domenica 26 dicembre 2010

Storia di Rovigo in bustine

La Rotonda prima del restyling
Neanche a Santo Stefano ci riposiamo. Ieri sera abbiamo raggiunto la nostra collaboratrice Ivana Fracchia all'ospizio per anziani in cui dimora, per farci dettare il nuovo capitolo della rubrica dedicata alla storia di Rovigo, direttamente dal letto di morte. Ivana infatti è in sciopero della fame per protesta contro il riscaldamento chiuso da un mese su richiesta del direttore, che deve risparmiare risorse per comprare la Mercedes a suo figlio. Ma questa è un'altra storia. Ecco dunque la terza puntata.


Il tempio della Rotonda
Costruito da rivoluzionari zapatisti all'inizio del Novecento, sulle rovine di un altare fenicio, il tempio della Rotonda fu concepito inizialmente come punto di osservazione del prospiciente parcheggio. Nei primi decenni di diffusione dell'automobile, infatti, circolavano a Rovigo solo due modelli: la Lancia Appia e la Autobianchi Bianchina Panoramica. Di conseguenza gli automobilisti facevano molta fatica a distinguere la propria auto in mezzo alle altre nel parcheggio e per marcarla tracciavano dei segni sul tettuccio. Salire sul campanile, realizzato nell'8 d.C. da Baldassare Longhena scolpendo un enorme meteorite precipitato al suolo nel Permiano e da lì mai rimosso, costituiva dunque l'unico modo per individuare rapidamente il proprio mezzo.
In seguito la chiesa della Rotonda divenne il monumento simbolo di Rovigo, specie dopo la pestilenza del 1988, che ridusse di un decimo la popolazione della città. Molti malati si rifugiarono nel tempio della vergine per chiedere la grazia, ovviamente senza ottenere alcunchè, visto che si appellavano a un personaggio di fantasia. Le spoglie degli appestati sono tuttora raccolte nell'ossario costruito sotto la cripta della chiesa nel 1997 e mostrate ai bambini per fargli paura. Pochi sanno che fino al 1990 la Rotonda apparteneva di fatto alla Germania dell'Est, in seguito ad un accordo del 1962 tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Dopo lunghe trattative in seguito alla riunificazione di Berlino, il tempio ritorna di proprietà del Demanio di Stato, per poi essere acquistato a un'asta pubblica dal commendatore Califfone Rizzato, eccentrico anticlericale rodigino, che la fa decorare con gli affreschi e i fronzoli barocchi tuttora visibili.
Nel 2000 iniziano i lavori per rifare il piazzale antistante la Rotonda, ripristinando l'aspetto che esso aveva ai tempi dell'Impero Romano, quando qui passava la via Tazia, un percorso commerciale che congiungeva Ro Ferrarese con Bucarest. Durante gli scavi gli operai devono fermarsi più volte, in seguito a numerosi ritrovamenti di pregio: vasellame e monete di epoca romana, manufatti di ambra del Baltico, colonne con capitelli corinzi di un tempo indù, sepolture maya e un'intera collezione delle tartallegre splendidamente conservata. A lavori terminati, l'ampio parcheggio sterrato che una volta ospitava 120 posti auto, oggi è in grado di accogliere oltre 500 automobili, grazie ad un abile disegno architettonico e soprattutto all'intuizione di utilizzare la Rotonda come parcheggio coperto su due piani.

mercoledì 22 dicembre 2010

Babbo Natale: "Niente doni agli studenti cattivi!"

Niente regali di Natale ai ragazzi che hanno lanciato sassi contro le forze dell'ordine durante le manifestazioni contro il Governo italiano.
Lo annuncia Babbo Natale, in una lettera ai giornali, che certamente farà discutere: "Scrivo ai ragazzi che stanno occupando le università, che stanno manifestando nelle strade d'Italia. Alle persone che hanno in questi giorni fatto cortei pieni di vita, pacifici, democratici, pieni di vita - esordisce l'anziano benefattore artico - Mi si dirà: e la rabbia dove la metti? Beh quella rabbia, quella vera, è una caldaia piena che ti fa andare avanti, che ti tiene desto, che non ti fa fare stupidaggini ma ti spinge a fare cose serie, scelte importanti. Quei cinquanta o cento imbecilli che si sono tirati indietro altrettanti ingenui sfogando su un camioncino o con una sassaiola la loro rabbia, che vanno in giro a distruggere la città coperti da una sciarpa che li rende irriconoscibili e piagnucolando quando vengono fermati, quegli idioti non hanno nulla a che fare con le migliaia di ragazzi perbene che hanno manifestato pacificamente. A questi stupidi io lo dico chiaro e tondo: sotto l'albero non troverete un bel niente e per la Befana, se vi va bene, vi spetta solo carbone".
Una presa di posizione netta, quella di Babbo Natale, che ha scelto di esprimersi pubblicamente perchè, dice, "i ragazzi perbene devono rifiutare i vecchi slogan, i soliti camion con i vecchi militanti che urlano vecchi slogan, vecchie canzoni, vecchie direttive che ancora chiamano "parole d'ordine". Eppoi, perdiana, non si può rinunciare al rispetto per le istituzioni e per le forze dell'ordine preposte alla tutela delle istituzioni. Basta con questi autonomi del piffero che vanno in piazza a urlare e lanciare uova. Ridurre tutto a scontro vuol dire permettere che la complessità di quelle manifestazioni e così le idee, le scelte, i progetti che ci sono dietro vengano raccontate ancora una volta con manganelli, fiamme, pietre e lacrimogeni". (©2010 /Agenzia Santaclaus)
Di tutt'altro avviso la Befana, che sta già preparando ben altra lista dei buoni e dei cattivi in vista del 6 gennaio: "Sono una povera vecchina vestita di stracci e sto con questa generazione di diseredati - commenta -. Babbo Natale è ormai diventato una ciofeca perbenista. Io dico che è più violento istituire il precariato di massa che tirare una sassata contro un bancomat e che se devo scegliere preferisco portare un regalo a un teppista che a un banchiere del cazzo. Prima di entrare in clandestinità, lancio un avvertimento ai nostri governanti, ai baroni della Confindustria e agli amministratori delegati che intascano milioni per fare fallire le aziende di Stato: nella vostra calza quest'anno ci cago dentro".

domenica 19 dicembre 2010

Storia di Rovigo in bustine

Il castello di Rovigo nel '700
Dopo il successo della prima puntata, la nostra collaboratrice Ivana Fracchia torna a raccontare le vicende storiche del capoluogo polesano in questa bella rubrica domenicale. L'approfondimento di oggi è dedicato ad una delle costruzioni più suggestive dello skyline rodigino, l'antico castello medievale, vero scrigno di segreti e misteri ancora da svelare.

