sabato 28 febbraio 2009

Hanno rapito Cicciuzzo!

La gabbia del circo di Mosca aperta, gli abbondanti avanzi di cibo ovunque, ma nessuna traccia di Cicciuzzo Sconciaforni. Questa la scena che si sono trovati davanti gli agenti della Polizia della capitale etrusca d’oriente ieri mattina.
“Temiamo si tratti di un rapimento a sfondo politico – ha detto subito a botta calda l’ispettore Ildefonso Manetta – visto che la scomparsa del signor Sconciaforni avviene a poche ore dall’annuncio della sua alleanza con Norman Sciaccaluga”. E la conferma è giunta di lì a poche ore con una telefonata al Corriere del Veneto. “Qui Brigate Rosse per la costruzione del partito comunista combattente. Un nucleo della nostra organizzazione ha catturato e rinchiuso in un carcere del popolo il porco sionista Cicciuzzo Sconciaforni, lugubremente noto come uomo al soldo dei Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti. Le ragioni le troverete in documento che abbiamo lasciato sotto la saracinesca del bar della Pina. Non ci dilunghiamo oltre al telefono perché stiamo finendo i gettoni. Abbiamo provato, infatti, prima a telefonare ad Appunti ma non sapevamo avesse chiuso. Al Gazzettino non ci ha risposto nessuno perché hanno tagliato sugli impiegati. Allora abbiamo tentato al Resto del Carlino ma una persona sgarbata ci ha invitato a non rompere i coglioni. Alla Voce siamo stati sette minuti in attesa con il cicalino di “Con te partirò”. Ci siete, quindi, rimasti voi e le vostre fetide mezze pagine. Detto questo riattacchiamo e vi chiediamo di dare risalto all’operazione: è stato scandaloso che solo un blog di secondo piano abbia dato notizia della nostra azione alla piscina Baldetti nell’ottobre scorso. Ma l’Ordine non vi dice nulla, banda di pusillanimi?”.
Il documento afferma chiaramente che nell’attacco selettivo a Cicciuzzo si vuole colpire un simbolo e, in esso, il sistema di potere dei Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti (Vsa). “La strategia antiproletaria condensata nel “Patto della bistecca” viene elaborata e diretta in covi ben precisi e si trasmette attraverso una catena articolata che penetra in fabbrica e investe ogni altro ambito nella vita dei proletari. Questi covi, veri e propri gangli vitali del potere esecutivo, devono diventare obiettivi privilegiati dell’iniziativa rivoluzionaria attaccandoli nei loro dirigenti e spezzando via la micro pattuglia dei “cervelli” che come Cicciuzzo Sconciaforni mettono a punto le linee antioperaie.
L’incorporamento di Norman Sciaccaluga in una logica trasversale, permeata solo in apparenza da novità, rientra in questa strategia che vuole risucchiare in un patto neocorporativo anche chi a parole rappresenta istanze popolari. E questo è il disegno dei Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti (Vsa) che, attraverso il teatrino elettorale, vogliono far credere che tutto cambi perché nulla davvero cambi. I Vsa, al potere da oltre vent’anni, si sono costruiti come sistema di potere, capace di rigenerare e consolidare, al di là di ogni ideologia, la propria base economica e sociale. I Vsa non sono solo l’espressione politica di una classe, la borghesia in tutte le sue stratificazioni. Non esistono gangli vitali nella struttura economico-sociale del Polesine che sfuggano al controllo e al comando dell’idra Vsa. I suoi tentacoli penetrano tutti i posti chiave dell’economia, dell’amministrazione locale e della burocrazia, dei mass media. E’ chiaro, dunque, che Cicciuzzo Sconciaforni è prigioniero politico del proletariato. Come tale è assolutamente ingiustificato qualunque ottimismo su una sua gratuita liberazione. Molti sono ormai i compagni che in questi ultimi anni, rompendo con la paralizzante strategia pacifista del revisionismo, hanno ripreso la lotta per combattere l'ordine e le leggi della borghesia. Combattere per il comunismo.
Se vorrete riavere Cicciuzzo Sconciaforni libero, dovrete ridare le chiavi di Palazzo Nodari alla Giunta filocinese di Antonio Costato e consentire che la Linea Rossa si possa insediare anche a Palazzo Celio perché ciò significa che la forza delle idee, dei programmi, dell'organizzazione che tutto il movimento proletario rivoluzionario è in grado di elaborare e di esprimere, è così grande da costituire un punto di riferimento per una mobilitazione sempre maggiore della classe operaia e di ogni strato proletario. Per il comunismo, Brigate Rosse per la costruzione del Pcc”.

venerdì 27 febbraio 2009

Allo stadio solo Happy Hope

"Se sarò eletta presidente, alle partite di rugby altro che fiumi di birra! Al più si potrà bere l'Happy Hope, l'analcolico rosso che impazza nelle notti dei ragazzi bene!" La candidata alla presidenza della Provincia, Tiziana Virgili, prende una posizione nettissima, dopo le polemiche sul divieto di vendere alcolici durante le partite di rubgy. E dichiara che lei su questo sarà più ferrea di Carrie Nation: "Si deve essere coerenti - ribadisce - Non si può un giorno fare la spappola per le stragi del sabato sera e la salute dei nostri ragazzi, e il giorno dopo dispensare alcolici a go go come fossero crodini! Me ne sbatto le balle se alla fine si è deciso di riprendere la vendita di birrette ai tifosi della palla ovale: con me alla guida di Palazzo Celio impareranno il piacere di essere sobri".
La Virgili riapre una ferita ancora sanguinante nella comunità rodigina. Pochi giorni fa, infatti, era arrivato l'annuncio che allo stadio di rugby i malcapitati tifosi sarebbero stati costretti a seguire le partite senza ingollare ettolitri di birra, in quanto il Questore ne aveva stoppato la vendita per vari motivi che non serve approfondire, dato che alla fine quello che conta è fare un titolo roboante. E così si sono mossi i quotidiani locali, lanciando finalmente una campagna di civiltà per difendere i valori fondanti della disciplina sportiva. Secondo i giornali locali, ad esempio, il divieto di sbronzarsi al parossismo sulle gradinate del Battaglini avrebbe comportato l'estromissione del Femi CZ dal campionato e la sua trasformazione d'ufficio in squadra di pallanuoto. Non solo: oltre a violare palesemente le regole ufficiali del gioco, il divieto di tummia costituirebbe una profanazione tale da scagliare una terribile maledizione sull'intera città, ossia il flagello delle briciole di cracker auto-moltiplicanti. Proiobire l'ubriachezza molesta al Battaglini e in città durante le partite, infatti, significa colpire un connubio antico quanto l'umanità: se ne parla nel mito di Atraḫasis e in quello di Gilgamesh, nel Libro di Dede Korkut e ancora nella corrispondenza di Ladislao II di Boemia, tanto per citare le fonti più celebri. In definitiva, la decisione di demolire questa tradizione è paragonabile, per portata, all'avvento dei khmer rossi di Pol Pot in Cambogia.
Inevitabile la polemica politica. Accende la miccia Paolo Avezzù, capogruppo di una parte del Pdl, che attacca la giunta provinciale e quella comunale: "Sono cose da pazzi! Tutti hanno capito che si tratta di bieca speculazione: la Provincia pensa di smaltire così le ingenti scorte di Happy Hope invenduto, che continuano ad accumularsi nei magazzini. Oltretutto, chi ci garantisce che gli introiti non verranno usati per finanziare la campagna elettorale del Partito Democratico?" Ma proprio i giovani del Partito Democratico, capeggiati dal ggiovane perfetto Ganiamede, si mobilitano per difendere la loro candidata, organizzando un party analcolico in piazza Roma: per tutto il pomeriggio di domenica distribuiranno ai passanti uno spritz a base di Happy Hope e acqua frizzante (assolutamente vietati misioti con il prosecco), per dimostrare che si può rinunciare alle alte gradazioni e passare comunque una piacevole serata in compagnia.

giovedì 26 febbraio 2009

La verità su Cicciuzzo Sconciaforni

"La morte di Cicciuzzo Sconciaforni è stata un'abile messinscena. Peccato che a quel cretino abbiano ceduto i nervi e si sia lasciato andare a scenate melodrammatiche come il mancato attentato suicida ad Adria. Ha rovinato tutto".
A raccontare i retroscena sconcertanti della presunta morte del noto pornodivo candidato con Federica Zarri è niente meno che Norman Sciaccaluga (nella foto), ex braccio destro di Gino Sandro Spinello, da tempo ritiratosi in Molise per studiare le tradizioni musicali locali e il dialetto croato-molisano. Norman è apparso alla stampa stanco e invecchiato: "Da mesi mi era chiaro che essere il sosia di Walter Veltroni non mi avrebbe portato fortuna - racconta -. Le elezioni in Sardegna e le prossime provinciali dimostrano che avevo ragione: il Partito Democratico sta scientemente progettando il proprio tracollo. Ha prevalso infatti la corrente Hopi che attende il giorno della purificazione e l'avvento del Pahana. Questa è la verità, non date retta ai malvagi che sostengono che il nuovo partito non decolla perchè sulle sue sorti pesa la volontà dei soliti vetusti scaldapoltrone legati alle lobby del cemento e del carbone o ai baroni delle ferriere". Secondo l'interpretazione di Norman Sciaccaluga, l'alleanza con i Socialisti sarebbe fallita proprio per l'incocilibilità tra la corrente Hopi del Partito Democratico e le posizioni di Gianni Nonnato, seguace della fede norrena, assertore del prossimo arrivo del Fimbulwinter e del Ragnarok. Ma lo scontro sarebbe anche interno: non a caso Federico Saccardin, guida spirituale della religione mazdeista in Polesine, avrebbe apertamente contribuito a spaccare il partito sulla nomina del candidato alle prossime elezioni. Sciaccaluga, dunque, oltre a subire gli effetti della crisi nazionale, avrebbe pagato duramente la vicinanza a Gino Sandro Spinello, passato da unico candidato del Pd alla presidenza della Provincia a candidato sì e no a guidare il pulmino delle scuole elementari di Bellombra.
E Cicciuzzo Sconciaforni cosa c'entra? "Come il sottoscritto, Cicciuzzo ha pagato il prezzo di alleanze sbagliate - spiega Sciaccaluga -. Federica Zarri, anche lei un tempo unica autorevole candidata del Pdl, è stata rapidamente segata e dileggiata dal centrodestra, altrettanto desideroso di perdere la corsa a Palazzo Celio. In questo caso si consuma lo scontro tra il Pdl e la Lega. Non è stata condivisa, infatti, la scelta del Pdl di evitare le primarie, scegliendo il candidato con il metodo del radiocarbonio: chi, in seguito ad una spettrometria di massa, risulterà avere una concentrazione minore di questo isotopo, correrà per la presidenza". Per Cicciuzzo, dunque, i tempi si erano fatti duri: la lobby dei Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti, allarmata dalla sua estrema popolarità, in virtù di noto attore hard, aveva preso a minacciarlo direttamente. "Gli attacchi della Zarri all'establishment del Pdl non hanno giovato al povero Cicciuzzo - racconta ancora Norman - In un clima avvelenato, hanno cominciato a tormentarlo in ogni maniera, con scherzi terribili e atti di nonnismo: gli hanno messo la pellicola trasparente per alimenti sul water, gettato del sale nella boccia dei pesci rossi, hannp preso a chiamarlo nel cuore della notte per fare scherzi telefonici e così via". In preda all'esaurimento nervoso, Cicciuzzo ha deciso di scomparire dalla scena pubblica, inscenando la propria morte con la collaborazione del dottor Mehmet Alì Trevisan e di Norman Sciaccaluga, rinunciando al proprio nome d'arte e tornando a utilizzare il nome di Gaudele Tiraboschi. "Sembrava che fosse andato tutto liscio e invece quel ciccione ha dato di matto, chiedendo asilo politico al primo cittadino adriese: ma cosa gli è preso?" Dopo l'arresto, Cicciuzzo Sconciaforni si è rinchiuso in un eloquente silenzio, mentre la cittadinanza decide il da farsi. C'è tuttavia chi sostiene che quello di Sconciaforni non sia stato affatto un atto di follia, ma un gesto dimostrativo per lanciare segnali ai leader etruschi: "Ha fatto sapere di essere sul mercato - ci spiega l'analista Pino Sbando, sosia etrusco di Maicol Colasberna - e c'è un grande movimento attorno alla sua figura. Sembra ormai certo, comunque, che Luigi Migliorini, dopo avere ritirato la candidatura, sarebbe pronto a lanciare Cicciuzzo alla leadership di Polesine Moderno, appoggiando contemporaneamente Gino Spinello in caso di candidatura a sindaco".

