di Vianello Monello si trovano nel passato e operano per alterare la storia in direzione filocinese. Basterà dare un'occhiata ai libri di storia per averne la certezza".
Ed in effetti, premurandosi di verificare, gli agenti dei servizi segreti provinciali hanno sequestrato numerose copie di libri di storia in vari istituti polesani, tra le grida festanti degli alunni. Per ora le conclusioni delle indagini sono top secret, ma nei corridoi si mormora che uno dei cloni di Vianello Monello sarebbe già stato individuato nell'anno 1486, nelle vesti di giullare della corte di Ferdinando II d'Aragona. Documenti dell'epoca sostengono che fu questo figuro oscuro a fare bocciare più e più volte la richiesta di patrocinio da parte del navigatore genovese Cristoforo Colombo da parte dei reali castigliani, prima che il vescovo Gerlandini ci mettesse una pezza. Nell'ultimo decennio del XV secolo pare appurato che il clone di Vianello Monello tenesse una lettura settimanale davanti al proprio sovrano, in cui dileggiava Colombo e la sua impresa. Di certo il tentativo di alterare il continuum spaziotempo sembra fallito, anche se non è chiaro come il clone di Vianello Monello pensasse di agire. Una nota di apprezzamento è giunta tuttavia da alcune tribù Oglagla e Dakota, che hanno intitolato un casinò a Vianello Monello per il "lodevole tentativo di impedire la conquista europea del continente americano".
giovedì 11 dicembre 2008
Il viaggio sulla Luna? Una truffa!
"L'ennesima buffonata di Renzo Marangon, una mera boutade propagandistica, supportata dal governatore Giancarlo Galan per bieche esigenze elettorali: ecco cos'è stato in realtà il viaggio sulla luna del Serenissimo III, tanto decantato dalle cronache dei giornali!"
Ritorna sulla scena in modo clamoroso, Terenzio Gasparetto, ex candidato alle provinciali e attuale coordinatore dello Uaar polesano. Lui, dice, aveva scelto di scomparire dalla ribalta, disgustato dall'impossibilità di cambiare, prima ancora che la politica polesana, gli stessi abitanti del Polesine. Non poteva che essere una rentrée fragorosa, dunque: "Preciso che non prelude ad alcuna ripresa della mia attività politica, benchè molti ammiratori abbiano chiesto un ripensamento e perfino uno dei candidati alle amministrative, non dico il nome, mi ha proposto di fare squadra", spiega Terenzio. Il motivo di tanto clamore è l'incredibile scoperta che il viaggio spaziale del Serenissimo III, capitanato dall'assessore regionale al Territorio, propagandato come la nuova frontiera del Nord Est in perpetua espansione, sarebbe stato tutta una bufala architettata ad arte. "Ho prove molto circostanziate di quello che dico - spiega l'ex leader indipendente - Basta analizzare al ralenti il filmato dello sbarco, quello in cui Marangon appone il vessillo di San Marco sul polveroso suolo del satellite, per accorgersi che è tutto un falso: non coincide l'angolazione della luce solare, ci sono dettagli delle tute che un esperto della Nasa troverebbe ridicoli, i movimenti di Marangon sul suolo lunare non sono in sintonia con quella che dovrebbe essere la reale forza di gravità. Senza contare che, con una certa facilità, sono riuscito a procurarmi alcuni spezzoni lasciati fuori dal montaggio in cui si vede Nicky Zoppellari togliersi il casco per fumare una sigaretta in assenza di atmosfera, nonchè una lunga sequenza in cui una Mini Minor con a bordo due sfattoni irrompe sulla scena e viene cacciata via dalla troupe a male parole".
