venerdì 16 maggio 2008

Storie Vere - Atto II - Premessa

Prima di partire per un affascinante viaggio nel sistema digerente di un iguanodonte, il giovane ma pasciuto presidente della Grandi Molini Spa, nonchè di Unindustria (già Confindustria, già Assindustria), ha lasciato un messaggio ai polesani. "O meglio - precisa - agli abitanti della provincia di Rovigo, che dire 'Polesine' mi sta sul cazzo". Forse presagendo che il suo tempo tra di noi è in scadenza, nel testo Costato rivolge ai polesani un umile invito dall'alto del suo trono in coltan massiccio, incastonato di diamanti e modellato a guisa di enorme fallo. "Basta con la classe politica polesana - tuona - è un'accozzaglia di vecchi babbioni, tutto un magna magna in cui gli amici degli amici si fanno favori, un sistema vetero-catto-socialista dalla matrice dorotea, che puzza anche un po' di naftalina, per non dire di guano. Della politica ormai si può fare a meno, specie ora che ho venduto i lotti degli ex Molini polesani e mi sono trasferito a Marghera. Ah! Ah! Ah!". E via con gli attacchi ad personam: Merchiori c'ha il riporto, Borgatti prende le pilloline blu, Saccardin non capisce una sega, ecc. ecc. La cattiva politica, dice, è alla radice delle più gravi crisi del territorio polesano, dalle guerre tra Venezia e Ferrara, alla 'boje' ottocentesca, fino alla disastrosa alluvione del 1951. Costato invita la politica a prendere ad esempio non solo la sua impresa, ma anche l'associazione di categoria che rappresenta, entrambe terreno fertile per la virtù e la meritocrazia. "E mi sbranasse un iguanodonte se ho torto", conclude scherzosamente. Il discorso è stato pubblicato integralmente sul Corriere del Veneto, che vi ha dedicato un numero speciale di 40 pagine, di cui due occupate da un poema epico sulla dinasty dei Costato, composto in trimetri giambici da mio fratello Vianello Monello.

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