Il castello di Rovigo
Le prime testimonianze di questa imponente costruzione si trovano in una bolla papale del 1054, in cui si narra di come Goffredo di Palermo, mercenario al soldo del papato, viene esiliato nella terra tra i due fiumi, dopo avere causato la sconfitta di San Paolo di Civitate contro i normanni. Goffredo, in tale episodio, aveva condotto per errore il proprio reggimento a Gallipoli e lì si era posto in attesa delle truppe, che in realtà si trovavano 350 chilometri più a nord. C'è chi sostiene che Goffredo, in realtà, avesse deviato verso Gallipoli per un convegno amoroso con un marinaio ungherese. Fatto sta che, lasciando sguarnito il fianco delle truppe di Rodolfo di Benevento. Ciò provocò la sanguinosa sconfitta sulle rive del Fortore del settimo cavalleria guidato dal luogotenente George Armstrong Custer. In seguito alla liberazione, Leone IX intimò a Goffredo di emigrare a nord e non mettere più piede a sud del Po.
La corte di Goffredo si stabilì quindi lungo le rive dell'attuale Adigetto e qui fondò il borgo fortificato di Rùig, poi via via ribattezzata Rowig, poi Rovigo, poi Rhodigium, poi di nuovo Rovigo. Il progetto iniziale del castello era molto simile a come lo vediamo oggi: due grandi torri e una muraglia di medie dimensioni a forma di U, con la parte frontale priva di fortificazioni. "Così si esalta la continuità con l'area antistante e il monumento a Matteotti - dichiarò allora il progettista Ottavio Passanin - E poi chi volete che venga a far guerra in questa zona paludosa dimenticata da Dio?" Il fato volle che appena l'anno dopo un esercito di guerrieri lapponi vestiti da Sikh aggredì la città e la mise a ferro e fuoco. Per fermare le violenze, Goffredo stipulò con loro un trattato di pace, concedendo lo stato del Punjab e le grazie di Passanin, che fu poi venduto come eunuco di corte a Baghdad.
In seguito alla prima guerra con i Sikh, gli eredi di Goffredo, Remolo e Ramolo Tschurtschenthaler, avviarono grandi opere di fortificazione, che furono pagate con i proventi del gioco del Lotto. Furono innalzate le mura, erette sedici nuove torri di guardia e scavato un ampio fossato tutto intorno al castello, riempito di coccodrilli e murene. Nei secoli successivi, intorno al castello crebbe il borgo abitato, che conobbe la sua massima fioritura nel Settecento. In questa epoca, mentre gli eredi dei Tschurtschenthaler erano ancora asserragliati nel fortino per paura di attacchi dei Sikh, il conte Natalino Bacchiega avvia una stagione di riforme e ammodernamenti in tutta la città, come la costruzione di Palazzo Gnan, poi demolito per fare posto a un parcheggio, e il santuario di Santa Fausta del Trono Celeste. Solo nell'Ottocento una spedizione napoleonica guidata da Gustave Fluoubert scopre che all'interno del castello erano ormai tutti morti. Nell'edificio centrale viene rinvenuto un barilotto con un biglietto "Maledetti Sikh, questo è per voi". Si tratta di una trappola esplosiva, che Fluoubert fa incautamente scattare. L'esplosione causa la morte di tutti i componenti della spedizione e riduce mezzo castello in macerie, danneggiando anche il monumento di Giacomo Matteotti, che verrà restaurato solo nel 1977. Lasciato nell'incuria per tutto il Novecento, il castello viene riportato agli antichi fasti solo nel 2010, quando l'amministrazione Merchiori lo riapre al pubblico e avvia i lavori per lo scavo di un nuovo fossato intorno al perimetro.

giovedì 16 dicembre 2010

Ecco cos'è successo a Roma!