mercoledì 25 febbraio 2009

Arrivano le ronde!

Dopo la dismissione delle ronde padane robotizzate, era scontato che prima o poi i validi cittadini rovigiani si sarebbero fatti avanti per riorganizzare gruppi spontanei di difensori della legalità in una città ormai in preda al caos. Grazie alle recenti disposizioni governative, ora formare una ronda è semplice, rapido e divertente quasi quanto fare una grigliata in compagnia. In queste ore numerosi cittadini entusiasti hanno dato vita a ronde per presidiare la città e restituire un po' di decoro e sicurezza ai suoi abitanti. Presentiamo in esclusiva quelle che vedrete pattugliare le vie del centro nelle prossime settimane!

Ronde dell'ombralonga
La prima formazione candidatasi pattuglierà le vie del centro cittadino, battendo a tappeto i locali di intrattenimento di anziani e giovani sbevazzoni, per controllare accuratamente la qualità e il tasso di acidità di rabosi, rabosetti e cabernet. "Saremo l'equivalente dei Nas! - ci spiega il capo-ronda Urpelio Navarone - Tasteremo di persona se quello che viene servito ai nostri bravi concittadini è rosso di qualità o aceto per l'insalata". Le ronde ombralonga godono del patrocinio dell'Ulss 18 - Reparto Gastroenterologia di Rovigo. (Nella foto, i baldi giovani fanno stretching prima di partire in missione).

Ronde tutela anziani
"I nostri mariti sono degli incapaci cazzoni, ci tocca tutelarci da sole da mariuoli e borseggiatori, nonchè rumeni stupratori!" Così le pensionate della Lega hanno motivato la decisione di fondare la prima ronda tutta al femminile: saranno loro, le nonnette, a pattugliare le strade per difendere le loro coetanee dagli agguati dei vili malfattori che pensano di agire coperti dalle tenebre e dall'indifferenza della cittadinanza. I loro mariti cosa ne pensano del fatto che usciranno tutte le sere? "Quei deficienti passano la serata rincoglionendosi davanti alla Tv, per poi svegliarsi alle tre solo per tirare su il culo dal divano e schiantarlo sul letto - ci dice la Jole - Manco ci cagano se siamo in casa, figurati se si accorgono che siamo uscite, ah!"

Ronde dei moderati
Si pongono come alternativa credibile alle ronde padane: "Quelli sono bolsi fanfaroni polentoni che cianciano di Alberto da Giussano e agitano fiaccolette e vin brulè - commenta il leader Taddeo Orlando - Noi invece intendiamo mostrare il volto compassato e severo dei tutori della legalità. Spezzeremo le reni a chi oltraggia le nostre leggi e, perdio!, saremo inflessibili nel fare capire, alla marmaglia che pensa di circolare indisturbata per la nostra bella cittadina, che qui c'è posto per una sola legge!" Al nostro cronista, che chiedeva il motivo per cui il "volto compassato eccetera" sia stato occultato da ampi cappucci bianchi, Orlando ha risposto compassatamente spezzandogli la clavicola e prendendolo a calci in faccia. "Ciò ci dà l'occasione di chiarire che noi intendiamo non guardare solo alla nostra piccola realtà, ma aprire un serio dibattito sui rapporti con gli altri paesi, in primis la Libia, che pensa di affamarci con il suo gas e le sue orde di clandestini: è ora che il nostro movimento si proponga seriamente l'invasione di Tripoli, quel paese di merda in cui stampano le banconote con la faccia del bandito terrorista Omar al-Mukthār!" Al nostro inviato che, pur ridotto in condizioni critiche, ha chiesto cosa c'entri ciò con le ronde a Rovigo, i cordiali interlocutori hanno risposto fratturandogli le braccia a manganellate.

Ronde gay-bisex-lesbian-transgender
Gli omosessuali rodigini non vogliono tirarsi indietro sulla difesa della legalità in città. "Questo dilagare di fascistelli non è certo rassicurante - spiega Nat Goldman, guida delle ronde gay polesane - Già in varie città ci sono delle teste di minchia che picchiano lesbiche e finocchi per strada, nella totale impunità. Noi però gireremo per le strade per difendere tutti i cittadini, sia chiaro. Solo che non lo faremo con l'aria mesta e funerea dei giovani di estrema destra, nè con quella trasandata dei fan del Carroccio. Porteremo per le strade legalità e tanta, tanta allegria!" La decisione di avallare queste ronde avrebbe provocato profonde spaccature nella giunta di centroqualcosa: sostenute dall'assessore Pineda, malviste dal sindaco, sbeffeggiate con battute grevi da potete-immaginare-chi, alla fine sono state autorizzate tra le risate non casualmente altrettanto grevi di larga parte dell'opposizione: "Non potevamo certo fare discriminazioni, ma chiedo un po' di morigeratezza nei costumi: evitiamo paillettes e piume di struzzo!", ha dichiarato infine il primo cittadino, autorizzando anche questa ronda.

Ronde situazioniste polesane
Un gruppo di giovani della Rovigo out ha dato vita a questa interessante formazione, con tanto di divisa ufficiale rossa (li vedete nella foto). Difenderanno i cittadini e renderanno più sicure le vie della città secondo un approccio fortemente innovativo: tra le iniziative previste, la liberazione di centinaia di migliaia di rane per le strade della città; prepareranno un'enorme torta con tantissime candeline e poi inviteranno tutti i cittadini nella pubblica piazza a spegnere assieme con un unico soffio tutte le candeline facendosi gli auguri a vicenda; infileranno fiori di carta nelle cassette delle lettere, con sopra scritti messaggi positivi; giocheranno a scalone con i bambini; porteranno viveri e beni di conforto alle coppie che fanno all'amore in camporella; chiederanno l'installazione di Space Invaders e Tetris tra le funzioni di tutti i bancomat cittadini; regaleranno film pornografici ad anziani soli; pianteranno ortaggi e verdure nelle aiuole brulle dei viali cittadini; trasmetteranno canzoni della star uzbeka Yulduz Usmanova alle quattro di notte tra le rovine del castello. E così via.

martedì 24 febbraio 2009

Lo spettro lascia Palazzo Celio

Un intero cordone di poliziotti ha chiuso al traffico via Celio, ieri mattina, per l'operazione di disinfestazione di Palazzo Celio dal fantasma di Vianello Monello, che da tempo terrorizzava impiegati e assessori con scherzi da osteria e fragore di catene.
Solo nel tardo pomeriggio la Prefettura ha accettato di rendere pubblica la dinamica dell'operazione, coperta dal segreto fino all'ultimo momento. Protagonisti dell'intervento sono stati il dottor Gaio Barfowskji, consulente scientifico della Provincia, affiancato dal tecnico Uliermo Robecchi (nella foto) e da un individuo che il comunicato ufficiale del Prefetto definisce come "il clone numero uno di Vianello Monello, recentemente liberato dalla prigione di Pechino in cui era trattenuto in quanto matrice originaria dei cinquecento cloni utilizzati dal governo cinese per attuare i propri piani di conquista della supremazia internazionale". Alle 10.30, dopo una colazione di lavoro al bar Celio, i tre sono entrati in azione, per uscire dall'edificio dopo una quarantina di minuti. Tutto si è svolto come pianificato. "Dobbiamo ringraziare l'autore del piano, l'ispettore Cibotto - spiega Barowskji - E' stato lui a coinvolgere il clone di Vianello Monello nell'operazione: il risultato è che non solo abbiamo liberato Palazzo Celio, consentendo il regolare svolgimento della campagna elettorale, ma ora possiamo annunciare di avere di nuovo tra di noi lo stimato opinionista da tempo defunto". Il clone ha infatti accettato di incontrare lo spettro, per convincerlo ad abbandonare la sede dell'amministrazione provinciale, in cambio di un nuovo corpo in cui reincarnarsi: il suo. Proposta pienamente accettata dall'ectoplasma, che ha immediatamente invaso l'ospite dalle sue stesse sembianze. Posseduto dal vero spirito di Vianello Monello, il clone è divenuto così a tutti gli effetti la reincarnazione vivente del controverso elzevirista del Corriere del Veneto. "Sono di nuovo vivo e vegeto - ha dichiarato alla stampa - E ora potrò tornare a dare battaglia ai Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti! Non certo, però, dalle colonne del Corriere: apprezzo l'invito di Ugo Savoia a tornare in squadra, ma non ho gradito il fatto di essere stato rimpiazzato da un impostore. Tornerò a scrivere alle mie condizioni, probabilmente dotandomi di uno pseudonimo ridicolo per firmare i miei mordaci corsivi! Ah! Ah! Ah!"
Il ritorno sulla scena pubblica di Vianello Monello dovrebbe costituire il preludio per il rientro a Rovigo di suo fratello Monello Vianello, autore di questo blog e stimato cittadino, da tempo minacciato dai Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti, in combutta con la massoneria. "Daremo notizie di lui nei prossimi giorni - spiega il suo portavoce, Terenzio Gasparetto - Ma va fatto notare che, se i Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti escono da questa vicenda con le ossa rotte, vogliamo capire che fine ha fatto Tornello Vianello, scomparso in Azerbaijan da settimane, e avere garanzie su Orlando Lupani, il venerabile capo della loggia rodigina, tuttora in attività".
Intanto si affastellano i commenti del mondo politico. L'avvocato Luigi Migliorini, leader di "Polesine Moderno", accoglie la notizia con favore: "Non avevo certo paura di uno spettro burlone - ride - Ma sono contento che il mio arcinemico Vianello Monello sia di nuovo in circolazione: darà pepe alla campagna elettorale con i suoi sproloqui deliranti e infantili. Attendo di accogliere anche suo fratello Monello Vianello, a cui rinnovo la proposta di entrare a far parte della mia giunta". Il Partito Democratico affida un commento alla signora che si occupa delle pulizie della sede: "Immagino che adesso al partito toccherà fare almeno finta di cercare di vincere le elezioni - dice - Ma a me che me frega? Tanto io voto Lega Nord!" Anche dal Pdl un commento blando: "Quel Vianello Monello non ci è mai piaciuto, è stato un errore rimetterlo in circolazione. Ma meglio in carne e ossa che in forma spettrale - dice Mario Borgatti -. Quanto alla campagna elettorale: forse faremo le primarie, forse no. In fondo l'importante è partecipare, no?"

