La verità prima o poi doveva saltare fuori. Da giorni, infatti, la Voce continua a pubblicare editoriali di Jacopo Carlotti (nella foto), l'opinionista adriese, disperso dopo il bombardamento del Consorzio Eurobic II, di cui era presidente.
I numerosi parenti e alcuni amici del Carlotti, in queste settimane, hanno inondato la mail della Voce di Rovigo per sapere la verità. Perchè se Carlotti scrive sulla Voce, significa che è vivo e quindi si può e si deve capire da chi o da cosa si nasconda. Ma di fronte agli accorati appelli del parentame, il direttore della Voce, Andrea Panozzo, si trincera dietro a un muro di silenzio: "Carlotti sono io, quante volte ve lo devo ripetere?" Un'affermazione smentita dal noto linguista Eugenio Svaniati, dell'Università di Chioggia (esiste?): "Ho analizzato gli stili di entrambi e posso dire con certezza che Carlotti non mi fa ridere, anzi, mi fa abbastanza cagare, ma nemmeno quello scemo riuscirebbe a scrivere editoriali noiosi e destrorsi come quelli di Panozzo".
Insomma, l'affaire Jacopo Carlotti assomiglia sempre più al caso di Vianello Monello, i cui editoriali continuarono ad uscire sul Corriere del Veneto anche dopo la morte, grazie ad abili impostori. Ma nel caso del noto quotidiano indipendente di piazza Garibaldi le cose sarebbero andate in modo diverso. A sostituire Jacopo Carlotti, secondo indiscrezioni raccolte dalla nostra collaboratrice Liutpranda Castronovo, sarebbe un rivoluzionario software, elaborato da alcuni ingegneri informatici del Cur per conto del quotidiano. Il programma Carlotti 2.0 gira su sistema operativo Windows 95 ed è basato su un'enorme banca dati digitale, che interagisce con l'archivio storico della Voce. In pratica nel database sono stati inseriti tutti gli scritti di Jacopo Carlotti sulla Voce, la Repubblica Veneta e altri giornali, organizzati con etichette che rimandano ai dati anagrafici dei principali bersagli delle invettive di Jacopo. Una sezione della banca dati contiene inoltre una raccolta di 22.323 citazioni dalla letteratura classica, che vengono usate per intercalare una serie di frasi standard, che servono a tenere assieme il testo finale. Tutte queste informazioni, come si è detto, interagiscono con la versione digitale del giornale: in pratica, il software incrocia le parole chiave contenute negli articoli del quotidiano con quelle del database e sceglie le notizie più pertinenti con gli interessi di Carlotti. Dopodichè elabora un testo standard scegliendo il soggetto o i soggetti, il tipo di invettiva, la citazione colta da abbinare e un po' di informazioni di contorno.
Il risultato, garantiscono i programmatori, è accostabile ai testi del vero Jacopo Carlotti nel 94% dei casi. A portarci le prove dell'esistenza del software è proprio uno dei programmatori, in lite con il quotidiano per motivi economici: "Il nostro compenso è stato di tredici euro e settanta centesimi, più un pacco di riso del Delta del Po", racconta. Tra le prove più lampanti, i testi scartati dalla redazione, perchè frutto di un malfunzionamento del software. Eccone uno, risalente ai primi di gennaio: "Il Tasso avrebbe detto "A re malvagio, consiglier peggior". A Grignano rubano le galline, ma a Rovigo al sindaco poco importa. Ben più impegnato è a disseminare di cubi marroni il corso di quel Popolo che non lo segue più da tempo, perso com'è a schivare le buche disseminate per la città dal fido Graziano Azzalin. Ed è tutto un fiorire di Topinambur! Si dice che, per ripianare altri buchi, quelli contabili, il compagno Azzalin depredi i pollai vestito da volpe, per poi rivendere il pollame ai macellai della città. Script non valido. Per la giunta Merchiori i polli da spennare sono sempre. Perchè, come dice Cesare, "Extremum oppidum Allobrogum est proximumque Helvetiorum finibus Genava. Ex eo oppido pons ad Helvetios pertinet".
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