"Robcurto? Che razza di nome è Robcurto?"
L'ispettore Cibotto studiò frettolosamente il tizio che aveva davanti. Gli ricordava qualcuno, ma non sapeva dire chi. Gli chiese spiegazioni sul nome più per prendere tempo, che non per reale stupore: lo avevano appena invitato a Scardovari, al battesimo di un'infelice di nome Gennifer. Il tipo ribattè prontamente, estraendo la carta di identità come prova a sostegno del chiarimento: "In realtà mi chiamo Robqrto - precisò - Ovviamente avrei dovuto figurare come Roberto, ma l'impiegato dell'ufficio anagrafe sbagliò a battere a macchina. Ce ne accorgemmo solo quando la maestra fece l'appello alle elementari, così i miei genitori fecero causa a quel deficiente, divenendo miliardari. Lo mandarono in rovina e ora accattona lungo via Stalingrado a Bologna, ma così va la vita: non vorremo mica mettere in discussione i sani principi della società capitalista?" L'ispettore Cibotto restituì la carta di identità e interruppe bruscamente il suo interlocutore: "Non ho chiesto di sapere la storia della sua vita, signor Robqrto Laputtana. Mi dica senza tanti giri di parole cosa vuole da me!"
L'uomo rimase in silenzio per un istante. Si era distratto a guardare la televisione accesa nella stanza accanto. Era una cerimonia in ricordo di Cicciuzzo Sconciaforni a Città del Messico. L'evento più importante per la nazione centroamericana dopo i Mondiali del 1986, stava dicendo il presidente Felipe Calderon, mentre l'orchestra di stato suonava "Besame Mucho" di Consuelo Velzquez al posto dell'inno nazionale. "Mi scusi - disse, tornando in sè - le parole del presidente messicano mi avevano colpito nel profondo. Le ho mai raccontato del mio viaggio in Messico? In realtà non uscii mai dal villaggio vacanze e dopo quattro giorni ero sfiancato dalla diarrea, ma comunque..." Cibotto scattò in piedi e si puntò con i pugni sul tavolo: "Signore, mi vuole finalmente dire di cosa ha bisogno?" Robqrto Laputtana arrossì e tagliò corto: "Ho bisogno che lei convinca mia sorella Gesualda a tornare a casa dalla sua famiglia!"
(continua)
2 commenti:
Ma sei tu Jacopo Carlotti?
Altro grande esponente della cultura polesana del secolo XV è Ludovico Ricchieri più noto come Celio Rodigino. Tradusse autori latini e greci, insegnò nelle università di Ferrara e Milano, scrisse una summa poderosa: “Antiquarum lectionum libri triginta”, che conobbe numerose edizioni in Italia e all’estero. Insegnò pure nella scuola pubblica di Rovigo ma ebbe contrasti con gli amministratori locali.
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