Ho fatto le valigie in fretta e furia, l'altro pomeriggio, quando ho saputo che Gaetano Gerulaitis stava per consegnare ai giornali un dossier in cui mi si accusa dell'omicidio, spacciato per suicidio nel maggio scorso, di mio fratello Vianello Monello.
Un cumulo di menzogne, inutile dirlo. Chiunque mi conosca appena sa che sono un uomo dabbene, incapace di fare male ad una mosca. Il mio rapporto burrascoso con mio fratello non è ragione sufficiente per adombrare ipotesi di omicidio a mio carico. Dopo la pubblicazione delle dichiarazioni di Gaetano Gerulaitis, mi hanno telefonato i miei più cari amici, tra cui Gaio Barfowskji e Gianmatteo Shakespeare, esprimendomi solidarietà e promettendo di tirarmi fuori dai guai. Io comunque rimarrò latitante. La galera non fa per me, anche se tra i miei innumerevoli amici ci sono alcuni tra i migliori avvocati della provincia, capaci di tenermi fuori dalla gattaiola per anni ed anni. E' stato Gaio stesso, del resto, a consigliarmi di non tornare in città: nei corridoi si mormora di un piano ordito da alcuni vetusti scaldapoltrone ammuffiti, con la collaborazione del massone Orlando Lupani, per farmi fuori in vista della campagna elettorale per le elezioni provinciali. "Temono che il tuo continuo scherzare e dileggiare la politica faccia perdere credibilità al rito democratico dell'urna", mi ha detto, con un grande understatement, il mio amico Gaio. Infami schizzi di guano rivolti per l'ennesima volta alla mia persona, da cui continuerò a difendermi facendo ciò che ho fatto fino ad ora. I responsabili di un piano così vile sono non solo persone prive di senso dell'umorismo, ma anche cinici avventurieri che non hanno esitato a coinvolgere Carmelo Johansson, sapendolo fragile e malato. Verso di loro va tutta la mia riprovazione.
Ho chiesto protezione al governo azero, che non ha esitato ad aprirmi le frontiere, dichiarandomi perseguitato politico. In virtù dell'amicizia con suo padre Heidar, ho ottenuto dal presidente Ilham Aliyev in persona un piccolo eremo in una zona top secret, in cui poter continuare la mia opera. In cambio ho promesso di supportarlo nella preparazione di un documento per definire una volta per tutte lo status del Nagorno-Karabakh e migliorare le relazioni con l'Armenia. "Caro Monello - mi ha detto Ilham- nel nostro paese è ancora forte la leggenda su quant hai fatto per noi ai tempi dell'operazione Edelweiss. Come posso non accoglierti a braccia aperte?" Mi attendono dunque mesi davvero interessanti. A voi, cari lettori, chiedo sostegno e pazienza.Vi invio una mia foto a cavallo, perchè sappiate che sono più in forma che mai.
1 commento:
Esprimo la mia piena solidarietà in un così gravoso momento. La congiura demogiudoplutocraticomassonica non potrà averla vinta sulla verità perbacco!
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