Non rientra l'allarme per il terribile gesto dimostrativo compiuto dalla lobby degli omosessuali ai danni della gente perbene della Tassina. Con il pretesto di organizzare una cenetta tra amici, l'organizzazione segreta Politropia ha tentato di realizzare un gay pride con centinaia di drag queen all'interno dei locali della Polisposrtiva. Almeno questo è quanto si è letto sui giornali in questi giorni.
Fortunatamente l'intervento della gente perbene della Tassina ha fermato quella che rischiava di essere una tragedia: "In questa struttura passano ogni giorno decine di bambini e ragazzini - ci dice Umberto, un pensionato della zona - E questi volevano riempirla di finocchi vestiti con le paillettes e i boa di piume. Ma vi rendete conto? Come fosse niente!" Più diretta la signora Grindelia Verbasco, cliente della parrucchiera del quartiere, che non si preoccupa di dire come la pensa: "Io non sono ipocrita come quelli che dicono sì ai gay e poi però si barcamenano. Io dico che i gay qui non li vogliamo: rubano il lavoro ai nostri ragazzi, molestano le nostre figlie, creano solo confusione e delinquenza. Ma che se ne stiano al paese loro a fare come gli pare. Se vengono dai noi rispettino le nostre regole. E poi sporcano, portano malattie, eliminano l'avifauna locale e rovinano i monumenti storici delle nostre belle città!" Il quartiere fa quadrato attorno alla Polisportiva, gravemente lesa nel proprio decoro dal gesto scellerato e provocatorio: "Pensi se si fosse venuto a sapere che qui si era tenuto un rave con cinquantamila checche, con i trans che ballavano e le orge in pubblico - commenta di nuovo l'Umberto, mentre sorseggia un'ombra con mano tremante - Pensi che figura avrebbe fatto il nostro quartiere".
Ma gli organizzatori continuano a insistere nello stravolgere la realtà: "Era una cena con trenta persone e un po' di allegria. Perdio, come siete bacchettoni a Rovigo", ci dice un amico associato all'Arcigay locale. Intanto l'opposizione insorge contro Palazzo Nodari e chiede il gemellaggio tra il capoluogo e la ridente cittadina americana di Salem. Il sindaco, però, si smarca: "Quand'ero giovane anche io ho sfilato con un tutù di piume di struzzo, ma era per una scommessa - scherza - A parte ciò, io avrei puntato su una serata letteraria dedicata al decadentismo italiano, più che su uno spettacolino di drag queen, ma tant'è: tutti i gusti sono gusti e in fondo una sana controcultura è un valido antidoto alla sclerotizzazione della cultura mainstream".
1 commento:
Duemilacinquecentosei chilometri separano Roma da Riga, capitale della Lettonia. Chissà quante volte nei prossimi mesi Giulietto Chiesa dovrà percorrere questa distanza, alla luce del suo annuncio odierno: a fronte dell'assenza di «liste politiche nelle quali potrei candidarmi senza contraddire le mie posizioni», Giulietto Chiesa ha infatti deciso di candidarsi alla rielezione al parlamento europeo nelle liste del partito lettone PCTVL (Par cilvēka tiesībām vienotā Latvijā, cioè Per i diritti umani in una Lettonia unita). I maligni sostengono che nessuno lo abbia mai cercato per offrirgli una ricandidatura, tanto meno l'Italia dei valori, dato il feroce contenzioso legale intrapreso col partito di Di Pietro all'indomani delle ultime europee per una questione di rimborsi elettorali. Chiesa però è perentorio: impossibile candidarsi nelle liste italiane senza «avallare forme e modi con cui esse sono state concepite, e anche attenuare o stemperare la dura critica politica nei confronti dei comportamenti e delle scelte di tutti i partiti del centro sinistra e della sinistra in questi ultimi anni».
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