lunedì 23 febbraio 2009

L'ultimo clone

"La prima cosa che farò? Un faccia a faccia con lo spettro che infesta Palazzo Celio. Ho già ottenuto l'autorizzazione da Saccardin. Poi mi dedicherò a finire il lavoro lasciato a metà da Celio Rodigino: non voglio più sentire di cloni di me stesso in circolazione".
Con queste toccanti parole il clone numero uno di Vianello Monello si è presentato ieri alla stampa rodigina, convocata per un eclatante annuncio: la missione a Pechino è andata a buon fine, il clone è finalmente libero. La notizia è stata data in una conferenza stampa informale nell'ufficio del dottor Gaio Barfowskji, nella sede della Provincia in viale della Pace. Assieme al clone di Vianello Monello e al consulente scientifico della Provincia, c'erano anche due protagonisti dell'operazione: l'ispettore Cibotto e l'intellettuale di Oca Marina, Gelmino Barozzi, quale portavoce di Monello Vianello. "Quest'ultimo - spiega Barozzi - ha scelto di rimanere a Prypiat, pur avendo supportato la nostra missione. La verità è che Rovigo non è ancora una città sicura per un libero pensatore. La giunta socialista di Antonio Costato è ormai moribonda, i balordi reazionari dispiegano tutto il loro arsenale di violenza contro i deboli e i poveri, mentre in questa fetida buca di nebbia e merda la gente insorge per le buche nell'asfalto o la mancanza di parcheggi". A moderare le intemperanze di Gelmino Barozzi, il commento conciliante di Gaio Barfowskji: "Non sarei così severo nel giudicare i rodigini, che sono gente semplice, ma in fondo sono brava gente. Monello Vianello, nonchè il valido Gelmino Barozzi, scontano semplicemente la frustrazione di vivere in una provincia mediocre. Capisco che dovendo scegliere se vivere a Prypiat o a Rovigo, uno preferisca un posto in cui ci sia un po' di vita intellettuale".
"Quando avete finito di cianciare di mio fratello - ha interrotto a quel punto Vianello Monello, ossia il suo clone - potremmo anche parlare del sottoscritto e di quello che mi è accaduto: io lascerei spazio alle domande dei giornalisti, dato che è mezzora che parliamo solo noi". I cronisti presenti hanno voluto però approfondire gli aspetti legati alla latitanza di Monello Vianello e ai tempi necessari per un suo eventuale ritorno. Esasperato, il clone numero uno di Vianello Monello ha abbandonato la stanza imprecando a tutto spiano: "Sempre a parlare di mio fratello! - ha gridato, sbattendo la porta - E di me non gliene frega un cazzo, che sono stato imprigionato mesi e mesi in un bunker in Cina! Nemmeno una parola per sapere come cazzo hanno fatto a liberarmi! Ma vaffanculo!" La sfuriata è stata accolta con fastidio dai presenti: "Neanche fosse il vero Vianello Monello - ha detto una giornalista - In fondo è solo uno dei tanti cloni!"
Rimane dunque un mistero come la squadra condotta dall'ispettore Cibotto sia riuscita a riportare a casa il celebre clone: stando ad alcune indiscrezioni, il buon esito sarebbe frutto di un accordo politico tra l'amministrazione Costato e la Repubblica Popolare Cinese per il rientro di Vianello Monello in patria, quale deterrente all'espansione dei Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti.

(nella foto, sostenitori della giunta Costato festeggiano il ritorno di Vianello Monello)

domenica 22 febbraio 2009

Le visioni di Leonida Gusmaroli #18

Ora che i Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti sono stati messi sotto scacco dall'alleanza tra l'ispettore Cibotto e Vianello Monello, il primo a rientrare in pista è Leonida Gusmaroli, veggente, occultista, consulente formativo di numerose aziende e svariati dittatori. Ecco le nuove previsioni dritte dalla sua sfera di cristallo e tutte dedicate alla campagna elettorale...

Tiziana Virgili al Grande Fratello
La candidata alla presidenza della Provincia, Tiziana Virgili, supererà le selezioni per il Grande Fratello, diventando la seconda rodigina ad entrare nella famosa casa di Canale 5. "So che può apparire una scelta frivola - commenterà - Ma io non sono un pagliaccio come Vladimir Luxuria. Per un amministratore la visibilità e la presenza è importante, specie se contribuisce a dare risalto alla sua provincia". Una manna per gli avversari politici, che accuseranno ingiustamente la Virgili di ultra-presenzialismo: "Dopo avere monopolizzato i giornali con miliardi di conferenze stampa, ora punta a conquistare la Tv, standoci 24 ore su 24", commenterà sdegnata Federica Zarri. Assordante il silenzio di Guglielmo Brusco, candidato di punta di Sinistra Unita. Farà comunque discutere la tresca, comunque casta, con Umberto, muratore 45enne di San Giovanni Rotondo.

Definito il ruolo dei Ds nella tornata elettorale
Svanita la possibilità di correre per la presidenza della Provincia, Gino Spinello verrà inviato dal Pd ad amministrare un condominio a Baricetta. E’ questa la deliberazione unanime del comitato provinciale del partito che, dopo avergli preferito Tiziana Virgili per la sfida di Palazzo Celio, ha puntato su Sandro Rigoni come candidato sindaco di Adria e su Antonio Lodo come presidente del locale Juventus Club. “Gli abbiamo anche tirato fuori le bottiglie che aveva stappato credendo di essere stato eletto al Senato – osserverà il segretario provinciale Gabriele Frigato – questa volta, per fortuna, c’è veramente qualcosa da festeggiare. Spinello è una risorsa importante per il partito come gli ex Ds in genere, cui abbiamo affidato le operazioni di pulizia di tutte le sezioni del territorio. Un incarico di grande responsabilità che valorizza una delle componenti costituenti del Pd”. Protesterà lo stesso Spinello: “Ci credo che la deliberazione è stata unanime: hanno convocato la riunione in contemporanea con il turno di pulizia della sede del partito a Bottrighe”.

Clamorose svolte elettorali
Federica Zarri annuncerà di essersi rotta le palle dei vetusti scaldapoltrone ammuffiti del Pdl e formalizzerà il proprio ingresso nella Lega Nord. Laconico e sagace il commento di Antonello Contiero, che pure aveva speso parole di fuoco contro la nota pornodiva: "Ma ha dimostrato umiltà e capacità di rottura con i vetusti - dichiararà - E poi, in fondo, se la Lega ce l'ha duro è anche merito suo".

