Vianello Monello torna sulla scena e pone una taglia sui brigatisti che hanno rapito ormai due mesi fa Cicciuzzo Sconciaforni. “Chi piglierà i rapitori di Cicciuzzo in cambio riceverà la divisione Fiere del CenSer e l’emolumento che il Consvipo dà a Ciccio Eskimo - tuona il blasonato opinionista del Corriere del Veneto - e a Giulio Bendfeldt ricordo che la sua carriera è finita perché erano ormai in troppi a fare bisboccia alla sua tavola e lui da qualche parte doveva pure tagliare! Manca solo che Luca Panocia lo voglia candidare al posto di quell’Antonello Contiero che non ho nominato mai nei miei sagaci corsivi perché non gli ho ancora trovato un soprannome calzante come Doctor Faust, Kendy O’Neil, Gabriele Gingle o un De Bourges a scelta. E se io sono Catone il censore, Bendfeldt è catino il cessone! Tiè: io sono vero il castigatore dei corrotti! Ah! ah! ah!”.
Fatta la dichiarazione Vianello Monello ha accettato un passaggio in auto da Jacopo Carlotti per recarsi al Cim per le terapie quotidiane. Carlotti ha chiosato con brillantezza: “Come può uno che ha un cognome che sembra un codice fiscale essere un opinionista credibile? Ma che si butti in Adige!” ha sghignazzato dando il cinque a Vianello Monello. Immediata la risposta delle Br-Pcc, si presume per l’irritazione dello stesso Bendfeldt per essere stato spernacchiato pubblicamente da chi gli ha levato la piazza. Giunti alla macchina, infatti, Jacopo Carlotti e Vianello Monello (nella foto li vedete cammuffati per sfuggire a fans e detrattori) hanno trovato un foglietto verde sul parabrezza della Mercedes Csl. “Poffarre! Sarà la vespasiana viandantis. La metterò in conto al giornale!” è sbottato subito Vianello Monello prima di invocare la Santissima Trinità con eccesso di zelo, temendo una gabella. Altro che contravvenzione, però! Era il nuovo verbosissimo comunicato delle Br-Pcc sul rapimento di Cicciuzzo Sconciaforni, scritto in corpo 3 per farlo stare nel foglietto. La decrittazione è stata affidata all’Ispettore Manetta con una lente d’ingrandimento avuta in prestito da un ottico del centro storico.
“Gli interrogatori del prigioniero Cicciuzzo Sconciaforni sono ora davvero terminati. Abbiamo sentito la sua versione dei fatti, la sua autodifesa, la sua autocritica. Ora è il momento delle decisioni. In breve, tre sono i punti fondamentali: 1) egli ha ammesso che i corsivi di Vianello Monello sono il frutto, velenoso, di una serie di macchinazioni controrivoluzionarie tendenti a liquidare sul nascere la lotta armata in Polesine. Queste macchinazioni sono state progettate e messe in atto per conto dei Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti con cui è luso e colluso. 2) egli ha convenuto di essere ricorso a un metodo vigliacco per incastrare molti compagni nel sordido mondo della pornografia, girando diverse pellicole in ville di proprietà dello stesso Vianello Monello e nella nuova spider di Jacopo Carlotti. 3) Dopo aver ricostruito macchinazioni, modi di agire, tecniche e scopi della infiltrazione e riconosciuto le sue specifiche responsabilità nel regime, Cicciuzzo Sconciaforni ha puntato il dito contro chi, protetto dalla grande ombra del potere, lo ha pilotato in questa miserabile avventura: Vianello Monello, appunto. La borghesia, dopo aver lanciato un'offensiva repressiva senza precedenti e senza risultati contro la nostra organizzazione e contro il popolo, è costretta oggi ad ammettere di aver perso la partita tanto sul terreno politico che su quello militare. Il ricorso alle taglie è un anacronismo quasi ridicolo che denuncia la totale sconfitta degli uomini più abili di cui dispongono le forze di polizia. E sinceramente ci risulta difficile capire come qualcuno possa ragionevolmente credere di potersi godere, dopo un'eventuale delazione, quegli sporchi denari. Cicciuzzo Sconciaforni è un prigioniero politico. Come tale è stato trattato senza violenze né sadismi. Sono stati rispettati i principi della convenzione di Ginevra, come