domenica 3 gennaio 2010

Romanzo Pulp - The End

Riassunto della puntata precedente. L'Italia è molto cambiata. Il clima politico è diventato più civile da quando l'ultracentenario Silvio Berlusconi è divenuto presidente della Repubblica e il figlio di Bossi, Renzo, è stato nominato alla guida dell'immensa colonia mineraria chiamata Africa. Ma i bravi cittadini temono l'imminente fine del mondo, dopo la scomparsa della Sicilia. A nulla valgono le rassicurazioni del Governo ("Si è trattato solo di un'immensa esplosione atomica"). Solo il Capo dello Stato, nel suo discorso di fine anno, può infondere ottimismo e buonumore, scongiurando un drammatico calo dei consensi e dei consumi.

Squillò il telefonino. Il presidente della Repubblica bestemmiò. Aveva pochissimi minuti prima della diretta televisiva internazione. Doveva concentrarsi, prepararsi a leggere un messaggio rassicurante, che incitasse i suoi concittadini a sperare in un futuro migliore.
"Chi è che disturba?", chiese stizzito. Era Bersani, il nome non se lo ricordava nessuno. Era stato il leader di un altro partito, fino a qualche decennio prima. Poi il clima era cambiato. L'idea sola che ci fossero due partiti in lizza trasmetteva agli italiani l'idea di uno scontro, che fomentava la violenza. Nacque l'"Accordo 2-Ber", con cui si decise di non presentare più una pluralità di partiti, nè di candidati, al fine di evitare le tensioni che avevano portato ai numerosi attentati orditi contro il capo dello Stato. Una commissione medica indipendente, nominata dal Governo, fu incaricata di certificare l'insanità mentale del leader politico Antonio Di Pietro, che fu rinchiuso in una clinica psichiatrica, dove non ebbe più la possibilità di fare del male agli altri o a se stesso. Ma appena due anni prima era stato liberato, con uno spettacolare attentato ordito dalle Brigate Mike Bongiorno. Ora il pazzo era in libertà.
"Presidente?", gracchiò Bersani, con la sua voce catarrosa da vecchio rachitico, incallito fumatore di sigari. "Lasciami in pace, Gigi. Sto scrivendo il mio discorso di fine anno". "Ma quale fine anno? siamo già al primo gennaio". "Eh, se nessuno mi rompeva il cazzo io il discorso l'avevo già finito, dioporco", escalmò il presidente. "Ma è vera questa storia della fine del mondo?", chiese l'altro. "Ma sai, pare di sì. Ma anche fosse? Non possiamo provocare una flessione dei consumi solo perchè dopodomani finisce il mondo. Bisogna comunque fare un'iniezione di ottimismo. Ne parlavo ieri sera con Ivana Stuntnik, la presidente della Confindustria, mentre le venivo in faccia". "Ma alla tua età ancora queste cose fai?", rise Gigi. Poi iniziò a scatarrare e non riuscì più a parlare. "Prima di morire, metti giù, che mi lasci aperta la linea e non riescono più a richiamarmi", borbottò il presidente. Riattaccò. Berlusconi tentò di rimettersi al lavoro, ma fu interrotto nuovamente dall'ingresso di una delle sue ottocentoventisettemila guardie del corpo, una tettona vichinga di nome Helga. "Cazzo vuoi, Helga? C'è una sommossa popolare? Distribuite buoni acquisti per il negozio di elettrodomestici del centro commerciale". Helga si mise sull'attenti, facendo ondeggiare su e giù le tette taglia ottava. "Signor presidente, abbiamo notizie di una minaccia nei suoi confronti ad opera delle Brigate Mike Bongiorno. Abbiamo fatto sigillare ermeticamente il palazzo. Avremo aria per due settimane, ma se sarà necessario noi tutti ci strangoleremo da soli pur di lasciare ossigeno a sufficienza per lei.
"Helga, Helga - sorrise l'anziano Berlusconi - Le misure di sicurezza sono il top del top e voi guardie del corpo clonate servite solo a dilettare le mie notti con la vostra carnalità e farmi fare bella figura in giro, perchè siete delle gran fighe, detta altrimenti. Io invero non corro alcun pericolo". Questo lo credi te, disse una voce da chissà dove. "Dove?", dissero all'unisono Helga e il Capo dello Stato. Indovina, rispose la voce. "E' lei che ha parlato?", chiese Helga, guardando con orrore il presidente. Lui balbettò, perchè aveva capito da dove veniva la voce: dal suo stomaco. Proprio così, ero nel pollo che hai mangiato a pranzo - disse la voce - Gli scienziati delle brigate vi avevano introdotto una spora mutante realizzata con il Dna di Mike Bongiorno. Ora sto germinando e a breve sarò abbastanza grosso da farti male. Il presidente si sedette con dignità e disse: "Dopo la mattonata in faccia di quella volta, questo è l'attentato più folle che mi abbiano mai fatto. Ebbene, so riconoscere la fantasia: avete vinto voi". Poi una specie di enorme larva di mosca con la faccia di Mike Bongiorno sfondò il ventre del presidente e, tra schizzi di sangue e budella lacerate, saltò fuori sbisciolando da tutte le parti. Helga tentò di reagire. Ma questa è un'altra storia.

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