mercoledì 21 luglio 2010

Eroi polesani del nostro tempo (di Ivan Mancin)

Il nostro collaboratore Ivan Mancin questa settimana esce di mercoledì. Avrebbe dovuto inviarci il periodico contributo letterario domenica, appena dopo la messa, ma è stato trattenuto per diverse ore al nosocomio rodigino per un Tso. Pare che durante l'omelia abbia avuto da Cristo in persona una incredibile rivelazione sul passato della Terra: i dinosauri non si sono estinti, ma sono partiti per lo spazio a bordo di primitive astronavi. Le conseguenze di ciò sono tanto terribili, che Ivan ha chiesto al prete di invitare il pubblico ad armarsi per difendersi da un possibile ritorno dei velociraptor da Saturno. Fortunatamente, dopo vari elettroshock, Ivan è tornato in piena forma e pronto a deliziarci con una nuova sagra biografica che testè iniziamo a proporvi.

Virginia Crocefissata Ovidi
Nasce alla fine degli anni '50 in quel di Runzi da mamma Rosaluxemburg Fogagnolo e papà Publio Cicecone Ovidi. La levatrice Maria Ausilatrice Placenta, nota beghina del paesello, le impone il nome dopo il taglio del nastro, pardon, del cordone ombelicale, in combutta con don Terenzio Collina, detto Don Matteo per la predilezione per l'evangelista che dimostrava nelle letture domenicali e l'ufficiale d'anagrafe Tristo Misirizzi, innamorato di Rosaluxemburg della quale voleva vendicarsi perché questa gli aveva preferito l'Ovidi Cicerone Publio fu Plauto.
I genitori della bimba sulle prime non se ne danno per intesi, ma, compreso che non è più possibile fare nulla per le modifiche ufficiali del nome fanno finta di niente e cominciano a vestire sempre la bambinetta di rosso e  a chiamarla la Marxina. Cresce così tra l'educazione familiare progressista e quella ufficiale cattolica destreggiandosi come pochi. Il suo pensiero si manifesta come una mescolanza tra avanguardia socialista e cultura clericale. Un suo temino di prima media su come avesse passato le vacanze di Natale, capitato in mano chissà vome ad Hans Küng, compagno di Università di Josef Ratzinger, darà origine alla Teologia della Liberazione.
La piccola Virginia  Marxina cresce con la passione per i cioccolatini, i crocifissi, e le falci e i martelli ed il suo impegno nella piccola comunità runzese è davvero a 360°. Fa l'angioletto  che sparge petali alla processione in onore del Santo Patrono e la staffetta cucina-tavoli per portare salsiccia e costicine alla griglia ai compagni delle Feste dell'Unità. La sua vita comunque procede serena, nomi e colori a parte, perché poco cambia tra l'organizzazione e la dogmaticità della Chiesa e del PCI e quindi non vive particolari schizofrenie. I problemi sono i grossi brufoli sul deretano e le carie copiose procurate dall'abuso di cioccolata.
L'adolescenza e i primi palpiti del cuore creano invece non pochi turbamenti alla giovane. Si innamora del pretino Don Ignazio Incensin però lo scopre in sacrestia in atteggiamenti affettuosi con la sua coetanea Marilina nota in paese col soprannome di "figlia di Maria" e per il seno prorompente. Avvilita per lo smacco profonde maggiore impegno sul fronte comunista e qui prende una sbandata per il segretario della Federazione dei Giovani Comunisti Italiani Palmiro Compagnon, ma lo sorprende nella cantina della Casa del Popolo in atteggiamenti inequivoci con  la suddetta Marilina.
Profondamente delusa Virginia rimane sola con i suoi cioccolatini, i suoi brufoli e le sue carie e si fa una promessa: basta uomini, dedicherà la propria vita alla comunità e a dimostrare che anche da sola saprà giungere a tagliare il nastro dei più radiosi traguardi.

(continua)

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