venerdì 14 novembre 2008

Caso Cicciuzzo: interviene la Zarri

“La vecchia politica non riesce a farsi carico del dramma del mio fraterno amico Cicciuzzo Sconciaforni, nè la Chiesa vuole in qualche modo colmare questo vuoto, quindi tocca a noi della società civile, che veniamo dalla strada e non dai palazzi, costruire una rete di solidarietà”.
Ha le idee chiare l’attrice Federica Zarri che, per la prima volta, vestirà (si fa per dire o, meglio, se così fosse sarebbe davvero la prima volta) i panni della regista, dirigendo il film “L’albero genealogico del peccato” che avrà come protagonista proprio lo sfortunato e obeso esponente del Pdl. Il ricavato al botteghino andrà alla ricerca scientifica per contrastare gli effetti collaterali dell’invertitore di Barfowskij di cui Sconciaforni, appunto, è rimasto vittima. “Mi auguro che il caro Cicciuzzo riesca a uscire dal tunnel – spiega Zarri – ma è anche vero che volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, l’affollarsi in lui a ritroso dei personaggi che hanno dato vita alla vicenda araldica degli Sconciaforni stesso offre possibilità artistiche vastissime”.
Così l’artista polesana entra nel merito dell’idea di fondo della nuova pellicola: “Innanzitutto le relazioni che si frappongono tra queste persone, differenti per tempo storico e grado di parentela. Per esempio Cicciuzzo mentre si masturba, può essere contemporaneamente protagonista della propria vicenda onanistica ma anche di un rapporto incestuoso tra il tris-trisavolo Gaudenzio Sconciaforni e la di lui madre Domitilla Catapano, con tutte le implicazioni freudiane del caso. Insomma, le possibilità di combinazione tendono asintoticamente all’infinito. E così ci sta tutto il rapporto omosessuale tra l’antenato preistorico Grog Il Cavernicolo e il raffinato intellettuale giacobino Jean Francois Des Sconchafornes, piuttosto che i tradimenti di Monna Adelaide, moglie del trecentesco Mastro Sconciaforno della Ubalda, che abbandona il legittimo consorte per legarsi a Fra’ Agostino Macedonio Sconciafornio, monaco dell’anno Mille sensibile ai piaceri della carne. La scena finale vedrà tutti i protagonisti praticare fisicamente l’amore universale all’interno del corpo di Cicciuzzo che si gusta un grande bicchiere di zabaione, mentre dentro di lui è un fluire di energie e movimenti pelvici pervasi di gioia orgiastica e poeticità saffica”.
“Ringrazio Federica che ha sempre saputo prendere in mano le mie questioni – dice Cicciuzzo – la sua capacità di trasformare il mio problema in un’occasione per tirare fuori tutti i miei talenti mi infonde fiducia. Per cui penso che tenterò di partecipare alla prossima edizione del Festival di Sanremo, come primo coro polifonico solista nella storia della musica”.

(nella foto Cicciuzzo Sconciaforni in un momento di crisi d’identità, accompagnato Wolfgang Von Sconchafornen cugino tedesco contemporaneo e, dunque, esterno al suo corpo)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA

PRESSO IL TRIBUNALE DI ROVIGO

Il sottoscritto Luigi Cascioli, residente in Roccalvecce (Viterbo) via delle Province 45/B

ESPONE QUANTO SEGUE

Il sottoscritto, dopo lunghi e approfonditi studi consistenti anche (e non solo) in un'esegesi testuale del Vecchio e Nuovo Testamento, è arrivato alla conclusione che molti dei fatti presentati come veri e storici dalle "Sacre Scritture" sono in realtà dei falsi, primo fra tutti la storicizzazione della figura di Gesù il Cristo, per buona parte mutuata sulla figura di Giovanni di Gamala, figlio di Giuda il Galileo, discendente della stirpe degli Asmonei.

Le motivazioni che hanno condotto il sottoscritto a tale conclusione sono dettagliatamente esposte nel libro che si allega al presente esposto, del quale costituisce parte integrante e sostanziale. Con il seguente esposto non si vuole contestare la libertà dei cristiani di professare la propria fede, sancita dall'art. 19 della Costituzione, ma si vuole stigmatizzare l'abuso che la Chiesa Cattolica commette avvalendosi del proprio prestigio per inculcare come fatti reali e storici quelle che non sono altro che invenzioni.

Un chiaro esempio di tale abuso è stato commesso da Mons. Lucio Soravito de Franceschi, vescovo della diocesi di Rovigo, allorché ha sostenuto in un messaggio pastorale del 23 dicembre 2005 la figura storica di Gesù affermando falsamente: «Dio (Gesù) nascendo in un luogo ben definito, Betlemme, e in un preciso momento storico: al tempo di Augusto, sotto il governatore della Siria Quirinio, durante il censimento: Gesù non è mito, non è una favola, ma una realtà che appartiene alla nostra storia».

Che la figura di Gesù sia stata costruita per intero su quella di certo Giovanni di Gamala, figlio di Giuda detto il Galileo, risulta in maniera inconfutabile da una si grande quantità di prove da togliere ogni dubbio sulle falsificazioni operate dai redattori dei vangeli. Basterebbe soltanto quella riguardante la trasformazione dell'appellativo Nazireo, con cui veniva chiamato Giovanni di Gamala, in quella di Nazareno data a Gesù, quale abitante di Nazaret, per dimostrare nella maniera più assoluta la sostituzione di Persona.