Secondo Terenzio, l'unica prova del viaggio sulla Luna sarebbe l'incidente con il satellite-robot leghista Padanius, che solo in un eccesso di complottismo potrebbe essere visto come un'abile operazione pianificata. "Ritengo credibili altre ipotesi - dice - Ad esempio l'incidente potrebbe essere avvenuto per altre cause, come un guasto tecnico, per poi dirottare la colpa sulla collisione con il Serenissimo III per avvalorare la menzogna del viaggio. Un'inaspettata fortuna che ha permesso di salvare capra e cavoli, minimizzando così le responsabilità legate a una progettazione non conforme di Padanius". Il motivo del complotto, tuttavia, appare ancora piuttosto oscuro: secondo chi sostiene questa ipotesi, Galan avrebbe voluto dare una lezione di grandeur al potente leader polesano Beppe Osti, che con lo statista nordcoreano Kim Jong-Il stava progettando una spedizione sulla Luna, dove avrebbe costruito un grande mausoleo-monumento celebrativo, prima pietra di un grande complesso chiamato "Cittadella spaziale", da realizzarsi grazie a un team composto da Guido Raule, il patròn di Euroworld, e alcuni costruttori lituani già coinvolti in precedenti progetti. Nè Osti, nè altri protagonisti citati ribattono per ora a queste supposizioni. Rimane però inusuale l'alleanza tra Galan e Marangon, da sempre ostili l'uno all'altro come cane e gatto. Secondo alcuni analisti amici di Terenzio Gasparetto, Galan avrebbe messo fin da principio nel conto l'ipotesi che il bluff potesse essere scoperto, contando che in ogni caso questo avrebbe rovinato la reputazione dell'avversario Marangon, tagliandolo fuori dalla corsa alle provinciali. "Come siano andate veramente le cose - commenta Gasparetto - probabilmente non si saprà mai del tutto. E' comunque l'ennesima dimostrazione che dietro ai volti bonari dei nostri rappresentati politici si nasconde spesso una ragnatela di intrighi e complotti da cui tutti dobbiamo guardarci!"
Ritorna sulla scena in modo clamoroso, Terenzio Gasparetto, ex candidato alle provinciali e attuale coordinatore dello Uaar polesano. Lui, dice, aveva scelto di scomparire dalla ribalta, disgustato dall'impossibilità di cambiare, prima ancora che la politica polesana, gli stessi abitanti del Polesine. Non poteva che essere una rentrée fragorosa, dunque: "Preciso che non prelude ad alcuna ripresa della mia attività politica, benchè molti ammiratori abbiano chiesto un ripensamento e perfino uno dei candidati alle amministrative, non dico il nome, mi ha proposto di fare squadra", spiega Terenzio. Il motivo di tanto clamore è l'incredibile scoperta che il viaggio spaziale del Serenissimo III, capitanato dall'assessore regionale al Territorio, propagandato come la nuova frontiera del Nord Est in perpetua espansione, sarebbe stato tutta una bufala architettata ad arte. "Ho prove molto circostanziate di quello che dico - spiega l'ex leader indipendente - Basta analizzare al ralenti il filmato dello sbarco, quello in cui Marangon appone il vessillo di San Marco sul polveroso suolo del satellite, per accorgersi che è tutto un falso: non coincide l'angolazione della luce solare, ci sono dettagli delle tute che un esperto della Nasa troverebbe ridicoli, i movimenti di Marangon sul suolo lunare non sono in sintonia con quella che dovrebbe essere la reale forza di gravità. Senza contare che, con una certa facilità, sono riuscito a procurarmi alcuni spezzoni lasciati fuori dal montaggio in cui si vede Nicky Zoppellari togliersi il casco per fumare una sigaretta in assenza di atmosfera, nonchè una lunga sequenza in cui una Mini Minor con a bordo due sfattoni irrompe sulla scena e viene cacciata via dalla troupe a male parole".
