giovedì 29 maggio 2008

L'impostore contro il bandito Giuliano

Come previsto, la macchina di propaganda del Corriere si è messa in moto per riportare in vita lo scomparso Vianello Monello. Ma il bluff è destinato ad essere scoperto. Il corsivo uscito mercoledì, firmato con il nome dell'autore satirico recentemente defunto (fino a prova contraria), è infatti un palese plagio. Lo dimostra l'argomento pretestuoso scelto dall'impostore e il modo in cui lo tratta nella rubrica. L'autore dell'impostura scopre all'improvviso che l'acqua a Rovigo si paga, cosa che mio fratello sapeva benissimo, avendo un'ossessione maniacale per l'igiene. Dopo aver dileggiato i giornalisti locali, rei di non essersi mai accorti di questo fatto gravissimo (ripeto: l'acqua di rubinetto si paga, pensate!), il misterioso opinionista sostitutivo invoca pace e giustizia per la provincia soggiogata dal perfido bandito Giuliano Ferraccioli (nemmeno un riferimento invece alla precedente gestione, che ha mandato in bancarotta Polesine Acque). La deriva no-global e movimentista di questo pennivendolo, però, mal si concilia con il rigoroso conservatorismo di mio fratello, che l'acqua era ben lieto di pagarla: "Non siamo mica in un kolchoz!", sentenziava. Lo scribacchino impostore sembra invece più allineato con giornali come Carta o il Manifesto e con le loro campagne per l'acqua "bene comune", piuttosto che con il borghese e liberista Corriere della Sera. Tutti segnali, se mai ce ne fosse stato bisogno, che qualcuno sta usando il buon nome di Vianello Monello per tenere in vita posticciamente la sua rubrica.
Ciononostante l'affaire è piombato nel consiglio comunale di ieri, sollevato dal consigliere Magaraggia (uno di quei politici superflui con cui stranamente mio fratello non se l'è mai presa), il quale, non avendo molto di meglio da fare, si è divertito a sventolare il Corriere sotto il naso del primo cittadino Fausto Merchiori, facendolo incazzare come un velociraptor. Momenti di panico per il dattilografo, costretto a trascrivere irriferibili epiteti rivolti alla Madonna da parte di un membro della giunta che preferisce rimanere anonimo. Nell'arco di mezz'ora, comunque, il consiglio ha deliberato di spostare Magaraggia dietro la lavagna.

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