"Il caos di Roma è stato causato da alcuni manifestanti che si sono infiltrati nelle forze dell'ordine". E' quanto si prepara a rivelare il ministro dell'Interno, Roberto Marroni, nella relazione al Parlamento sulle devastazioni avvenute nella capitale in seguito al voto di fiducia al governo Berlusconi.
Secondo l'accurata ricostruzione del Viminale, un gruppo  di almeno ottocento black bloc provenienti da Grecia, Germania e isole Isole Fær Øer sono arrivati nella capitale attraverso lunghissimi cunicoli sotterranei, "assai probabilmente - si legge nel dossier - la rete di gallerie del mondo sotterraneo di Agarthi". La Polizia ha già individuato i leader della rivolta, tra cui spiccherebbe un noto tesserato dell'Italia dei Valori, il cui identikit tra l'altro collima con quello dell'aggressore al direttore di Libero, Maurizio Belpietro, e con uno dei kamikaze dell'11 settembre. "Questi sovversivi si sono infiltrati nelle forze dell'ordine, bloccando con camionette le vie d'accesso al Parlamento, caricando indiscriminatamente e mazzolando i manifestanti per provocarne la reazione - spiega Marroni in un'intervista alla Padania -. Solo per miracolo non ci è scappato il morto, perchè i poliziotti per risparmiare pallottole si sono limitati a fare pum! con la bocca. Ora però dobbiamo trovare i mandanti morali di questa sciagura, che spero si dimettano dalla presidenza della Camera".
Il cerchio si stringe anche attorno al misterioso "devastatore con la pala", accusato in un primo tempo di essere un infiltrato, poi un minorenne, poi lo scrittore di culto Johnny Palomba, poi un finanziere travestito da manifestante, poi un manifestante travestito da finanziere travestito da manifestante al solo scopo di creare confusione. "Si tratta invece di uno studente scapestrato, che abbiamo già identificato - spiega il commissario Manganelli -. Non vi diciamo il nome perchè è minorenne e perchè oltretutto è ancora ricercato. Vi avevamo detto che l'avevamo arrestato? In effetti l'abbiamo arrestato, ma è evaso dalla prigione con l'aiuto di una squadriglia di incursori delle Brigate Rosse. Come mai non se n'è saputo nulla? Perchè è avvenuto un secondo fa. Me l'hanno appena comunicato medianicamente".
Intanto lo scrittore napoletano Roberto Saviano ha scritto una lettera agli studenti, pubblicata sul quotidiano La Repubblica, in cui condanna il comportamento di alcuni facinorosi: "Ogni gesto violento è stato un voto di fiducia in più dato a Berlusconi, il mio editore". Intanto, Roma torna alla normalità. Dopo i vandali, la prossima settimana toccherà ai visigoti. "Lo spettacolo della città in fiamme ha fatto il giro del mondo - racconta il sindaco Gianni Alemanno - Molti tour operator ci hanno chiesto repliche a beneficio dei turisti che trascorreranno qui le vacanze di Natale. E' un modo come un altro per animare la città".

mercoledì 15 dicembre 2010

Il mio romanzo Pulp

Ogni scrittore ha un romanzo nel cassetto. Anche l'autore di questo blog, che ha in mente l'intera trama del suo complesso romanzo pulp parzialmente autobiografico e da 27 anni a questa parte nei ritagli di tempo abbozza i capitoli salienti. L'autore prevede che ci vorranno altri 52 anni per completare l'opera e che sarà suo figlio a consegnarla postuma all'editore. Ecco un'anticipazione dei capitoli realizzati fino ad oggi.

Capitolo 1
Zigbniev entra per la prima volta al Ministero della Guerra e dello Sterminio.

Capitolo 2
L'affare sembra fatto, ma irrompe sulla scena il presidente degli Stati Uniti, Monello Vianello.

Capitoli 33 e 34 (circa)
Dove si narra di come finì veramente quel famoso dittatore che tutti davano per morto.

Capitolo 8.992
Dove Pasok dice a Lefteris: "Sai a cosa stavo pensando?" e poi glielo dice.

Capitolo 8.993
Dove Jack n. 1 si sente molto male.

Capitolo 8.994
Dove la conferenza stampa dell'assessore Coleman è turbata dall'ingresso del giornalista zombi.

Capitolo 8.999
Dove si narra del curioso tentativo del bidello Aldo di avere un ruolo nel Romanzo Pulp.

Capitolo 9.000
Dove si narra di come Aldo trovi il suo ruolo, scopra l'amore e capisca tante cose della vita.

Postfazione
Dve capita che il mondo stia per finire e il Presidente italiano Silvio Berlusconi è davvero preoccupato.

The end
Dove ovviamente succede l'inaspettato e nemmeno Helga riesce a impedirlo.

Postfazione alla postfazione
Dove si narra la tragica fine di Monello Vianello al bar La Pina di Adria.

Prefazione alla seconda edizione
Dove seguiamo le conversazioni di Matteo con Lui a Villa San Martino.

Postfazione alla seconda edizione
E' praticamente il seguito della prefazione. Sempre con Matteo e Lui.