Secondo Terenzio, l'unica prova del viaggio sulla Luna sarebbe l'incidente con il satellite-robot leghista Padanius, che solo in un eccesso di complottismo potrebbe essere visto come un'abile operazione pianificata. "Ritengo credibili altre ipotesi - dice - Ad esempio l'incidente potrebbe essere avvenuto per altre cause, come un guasto tecnico, per poi dirottare la colpa sulla collisione con il Serenissimo III per avvalorare la menzogna del viaggio. Un'inaspettata fortuna che ha permesso di salvare capra e cavoli, minimizzando così le responsabilità legate a una progettazione non conforme di Padanius". Il motivo del complotto, tuttavia, appare ancora piuttosto oscuro: secondo chi sostiene questa ipotesi, Galan avrebbe voluto dare una lezione di grandeur al potente leader polesano Beppe Osti, che con lo statista nordcoreano Kim Jong-Il stava progettando una spedizione sulla Luna, dove avrebbe costruito un grande mausoleo-monumento celebrativo, prima pietra di un grande complesso chiamato "Cittadella spaziale", da realizzarsi grazie a un team composto da Guido Raule, il patròn di Euroworld, e alcuni costruttori lituani già coinvolti in precedenti progetti. Nè Osti, nè altri protagonisti citati ribattono per ora a queste supposizioni. Rimane però inusuale l'alleanza tra Galan e Marangon, da sempre ostili l'uno all'altro come cane e gatto. Secondo alcuni analisti amici di Terenzio Gasparetto, Galan avrebbe messo fin da principio nel conto l'ipotesi che il bluff potesse essere scoperto, contando che in ogni caso questo avrebbe rovinato la reputazione dell'avversario Marangon, tagliandolo fuori dalla corsa alle provinciali. "Come siano andate veramente le cose - commenta Gasparetto - probabilmente non si saprà mai del tutto. E' comunque l'ennesima dimostrazione che dietro ai volti bonari dei nostri rappresentati politici si nasconde spesso una ragnatela di intrighi e complotti da cui tutti dobbiamo guardarci!"
mercoledì 10 dicembre 2008
Hanno assassinato Cicciuzzo
Due colpi di pistola al ventre hanno posto fine alla strana esistenza di Cicciuzzo Sconciaforni, all'uscita dell'hotel Cristallo in cui si era recentemente trasferito, grazie ai proventi del film realizzato con Federica Zarri.
Cicciuzzo al momento dell'agguato dichiarava di essere regredito fino ad assumere la personalità di un lontano avo dell'età del Bronzo, un guerriero mirmidone dal nome impronunciabile. Si preparava ad uscire a cena con una aspirante soubrette di Rovigo, una minorenne di nome Solayka, quando un uomo gli si è avvicinato, eludendo la protezione delle sue guardie del corpo ed esplodendo vari colpi di revolver. "Ci vuoi togliere il lavoro, bastardo!", ha gridato l'assassino. Inutile il tentativo di Cicciuzzo di farsi scudo con un bambino di cinque anni, finito in coma all'ospedale. Purtroppo due proiettili si sono conficcati in altrettanti organi vitali, lasciando l'attore ex candidato del Pdl a terra esanime. Invano le cinque ambulanze del Suem accorse sul luogo hanno tentato di salvarlo: Cicciuzzo è spirato sul luogo, ma per comodità si dirà che è spirato durante il disperato trasporto in ospedale. Memori dell'episodio di resurrezione che lo aveva visto protagonista poche settimane fa, i sanitari del Suem hanno immediatamente spiccato la testa del corpo dell'uomo, impedendo così il suo ritorno in forma di zombie sanguinario.
Lo sparatore è stato immediatamente fermato dalle guardie del corpo della vittima e consegnato alle forze dell'ordine. In serata la Polizia ha potuto fornire alla stampa ulteriori dettagli, anche se sono state specificate solo le iniziali perchè non si tratta di un immigrato. L'incriminato, tale B.L. di Nonantola, ricercatore con borsa di studio di 120 euro al mese al Cern di Ginevra, ha reso piena confessione alle forze dell'ordine, spiegando le deliranti motivazioni all'origine del suo gesto. Intervistato dall'autore di questo blog attraverso le sbarre della cella in cui poche ore dopo si sarebbe impiccato, B.L. ha spiegato che Cicciuzzo Sconciaforni, dopo essere stato colpito dal raggio dell'invertitore molecolare del dottor Gaio Barfowskji, sarebbe regredito non solo a ritroso lungo le discendenze parentali, ma addirittura attraverso le precedenti evoluzioni della sua specie, da uomo a scimmia, da scimmia a lemure, da lemure a rettile e così via fino a qualche celenterato sgrauso. "Nel giro di pochi anni - spiega l'assassino - era previsto il punto di arrivo alla nascita della vita, quando le prime reazioni chimiche hanno prodotto il primo batterio, e poi ancora più indietro fino all'origine di tutto. C'erano già frotte di scienziati pronti a offrire miliardi per potere studiare quell'essere incredibile! Non potevamo permetterlo! E il nostro acceleratore che fine avrebbe fatto? E la mia borsa di studio da 120 euro che mi rende lo zimbello dei miei colleghi, che fine avrebbe fatto? E' stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: dopo anni di tagli alla ricerca con governi di destra e di sinistra, adesso pure l'affronto di vedersi scippare ogni speranza da un pornodivo ciccione tesserato Pdl! Non ce l'ho fatta..."
