sabato 2 gennaio 2010

Romanzo Pulp - Postfazione


E così il mondo stava per finire. La notizia non era ancora ufficiale, ma da giorni correva voce che sarebbe stata annunciata dal presidente della Repubblica nel discorso di fine anno.
Sette giorni prima, non si erano più avuto notizie della Micronesia, poi era scomparsa la prima isola europea: la Sicilia. Qualcuno aveva sostenuto che la regione italiana era stata inghiottita dal mare, a causa di tre fenomeni concomitanti: l'innalzamento del livello del mare, il bradisismo causato dalle massicce estrazioni abusive di gas naturale e petrolio, l'mprovviso scivolamento di una faglia tettonica durante un'eruzione dell'Etna. Il Governo aveva poi rassicurato tutti: non si era trattato di un cataclisma, ma di un errore durante il trasporto di alcune testate nucleari stoccate nella base di Sigonella, che aveva dato vita a una reazione a catena. "Nessuna fine del mondo o altre fandonie messe in giro dagli ambientalisti - aveva dichiarato il presidente del Consiglio, Maurizio Ferro Jr.- E voglio rassicurare tutti: il ponte sullo stretto di Messina si farà comunque". Ma, si sa, gli italiani si fidavano poco dei loro governanti. Così si attendeva che il presidente della Repubblica, Silvio Berlusconi, dipanasse le nebbie del dubbio con il suo discorso di fine anno.
Ormai ultracentenario, Berlusconi portava sul volto e sul corpo i segni della fatica e delle sofferenze, ma negli occhi gli brillava ancora la fierezza furfantesca di un tempo. Avevano provato a eliminarlo in tutti i modi, ma alla fine l'amore aveva vinto sempre. Con l'ingegneria genetica gli avevano riattaccato il braccio mozzatogli da una escort kamikaze, che aveva provocato una orrenda strage durante un'orgia in una beauty farm. Un attentato condannato duramente dalla Cei. Sempre i prodigi della scienza avevano reso possibile salvare la vita del premier, dopo l'attentato più sconcertante, quello ordito con una P38 da Daniele Capezzone, il suo servo più fedele, che aveva rivelato: "Sono entrato nel Pdl solo per potermi avvicinare abbastanza da attentare alla sua vita". La reintroduzione della garrota aveva posto un argine alle polemiche e aperto la strada della presidenza della Repubblica. Ora l'Italia era un paese felice. I negri erano stati rispediti in Africa e l'Africa era stata recintata da un lungo muro fatto di scorie radioattive e all'interno del territorio africano erano stati deposti tutti i governi democraticamente eletti, instaurando un unico governo centrale guidato da Renzo Bossi. Suo il compito di liberare le colonie dagli autoctoni per ripopolarle di schiavi cinesi, che avrebbero estratto ogni grammo di oro, argento, carbone e uranio dal ricco suolo, rapato come la testa di un naziskin le foreste tropicali e ovviamente costruito villaggi turistici in cui offrire negrette minorenni a turisti pedofili occidentali. Dopo gli anni delle guerre sanguinose, finalmente il mondo aveva trovato un suo equilibrio. Ma un'eventuale fine del mondo avrebbe compromesso seriamente la popolarità del presidente.

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