sabato 11 aprile 2009

C'è vita a Prypiat

A più di un ventennio dall'incidente di Chernobyl, la ridente cittadina di Prypiat si sta lentamente ripopolando. Io stesso, come saprete, ho stabilito qui la mia nuova dimora, essendo estremamente inviso all'anziano establishment doroteo che governa Rovigo tramite la lobby dei Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti. Ebbene, mai avrei pensato, nel rifugiarmi in questo nuovo eremo dopo l'esperienza in Azerbaijan, che proprio nella cittadina spopolata e radioattiva avrei incontrato Lello Barfowskji (nella foto), il fratello segreto di Gaio Barfoswkji, che tutti sanno essere uno dei più eminenti scienziati polesani. Lello, ci racconta, non era meno promettente. Ma una vita dissoluta l'ha portato alla rovina. E ora lancia un disperato appello alla sua famiglia, affinchè lo riprendano in casa.

Caro Lello, è proprio vero che i rovigotti sono dappertutto...
Sarà perchè si stufano di vivere a Rovigo. Nel mio caso è diverso: sono dovuto andare via perchè stavo rovinando il buon nome della mia famiglia. Ho viaggiato per il mondo, poi ho deciso che Prypiat era un posto tranquillo e originale in cui trascorrere gli ultimi anni della mia vita.

Ti capisco, anche io ho dovuto lasciare Rovigo per grane con il potere...
A me sembra invece che tu abbia abbandonato la città per il motivo opposto.

Prego?
A un certo punto ti sei accorto che il tuo umorismo innocuo e compagnone risultava gradito all'establishment. E sai meglio di me che quando cominci ad andare d'accordo con l'establishment inizi già a farne parte.

Sarà, però non stiamo parlando di me. Tu com'è che ti sei ridotto a vivere qui?
Sia io che Gaio siamo sempre stati due allegri libertini. Io però mi sono rovinato la salute abusando della pratica yoga del Shank Prakshalana, o gesto della conchiglia. Ben lungi dal raggiungere l'estasi samadhi, mi sono ben presto ridotto ad uno straccio. Al punto che i miei genitori e tutti i miei parenti hanno deciso di disconoscermi. Furioso con loro, sono fuggito di casa con la giardinetta di papà, con cui ho percorso la prima parte del mio viaggio, abbandonandola ormai in panne alle porte di Kabul.

Non sarà mica l'ennesima storia di quello andato in India a ritrovare se stesso?
Doveva essere così. Ma in realtà rimasi a Kabul, che allora era un bel posto in cui vivere, fino all'ingresso in città dei sovietici. Poi me la squagliai per tempo.

Vabbè, facciamola corta. Ora che fai?
Sto scrivendo un romanzo di ucronia ambientato nel Polesine colpito dall'alluvione del 1951. Nella mia storia Giacomo Matteotti è il presidente della Repubblica e le forze socialiste e democratiche hanno prevalso sull'ideologia di morte fascista. La patetica avventura coloniale italiana è cessata e il paese è rimasto fuori dagli sconvolgimenti della Seconda Guerra Mondiale. L'Italia è una delle nazioni più progredite e armoniose d'Europa, ma c'è ancora un partito fascista clandestino che tenta di sovvertire le istituzioni. Nel mio romanzo la senatrice Lina Merlin è in Polesine per prestare soccorso alle vittime, e in questo contesto si trova a scoprire che proprio la terra tra i due fiumi è al centro di un incredibile intrigo tessuto in prima persona da un anziano Benito Mussolini, nascosto da anni in un casolare di Bagnolo di Po.

Affascinante, saremo lieti di pubblicarne estratti in questo blog, se vorrai. Parlavamo di un appello ai tuoi: spara!
Sono passati tanti anni, i miei genitori sono morti e la mia famiglia non mi ha mai perdonato la distruzione della giardinetta di papà. Chiedo a Gaio e ai parenti che ancora avessero un po' di affetto per me, di riaccogliermi a casa. Ho una certa età, vorrei trascorrere gli ultimi anni che mi restano da vivere in un posto salubre e sereno come il Polesine, non in questa lugubre ex cittadina di cinquantamila abitanti devastata da un folle progetto energetico.

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