Cicciuzzo al momento dell'agguato dichiarava di essere regredito fino ad assumere la personalità di un lontano avo dell'età del Bronzo, un guerriero mirmidone dal nome impronunciabile. Si preparava ad uscire a cena con una aspirante soubrette di Rovigo, una minorenne di nome Solayka, quando un uomo gli si è avvicinato, eludendo la protezione delle sue guardie del corpo ed esplodendo vari colpi di revolver. "Ci vuoi togliere il lavoro, bastardo!", ha gridato l'assassino. Inutile il tentativo di Cicciuzzo di farsi scudo con un bambino di cinque anni, finito in coma all'ospedale. Purtroppo due proiettili si sono conficcati in altrettanti organi vitali, lasciando l'attore ex candidato del Pdl a terra esanime. Invano le cinque ambulanze del Suem accorse sul luogo hanno tentato di salvarlo: Cicciuzzo è spirato sul luogo, ma per comodità si dirà che è spirato durante il disperato trasporto in ospedale. Memori dell'episodio di resurrezione che lo aveva visto protagonista poche settimane fa, i sanitari del Suem hanno immediatamente spiccato la testa del corpo dell'uomo, impedendo così il suo ritorno in forma di zombie sanguinario.
Lo sparatore è stato immediatamente fermato dalle guardie del corpo della vittima e consegnato alle forze dell'ordine. In serata la Polizia ha potuto fornire alla stampa ulteriori dettagli, anche se sono state specificate solo le iniziali perchè non si tratta di un immigrato. L'incriminato, tale B.L. di Nonantola, ricercatore con borsa di studio di 120 euro al mese al Cern di Ginevra, ha reso piena confessione alle forze dell'ordine, spiegando le deliranti motivazioni all'origine del suo gesto. Intervistato dall'autore di questo blog attraverso le sbarre della cella in cui poche ore dopo si sarebbe impiccato, B.L. ha spiegato che Cicciuzzo Sconciaforni, dopo essere stato colpito dal raggio dell'invertitore molecolare del dottor Gaio Barfowskji, sarebbe regredito non solo a ritroso lungo le discendenze parentali, ma addirittura attraverso le precedenti evoluzioni della sua specie, da uomo a scimmia, da scimmia a lemure, da lemure a rettile e così via fino a qualche celenterato sgrauso. "Nel giro di pochi anni - spiega l'assassino - era previsto il punto di arrivo alla nascita della vita, quando le prime reazioni chimiche hanno prodotto il primo batterio, e poi ancora più indietro fino all'origine di tutto. C'erano già frotte di scienziati pronti a offrire miliardi per potere studiare quell'essere incredibile! Non potevamo permetterlo! E il nostro acceleratore che fine avrebbe fatto? E la mia borsa di studio da 120 euro che mi rende lo zimbello dei miei colleghi, che fine avrebbe fatto? E' stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: dopo anni di tagli alla ricerca con governi di destra e di sinistra, adesso pure l'affronto di vedersi scippare ogni speranza da un pornodivo ciccione tesserato Pdl! Non ce l'ho fatta..."
martedì 9 dicembre 2008
Marcolongo, il santone
"La mucca Giuditta? L'ho lasciata in un tempio lungo le rive del Gange, dove sarà nutrita, accudita e venerata come sacra per il resto della sua esistenza. Io ora parto in cerca di me stesso, più solo che mai".