sabato 21 febbraio 2009

L'ispettore Cibotto e il mistero di Pechino


"Cosa ne sapevo io che Helmut era suo fratello?", pensò l'ispettore Cibotto, nel congedarsi dall'iracondo zingaro bresciano Hector. L'ispettore Cibotto aveva ucciso Helmut nei sotterranei dell'Interporto, dove aveva sede la loggia massonica di Orlando Lupani. Mai avrebbe immaginato di guastare i rapporti con il suo amico khorakanè, possessore dell'ubicazione delle porte d'accesso al regno di Agarthi. "Vabbè, prenderò l'aereo - pensò - Ma poi come ci entro nel bunker blindato in cui tengono nascosto il clone numero uno di Vianello Monello?".
Il suo piano era complicato ma funzionale: avrebbe individuato l'edificio di Pechino in cui veniva segregato il suo bersaglio. Quindi si sarebbe introdotto all'interno, mentre fuori impazzava una banda di ribelli uiguri, che avrebbe tenuto a bada la polizia locale. Avrebbe eluso i blocchi delle guardie recitando un antico scioglilingua malese che provocava il cedimento di alcuni terminali nervosi, facendo crollare le persone al suolo, incoscienti. Per sbloccare le porte blindate avrebbe crackato le password d'accesso, grazie a consigli reperiti in un forum e a un coso tecnologico in grado di aprire tutte le porte informatizzate, proveniente dal 2078 e finito in mano sua per colpa di un paradosso spaziotemporale. Aveva quasi finito di elaborare il suo piano, che squillò il cellulare. Era Gaio Barfowskji.
"Dimmi, Gaio - rispose l'ispettore - Come ho fatto a riconoscerti? Ho letto le ultime parole del capoverso precedente". "Ho parlato con Monello Vianello. Vediamoci al Bistrot tra cinque minuti, ti racconterò tutto". Cibotto salì in macchina e corse fino all'appuntamento. Gaio lo attendeva ad un tavolino, sorseggiando un Sanbitter. Lo accolse con un rutto. "Come sai, Monello Vianello è sano e salvo e vive a Prypiat, assieme ad alcuni amici. Non ha alcuna intenzione di tornare in questa città di cacca. Ma è favorevole ad una task force per liberare il clone numero uno Vianello Monello". E questo Barfowskji lo disse proprio mentre ruttava. "Bene - sentenziò l'ispettore Cibotto - Avete un piano o volete sentire il mio?" Gaio Barfowskji gli si avvicinò e sussurrò: "L'idea iniziale era questa: avvalersi della collaborazione di una banda di ribelli uiguri per tenere a bada la polizia locale, mentre si irrompe nell'edificio di Pechino in cui si trova il nostro uomo. Per eludere i blocchi delle guardie, conosco un antico scioglilingua malese, che provoca la paralisi immediata, mentre per sbloccare le porte blindato bastano due crack pescate in qualche forum sul web e un'attrezzatura tecnologica che mi hanno prestato gli alieni. Dopodichè, per fuggire, useremmo il teletrasporto dei fratelli Colasberna". Cibotto lo fissò, grattandosi il mento con aria perplessa: "Mi sembra un piano banale e prevedibile. Soprattutto la parte del teletrasporto. Dovremmo inventarci un piano di fuga più articolato". Gaio abbassò il capo, ammettendo la sconfitta: "Tu cosa proponi?". Cibotto espose le due ipotesi: la prima, torturare a morte l'amico Hector per fargli sputare i segreti dei tunnel sotterranei che collegano Agarthi al resto del mondo, usufruibili per spostarsi facilmente per distanze molto lunghe in breve tempo; avvalersi della collaborazione di un team di nani per scavare una galleria di fuga; farsi prelevare sul tetto da un elicottero invisibile ai radar e ai rilevatori di calore. "In alternativa - concluse Cibotto - potremmo fuggire utilizzando il teletrasporto dei fratelli Colasberna". Gaio Barfowskji soppesò accuratamente le quattro ipotesi: "Quella del teletrasporto non mi convince, ma è la più funzionale", rilevò. "Vada per il teletrasporto!", disse Cibotto, alzando il bicchiere in segno di brindisi.

venerdì 20 febbraio 2009

Cielo di piombo, ispettore Cibotto


L'ispettore Cibotto si lasciò cadere sul sedile della propria auto, esausto. Aveva affrontato una vera e propria orda di diavoli, nei sotterranei dell'Interporto. Non aveva nemmeno la forza di farsi un appunto mentale per riepilogare il rocambolesco piano di fuga che aveva attuato: "Troppo complicato - pensò - Mi sa che se lo racconto non mi crede nessuno". Buttò sul sedile posteriore il costume da Balanzone che aveva avuto un ruolo così determinante nella buona riuscita del suo piano. Ora doveva pensare a battersela: un esercito di alieni e massoni era ancora sulle sue tracce.
Diede gas e lasciò di gran carriera l'Interporto, la zona industriale, la Tassina e la circonvallazione Ovest, per dirigersi in centro. Prossima meta: la sede della Provincia in viale della Pace. Solo Gaio Barfowskji, consulente scientifico dell'area Attività Produttive, aveva le risposte che cercava. E magari avrebbe anche accettato di aiutarlo sia a trovare Monello Vianello, che a liberare il clone numero uno di Vianello Monello.
Il piano era il seguente: scoprire se Monello Vianello era ancora vivo; chiedergli informazioni più dettagliate sul luogo in cui era intrappolato il clone numero uno di Vianello Monello; raggiungere la cella, ubicata nei sotterranei di Pechino, grazie ad uno degli infiniti tunnel che collegano Agarthi con il resto del mondo, dopo avere ottenuto la chiave d'accesso dal suo amico Hector, zingaro di Brescia che l'aveva ricevuta da suo padre, il quale l'aveva ricevuta da suo padre eccetera eccetera, a ritroso fino a quell'antenato lontano che, assieme ad altri zingari, abbandonò Agarthi per motivi che non vi stiamo a spiegare; riportare Vianello Monello o quel che è a Rovigo, ripristinando così l'ordine alterato dall'intervento di troppi complottisti. Ciò avrebbe lanciato un forte segnale ai Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti, di cui ora l'ispettore Cibotto aveva la lista completa. Se avessero riprovato ad attentare alla vita di Monello Vianello, avrebbe consegnato quell'elenco allo spirito inquieto di Vianello Monello, che ancora infestava Palazzo Celio. E sarebbero stati, con licenza parlando, cazzi acidi.
L'ispettore Cibotto parcheggiò la macchina sulla linea di mezzeria di viale della Pace e scese, schivando per un pelo un Suv. Salì le scale fino all'ufficio di Gaio. Lo trovò seduto su una poltrona comoda, che fissava un quadro sul muro: era un dipinto surrealista in cui un ciccione in un ufficio fissava un quadro sul muro, in cui era dipinto un ciccione sul muro che fissava un quadro sul muro. "Cosa fai?", chiese Cibotto. "L'assessore Chinaglia ha dato indicazioni per il risparmio energetico - commentò Barfowskji - Nel dubbio, per non sbagliare io non faccio un cazzo tutto il giorno". L'ispettore convenne che era un'ottima filosofia, ciononostante ritenne che tutto quel tempo libero dovesse essere messo a disposizione della sua indagine. "Ho bisogno di sapere dove si trova Monello Vianello". Barfowskji si incupì: "Monello Vianello è morto!" Ma la sua espressione tradì lo sforzo di fare sembrare credibile un'affermazione palesemente falsa. "Ah! - esclamò Cibotto - E allora chi è che sta scrivendo la nostra conversazione su questo blog?" Gaio non si scompose: "Sono io, in questo momento". Gli mostrò lo schermo del Pc, in cui appariva la maschera di blogspot per l'inserimento dei post. "Ciononostante mi stai raccontando delle panzane - lo arringò l'ispettore - So benissimo che Monello Vianello è vivo, e ora ti elencherò le prove, una ad una: il cavallo Urnayr scomparso nel nulla; la testimonianza di Ugo Savoia; la testimonianza di Adolf; i segni di pneumatici compatibili con quelli dell'autoblindo di Celio Rodigino; la pochette di Augusta Taurinense ritrovata tra l'erba vicino all'eremo distrutto; l'assenza di reazioni da parte del presidente Ilham Aliyev; le parole crociate dell'ultimo numero della Settimana Enigmistica, chiaramente studiate per mandare un messaggio nel futuro a Maicol Colasberna: facendola breve, la prima lettera di ogni parola del cruciverba compone una frase in messapico che, una volta tradotta, segnala a Maicol che Monello Vianello è vivo e che c'è bisogno del suo aiuto per farlo tornare in patria dal suo nascondiglio segreto".
Gaio Barfowskji si alzò in piedi. "Monello Vianello è a Prypiat, città fantasma dell'Ucraina, ridente località evacuata dopo l'incidente di Chernobyl. Sta bene là. Non vuole essere disturbato". Cibotto lo squadrò duro, poi si voltò: "Allora digli che io vado a salvare Vianello Monello e lo riporterò a Rovigo. Lo userò come arma di ricatto contro i Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti. Se vuole essere della partita, sa benissimo come raggiungermi". Sbattè la porta, lasciandosi alle spalle Gaio, improvvisamente ammutolito e pensieroso.

(continua)

giovedì 19 febbraio 2009

L'infallibile ispettore Cibotto


L'ispettore si accese un sigaro e soffiò volentieri il fumo in faccia al suo interlocutore. "Voglio sapere tutto sui Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti. La lista completa, le diramazioni, le loro complicità. Tutto". Orlando Lupani scoppiò a ridere: "Non basterebbe un secolo per raccontare la storia dei Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti e i loro legami con la nostra loggia - disse sardonico - Ma proverò a essere sintetico: Guglielmo, conte di Pettorazza, cugino di Tebaldo III di Champagne, vissuto all'inizio del XIII secolo, fu il primo ad utilizzare il termine di Vetusto Scaldapoltrone Ammuffito, coniato da un'espressione francese che non provo nemmeno a citarti". L'ispettore Cibotto colpì Lupani in pieno volto con un sacchetto di arance, facendolo cadere dalla sedia. "Smettila di raccontarmi la storia d'Italia pescando informazioni insulse su Wikipedia! - lo avverì - Ti ho chiesto la lista degli affiliati e un dettaglio dei loro folli piani, sempre che ne abbiano. Se il mio occhio clinico non mi inganna, è nella cartella che hai appena chiuso sul tuo pc: il percorso esatto è c:/documenti/vsa/liste affiliati/indirizzario2009.xls!" Il computer di Lupani, azionato da comandi vocali, frutto di un'avanzata tecnologia aliena e delle menti del Cur, eseguì l'ordine impartito da Cibotto e mandò in stampa l'indirizzario dei Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti: 188 pagine di nomi, numeri di telefono e schede personali. Lupani sbiancò, non tentò nemmeno di fermare la stampante laser Hewlett Packard, mentre sfornava raffiche di carta. Cibotto infilò tutta la documentazione in una cartella di cuoio, tenendo sempre il grande capo massone sotto tiro della pistola.
"Quanto alla seconda domanda che mi ponevi - tossicchiò imbarazzato Orlando Lupani - Non esiste nessuna moglie del tenente Colombo. Lo avresti già scoperto da te, se ti fossi preso la briga di visionare gli episodi in lingua originale". Cibotto accennò un leggero stupore e affondò la canna della pistola nel collo di Lupani, come per invitarlo a proseguire con la sua spiegazione. "Ebbene - disse Lupani -, nella versione originale, il tenente Colombo era un omosessuale, che nella vita privata conviveva con un imberbe liceale di diciassette anni, che educava con delicatezza al piacere erotico. Nell'Italia dorotea questa versione fu immediatamente censurata, in favore di un più tradizionale matrimonio eterosessuale con una moglie priva di alcuno spessore umano. La correzione fu fatta in sede di doppiaggio, ma si dovettero eliminare tutte le scene in cui Colombo incontrava il proprio amante. Risultato: in tutto il telefilm in versione italiana si accenna alla moglie, ma questa di fatto non appare mai. Un vero colpo di genio".
L'ispettore Cibotto soppesò con stupore la notizia. Ma bastò quell'attimo di riflessione per distrarsi, consentendo a Orlando Lupani, di eludere la minaccia della sua arma e premere un pulsantone rosso sopra il tavolo. Rise da vero villain, mentre suonavano dieci sirene d'allarme e la parete alle sue spalle roteava, facendolo scomparire con la sedia e tutto. Cibotto non ebbe nemmeno il tempo di sparare due colpi contro l'avversario, che l'aveva già perso. "Poco male", pensò, mentre staccava con bruta forza l'hard disk dal computer di Lupani e lo infilava in borsa assieme agli stampati. In pochi secondi, lungo il corridoio cominciarono a sentirsi passi concitati. Presto un intero squadrone di seguaci della massoneria, o forse di alieni armati fino ai denti, lo avrebbe fatto prigioniero. Inutile bloccare la pesante porta di mogano. Inutile cercare finestre dietro ai tendaggi, dato che erano sottoterra. Inutile sperare in un teletrasporto o un ascensore d'emergenza. Tutto era studiato per impedirgli di fuggire. Ombre che nulla avevano di umano si avvicinarono nel corridoio, accompagnate da un latrare di cani. L'ispettore Cibotto era con le spalle al muro e avrebbe dovuto fare appello al meglio dei suoi neuroni per escogitare un piano per venirne fuori...