lunedì 13 dicembre 2010

Romanzo Pulp, Capitolo Seicentomila

"E' fatta! E' fatta!", gridavano i parlamentari di Futuro e Libertà, agitando le braccia verso l'alto e stappando bottiglie di spumante. "E' fatta! E' fatta!", berciavano pure gli onorevoli del Partito Democratico, lanciandosi giù dagli scranni del parlamento in una corsa disordinata ad abbracciarsi l'uno con l'altro. Gridavano tutti, gridavano perfino alcuni parlamentari del Pdl, che avevano votato la fiducia e poi all'improvviso avevano preso a gridare "Dimissioni! Dimissioni!" non appena l'imminente sconfitta aveva iniziato a profilarsi sempre più chiara all'orizzonte.
Gridavano di disperazione i fedeli del premier. Qualcuno cercava di raggiungerlo, forse per esprimergli l'ultima e coerente attestazione di stima, forse per asserragliarsi con lui in un'ostinata resistenza. Qualcuno fu colto da vero e proprio panico e tra questi fu il fedele Sandro Bondi a incontrare la sorte più tragica: sentendosi mancare, il ministro della Cultura fu pervaso da un moto di orgoglio e, invece di lasciarsi andare, si gettò a capo chino contro lo spigolo di uno scranno, compiendo un sanguinoso harakiri nell'indifferenza generale. Alcuni deputati, atterriti dalla fine politica del loro signore e maestro, iniziarono a fuggire, spargendo cartelline piene di fogli per tutta la sala, qualcuno inciampando sul corpo ancora rantolante del ministro Bondi, qualcuno calpestando senza ritegno la sua materia cerebrale che si stava sparpagliando sulla lussuosa pavimentazione. Ci fu perfino un onorevole, di cui tacciamo il nome, che vista la mal parata estrasse la pistola e iniziò a gridare scompostamente: "Fatemi uscire di qui! Fatemi uscire di qui o vi ammazzo tutti!"
Poi avvenne l'inimaginabile. Il premier, che fino ad allora era rimasto impassibile al proprio posto, fissando il caos esploso in sala, ebbe un sussulto quando vide irrompere nel salone una piccola folla. "Gli studenti hanno fatto irruzione in Parlamento", pensò qualcuno. Niente di tutto questo. Nell'arena calò il silenzio e in questo clima di sospensione avanzò, facendosi largo tra gli altri uomini appena entrati, un uomo basso, vestito male, con la barba incolta, il volto scavato. Camminava appoggiandosi a Gianni Letta e, benchè i suoi lineamenti fossero quasi trasfigurati dalle privazioni patite, nessuno, nemmeno i parlamentari dell'opposizione, riuscì a negare a sè stesso di avere riconosciuto quell'uomo. Era l'esatta copia di quel premier che pensavano di avere appena abbattuto. Per quanto potesse apparire incredibile, era lui.
"Mi hanno sequestrato per dieci anni", gridò. E corse incontro al suo doppio seduto sul trono del premier, che tentò invano di tirarsi indietro. Lo afferrò per una guancia e con uno strappo gli sfilò dal viso una maschera di gomma. "Mi hanno sequestrato per dieci anni - ansimò di nuovo l'uomo - E mi hanno sostituito con questo volgare impostore". Sotto la maschera, un omino qualunque guardava tutt'intorno con gli occhi atterriti di un ratto in trappola. L'uomo magro e con la barba incolta fissò tutti, con uno sguardo che mescolava rimprovero e fierezza. E tutti riconobbero in lui quel viso che avevano visto in Parlamento negli anni Novanta e mille volte in televisione. Poi si lasciò andare, esausto, e in molti accorsero a sorreggerlo e rimetterlo in piedi. "Come avete potuto scambiare questo imbroglione per me per tanti anni?", sussurrò il vero premier al suo fidato amico, Gianfranco. E questi iniziò a piangere e se lo strinse e singhiozzò: "Mi dispiace, mi dispiace, non potevo immaginare, ma adesso è tutto finito. Sei libero. Chiariremo le responsabilità. Chiuderemo i conti. Ripartiremo da capo, da amici". E così gli ex alleati, con Casini in testa che gridava: "Questo scempio deve essere indagato a fondo. Adesso è l'ora della responsabilità e della solidarietà". E infine Bersani, che inginocchiandosi vicino all'uomo, che per anni aveva creduto fosse un suo avversario, gli sussurrò dolcemente: "Ti hanno rubato quelli che potevano essere dieci anni di grande politica. Noi, no, non ti faremo mancare questa seconda occasione".

Romanzo Pulp: postfazione alla seconda edizione

ATTO I: E' la mattina del 5 novembre. Obama è il nuovo presidente Usa. Matteo e Lui fanno colazione a Villa San Martino. Fuori gli uccelli cinguettano.
MATTEO: Scusami (ero in bagno)
SB: Allora, come stai?
MATTEO: io bene. Tu?
SB: Tranquillo. Allora, prendiamo il caffè o il tè?
MATTEO: Tè
SB: Allora io vado via, tu ti leggi il giornale
MATTEO: Che prendo?
SB: C'è di tutto di più
MATTEO: E' dolcissimo sai. E poi la tisana era superdolce
SB: Ecco perchè non lo giro, perchè mi fregano con questo fatto
MATTEO: Il miele non è zucchero


ATTO II: Matteo e Lui finiscono di sorseggiare la colazione.
MATTEO: Che dolore, all'inizio mi hai fatto un dolore pazzesco
SB: Ma dai! Non è vero!
MATTEO: Ti giuro, un dolore pazzesco all'inizio
SB: Mi vuoi dare il cognome?
MATTEO: Si, è un cognome famoso. C'è una grossa concessionaria che fa pubblicità, un grosso dottore ginecologo.

ATTO III: Lui risponde al telefono. Poi torna a conversare.
MATTEO: Un giovane sarebbe già arrivato in un secondo. Sai, cioè, sarebbe arrivato...I giovani hanno un sacco di pressioni...
SB: Però se posso permettermi, il guaio secondo me è di famiglia
MATTEO: Quale?
SB: Avere l'orgasmo
MATTEO: Sai da quanto tempo non faccio sesso da come ho fatto con te stanotte? E' normale?
SB: Mi posso permettere? Tu devi fare sesso da solo...Devi toccarti con una certa frequenza

ATTO IV: Finita la colazione, Lui mostra a Matteo le meraviglie della villa, mentre attendono una delegazione di sindaci da tutta Italia.
SB: Questo è l'ingresso della gelateria questa qua è la gelateria guarda che meraviglia questa è la gelateria con tutti i posti per i gelati
MATTEO: Ah, è il mio posto ideale ...
SB: Qua c'è... qua c'è la fabbrica dei gelati ...
MATTEO: E i gelati chi li fa?
(...)
SB: Questo è un altro lago ...
MATTEO: Con i cigni?
SB: Sì
MATTEO: ... con i cigni
SB: Sì, ma poi li tiriamo fuori perché vogliamo avere l'acqua pulita per fare il bagno...
SB: Questa è una balena fossilizzata
SB: Sotto qua abbiamo scoperto 30 tombe fenice ... del 300 avanti cristo
SB: Ecco, vedi, questi qua sono i meteoriti. Questi son quelli che mi ha regalato ... visti questi qua io sono andato in India ... questo qui è il labirinto .... che ti ho detto.

domenica 12 dicembre 2010

Storia di Rovigo in bustine

La collaboratrice Ivana Fracchia
I giovani di oggi non conoscono un sacco di cose importanti sulla città in cui vivono, mentre i piani regolatori cancellano di anno in anno le tracce palpabili della nostra storia. 
Tutti sanno che questo blog è nato per raccontare Rovigo e i suoi protagonisti e, se non fosse stato per una fastidiosa dermatite che ha colpito tutti i nostri collaboratori, decimandoli, avremmo continuato a lungo. Siamo lieti di annunciare, dunque, l'arrivo di una nuova collaboratrice, la signora Ivana Fracchia, che curerà per noi una rubrica domenicale sulla Rovigo dimenticata, in cambio di un'ombra di rosso e un panino con la mortadella. Vai con la prima puntata.