Una lunga lettera è giunta dalle remote regioni dell'India fino a via Celio, direttamente nelle mani dell'assessore provinciale Guglielmo Brusco. A scriverla è niente meno che l'ex direttore generale dell'Ulss 18 Adriano Marcolongo, che annuncia di essere arrivato da tempo in Nepal, senza trovare più traccia dell'amato Guglielmo Brusco. Dalla missiva non si capisce bene se e come Marcolongo abbia intuito la verità: di certo si legge amarezza, scoramento e un grande bisogno di ritrovare il proprio equilibrio. Vicenda che certamente non spezzerà il cuore al perfido assessore provinciale, che proprio per sbarazzarsi dell'odiato nemico aveva ordito la trappola del finto viaggio a Kathmandu, arrivando ad allearsi con il compaesano Luca Bellotti pur di raggiungere i propri scopi. Ma certo la scomparsa della sua mucca preferita, Giuditta appunto, suona come un ultimo sgarbo da parte del direttore generale, che sembra intenzionato a non fare più ritorno il quel Polesine che tanto lo ha maltrattato. "Vi annuncio che mi sono convertito all'induismo. Lascio dunque a mio fratello Orazio A. Marcolongo la direzione dell'Ulss 18. Io non ho più tempo per dedicarmi a queste troiate: troppi segnali indicano che è prossimo l'arrivo di Kalki, l'avatar dal cavallo bianco che segnerà la fine del Kali Yuga. Con la mia moto viaggerò in cerca di queste tracce, vivendo di ciò che la natura e la bontà degli uomini saprà offrirmi. Pace a te fratello".
Brusco ha rivelato parte dei contenuti della lettera in una conferenza stampa, in cui ha attaccato di nuovo Marcolongo per il ratto di Giuditta e criticato duramente la scelta di affidare la successione alla dirigenza per via familiare: "manco fossimo alla corte del re di Francia", ha commentato sarcastico.
Dal canto suo, Orazio A. Marcolongo ha annunciato di volere dare da subito un segno di continuità con le scelte del suo predecessore: "Cambierò il mio nome in Adriano O. Marcolongo, come mio fratello - commenta alla stampa - E per prima cosa porterò a termine i suoi progetti. Infine, giusto per chiarire che tutto è tornato prima, replico a Brusco: sei un baffone brontolone, un cretinetti incompetente che di Sanità non sa una sega. Pensa a fare il tuo lavoro, qualunque sia, e soprattutto smettila di presentarti in giro con quelle camice da boscaiolo davvero di dubbio gusto".
Una lunga lettera è giunta dalle remote regioni dell'India fino a via Celio, direttamente nelle mani dell'assessore provinciale Guglielmo Brusco. A scriverla è niente meno che l'ex direttore generale dell'Ulss 18 Adriano Marcolongo, che annuncia di essere arrivato da tempo in Nepal, senza trovare più traccia dell'amato Guglielmo Brusco. Dalla missiva non si capisce bene se e come Marcolongo abbia intuito la verità: di certo si legge amarezza, scoramento e un grande bisogno di ritrovare il proprio equilibrio. Vicenda che certamente non spezzerà il cuore al perfido assessore provinciale, che proprio per sbarazzarsi dell'odiato nemico aveva ordito la trappola del finto viaggio a Kathmandu, arrivando ad allearsi con il compaesano Luca Bellotti pur di raggiungere i propri scopi. Ma certo la scomparsa della sua mucca preferita, Giuditta appunto, suona come un ultimo sgarbo da parte del direttore generale, che sembra intenzionato a non fare più ritorno il quel Polesine che tanto lo ha maltrattato. "Vi annuncio che mi sono convertito all'induismo. Lascio dunque a mio fratello Orazio A. Marcolongo la direzione dell'Ulss 18. Io non ho più tempo per dedicarmi a queste troiate: troppi segnali indicano che è prossimo l'arrivo di Kalki, l'avatar dal cavallo bianco che segnerà la fine del Kali Yuga. Con la mia moto viaggerò in cerca di queste tracce, vivendo di ciò che la natura e la bontà degli uomini saprà offrirmi. Pace a te fratello".
Brusco ha rivelato parte dei contenuti della lettera in una conferenza stampa, in cui ha attaccato di nuovo Marcolongo per il ratto di Giuditta e criticato duramente la scelta di affidare la successione alla dirigenza per via familiare: "manco fossimo alla corte del re di Francia", ha commentato sarcastico.