mercoledì 18 febbraio 2009

L'infernale Cibotto


Quando l'ascensore si fermò, le porte si aprirono sibilando. L'ispettore Cibotto vide davanti a sè un lungo corridoio, illuminato da pallide luci al neon. Una miriade di porte si aprivano ai lati. In fondo, una volta in pietra con incise misteriose rune era serrata da un pesante portone in mogano con maniglie di ottone rilucenti. L'ispettore Cibotto sentiva che là dietro avrebbe trovato il venerabile Orlando Lupani, nume oscuro della massoneria rodigina, affiliato al racket dei fabbricanti di poltrone e dei sarti demodè, eccetera eccetera. Su una delle due ante, infatti, era inchiodata una grossa targa incisa a mano, recante la scritta: "Ufficio del venerabile Orlando Lupani, nume oscuro della massoneria rodigina, affiliato al racket dei fabbricanti di poltrone e dei sarti demodè, eccetera eccetera. Si prega di suonare".
L'ispettore sapeva che non sarebbe bastato suonare il campanello come si fa quando si va a trovare la zia. Qualunque loggia massonica adottava codici di riconoscimento ben precisi. Le ipotesi plausibili erano due, secondo quanto Cibotto aveva potuto ricostruire: due suonate brevi, una lunga, tre molto brevi, una breve, sette lunghe e infine una marcetta; oppure cinque suonate lunghe, un'unica suonata della durata di 3,2 secondi, tre colpetti di campanello, sei suonate brevi e di nuovo una lunga suonata da trattenere finchè non si fosse aperta la porta. Nel dubbio, l'ispettore Cibotto adottò la terza via: suonò il campanello e scappò.
Un vecchio dai capelli lunghi, armato con una baionetta e un fucile a canne mozze, si affacciò alla porta. Vide che non c'era nessuno e capì di essere stato preso in giro. Uscì agitando il pugno e gridando contro presunti giovinastri senz'arte né parte che si divertivano a disturbare a quell'ora, camminando dritto verso la porta d'uscita: "Ve lo faccio vedere io! Ai miei tempi a colpi di cinghia ve la insegnavano l'educazione!" Cibotto lo abbattè con il calcio della P38, lasciandolo a terra privo di conoscenza. Lo disarmò e per essere più tranquillo, lo trascinò in uno sgabuzzino, gli mise un sacchetto di plastica in testa e lo soffocò. "Nei film questi cattivi riescono sempre a liberarsi per dare l'allarme", commentò, rivolto ai lettori disgustati da cotanta durezza. Dal portone socchiuso giunse l'inconfondibile voce di Orlando Lupani: "Hubert! Lascia stare quei teppisti e vieni a chiudere la porta d'ingresso!". L'ispettore scivolò furtivo verso l'arco, su cui erano intarsiate frasi in alfabeto ogamico, zeppe di errori di sintassi.
Orlando Lupani dava le spalle all'ingresso e sfogliava una pila di carte. Cibotto sbattè violentemente il portone, creando una corrente d'aria che scombinò tutti i fogli sulla scrivania, spargendoli per la stanza. Il venerabile gran massone si voltò bestemmiando il dio Tugrurrz: "Hubert! Mani di merda!" Rimase impietrito, quando si accorse che davanti a lui non c'era il suo fedele braccio destro. "Hubert è cibo per i vermi, frazione umida da conferire al separatore - rispose Cibotto alla domanda che aleggiava sulla testa di Lupani - Vi raccomando di separare gli abiti, da destinare agli appositi contenitori della Humana e di donare gli organi a chi ne ha più bisogno".
"Sono tre puntate che blaterate - intervenne a quel punto un lettore - Di questo passo risolverai il giallo tra un millennio!" L'ispettore Cibotto lo fulminò con un colpò di rivoltella allo stomaco. "Sono qui per avere delle risposte, signor Lupani - disse, soffiando sulla canna fumante della pistola - E tu me le darai, con le buone o con le cattive". A questo punto entra in scena una squadra di ventisei ninja armati di nunchaku e spade laser, che Cibotto sgomina in una scena troppo lunga per raccontarvi tutto, ma finisce con i suddetti impilati l'uno sull'altro, privi di vita. Quanto basta per convincere il capo della massoneria a parlare: "Parla - disse Lupani - Cosa vuoi sapere da me?"

martedì 17 febbraio 2009

Una P38 per l'ispettore Cibotto


Il piazzale di carico e scarico merci dell'Interporto era immerso nel silenzio. Il vuoto, i capannoni deserti, il gregge di pecore che pascolava tra le costruzioni non ingannavano l'ispettore Cibotto: mille occhi in quel momento lo stavano fissando. E lui voleva che fosse così. Una folaga spiccò il volo da un ammasso di giunchi non lontano dalle banchine.
L'ispettore armò la sua P38 e la infilò prudentemente nella tasca dell'impermeabile. Era nella tana delle tigri. Fra poco sarebbe sceso il buio: decine di amanti avrebbero disseminato di fazzolettini e preservativi usati il viale principale, compiendo come ogni plenilunio il sacro rito di fertilità in omaggio del dio Veertzunh'p, caro agli alieni del pianeta Chulak. Quell'apparente fregola collettiva rinnovava ogni mese la consacrazione dell'area, donandole i favori di un abominevole divinità extraterrestre. Ma l'ispettore Cibotto sapeva che c'era ben altro: gli alieni raccoglievano ogni notte quei rifiuti organici per utilizzarli in strani esperimenti di ingegneria genetica in un laboratorio a ventotto piani di profondità. Faceva tutto parte del patto, forse più antico degli accordi stipulati durante quella cena a pane e salame tra uomini politici, massoni e creature di un'altra galassia. Di più non sapeva: sull'argomento l'unica fonte in Polesine era la rubrica "Dietro le quinte" della Voce di Rovigo, insufficiente a colmare molte lacune. Senza contare le false voci, come quella su un coinvolgimento di Beppe Osti, che il settimanale Appunti aveva giurato essere venuto dal pianeta Sgnart per sacrificare i polesani al dio Tugrurrz. Solo Monello Vianello era in grado di raccontare come stessero davvero le cose: per questo lo avevano fatto sparire. Ma cosa stavo raccontando? Ah, sì.
La palazzina principale dell'Interporto si stagliava spettrale nel crepuscolo. Cibotto sapeva che era una copertura. Era sotto terra il vero centro del potere. Un po' più vicino alla superficie, rispetto agli hangar alieni e ai laboratori di ricerca in cui si diceva, sempre sulla rubrica della Voce, che fosse rinchiuso e vivisezionato il dio Rlim Shaikorth. Comunque, nei piani immediatamente inferiori al grande piazzale, si snodava una serie di corridoi, con stanze ampie e altre più piccole, alcune vere e proprie celle: era il quartiere generale della Gran Loggia, la massoneria di Orlando Lupani. E l'ispettore Cibotto intendeva profanarlo per avere risposta ad almeno due delle domande che gli ronzavano in testa: chi sono i Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti? E perchè nel telefilm "Colombo" la moglie del protagonista non si vede mai?.
Cibotto forzò agevolmente la porta di ingresso con la tessera di socio Coop e curiosamente caricò due punti sul proprio conto, utili per il ristorno di fine anno. All'interno dell'edificio, un corridoio spoglio e buio. Sul lato, un ascensore. La pulsantiera indicava solo i piani superiori. Ma Cibotto intuì immediatamente come accedere ai piani inferiori: bastava risolvere una serie di sistemi polinomiali di grado basso per ottenere una combinazione di numeri, che costituiva il codice da digitare sul tastierino. Sulla parete dell'ascensore apparvero uno schermo e una pulsantiera: per fare muovere la cabina, bisognava risolvere una semplice sciarada a parti convenzionali. L'ispettore inserì le parole della soluzione. Dopo un istante l'ascensore si mosse verso il basso con un ronzio.