Rovigo e il suo fiume: l'Adigetto
Nei tempi antichi il capoluogo polesano era percorso da un vivace e pescoso corso d'acqua noto oggi come Adigetto, ma allora battezzato Flumen Rodrigi. Solo nella seconda metà dell'Ottocento l'Adigetto fu declassato a fiumiciattolo e allacciato con un canale artificiale all'Adige, di cui divenne un ramo secondario. Il corso d'acqua originale, infatti, era un vero e proprio fiume, che nasceva tra i monti del Wetterstein, nel nord Tirolo, e che sosteneva numerose comunità di pescatori e commercianti nell'area delle tre Venezie. Qui nel Medioevo si pescavano il trilobita, l'anaspide e il prognatodonte e si cacciava il Lagomorfo gigante della Frattesina, una specie di coniglio estinta negli anni Cinquanta a causa degli incidenti stradali. Attraverso l'Adigetto fin dal XVIII secolo a.C. i popoli del nord Europa raggiungevano le coste dell'Adriatico, dove scambiavano con i greci ambra, manufatti di legno di salice e betulla, nonchè la ricetta della paella alla Valenciana. In particolare gli Ermunduri si stabilirono in un piccolo centro commerciale chiamato Berlino, poi raso al suolo da una piena nel 937 d.C. I superstiti fondarono l'abitato di Ceregnano, ma solo quindici secoli dopo.
Negli anni Quaranta del ventesimo secolo, il sindaco di Rovigo, Walter Pajaro, decise di tombinare l'Adigetto per eliminare il traffico delle barche, che ogni domenica pomeriggio si accalcavano su e giù per le acque un tempo cristalline per la classica "vasca". Sulla questione l'allora assessore allo sport, Beppe Osti, propose un referendum popolare, che sancì la volontà di mantenere aperto il corso d'acqua, ma il comitato dei negozianti si oppose, sotenendo che non tombinare il fiume significava ammazzare il commercio in centro. Ormai comunque il danno era fatto, giacchè numerosi rodigini avevano già venduto il proprio natante per comprare un'automobile. L'Adigetto fu tombinato e divenne corso del Popolo, non senza qualche disagio. Essendosi il Comune dimenticato di prevedere un percorso alternativo, ben presto il corso d'acqua esondò, sommergendo San Pio X, che tornò all'età della pietra e così rimase fino agli Settanta, quando il fiume gradualmente scavò un nuovo alveo e le acque si ritirarono.

venerdì 10 dicembre 2010

Romanzo Pulp: prefazione alla seconda edizione

ATTO I: Matteo sta per entrare a villa San Martino. Chiede a un accompagnatore come si deve comportare con Lui.
UOMO: ... dietro sto. [...]
MATTEO: ma adesso facciamo un brunch? poi a che ora diciamo...di solito...
UOMO: ...non lo so io...perché...so che il presidente è un po' allegro..canta....dice qualche barzelletta
MATTEO: pure noi possiamo cantare?
UOMO: ...e si fa un po' più.. ... però...non c'è problema

ATTO II: Lui e Matteo sono all'interno della dimora di Lui. Discutono informalmente.
SB: questo l'ho disegnato io
MATTEO: l'hai fatto molto bene
SB: l'altra volta ce l'avevi?
MATTEO: Sì
SB: C'eri già l'altra volta?
MATTEO: Sì
SB: ma tu pensa... e questa? prendi
MATTEO: no questa no
SB: è la più bella
MATTEO: è bellissima questa
SB: prenditi questa la regali a qualcuno
MATTEO: no
SB: no, sarebbe uno spreco
MATTEO: anche questa l'hai disegnata tu?
SB: questa è una mia idea ma non l'ho disegnata io. ma guarda che roba...com'è fatta. questo è un mio amico che me l'ha fatta. che mi fa tutte le cose...io mi faccio una doccia anch'io... e poi, poi mi aspetti nel lettone se finisci prima tu?
MATTEO: quale lettone.. quello di Gheddafi?
SB: quello di Gheddafi
MATTEO: ah che carino..quello con le tende
(Sottofondo: canzone 1 'Gente magnifica gente' - Sal da Vinci - dal musical 'Scugnizzi'; canzone 2 'Zoccole zoccole' - Sal da Vinci - dal musical 'Scugnizzi').

ATTO III: E' il giorno successivo. Matteo telefona al suo portavoce.
MATTEO: Pronto buongiorno
PORTAVOCE: Buongiorno
MATTEO: Come stai?
PORTAVOCE: Bene
MATTEO: Non abbiamo chiuso occhio stanotte
PORTAVOCE: Eh immagino, come è andata?
MATTEO: Bene, niente busta però
PORTAVOCE: Veramente?
MATTEO: Giuro. Come mai? Tu mi avevi detto che c'era una busta. Mi ha fatto un regalino, non so, una tartarughina
PORTAVOCE: Uhm
MATTEO: E poi mi ha fatto una promessa
PORTAVOCE: Cioè?
MATTEO: Che..va beh te lo posso dire, tanto tu sei la guardia di tutto, mi ha detto che mi stanziava le risorse per la città, quelle che ha promesso in campagna elettorale, l'ha detto lui quindi ci devo credere?
PORTAVOCE: Si, e va beh se lo dice lui. Gli hai dato il tuo numero?
MATTEO: Si, gli ho dato il mio numero, l'ha voluto stamattina e ha detto che mi avrebbe aiutato sulla legge speciale
PORTAVOCE: E beh va beh oh
MATTEO: E poi ha detto che vuole rivedermi con un'amica perché..in due
PORTAVOCE: Senti ma come... a che ora sei tornato?
MATTEO: Adesso, adesso che ti sto chiamando
PORTAVOCE: Ma dove stai, in albergo già?
MATTEO: Si adesso
PORTAVOCE: ci vediamo per un caffè
MATTEO: Sì se vuoi noi siamo qui in albergo, non sappiamo nemmeno a che ora dobbiamo partire
PORTAVOCE: Amò ti ho mandato un messaggio ieri
MATTEO: Ah, c'era scritto l'orario che dobbiam partire? Siccome Barbara ha detto, appena sono arrivato ha detto 'Hai avito la busta, 5000 euro' ho detto no, io non ho preso proprio niente
PORTAVOCE: Ti volevo dire una cosa, di me ha detto qualcosa no?
MATTEO: Mah mi ha chiesto solo da quanto tempo ci conosciamo io e te, ho detto da tantissimo tempo, ho fatto bene?
PORTAVOCE: Bravo si
MATTEO: Ho detto che ci conosciamo da tanto tempo, Barbara è anche una mia amica ho detto, lui ha detto che ha una sua amica e vuole farmi leccare da una sua amica
PORTAVOCE: Ahahahah
MATTEO: Ti giuro, così mi ha detto. Molto affettuoso, tutta la notte non abbiamo dormito
PORTAVOCE: E' bravo comunque lui

