lunedì 25 gennaio 2010

Romanzo pulp: capitoli 33 e 34 circa

"Non c'è gloria... non c'è gloria nel morire così. Uccidetemi, traditori". Il vecchio vaneggiava ancora. Pensava di essere nel '45. Inveiva contro un certo Ugo: "Traditore, brigante!" Il figlio scosse il capo.
"Maria!", gridò. Maria era la colf filippina. Si affacciò alla porta. "Ma non senti che puzza di merda, Maria? Non senti che si è cagato addosso? Cosa aspetti a cambiarlo?" Maria sbuffò: "E' la terza volta oggi!" La nipote più grande fingeva di essere altrove, ma si lasciò scappare una frase a denti stretti: "E' andato. Quanto ci vuole perchè si tolga dai coglioni?". Il padre la guardò storto: "Porta rispetto, cazzo. Ti sente". La figlia assunse un'aria indifferente. Intanto il vecchio continuava a delirare: "Guarda come mi sono ridotto. Pago quindicimila lire a una colf perchè mi faccia una sega. Mi riempio di merda e piscio il pannolone. E i miei figli mi odiano". L'altro si alzò in piedi e gridò strabuzzando gli occhi: "Cos'è che paghi, papà?" Il padre tornò nell'anno che era. Parecchio dopo il 1945. "Io? Niente. E tu chi sei?". Il figlio replicò: "Sono tuo figlio, ti sei proprio bevuto il cervello. Ora, ascoltami finchè sei concentrato..." Il vecchio assunse un'espressione da vecchio scemo. "Dove hai messo il libretto postale?", scandì il figlio. Il padre aprì le braccia, come a dire: mah! Irruppe la moglie del figlio: "Non ti puoi essere speso tutto in seghe della tua troia di colf filippina! - gridò - C'erano due milioni, lì dentro. Tirali fuori prima di dimenticarti dove li hai messi". Nonno Benito rise.
"Se mi appendevano a me, invece che a quella faccia di cazzo pelata di impostore, quella volta. Me ne andavo in gloria". Allora non ci aveva pensato, che era veramente uno schifo andarsene così, vecchio e ignorato da tutti. "Che rincitrullito", borbottò la nipotina. "Papààà!!! I soldi, ci servono!", insisteva il figlio. "Lascialo perdere - esclamò la nuora - Non vedi che è partito? E' con il cervello in pappa, perso nei suoi ricordi scemi della Seconda Guerra Mondiale. Davvero era meglio se lo ammazzavano, l'imbecille". Il vecchio ebbe un sussulto: "Come ti permetti!" La nuora divenne acida: "Almeno te ne andavi in gloria. Invece ti sta bene di morire qui, vecchio e demente, con le mutande smerdate, come il vigliacco imbecille che sei sempre stato". Il vecchio si difese: "C'è chi mi rimpiange". "Ed è imbecille più di te", tagliò corto l'altra. "Smettetela! - disse il figlio - Ora parliamo dei soldi. O cacci fuori il libretto, o giuro su Dio che me ne vado e non torno più". Il padre rise: "E quando mai vieni a trovarmi? Guarda tua nipote: non solo non gliene frega niente di me, ma le faccio pure un po' schifo". Sarà perchè puzzava di cacca. "Il libretto non lo sgancio. E sono cazzi miei se ci pago Maria per pulirmi il culo o per farmi le seghe. Sono soldi miei, se permetti". Il figli si alzò, si calcò il cappello in testa e uscì, tirandosi dietro tutta la famiglia. Poi, quando fu sulla porta, si voltò e puntò un dito verso il vecchio padre, che ormai si era di nuovo messo a parlare da solo, guardando il muro. Scosse il capo: "Era davvero meglio se ti appendevano a Piazzale Loreto, quella volta".

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Che tette che ha Benito!

Nicola Donà ha detto...

... e pensa che erano così prima di rifarsele ...