lunedì 17 novembre 2008

Borgatti e la Linea Vecchia per il Socialismo

“La crisi e le difficoltà economiche che attanagliano tante famiglie rodigine hanno precisi responsabili: i giovinastri di RoWoodstock”.
E’ questa l’originale tesi di Mario Borgatti, coordinatore provinciale di Forza Italia che, proprio per garantire sostegni concreti ai ceti meno abbienti, chiede di tagliare i 328 euro e quindici Galatine con cui il Comune ha garantito ai ragazzacci di RoArt di esibirsi in piazza Vittorio Emanuele. “Gli oltre 500mila euro raccolti in sovrappiù dalle multe non sono sufficienti - sottolinea - quindi bisogna intervenire sulle vere sorgenti di spreco, ossia i giovani e i loro eventi pseudoculturali”. E se qualcuno può pensare che in Borgatti vi sia livore per i continui rinvii del suo show con Jerry Lewis si sbaglia di grosso. “Gli incidenti di percorso del Fenicacca Aid e della Maratona contro il racket delle poltrone non c’entrano - assicura - io ho un ragionamento politico chiaro in testa: il mio obiettivo è il socialismo. E il raggiungimento di quel traguardo non passa per la Linea rossa di Antonio Costato o per la Linea nera di Fabrizio Rossi, ma per il mio percorso: la Linea vecchia”. Un sentiero politico che parte da lontano: “Io entrai nel Psdi al momento della scissione di Palazzo Barberini per un’operazione di entrismo, assieme al gruppo trockjista di Livio Maitan. Il mio obiettivo era prendere quel partito del piffero foraggiato dagli americani, famoso per avere 58 iscritti e 322 tra sottosegretari e ministri. Mi muovevo secondo un disegno egemonico di chiara matrice gramsciana, che oggi ho trasferito a Silvio Berlusconi, e conquistare progressivamente la macchina dello Stato borghese per disarticolarla e porre le condizioni per la conquista del potere politico da parte del proletariato. Questo quando ancora Gianni Nonnato faceva ancora il chierichetto, Guglielmo Brusco era solo un adolescente fan dei Motorhead e Costato uno studente burlone disinteressato alla politica e amante degli scherzi in compagnia. Questo dimostra che i giovani sono inadatti al socialismo e che solo passati i 135 anni si ha un’adeguata coscienza rivoluzionaria. Se i ragazzi di RoWoodstock non avranno più modo di suonare, potranno studiare le mie opere e svagarsi in istruttive gite in montagna con me e Ganiamede tra uno slalom e un saggio di Marcuse, una tisana al ginepro e uno studio analitico dei volumi del Capitale”.
Borgatti, infine, spiega la concezione che ha di sé e cosa lo distingue dagli altri politici polesani che “oltre a essere vetusti scaldapoltrone ammuffiti hanno mediamente delle librerie che fanno cagare il cazzo”. “Sarò modesto e parlerò di me soltanto in terza persona singolare - dice - il Compagno Borgatti è il più grande marxista-leninista della nostra epoca. Egli ha ereditato, difeso e sviluppato il marxismo-leninismo in modo geniale, creativo e integrale, elevandolo a uno stadio completamente nuovo. Il pensiero di Borgatti è il marxismo-leninismo dell'epoca in cui l'imperialismo va incontro alla disfatta totale e il socialismo avanza verso la vittoria in tutto il mondo. E' una potente arma ideologica nella lotta contro l'imperialismo, contro il revisionismo e il dogmatismo. Il pensiero di Borgatti è il principio guida per tutto il lavoro del Pdl, per rimettere insieme il B.V. Paolino con Bimbatman e per mandare a casa la cricca di imbroglioni revisionisti che oggi fa capo a Federico Saccardin”.

(nella foto Mario Borgatti a un meeting di suoi seguaci)

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