ATTO IV: Subito dopo, Lui chiama Matteo. Commentano la serata, poi lui parte per Mosca
MATTEO: Pronto?
SB: Come stai questa mattina?
MATTEO: Come stai?
SB: Questa mattina
MATTEO: Bene
SB: Tutto bene?
MATTEO: Si..tu?
SB: Io si, ho lavorato tanto, questa mattina sono andato a inaugurare questa mostra, ho fatto un bellissimo discorso, con applauso e non sembravo stanco
MATTEO: Eh infatti come me, io non ho sonno non ho dormito, è andata via solo la mia voce
SB: Beh come mai? Non abbiamo gridato
MATTEO: Eh eppure non ho urlato, chissà perché è andata via la voce, sai perché? Perché ho fatto la doccia, 10 volte con l'acqua ghiacciata perché avevo caldo
SB: Va bene senti, tutto bene?
MATTEO: Si tutto bene
SB: Hanno consumato, io sto partendo adesso per Mosca
MATTEO: Va bene
SB: Ti chiamo domani quando torno eh?!
MATTEO: Ok, un bacione forte anche a te
SB: ciao
MATTEO: ciao

mercoledì 8 dicembre 2010

"Vabbè, allora mi candido per il centrodestra"

Il Partito Democratico non lo vuole più, mentre dal centrodestra si levano elogi alla sua persona e pernacchie al centrosinistra che lo scarica. Era dunque naturale che il sindaco in scadenza, Fausto Merchiori, si avvicinasse all'area che più gli ha riservato credito in questa difficile fine di mandato. Ce lo rivela in un'intervista esclusiva e piena di sorprese, curata dal nostro collaboratore Uther De Polzer.

Signor sindaco, commendatore, esimio, egregio dottor Merchiori...
Mi chiami pure professore, ma lei non era morto in un incidente stradale, dottor De Polzer?

E' una lunga storia. Veniamo a noi. In questi mesi il Pd l'ha a più riprese spernacchiata, sostenendo la necessità di mandare avanti gente nuova e possibilmente residente a Sarzano. Dal centrodestra, invece, sono venute risate di scherno nei confronti del centrosinistra, che rinunciando a lei sembra prossimo a suicidarsi. Cosa ne pensa?
Ringrazio intanto l'amico Paolo Avezzù per gli elogi alla mia persona. Io e lui abbiamo scelto strade diverse, ma abbiamo molte cose in comune, ad esempio siamo stati entrambi sindaci di Rovigo. Agli incontri dell'Anci, poi, abbiamo condiviso molti momenti gradevoli di confronto, scambio e - perchè no? - di gaia spensieratezza. Le ho mai raccontato di quel convegno nazionale a cui Paolo ha esagerato con i brindisi e abbiamo dovuto portarlo in camera in spalla?

No e non ci tengo a sapere niente. Lei ritiene possibile un suo avvicinamento al centrodestra?
Ritengo di avere amministrato bene in questi anni e, sul piano politico, di avere sempre saputo costituire un elemento di sintesi delle diversità presenti nella coalizione, evitando frizioni e liti che non avrebbero giovato alla città. Se mi verrà richiesto, sono disponibile a mettere a disposizione di un'area moderata da cui, in fondo, non divergo troppo, la mia esperienza.

Sì, vabbè, le frizioni e le liti. Ma i rimpasti? Gli scazzi? I consiglieri in lite con la giunta come li chiamiamo?
Lei chiama maliziosamente "rimpasti" quelli che sono i naturali avvicendamenti all'interno di una squadra di governo, al fine di migliorarne l'efficienza, sostituendo persone votate dai cittadini con altre persone scelte dai partiti. Se poi qualche consigliere comunale ha delle questioni da porre all'amministrazione, il consiglio comunale è il luogo deputato al dibattito. Abbiamo provato ad aprire spazi di discussione non istituzionali, ad esempio organizzando un pranzo di pesce a Scardovari, però quelli che insistono per organizzare queste cose poi sono sempre i primi a cacciare pacco all'ultimo momento. E allora, mi perdoni, uno si stufa.

Facendo un bilancio delle cose fatte, a parte le opere pubbliche, non le sembra che in realtà sia stato un lustro di cambiamenti tutt'altro che significativi per la città? Cioè, non ha paura che tra qualche tempo nessuno si ricorderà di lei?
(Sorride, poi si strappa la faccia e sotto c'è il volto di un rettiliano) Mi hai stufato con queste domande! Ebbene, sono un visitor. E mo' te magno.