lunedì 16 febbraio 2009

La lunga notte dell'ispettore Cibotto

Si girò e rigirò più volte per le mani l'articolo del Corriere del Veneto che aveva appena letto, mentre il mozzicone di sigaro si spegneva lentamente nel posacenere. Aveva lavorato con le parole per un'intera vita: abbastanza per sapere interpretare immediatamente un messaggio nascosto tra i caratteri. E quelle poche righe a firma di Ugo Savoia dicevano una sola cosa: Monello Vianello era ancora vivo. Nessuna certezza, ma nemmeno alcuna prova del contrario. Era comunque un buon punto di partenza per un'indagine. Gian Antonio Cibotto appallottolò l'articolo e lo lanciò nel camino. Si alzò, indossò l'impermeabile ed uscì.
Fuori una pioggerellina fredda e pungente rendeva la città grigia e malinconica. Un picchetto di consiglieri comunali dell'opposizione era fermo, all'angolo della strada. Protestavano contro quella pioggia che non voleva smettere e che causava tanti disagi ai cittadini, ma soprattutto contro l'amministrazione comunale, che non faceva nulla contro questa sciagura. "Sono anni che la Provincia non ha un piano contro le valanghe - rincarava il consigliere provinciale Renzo Marangon - Alla prossima nevicata rischiamo di trovarci in grossi guai!" L'ispettore Cibotto scosse il capo e tirò dritto. Non aveva tempo per occuparsi di queste faccende. Si era appuntato mentalmente le priorità da affrontare: 1 - scoprire se Monello Vianello era vivo o morto ed eventualmente dove si trovasse; 2 - scoprire dove si trovasse il clone numero uno di Vianello Monello ed eventualmente liberarlo; 3 - scoprire chi erano i Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti e trovare il modo di tenerseli fuori da piedi (eventualmente chiedendo il sostegno di Matteo Salvini e Cristiano Pavarin). Nei suoi appunti mentali erano scritte alla rinfusa varie annotazioni, quali: contattare Celio Rodigino; scoprire se Maicol Colasberna era mai ritornato dal futuro; scoprire il mistero della moglie del tenente Colombo: perchè non la si vede mai in alcuna puntata del telefilm?; guardarsi le spalle dai complotti e tenere alla larga Tornello Vianello; consultarsi con il suo amico Hector, un rom khorakhanè di Brescia, per farsi cortesemente indicare la porta di accesso al regno di Agarthi; fermarsi dal tabacchino; recarsi nelle sedi di Forza Italia, Rifondazione Comunista e Pd a interrogare un po' di gente; parola sconosciuta da cercare oggi: discrasia.
Gian Antonio Cibotto non era un investigatore. Era solo uno scrittore. E questo era il suo punto di forza. Molti investigatori avevano tentato di capire cosa fosse successo a Monello Vianello. Nemmeno l'ispettore Dupin ne era venuto a capo. La scomparsa di Monello Vianello, con tutte le conseguenze che ciò aveva comportato per il Polesine, non sarebbe stata risolta da un investigatore. Fu in quel giorno piovoso che lo scrittore Gian Antonio Cibotto, mentre leggeva quell'articolo, decise che sarebbe sceso in campo: sarebbe stato lui, l'ispettore Cibotto, a risolvere il groviglio di trame rimaste in sospeso con la scomparsa di Monello Vianello. Avrebbe avuto poco tempo per farlo: la traballante giunta di Antonio Costato, che mirava a recuperare i fasti della Rivoluzione Culturale, era prossima a cadere per l'astio tra l'assessore Nadia Romeo e il braccio armato del movimento, guidato da Matteo Salvini e Cristiano Pavarin. E il patto con gli esseri del pianeta Chulak stava già sfruttando le crepe della giunta per riportare al potere con prepotenza i Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti. Più forti di prima, dopo avere annichilito l'ultimo esperimento rivoluzionario, avrebbero dominato incontrastati per secoli. E avrebbero impedito a chiunque di fare luce sul mistero di Monello Vianello: doveva rimanere sepolto, per il quieto vivere di tutti.
Fu con queste considerazioni in mente che l'ispettore Cibotto salì in macchina e partì rombando in prima verso la zona industriale di Rovigo.

domenica 15 febbraio 2009

Le previsioni di Orlando Lupani #1

Ora che i polesani hanno detto basta alle sciocchezze di Monello Vianello, è tempo di dire basta anche alle inconcludenti previsioni di Leonida Gusmaroli. La rubrica delle visioni domenicali passa ora in mano a Orlando Lupani, esponente di spicco della massoneria polesana, che dall'alto del suo illuminato scranno osserva e comprende i movimenti di persone ed entità politiche, avendo mezzi per interpretare il futuro ben più efficaci di una boccia di vetro. Lode!

Gli anni della prosperità
Il futuro del Polesine è radioso e luminoso. Intoccato dalla terza guerra mondiale, ordita per distruggere definitivamente ideologie di morte come l'estremismo islamico, il sionismo e il comunismo, il Polesine conoscerà finalmente l'età dell'oro, grazie al rinnovato patto tra l'imprenditoria locale, gli amministratori della cosa pubblica e le forze economiche del territorio. Un nuovo "patto della bistecca" unirà i soggetti più influenti della provincia in un'impresa volta a spazzare via le nebbie che sommergono il luminoso est della terra tra i due fiumi, per illuminarle con la conoscenza e l'intraprendenza: aboliti i piccoli comuni, scomparso il carrozzone della Provincia, il reggente Ozymandias condurrà finalmente questa terra in un futuro di sviluppo: sorgeranno decine e decine di centrali elettriche, dozzine di autostrade, cinquanta grandi distretti commerciali. L'apice sarà raggiunto con il placet del comitato per la Toponomastica al cambiamento di nome del casello autostradale di Ferrara Nord in "Rovigo Oltre Po".

Gli anni bui
La quarta guerra mondiale toccherà solo marginalmente il Polesine, messo in ginocchio invece da una concomitanza di problemi economici e ambientali. La crisi economica si acuirà al punto da provocare gravi tensioni sociali: i mendicanti zingari insorgeranno contro i sempre più numerosi mendicanti italiani, accusati di voler rubare loro il lavoro. Nemmeno la tessera del partito aiuterà più i giovani a trovare un posto fisso. Palazzo Nodari e gli altri palazzi del potere verranno blindati, dopo che uno studio scientifico dimostrerà che la povertà ha consistenza materiale e tende a corrodere i mobili di pregio. In questo periodo un altra crisi colpirà i polesani, abituati ad attingere l'acqua dai fiumi circostanti. Lo sversamento nel Po e nell'Adige di ingenti quantitativi di sostanze chimiche e ormoni femminili provocherà mutazioni genetiche nella popolazione: i maschi nasceranno di generazione in generazione con piselli sempre più corti. Ciò produrrà un incremento delle vendite di Suv, con conseguente congestionamento dell'atmosfera sul capoluogo e aumento esponenziale degli incidenti da manovra. L'assessore all'Ambiente del governo di Ozymandias, Nadia Romeo, farà allargare i parcheggi ed estenderà a piazza Vittorio Emanuele la zona accessibile ai mezzi motorizzati, ma non riuscirà a risolvere il problema. L'era della decadenza si concluderà con la distruzione completa di Rovigo, la notte di San Silvestro: secondo una profezia, un enorme pene squarcerà le nubi e piomberà sul capoluogo del Polesine, sprofondandolo negli abissi della terra in un immane cataclisma.

Gli anni della rinascita
Coloni provenienti da sud si stabiliranno in un Polesine ormai deserto. I nuovi arrivati daranno finalmente vita al sogno della terra tra i due fiumi, ricostruendo rapidamente le città perdute: per la minuziosa ricostruzione, gli ingegneri si affideranno a un'antica copia della guida verde del Touring Club. "Ah, che bello il Polesine, senza i polesani!", si leggerà nei cartelli posti all'ingresso della provincia.

sabato 14 febbraio 2009

I dubbi di Savoia sulla morte di Monello Vianello

Mentre i Vetusti scaldapoltrone ammuffiti già stappavano mezza riserva di Duval Leroy assieme ai massoni di Orlando Lupani, per festeggiare la definitiva scomparsa di Monello Vianello, un lungo articolo del direttore del Corriere del Veneto, Ugo Savoia (in una foto di repertorio), solleva forti dubbi su come siano andate veramente le cose. Aggregatosi alla spedizione di Tornello Vianello per cogliere l'esclusiva opportunità di rendere compiuta cronaca dei fatti, lo stimato giornalista scrive di non volere rinunciare a quell'obiettività giornalistica che fa del suo un mestiere credibile. Riportiamo per esteso la sua testimonianza.

Ero con Tornello Vianello, quella notte gelida in cui un drone militare americano ha raso al suolo con un missile il rifugio segreto in Azerbajian di Monello Vianello. Ho assistito di persona al disastroso attacco dal cielo e alle fasi successive, quando Tornello Vianello in persona, assieme ad un commando armato, hanno passato al setaccio la zona e finito di distruggere ciò che rimaneva dell'edificio, accertandosi così di non lasciare alcuna speranza di sopravvivenza a chi vi fosse rimasto dentro. Ma nessuno ha visto il corpo di Monello Vianello, sempre che dopo un simile dispiegamento di fuoco ne sia rimasto qualcosa. E' vero anche che le fasi successive sono state segnate da una grande concitazione: l'esercito americano ha preteso che sgomberassimo il campo il più in fretta possibile, prima che le autorità azere accorressero per capire cosa fosse successo, generando un inevitabile scontro diplomatico.
Ma ciò che ho visto e sentito, mentre abbandonavamo la vetta su cui stava abbarbicato l'eremo di Monello Vianello, è sufficiente a porre degli inerrogativi. Innanzitutto: nessuno ha trovato traccia di Urnayr, il cavallo bianco di Monello Vianello, che a rigor di logica avrebbe dovuto essere nella staccionata vicino alla casa. E' assurdo pensare che il suo padrone lo abbia liberato prima del nostro arrivo: per quale motivo l'avrebbe fatto? In secondo luogo, è possibile che una persona che godeva della protezione del presidente Ilham Aliyev non avesse i mezzi per prevedere il nostro attacco e, magari, preparare una via di fuga? Desta stupore, infatti, che a più di ventiquattr'ore dal bombardamento, non una nota sia giunta dal governo dell'Azerbaijan, come se l'attacco militare avvenuto in casa loro in fondo non li preoccupi più di tanto. Non ne è apparsa notizia nemmeno nei telegiornali locali. I motivi possono essere tanti, ma andrebbero esplorati.
Poi ci sono le testimonianze di alcuni abitanti del luogo. Un contadino, che ho incontrato poche ore prima dell'attacco, mi ha parlato di un visitatore giunto su un autoblindo poco prima del nostro arrivo. Ne abbiamo trovato le tracce sulla strada che conduce all'eremo. E che dire di quanto riferito da Adolf, il nostro collaboratore altoatesino, che con brividi di paura racconta di avere sentito distintamente risate di scherno provenire dalla valle, mentre il fragore delle granate assordava chi stava distruggendo le macerie infuocate? Adolf sostiene anche che alle voci sbeffeggianti si sovrapponeva di continuo una sorta di altoparlante che mandava canzoni di Pietro Gori. Ne ho sentite alcune note anche io, portate dal vento, mentre i miei compari festeggiavano la distruzione compiuta, dandosi il cinque e accendendo sigarette. Quella musica era un messaggio rivolto a noi?
Ho provato inutilmente a fare ragionare Tornello Vianello su questi fatti. Quell'uomo è ottuso, rozzo e incapace. Ci siamo lasciati dopo un lungo litigio. Ho deciso che tornerò da solo, assieme ai miei fidati collaboratori, dissociandomi da questa inutile e sanguinosa spedizione. Tornello proseguirà per altre strade, probabilmente gozzovigliando in taverne e bordelli con i suoi degni amici militari. Marcello Foccas Gagliardi De Pepoli, che ci sta riportando in Italia, condivide le mie conclusioni: non c'è nessuna certezza che Monello Vianello sia morto. Aggiungo una valutazione che non pertiene per nulla al rigore giornalistico, ma alla sfera dell'umano: qualcosa mi dice che sentiremo di nuovo parlare di quest'uomo. Per quel giorno, sempre che arrivi mai, spero anche che il governo cinese abbia liberato il clone numero uno di Vianello Monello: sarebbe bello, ve lo confesso, che entrambi i fratelli, finalmente in libertà, tornassero nella loro città Natale e magari, perchè no?, raccontassero la loro storia in due rubriche parallele sul Corriere del Veneto.