egli ha chiesto. Gli interrogatori sono stati da lui liberamente accettati e per questo sono stati effettuati. Rispetto al popolo, alla sinistra parlamentare ed extraparlamentare, rispetto alla sinistra rivoluzionaria egli si è macchiato di gravi crimini, peraltro ammessi, per scontare i quali non basterebbero quattro ergastoli e qualche centinaio di anni di galera, tanti quanti ne chiede quotidianamente Roberto Costa per i compagni comunisti. Tuttavia a chi ha potere e tiene per la sua libertà lasciamo una via di uscita, oltre alla conversione a ganja di Polesine Camerini: lo scambio di prigionieri politici. Contro Cicciuzzo Sconciaforni vogliamo ci consegniate quei due cretini di Vianello Monello e Jacopo Carlotti. Nulla deve essere nascosto al popolo. Dunque non ci saranno trattative segrete. Chiediamo inoltre che Anastasio Berisha sia rilasciato. Il compagno Minnie dovrà essere liberato in uno dei seguenti paesi: Cuba, Corea del Nord, Algeria. Egli dovrà essere accompagnato da Jacopo Carlotti e Vianello Monello che saranno presi in consegna da nostri emissari. Anastasio dovrà confermare la avvenuta operazione. Entro le 24 ore successive alla conferma - 24 ore che dovranno essere di tregua generale e reale - avverrà la liberazione anche di Cicciuzzo Sconciaforni. Questa è la nostra parola. Garantiamo la incolumità del prigioniero solo fino alla risposta. In una guerra bisogna saper perdere qualche battaglia. E voi, questa battaglia l'avete persa. Accettare questo dato di fatto può evitare ciò che nessuno vuole ma che nessuno può escludere.
Come si evince dal testo, le Br non sono a conoscenza che proprio ieri il Ministero dell'Ambiente ha dato il proprio assenso al benemerito progetto di riconversione a carbone pulito della centrale elettrica di Porto Tolle. Una scelta attesa, certo, ma forse intempestiva. Sembra che abbia prevalso, insomma, la linea della fermezza. Con Claudio Scajola alle attività produttive non avevamo dubbi che ciò accadesse, ma ora Dio solo sa che effetti potrà avere questa decisione sulle trattative per la liberazione di Cicciuzzo Sconciaforni...
giovedì 30 aprile 2009
mercoledì 29 aprile 2009
Titty: first blood
"Sono pronta a spaccare il culo a Contiero, altro che auguri di buona fortuna, jokken!" E' tornata più feroce che mai, Tiziana Virgili, candidata del Partito Democratico alle prossime provinciali.
Una settimana in un campo di addestramento nel kurdistan iraniano, poi la durissima prova di sopravvivenza, abbandonata senza cibo, nè acqua nella giungla birmana. "Ho imparato i 34 modi per uccidere un uomo a mani nude - dichiara la Virgili - In realtà erano 36, ma il giorno in cui hanno spiegato gli altri due ero a letto con il colera. Comunque questi bastano e avanzano per affrontare il taurino candidato della Lega. Contiero, ti ridurrò in briciole talmente piccole che non riusciranno nemmeno a ricostruirne il Dna". Sono finiti i tempi dell'assessora buona e cordiale con tutti, perfino con gli avversari politici: "Certa gente se ne approfitta della bontà altrui - commenta - I miei amici del Pd mi contestavano il fatto di essere troppo tenera. L'ultimo che me l'ha detto è finito al Pronto Soccorso cinque minuti dopo, con un braccio spezzato. E tre minuti dopo il suo arrivo iniziava il mio turno". In queste settimane, la candidata presidente afferma di avere imparato una delle arti marziali più segrete, di cui solo pochi maestri in tutto l'Oriente custodiscono la conoscenza, che viene trasmessa solo a chi se ne dimostrerà degno: mescola principi del taekwondo, del judo, del kung fu e persino del sudoku, con alcune mosse copiate pari pari dai cartoni animati di Ken il Guerriero. Dopo il durissimo addestramento, Tiziana Virgili si dice capace di spezzare il collo a un uomo di centocinquanta chili con il sorriso sulle labbra: "A quello - chiosa - Non rinuncerò mai. Quand'ero nella giungla ho visto cose che distruggerebbero l'uomo più duro, ma non ho mai perso il mio sorriso".