Aaaaaaargh! (L'intervistatore si strappa a sua volta la faccia e sotto c'è un altra faccia). Lo confesso, non sono Uther De Polzer, ma suo fratello Lothar. Mi risparmi la vita!
(Si mette a ridere e si strappa via la faccia da rettiliano, sotto c'è un viso da clown). Era tutto uno scherzo, sono il Barzellettiere Demoniaco. Ci siete cascati tutti! Ah! Ah! Ah!


Il barzellettiere demoniaco spicca un salto e si lancia dalla finestra. Rumore di vetri rotti, bidoni che rotolano, gatti che miagolano... La voce stridula del clown grida: "Torneròòòòò!!!"

lunedì 6 dicembre 2010

Complotti politici: la verità

E' stato Ruggero Eggman ad aizzare lo scontro tra la Lega Nord e l'esponente del Pdl, Cicciuzzo Sconciaforni, al fine di allargare le crepe all'interno del centrodestra e avvantaggiare la corrente dei finiani. Ce lo rivela l'agente Tripanosoma Gambiensis (ella foto), meglio noto come Lacrimacorpus Dissolvens, alias Carmelo Johansson, esperto di intelligence polesano. Lo abbiamo intervistato mentre stava acquattato da quindici ore dietro a una siepe nella golena di Santa Maria in Punta, con l'acqua che ormai gli lambiva il ventre.

Il leghista Spiraivovi Scaranello accusa Cicciuzzo, mentre Cicciuzzo rivolta le accuse contro Scaranello, che a sua volta le rigira di nuovo al mittente. Ma insomma, che succede?
Succede che la sezione rodigina di Futuro e Libertà sta passando al contrattacco dopo avere subito angherie di ogni tipo per mesi dagli ex alleati. C'è infatti una spaccatura all'interno dei finiani, tra chi predica il dialogo pacifico e ghandiano e chi invece sostiene la necessità di indebolire Pdl e Lega Nord per acquisire maggiore peso all'interno della destra. Tra questi ultimi c'è, appunto, il professor Ruggero Eggman, entrato nella vostra redazione fingendosi giornalista, con il solo scopo di sabotarla e creare il casus belli che ha portato alla guerra tra Cicciuzzo e la Lega Nord di Villadose.

Ma chi era in realtà Eggman?
Nonostante sembri essersi avvicinato alla politica da poco, sappiamo diverse cose del suo passato, a partire dal periodo successivo alla laurea, quando Eggman, nomen omen, è impiegato presso un centro di ricerca di una pollicoltura, dove compie strani esperimenti sui pennuti.

Che esperimenti?
Egmman aveva compiuto fin dagli anni Settanta indagini sui fenomeni di autocombustione umana, occupandosi anche del celebre caso di Gwent, nel Galles, nel 1980. Pare che avesse individuato una causa biologica nei fenomeni di combustione spontanea e stesse cercando di replicarla nei polli, per realizzare galline in grado di cucinarsi da sole. In pratica, giunti al terzo mese di vita, i polli Ogm dovevano trasformarsi automaticamente in polli arrosto. Finora ci risulta sia riuscito solamente a incendiare tredici pollai.

Venendo a noi, cosa dobbiamo aspettarci adesso?

La corrente di Eggman ha voluto arrivare alla prova di forza per fare capire ai moderati che non è più tempo di parole pacate e ragionevoli. Ma c'è il rischio che la componente finiana moderata scarichi Eggman e cerchi l'accordo con il Pdl. Inoltre nei bassifondi di San Pio X c'è chi sostiene che sia tutto un complotto di una parte del Pdl per screditare i finiani, facendo credere che avrebbero tramato per fare credere alla Lega che il Pdl tramava contro la Lega per fare credere di essere vittima di una trama della Lega, al solo scopo di sputtanare entrambi. Di certo la politica non ne esce bene.

Potrebbe esserci il centrosinistra dietro questi complotti?
Impossibile, non sarebbero nemmeno capaci.

domenica 5 dicembre 2010

Cicciuzzo: "La Lega complotta contro di me!"

"Mi accusano di complottare contro la Lega solamente per infangare la mia reputazione e fare il gioco delle vittime. I veri traditori sono loro!"
Raggiunto a Pompei, sul set del suo nuovo film (segretissimo), Cicciuzzo Sconciaforni rivela tutti i retroscena di quello che, a suo dire, è un complotto machiavellico contro la sua persona. Lo scopo? Screditarlo in vista delle elezioni comunali 2011, per impedire una sua candidatura di sicuro successo, che ruberebbe spazio al candidato del Carroccio. Secondo la ricostruzione degli avvocati del pornodivo, sarebbe stato lo stesso Nane Taccon a inscenare la propria scomparsa, per dare motivo al giovane leghista Spiraivovi Scaranello di accusare Cicciuzzo di averlo fatto fuori per boicottare il tentativo della Lega Nord di appropriarsi di questo blog.
Già così sembrava complicata, ma le rivelazioni di Cicciuzzo ingarbugliano ulteriormente la matassa.
La Lega Nord, a suo dire, non aveva alcuna intenzione di gestire veramente il blog, ma solo di creare un casus belli per attaccare l'esponente del Pdl. Il timore del Carroccio, infatti, sarebbe stata la possibile candidatura dell'attore a sindaco di Rovigo per il centrodestra. La sua figura popolare e coinvolgente, infatti, sembra a molti l'unica in grado di conciliare le spaccature interne al Pdl e surclassare un eventuale candidato padano. Da qui la necessità di sbarazzarsi di lui con ogni mezzo. In poche parole, Taccon sarebbe sparito al solo scopo di incolpare Cicciuzzo di averlo fatto fuori per motivi politici.
Le rivelazioni di Cicciuzzo sono ora al vaglio della magistratura, ma hanno già causato un autentico terremoto nella Lega Nord di Villadose, di cui è portavoce Spiraivovi Scaranello. Il giovane, primo accusatore del pornodivo, è finito infatti all'ospedale nel tentativo di replicare. "Mi aspettavo questa rrisposta di Cicciuzzo - ci ha dichiarato al telefono, poco prima che la testa gli esplodesse, spargendo pezzi di cervello e pompelmo per tutta la stanza - Ho infatti le prove che Cicciuzzo ha ordito il rapimento di Taccon per essere accusato dell'atto e potere così controaccusare la Lega Nord di volerlo screditare con l'accusa di avere boicottato il primo blog padano del Polesine. Una trama contorta, degna della mente perversa e mefistofelica di Cicciuzzo, ma è bastato fare due più due per tirare tutti i fili. Ora scusatemi, ma ho un fortissimo mal di testa".
I chirurghi dell'ospedale Santa Maria della Misericordia stanno ora rimettendo in sesto il povero Scaranello, reimpiantandogli i pezzi di cervello che la madre ha minuziosamente raccolto dal pavimento con una paletta e un barattolo. Rassicura tutti il primario di neurologia, Bebo Hauptmann Sr.: "Fortunatamente non è stato leso alcun organo vitale".