venerdì 13 febbraio 2009

Lettera dal geometra Cicciuzzo Sconciaforni

Egregio dottor Vianello,
mi sono deciso a prendere carta e penna dopo l’ennesima interminabile teoria di telegrammi che tributavano condoglianze alla mia consorte Mariella per la mia nuova dipartita.
Io sono Cicciuzzo Sconciaforni, vivo a Rubiera presso Reggio Emilia dove mantengo mia moglie e i nostri sei figli con l’onesta attività di geometra. Io sono il vero Cicciuzzo Sconciaforni, cattolico fervente cui la pornografia è invisa come ogni altra forma di decadenza che genera abbruttimento. Quel tale inquietante che si è presentato da voi con le mie generalità è un impostore e Lei ha avuto l’irresponsabilità di dargli credito. Quell’individuo abominevole altri non è che Gaduele Tiraboschi, che mi ha dichiarato guerra dopo che fui scelto per avvicendarlo nel direttivo della bocciofila del mio quartiere, dal quale fu allontanato per indegnità morale dopo essere stato scoperto a compiere atti impuri con il mocio comunemente usato per pulire i cessi destinati agli anziani prostatici.
Diffido Lei e tutti i polesani dal fare tornare in vita quel lurido ciccione ributtante che merita di arrostire nei gironi più caldi dell’inferno. Solo una razza inferiore come la vostra, del resto, poteva cadere nel tranello di un putribondo figuro noto ai più per avere meno credibilità di una puttana ubriaca. In caso contrario farò valere i miei contatti all’interno del Mossad perché alla vostra provincia venga riservato un trattamento sei volte più crudele di quello già terrificante inferto ai civili di Gaza.
Con stima e cordialità,

Sconciaforni Geom. Cicciuzzo


p.s. mi può gentilmente spiegare in cosa consiste il cd. "patto della bistecca", che mi dicono essere alla base delle vostre strane forme di convivenza?

...

Gentile geom. Sconciaforni,
abbiamo deciso di pubblicare la Sua graditissima missiva, in quanto la suddetta ci permette ancora una volta di fare luce sulla figura abominevole di Monello Vianello, l'ignobile buffone che per mesi ha vilipeso il Polesine, dileggiato i suoi amministratori, sbeffeggiato la sua gente, ridicolizzato le grandi conquiste sociali di questi anni, come la bitumazione di corso del Popolo per mettere in sicurezza i pedoni. Se ha avuto lo stomaco di seguire periodicamente questa fossa di melma che è il blog, avrà già appreso che con un intervento mirato e chirurgico abbiamo reso inoffensivo quel colossale, mi perdon il termine, cretino, nonchè preso possesso del suo blog, per qualche giorno: giusto il tempo di dare spazio alle giuste rimostranze di chi, come Lei, caro geometra, è stato gravemente offeso da quell'inqualificabile ratto di fogna. Dopodichè lo affideremo per dodici anni, con apposita convenzione, a una cooperativa sociale per l'inserimento lavorativo di ex amministratori della cosa pubblica o altri soggetti diversamente collusi con la classe politica. Siamo certi che questo risvolto sociale sarà apprezzato. I contenuti, poi, saranno certamente più in linea con la sobrietà e la creanza delle genti della nostra bellissima provincia a cui, lo saprà, il Toruing Club ha dedicato anche una guida.
Quanto al Suo specifico problema, dirameremo l'ordine di correggere tutti i documenti in cui il sig. Tiraboschi si spaccia per lei. La rassicuriamo inoltre sulla difficoltà del sig. Tiraboschi a tornare in vita, in quanto il suo corpo è stato letteralmente ridotto a brandelli dall'insufflaggio di aria per errore durante la liposuzione. Nemmeno un intervento congiunto del dottor Frankenstein e di un esperto di puzzle potrebbero rimediare. Inoltre il piccolo Iginio Faggiano, che aveva chiesto a Babbo Natale di resuscitare quel ciccione, è ormai morto: abbiamo già minacciato quel cretino di suo fratello Eugenio, intimandogli di non provare nemmeno a esprimere di nuovo un desiderio del genere. Stia dunque tranquillo: l'impostore che si spacciava per lei è morto e sepolto almeno quanto lo è Monello Vianello.
Scusandoci con Lei per i disagi subiti, speriamo di recarLe buone nuove con questa nostra. Cordialità,

Cesarino Z.

giovedì 12 febbraio 2009

MISSIONE COMPIUTA!

Il sequestro di questo blog era solo il preludio dell'ultimo capitolo della storia di Monello Vianello. Mentre i nostri alleati polesani procedevano all'invasione via web del blog, la nostra spedizione militare, coadiuvata dall'esercito americano e da un manipolo di validi collaboratori, ha individuato l'eremo tra i monti azeri in cui mio padre aveva creduto di trovare rifugio dopo la fuga dal Polesine. Immediato l'intervento di un drone da guerra della forza militare americana, che ha colpito l'obiettivo con bombe a frammentazione e ordigni anti bunker, riducendolo in macerie. Con la mia squadra ci siamo poi avvicinati all'eremo in fiamme, formando un cordone di sicurezza intorno alla zona, per impedire all'eventuale sopravvissuto di fuggire. Arrivati sul posto, abbiamo trovato solo silenzio e ruderi avvolti dal fuoco. Nessuna traccia di fuga: Monello Vianello, colto nel sonno, è rimasto intrappolato tra le macerie. Per precauzione abbiamo lanciato tra le macerie alcune granate. Di lui non restano che briciole. La nostra missione, che aveva come obiettivo la sua eliminazione, può dirsi completa. Lasciamo il campo prima che l'esercito azero intervenga per comprendere cosa sia accaduto.
I polesani possono ora dormire sonni tranquilli: Monello Vianello ha cessato di vivere. Il suo blog resterà come monito alle generazioni future, sicuri che eventuali, patologiche nostalgie saranno presto sopraffatte dall'abitudine. Ora che tutto è finito, possiamo dirlo: il 2009 sarà un anno straordinario!

Tornello Vianello

mercoledì 11 febbraio 2009

Non c'è niente da ridere


CARI LETTORI DI QUESTO STUPIDO BLOG,

FALLITO IL TENTATIVO DI AGINULFO CANESTRELLI,
HACKER AL SOLDO DEI VETUSTI SCALDAPOLTRONE AMMUFFITI,
ABBIAMO CAPITO CHE ERA ORA DI SCENDERE IN CAMPO A FIANCO DI CHI CERCA DI LIBERARE IL POLESINE, TERRA DI GENTE PERBENE, DAL CHIASSO E DAL RISO SCIMMIESCO DI CUI QUESTO BLOG E' FONTE INFETTIVA.
ABBIAMO DUNQUE UNITO LE FORZE E INVASO NUOVAMENTE IL BLOG, ELUDENDO LE PROTEZIONI MESSE DA TERENZIO GASPARETTO E GELMINO BAROZZI!

BASTA CON QUESTO BLOG!

OGNI LIMITE E' STATO OLTREPASSATO CON L'INGRESSO IN FACEBOOK DELL'AUTORE, IL QUALE HA SFRUTTATO UN UTILE SOCIAL NETWORK PER PROPAGARE CAMPAGNE STUPIDE E OFFENSIVE, COME QUELLA PER LA RICONVERSIONE A MARIJUANA DI POLESINE CAMERINI.
AL POLESINE SERVE SVILUPPO VERO, NON PROVOCAZIONI, IRONIA E CRITICHE DELLA PIU' BASSA LEGA, PERCHE' FATTE SENZA UN'ANALISI SERIA E SENZA PROPORRE UNA VALIDA ALTERNATIVA, OLTRECHE' IRRISPETTOSE NEI CONFRONTI DI CHI VIVE SOLO DELL'IMPIEGO RIMEDIATO IN QUELL'IMPIANTO E DI CHI S'ADOPRA PER IL BENE COLLETTIVO.

BASTA!

L'ERA DEI BUFFONI CHE SANNO SOLO DISTRUGGERE LA NOSTRA BELLA TERRA CON LE LORO INFERTILI SCEMENZE DEVE FINIRE!
IL POLESINE DEVE ESSERE FINALMENTE CONSIDERATO A LIVELLO EUROPEO UNA Z.S.H. (ZONA SENZA HUMOUR), IN GRADO DI PROPORRE PROGETTI SERI E NON FANFALUCHE PRIVE DI SENSO! IL RISO, LA FACILE IRONIA, L'AUTOIRONIA E IL DILEGGIO SATIRICO CONTRADDISTINGUONO I CRETINI, NON GLI INTELLIGENTI. I POLESANI NON POSSONO ESSERE RAPPRESENTATI DA GENTE DEL GENERE!

CI AUGURIAMO CHE SIA COMPIUTO IL PIANO DI TORNELLO VIANELLO,
FIGLIO DI MONELLO VIANELLO, CHE SALVA LA FAMIGLIA DALL'INFAMIA.
AUSPICHIAMO, SI', CHE LA SUA SPEDIZIONE RAGGIUNGA L'EREMO AZERO IN CUI QUEL VIGLIACCO DEL PADRE SI E' RIFUGIATO PER SFUGGIRE ALLA PROPRIA SORTE E CHE ESSO PERISCA PER MANO DEL FIGLIO, COME VUOLE IL DESTINO.

A MONELLO VIANELLO LANCIAMO UN MESSAGGIO:
SE CERCHERAI DI TORNARE IN POSSESSO DEL TUO BLOG TRACCEREMO IL TUO SEGNALE E TI SCOVEREMO IN MENO DI CINQUE MINUTI.
LA PAROLA PASSERA' POI ALLE ARMI.
LAVOREREMO SEMPRE ASSIEME ALLA MASSONERIA E ALLA LOBBY DEI VETUSTI SCALDAPOLTRONE AMMUFFITI, AFFINCHE' IL POLESINE TORNI AD ESSERE UNA TERRA DI GENTE PERBENE.

VIVA LA SANTA BATTAGLIA DEI VETUSTI SCALDAPOLTRONE AMMUFFITI, VIVA L'APPOGGIO DELLA MASSONERIA DI ORLANDO LUPANI!