Dal canto suo, Orazio A. Marcolongo ha annunciato di volere dare da subito un segno di continuità con le scelte del suo predecessore: "Cambierò il mio nome in Adriano O. Marcolongo, come mio fratello - commenta alla stampa - E per prima cosa porterò a termine i suoi progetti. Infine, giusto per chiarire che tutto è tornato prima, replico a Brusco: sei un baffone brontolone, un cretinetti incompetente che di Sanità non sa una sega. Pensa a fare il tuo lavoro, qualunque sia, e soprattutto smettila di presentarti in giro con quelle camice da boscaiolo davvero di dubbio gusto".
lunedì 8 dicembre 2008
Ecatombe! (Parte seconda)
(... continua dalla precedente puntata)
Gian Antonio mi aspetta in macchina, ammorbandosi con il fumo del sigaro: "Voglio vedere come va a finire", mi dice. All'esterno del Popsi, rimesso completamente a nuovo, una lunga coda di individui tutti uguali si accalca alle entrate. E' impressionante: sono tutti cloni di Vianello Monello. Ognuno parla una lingua diversa, ma ci capiamo grazie all'esperanto. "Questa festa è una ficata - mi dice il clone numero 266, elzevirista della rubrica Good Morning T'bilisi - Sembra ancora meglio dell'orgia con cui abbiamo festeggiato la nostra nascita. Mi hanno pagato tutto, il biglietto aereo, il taxi fin qua. Dentro mi hanno detto che ci sono chilometri e chilometri di coca, la possibilità di prendere a pallonate un po' di vecchie mummie blaterone e un'esibizione del presidente della Provincia sul cubo". Non c'è verso di fargli capire che qualcosa non torna. Ad esempio, dove sono i Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti di cui si parlava nell'articolo, quelli contro cui si sarebbe dovuta svolgere la partita di palla avvelenata? "Non hanno avuto il coraggio di venire - ride il clone numero 499, giunto da Amsterdam, dove aizza i benpensanti contro gli immigrati, le puttane e i coffèe shop - Ma noi ci divertiremo lo stesso, perchè siamo con le persone più ganze in circolazione, cioè noi stessi se non si era capito. Ah! Ah!" Sono antipaticissimi, ma devo fargli capire che è tutta una fregatura. Ci provo, ma mi respingono.
"Va via, balordo - mi grida il corrispondente da Melbourne, noto come il clone numero 122 - Vuoi rovinarci la festa con i tuoi ragionamenti da amico dei vetusti scaldapoltrone ammuffiti". Mi sbattono indietro, sempre più indietro, spingendomi l'uno contro l'altro fino a scagliarmi in fondo alla coda. Mi lasciano a terra, vicino alla macchina di Toni, mentre si precipitano all'interno della discoteca gridando di gioia. Le porte della balera si chiudono con un tonfo assordante. Si sente un vocìo, della musica. La porta della balera si socchiude, esce un tizio, un buttafuori con occhiali neri e tatuaggi. Si accende una sigaretta e cammina a passi decisi verso di noi. All'interno la musica si ferma. Sento un brusio. Poi la discoteca fa "pum!" e una palla di fuoco ne sventra il tetto, scagliando calcinacci in cielo. All'interno si odono solo grida strazianti. Altre tre esplosioni le fanno cessare: le pareti dell'ex Maskò si squarciano sotto la pressione della deflagrazione, vanno letteralmente in brandelli. Ci sono resti umani bruciacchiati che schizzano via assieme ai detriti. Poi la discoteca collassa su se stessa, e se c'era qualcosa di ancora vivo all'interno viene schiacciato da travi e muri che crollano al suolo. Le fiamme continuano a bruciare. Il buttafuori è serio: "Non è andata come speravo". Lo guardo allibito: "Dov'è Celio Rodigino, non ha voluto sporcarsi le mani?" Lui fa un cenno con la testa, mi risponde: "Ha lasciato a me il compito di fare fuori i cloni di Vianello Monello rimasti in circolazione. Sa che mi divertono gli esplosivi. Peccato che, ironia della sorte, mio fratello abbia tradito, consentendo a un buon numero di cloni di scampare all'attentato. Peccato. Ne ho eliminati solo 328, che aggiunti agli altri 5 uccisi da Celio e a quello investito da Elviro l'altra sera fanno 334". Solo ora capisco che l'uomo di fronte a me non è altri che Maicol Colasberna. Ma non voglio sapere altro: non mi interessa parlare con lui di cosa ha combinato suo fratello Johnny, nè che fine faranno i 166 cloni ancora in circolazione. Salgo in macchina con Cibotto e gli chiedo di andarcene. Il Maskò brucia ancora, in lontananza si sentono le sirene dei vigili del fuoco.