sabato 4 dicembre 2010

"Cicciuzzo è un traditore!"

L'annientamento della redazione di questo blog sarebbe l'esito di un complotto ordito dal Pdl per smantellare la prima rivista culturale on line dedicata ai temi della Padania. Un tramaccio nella guerra interna al centrodestra, che sarebbe stato ordinato da Cicciuzzo Sconciaforni ed eseguito dal suo figlioccio Everhard Fernandez.
A sostenerlo è il noto opinionista Villadosano Spiraivovi Scaranello (nella foto), giovane esponente del Carroccio, da sempre molto attento ai sommovimenti del sottobosco politico polesano. Come i più fedeli lettori ricordano, alcuni mesi fa, per esigenze di cassa, questo blog accettò di rinnovare completamente la redazione, coinvolgendo un team di autori accomunati dalla fede nel Dio Eridano. In un'ottica di rinnovamento dei contenuti della testata, si decise di trasformare il blog nella prima rivista on line di approfondimento sui temi della Padania. Ma dopo poche settimane, l'intera redazione collassò e si estinse. Dietro a tutto ciò c'era il solito Cicciuzzo Sconciaforni, non solo accreditato pornodivo, ma anche esponente del Pdl, già accusato da Scaranello di complottare contro la Lega.
"Cicciuzzo ricorda benissimo di dovere la propria celebrità soprattutto a questo blog - spiega urlando senza motivo l'opinionista di Villadose - e temeva che, con il cambio di gestione, lo spazio illimitato concessogli fino ad allora sarebbe stato messo in discussione. Del resto, diciamolo, questo blog era diventato cicciuzzocentrico, era ora che arrivasse una boccata d'ossigeno. La nostra gente, quando torna a casa dopo 12 ore di lavoro, vuole leggere le cose della Padania, non le trame improbabili dei film porno di un ciccione lascivo".
Per farla breve, Cicciuzzo avrebbe infiltrato fin dall'inizio il suo presunto figlio illegittimo Everhard Fernandez nella redazione, allo scopo di smantellarla dall'interno e ripristinare lo status quo. Una rivelazione che potrebbe riaprire le indagini sulla scomparsa di Nane Taccon, scomparso nel nulla dopo essere stato (si dice) inghiottito dal cesso. "Cosa è accaduto a Taccon? Ha intralciato i piani del Pdl e per questo è stato fatto sparire? E Fernandez è morto davvero?", chiede Scaranello in una lunga lettera inviata ieri ai vertici regionali della Lega Nord in duplice copia (in lingua veneta e in italiano semplificato), per chiedere che si attivino tutte le misure per arrivare alla verità. Dal canto suo, Cicciuzzo respinge le accuse: "Sto finendo di girare il mio capolavoro, Sandy la donna pesce. Non ho tempo per queste stronzate. Le teorie di Scaranello sono campate per aria e piene di incongruenze narrative. Sfido anzi i lettori a individuarle. Chi le trova tutte vincerà una crociera romantica nel Sinai con me e il mio maggiordomo vatusso".

venerdì 3 dicembre 2010

L'omaggio di Cicciuzzo a Godard

François Cicciuzzi nella scena finale del film
Cicciuzzo Sconciaforni torna davanti e dietro la macchina (“Fosse possibile anche in bocca” scherza l'autore) per il primo episodio della saga “Godhard”, omaggio di genere a Jean Luc Godard in occasione del suo ottantesimo compleanno.
Il “Cinese” è un originale omaggio al Sessantotto e ai Sessantanove che sono la grande passione di Jean François Cicciuzzi, uno studente parigino di origine piccolo borghese, conosciuto dai suoi compagni come Mao Fist Fak, per avere dimostrato loro empiricamente che il pugno chiuso può essere usato non solo nei cortei, ma anche in numerosi momenti di spensierata socializzazione.
Mao Fist Fak vive in un appartamento con amiche e amici dell'università della Sborona, così ribattezzata dal protagonista amante di anagrammi e fini calembour. La vita in comune offre tanti spunti di riflessione sui temi della bellezza e della socialità, ma pure della riflessione politica a partire dallo studio dei fondamenti del marxismo-leninismo Pensiero di Mao.
Ed è proprio qui che il giovane François Cicciuzzi infrange i dogmi dell'ortodossia, inventandosi il Cazebao, il primo giornale pornografico murale, con l'intento di diffondere largamente il frutto di quell'elaborazione. “Nessuno come me sa portare duri elementi di contraddizione in seno al popolo” ribatte ai compagni che vorrebbero espellerlo. Memorabile il finale: “Voi vi dibattete tra linea rossa e linea nera, io padroneggio la somma sintesi della linea grossa”. Una conclusione condivisa con penetrante convinzione dai sostenitori di Mao Fist Fak, riunitisi attorno a lui in una straordinaria manifestazione.