CESARINO Z. E MOGLIE
ASSOCIAZIONE "POLESANI PERBENE" ONLUS


martedì 10 febbraio 2009

Attentato al vescovo!

Momenti di panico in città, qualche giorno fa, quando per qualche istante si è temuto per l'incolumità del vescovo. Monsignor Lucio Soravito De Franceschi, invitato all'inaugurazione di una nuova gelateria in centro a Rovigo, aveva appena terminato di benedire i locali, in compagnia di una folta platea di vips polesani, accorsa per il taglio del nastro. Sembrava un clima di festa, e invece l'ombra della tragedia ha rovinato la giornata a tutti.
Appena tagliato il nastro e terminato di recitare il Padre Nostro, il sindaco, Fausto Merchiori (al suo ritorno al governo della città dopo l'esperienza rivoluzionaria di Antonio Costato), ha invitato sua Eminenza a degustare un gelato, gentilmente offerto dalla ditta. E monsignor Soravito ha accettato di buon grado: "Ma perchè no? Mi faccia un bel cono cioccolato, vaniglia e amarena". Forse per un'eccesso di zelo, forse per maldestria, il ragazzo dietro al bancone frigo ha realizzato però una vera e propria trappola ai danni dell'alto prelato: alla prima leccata, infatti, la sovrastante pallina di cioccolato si è staccata come una valanga dal cucuzzolo della montagna, cadendo addosso al vescovo e imbrattandone il sacro abito talare. Inutile il tentativo del primo cittadino e dell'assessore regionale Renzo Marangon di fermare con un balzo felino la terribile palla di gelato, prima che essa toccasse le vesti di Sua Eminenza. Tutto si è consumato nell'arco di pochi secondi, tra gli sguardi attoniti degli astanti: perfino monsignor Soravito, colto di sorpresa, è rimasto interdetto nel ritrovarsi con l'abito da cerimonia completamente inzaccherato di cioccolato. Poi, la concitazione: Merchiori è stato il primo a frugare le proprie tasche, gridando disperatamente "Qualcuno qui ha un fazzoletto?" L'immediata mobilitazione ha consegnato tra le mani del primo cittadino un pacchetto di Kleenex, con cui ha subito provveduto ad aiutare il vescovo nell'operazione di pulitura dell'abito. "Permetta che l'aiuti, sono davvero mortificato", borbottava imbarazzato Merchiori, mentre Sua Eminenza cercava di minimizzare.
La scena non è sfuggita alle forze dell'ordine: transitava di lì una pattuglia della Polizia, reduce dall'operazione "Cornetti alla Crema", che aveva portato al sequestro di quattro cappuccini e nove brioches in un bar vicino, durante un raid ancora coperto dal segreto. I poliziotti sono entrati immediatamente in azione per fermare l'autore di quello che i giornali hanno poi battezzato "il cono killer". Il giovine si è rapidamente dato alla fuga, spintonando i presenti, inseguito dalle gazzelle a sirene spiegate. L'attentatore è stato infine immobilizzato all'altezza di piazza Roma e quindi condotto immediatamente in Questura per un confronto all'americana a cui hanno partecipato il sindaco, Sua Eminenza e l'assessore al Commercio, Nadia Romeo. Polizia e mezzi di informazione, comunque, hanno ritenuto opportuno non divulgare nome e foto dell'arrestato, in quanto non si trattava di uno straniero.
Nel trambusto è rimasto gravemente ferito Pinocchio, ancora una volta presente all'inaugurazione in quanto cittadino onorario di Rovigo. Travolto da un'auto della Polizia, è stato poi calpestato nel fuggi fuggi generale. Subito un'ambulanza del Suem 118 ha provveduto a raccoglierne il corpo, per trasportarlo nella solita falegnameria, dove si trova sotto stretta osservazione. "Le sue condizioni sono critiche - spiega Mastro Ciliegia, un familiare del burattino di legno - Non reagisce agli stimoli e viene tenuto in vita dalle macchine. Stiamo seriamente meditando di staccargli la spina e riciclarlo per farne uno sgabello".

(nella foto, il momento dell'arresto)

lunedì 9 febbraio 2009

La rivoluzione tradita

Questa rubrica è curata da alcuni ospiti di un Centro di Igiene Mentale, a cui la cooperativa "Seconda chance", che offre inserimento lavorativo a politici sul viale del tramonto, ha subappaltato l'incarico ricevuto dalla lobby dei Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti. Pur dando conto di quanto accade alla giunta Costato, lo farà con la dovuta obiettività ed equidistanza che contraddistinguono il mestiere del cronista.

Grande concerto dei Napalm Death sabato sera all’Estragon di Bologna. Ma, secondo gli osservatori più attenti, l’esibizione della band sarebbe un’operazione di copertura organizzata dal cantante Antonio Costato per conquistare dopo Palazzo Nodari anche Palazzo D’Accursio.
“Affermare la Linea rossa è il solo modo per evitare che le destre si insedino nel capoluogo emiliano – dice Costato dal palco – la sinistra vive un momento di profonda incertezza sulle candidature dopo il ritiro di Sergio Cofferati che, pur stimolando giudizi differenti, ha impresso un marchio forte al proprio mandato. Questo, dunque, è il momento di applicare il metodo marxista-leninista nell’analisi della situazione politica e nella valutazione delle forze di classe invece di fare analisi e valutazioni soggettive. Bologna può e deve diventare un faro rosso per tutta l’Emilia Romagna! Ogni comunista, ogni rivoluzionario potrà assimilare profondamente e applicare con fermezza la linea, potrà conservare lucidità e spirito rivoluzionario e infine potrà perseverare in un orientamento politico giusto solo nella misura in cui riesce a valutare una situazione partendo correttamente dall’essenziale ”.
Parole accolte con applausi scroscianti e incontenibile entusiasmo dai tanti giovani accorsi a sentire la band degli ex leader degli industriali e attuale sindaco di Rovigo, accompagnato da Antonello Contiero, Cristiano Pavarin e Matteo Salvini nel ruolo di roadie. Ma mentre il gruppo stava eseguendo il terzo brano sul megaschermo alle spalle del palco compare la sagoma inquietante di Orlando Lupani, capo della massoneria rodigina e leader della lobby dei fabbricanti di poltrone.
“Hai fatto male ad abbandonare il municipio di Rovigo con i tuoi scagnozzi – dice con tono metallico – e hai fatto male ad accettare la disponibilità di Nadia Romeo a custodire le chiavi di Palazzo Nodari: tanto sai che lei farà l’assessore all’Ambiente in tutte le giunte da qui al 2050. E’ stata lei a dare le chiavi ai gran maestri che guidano i Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti che hanno ripristinato lo status quo ante. La tua esperienza rivoluzionaria non verrà nemmeno ricordata nei libri di storia e verranno riscritti tutti i quotidiani di questi giorni. La Giunta Merchiori, quindi, non ha mai interrotto il proprio mandato e nemmeno l’opposizione ha smesso di andare a cena con alcuni assessori a me simpatici. Lode!”.
Rabbiosa la constatazione di Pavarin: “Da quando la nostra Rovigo è entrata nel periodo della rivoluzione socialista, la contraddizione tra proletariato e borghesia è la contraddizione principale, la cui esistenza e il cui sviluppo determinano e influenzano l’esistenza e lo sviluppo delle altre contraddizioni. Questa contraddizione si riflette all’interno del partito dando vita alla lotta tra linea marxista-leninista e linea opportunista”. Costato, però, invita con la soggetta propria di un grande leader tutti a mantenere la calma e a guardare con fiducia al futuro. “La storia marcia insieme a noi, non preoccupatevi. Così, costantemente, nel mondo il nuovo sostituisce il vecchio, il nuovo subentra al vecchio, il vecchio viene eliminato per far posto al nuovo, il nuovo emerge dal vecchio. Proteggere attivamente i nuovi fenomeni, fare correttamente il bilancio delle esperienze e delle lezioni, sostenere calorosamente la crescita dei fenomeni nuovi significa perseverare nella rivoluzione, perseverare nel progresso: questa è la Linea rossa”.
Immediata la solidarietà del Caro Leader Kim Jong Il giunto con elicottero supersonico nel piazzale di Parco Nord a Bologna. Salito sul palco tra le grida festanti dei giovani, il Caro Leader ha abbracciato fraternamente Costato e i suoi più stretti collaboratori, esprimendo al microfono la piena solidarietà del suo Paese. “La Repubblica Popolare Democratica di Corea estende il suo pieno sostegno e tutta la sua solidarietà al popolo rodigino nella lotta contro i Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti per scacciarli dalla città e far valere i propri legittimi diritti, compreso il diritto all’autodeterminazione”. Kim Jong Il ha poi concluso la serata con i suoi amici all’osteria Alto Tasso, offrendo loro un bicchiere di Rosso Toscano come consolazione.

domenica 8 febbraio 2009

Le visioni di Leonida Gusmaroli #17

Ormai tra i pochi a essere estraneo a intese trasversali con massonerie e popolazioni aliene, Leonida Gusmaroli vive con distacco la dimensione del presente per dedicarsi alla previsione di un futuro dai contorni oscuri per chi non ha doti di chiaroveggenza o non è uso abusare di sostanze farmaceutiche sperimentali.

Nuove alternative al carbone
La Commissione ministeriale Via sfanculerà in maniera del tutto inaspettata la proposta di Enel per la conversione a carbone pulito della centrale termoelettrica di Polesine Camerini. La società elettrica, comunque, accetterà con serenità il verdetto di tecnici e scienziati rilanciando con la proposta di impiego di altre sostanze a basso impatto: il plutonio igienico o, in alternativa, il mercurio gradevole.

Torna la satira al Corriere
Tognazzi Pupazzi verrà contattato dal Corriere del Veneto per scrivere sagaci corsivi che non facciano rimpiangere quelli del compianto Vianello Monello e del buon Celio Rodigino, riparato in Ucraina. “Grazie, ma sono già ricco di famiglia” sarà la risposta dello stimato intellettuale che verrà immediatamente querelato da Massimo Cacciari per violazione di copyright.

Proteste in Commenda
Gli ospiti di Casa Serena promuoveranno una protesta, esasperati dai miasmi nauseabondi provenienti dal mausoleo - piadineria di Parco Langer. “Dopo la morte di Vianello Monello nessuno si è fatto carico di conservare correttamente formaggi e salumi – spiegherà l’ottuagenario Lucifero Costa – voglio vivere i miei ultimi giorni tranquillo”. L’opposizione organizzerà un sit in accusando la Giunta Merchiori di volere impiegare quei cibi andati a male nelle Feste de L’Unità.