Da un punto di vista penalistico, tali falsificazioni storiche possono integrare le fattispecie di due reati: l'abuso della credulità popolare e la sostituzione di persona (nel caso di Gesù Cristo).

Ai sensi dell'art. 661 C.P., si ha abuso della credulità popolare quando taluno, per mezzo d'imposture, trae in inganno una moltitudine di persone. Nel caso di specie, i ministri del culto della Chiesa Cattolica, come Mons. Lucio Soravito de Franceschi, commettendo dei falsi storici (quindi presentando come veri e realmente accaduti dei fatti inventati funzionali alla dottrina religiosa) ingannano tutte le persone che vengono a contatto con l'insegnamento di tale religione inducendoli a credere nella stessa sulla base non di argomentazioni puramente teologiche (del tutto lecite e ammissibili), ma sulla base di un'ingannevole rappresentazione dei fatti. Il reato è contravvenzionale, per cui è sufficiente l'elemento psicologico della colpa, che è certamente riscontrabile in tutti i ministri del culto cattolico (quindi anche di Mons. Lucio Soravito de Franceschi), atteso che non è possibile che persone istruite e che, per vocazione e mestiere, studiano continuamente la Bibbia e i Vangeli non si siano accorte delle numerose e ripetute falsità (anche grossolane) contenute in tali scritti. Per quanto attiene al delitto di sostituzione di persona, esso si riscontra allorquando un soggetto, per trarre vantaggio, induce altri in errore attribuendo, a se o ad altri, un falso nome.

Nel caso in esame, il libro "La Favola di Cristo", (cui rimando per più esaurienti spiegazioni) dimostra che Gesù Cristo non è mai esistito e che sotto tale nome si cela tal Giovanni di Gamala.

Quindi Mons. Lucio Soravito de Franceschi che fa proselitismo, come tutti i ministri della Chiesa, per trarre vantaggio dal numero dei fedeli che tanto è maggiore e tanto più grande sarà l'introito economico derivante dalle sue offerte, tra cui quella dell'8 per mille abbinata alla dichiarazione dei redditi, inducendo in errore, sulla base di tali falsità, coloro i quali ricevono il messaggio, commette il reato previsto e punito dall'articolo 494 del Codice Penale.

Tra l'altro, per integrare il reato in parola, "non è necessario che il fine propostosi dall'agente sia di per se stesso illecito o di natura patrimoniale, ben potendo essere lecito e non patrimoniale" (Cass.pen. n. 10805/98 -- n 3645/99 -- n 230694/04 -- 1910/05).

L'elemento soggettivo richiesto è il dolo specifico che sussiste in tutti questi soggetti che, pur essendo consapevoli di tale falsità, non si fanno scrupolo di continuare a propalare come fa Mons. Lucio Soravito de Franceschi.

La responsabilità del Sommo Pontefice può essere solo morale, attesa la sua immunità ai sensi dell'articolo 3 -- I comma C.P., mentre per gli altri ministri del culto cattolico (come nel caso specifico Mons. Lucio Soravito de Franceschi) è da prospettarsi di natura penale.

La continua presentazione di fatti falsi gabellati come veri lede anche la tranquillità morale e la serenità dell'esponente, con conseguente danno di emotional distress, di cui si chiederà il risarcimento del danno nelle opportune sedi, mediante tempestiva costituzione di parte civile, che si riserva fin d'ora.

Il sottoscritto rimanendo a disposizione dell'autorità giudiziaria per fornire ogni chiarimento, si riserva d'integrare quanto esposto e chiede espressamente di essere sentito sui fatti di cui sopra.

Tanto premesso e considerato, il sottoscritto Luigi Cascioli presenta formale



DENUNCIA-QUERELA



nei confronti di Mons. Lucio Soravito de Franceschi, residente presso la diocesi in via Sichirollo 18 45100 Rovigo, per i reati p.e p. degli articoli 494 e 661 C.P., nonché per ogni altro reato che la Signoria Vostra Illustrissima vorrà ravvisare nel comportamento sopra descritto.

Con riserva di costituzione di parte civile nei modi e nei tempi stabiliti dalla legge, chiedo, ex art. 408 C.P.P. di essere informato in caso di archiviazione della notizia criminis.

Si allega alla presente denuncia il libro "La Favola di Cristo" e la copia della lettera pastorale a miglior riprova di quanto esposto.

Roccalvecce 08/11/2008

Con osservanza.

Luigi Cascioli

Anonimo ha detto...

Porto Tolle. Enel sottostima le emissioni della centrale e censura le critiche sulla stampa
da Carta.org del 14.11.2008

La Procura critica l’Enel, ma i giornali locali sbianchettano la notizia. Succede in Polesine, dove i promotori della riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle hanno deciso di giocare duro: non bastano più gli interventi del Comitato per lo sviluppo del Polesine, emanazione diretta della società e organo di propaganda del «carbone pulito». Ora bisogna tappare direttamente la bocca ai giornalisti.
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