Gian Antonio mi aspetta in macchina, ammorbandosi con il fumo del sigaro: "Voglio vedere come va a finire", mi dice. All'esterno del Popsi, rimesso completamente a nuovo, una lunga coda di individui tutti uguali si accalca alle entrate. E' impressionante: sono tutti cloni di Vianello Monello. Ognuno parla una lingua diversa, ma ci capiamo grazie all'esperanto. "Questa festa è una ficata - mi dice il clone numero 266, elzevirista della rubrica Good Morning T'bilisi - Sembra ancora meglio dell'orgia con cui abbiamo festeggiato la nostra nascita. Mi hanno pagato tutto, il biglietto aereo, il taxi fin qua. Dentro mi hanno detto che ci sono chilometri e chilometri di coca, la possibilità di prendere a pallonate un po' di vecchie mummie blaterone e un'esibizione del presidente della Provincia sul cubo". Non c'è verso di fargli capire che qualcosa non torna. Ad esempio, dove sono i Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti di cui si parlava nell'articolo, quelli contro cui si sarebbe dovuta svolgere la partita di palla avvelenata? "Non hanno avuto il coraggio di venire - ride il clone numero 499, giunto da Amsterdam, dove aizza i benpensanti contro gli immigrati, le puttane e i coffèe shop - Ma noi ci divertiremo lo stesso, perchè siamo con le persone più ganze in circolazione, cioè noi stessi se non si era capito. Ah! Ah!" Sono antipaticissimi, ma devo fargli capire che è tutta una fregatura. Ci provo, ma mi respingono.
"Va via, balordo - mi grida il corrispondente da Melbourne, noto come il clone numero 122 - Vuoi rovinarci la festa con i tuoi ragionamenti da amico dei vetusti scaldapoltrone ammuffiti". Mi sbattono indietro, sempre più indietro, spingendomi l'uno contro l'altro fino a scagliarmi in fondo alla coda. Mi lasciano a terra, vicino alla macchina di Toni, mentre si precipitano all'interno della discoteca gridando di gioia. Le porte della balera si chiudono con un tonfo assordante. Si sente un vocìo, della musica. La porta della balera si socchiude, esce un tizio, un buttafuori con occhiali neri e tatuaggi. Si accende una sigaretta e cammina a passi decisi verso di noi. All'interno la musica si ferma. Sento un brusio. Poi la discoteca fa "pum!" e una palla di fuoco ne sventra il tetto, scagliando calcinacci in cielo. All'interno si odono solo grida strazianti. Altre tre esplosioni le fanno cessare: le pareti dell'ex Maskò si squarciano sotto la pressione della deflagrazione, vanno letteralmente in brandelli. Ci sono resti umani bruciacchiati che schizzano via assieme ai detriti. Poi la discoteca collassa su se stessa, e se c'era qualcosa di ancora vivo all'interno viene schiacciato da travi e muri che crollano al suolo. Le fiamme continuano a bruciare. Il buttafuori è serio: "Non è andata come speravo". Lo guardo allibito: "Dov'è Celio Rodigino, non ha voluto sporcarsi le mani?" Lui fa un cenno con la testa, mi risponde: "Ha lasciato a me il compito di fare fuori i cloni di Vianello Monello rimasti in circolazione. Sa che mi divertono gli esplosivi. Peccato che, ironia della sorte, mio fratello abbia tradito, consentendo a un buon numero di cloni di scampare all'attentato. Peccato. Ne ho eliminati solo 328, che aggiunti agli altri 5 uccisi da Celio e a quello investito da Elviro l'altra sera fanno 334". Solo ora capisco che l'uomo di fronte a me non è altri che Maicol Colasberna. Ma non voglio sapere altro: non mi interessa parlare con lui di cosa ha combinato suo fratello Johnny, nè che fine faranno i 166 cloni ancora in circolazione. Salgo in macchina con Cibotto e gli chiedo di andarcene. Il Maskò brucia ancora, in lontananza si sentono le sirene dei vigili del fuoco.
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