La sfida, insomma, si fa davvero interessante: "Alla vigilia della sua nomina, ho augurato in bocca al lupo ad Antonello Contiero. Ero un'altra donna, allora. Una perdente. Oggi parlo un altro linguaggio: il Polesine è troppo piccolo per due presidenti della Provincia. A Contiero dico solo: levati dai coglioni da solo, così mi risparmi la fatica di mandarti in orbita a calci in culo". Sbigottita la replica del candidato della Lega Nord: "Giammai avrei pensato che il clima politico si sarebbe a tal punto avvelenato. Ritengo opportuno moderare i toni e riportare il dibattito elettorale a quel clima di sobrietà e pacato confronto che distingue la politica vera dal populismo violento. Poniamo il rispetto al centro di questa campagna elettorale e facciamo solo sì che vincano le idee, anzichè i muscoli". Secca la replica dell'avversaria: "Il rispetto infilatelo nel culo, sporco fascista. Dopo che mi avranno eletta ti userò come sacco per tirare di boxe".
Una settimana in un campo di addestramento nel kurdistan iraniano, poi la durissima prova di sopravvivenza, abbandonata senza cibo, nè acqua nella giungla birmana. "Ho imparato i 34 modi per uccidere un uomo a mani nude - dichiara la Virgili - In realtà erano 36, ma il giorno in cui hanno spiegato gli altri due ero a letto con il colera. Comunque questi bastano e avanzano per affrontare il taurino candidato della Lega. Contiero, ti ridurrò in briciole talmente piccole che non riusciranno nemmeno a ricostruirne il Dna". Sono finiti i tempi dell'assessora buona e cordiale con tutti, perfino con gli avversari politici: "Certa gente se ne approfitta della bontà altrui - commenta - I miei amici del Pd mi contestavano il fatto di essere troppo tenera. L'ultimo che me l'ha detto è finito al Pronto Soccorso cinque minuti dopo, con un braccio spezzato. E tre minuti dopo il suo arrivo iniziava il mio turno". In queste settimane, la candidata presidente afferma di avere imparato una delle arti marziali più segrete, di cui solo pochi maestri in tutto l'Oriente custodiscono la conoscenza, che viene trasmessa solo a chi se ne dimostrerà degno: mescola principi del taekwondo, del judo, del kung fu e persino del sudoku, con alcune mosse copiate pari pari dai cartoni animati di Ken il Guerriero. Dopo il durissimo addestramento, Tiziana Virgili si dice capace di spezzare il collo a un uomo di centocinquanta chili con il sorriso sulle labbra: "A quello - chiosa - Non rinuncerò mai. Quand'ero nella giungla ho visto cose che distruggerebbero l'uomo più duro, ma non ho mai perso il mio sorriso".
La sfida, insomma, si fa davvero interessante: "Alla vigilia della sua nomina, ho augurato in bocca al lupo ad Antonello Contiero. Ero un'altra donna, allora. Una perdente. Oggi parlo un altro linguaggio: il Polesine è troppo piccolo per due presidenti della Provincia. A Contiero dico solo: levati dai coglioni da solo, così mi risparmi la fatica di mandarti in orbita a calci in culo". Sbigottita la replica del candidato della Lega Nord: "Giammai avrei pensato che il clima politico si sarebbe a tal punto avvelenato. Ritengo opportuno moderare i toni e riportare il dibattito elettorale a quel clima di sobrietà e pacato confronto che distingue la politica vera dal populismo violento. Poniamo il rispetto al centro di questa campagna elettorale e facciamo solo sì che vincano le idee, anzichè i muscoli". Secca la replica dell'avversaria: "Il rispetto infilatelo nel culo, sporco fascista. Dopo che mi avranno eletta ti userò come sacco per tirare di boxe".
martedì 28 aprile 2009
Cicciuzzo si appella a D'Isanto e all'umanitarismo leghista
Terza lettera di Cicciuzzo Sconciaforni nel giro di pochi giorni (fa anche rima). Cicciuzzo si appella a D'Isanto, non sapendo che nel frattempo la sua nomina a candidato per le provinciali è caduta in favore di Antonello Contiero. Al di là dei contenuti, che non valutiamo, giacchè non ci siamo presi la briga di leggerla, ci ha particolarmente turbato il fatto di non avere nemmeno una foto di repertorio dell'ex futuro presidente della Provincia di Rovigo di colore verde. Che fare?
Abbiamo deciso di dedicare questa introduzione al nostro postino di fiducia, che ha un ruolo di primaria importanza in queste drammatiche circostanze: il caro Samantho Salvan, che vedete nella foto, ci consegna con grande solerzia le lettere di Cicciuzzo che poi noi ammucchiamo in appositi scatoloni, in attesa di deciderci a pubblicarle. Se tutta questa storia finirà bene, sarà anche merito suo. Un applauso al postino!
Ad Alessandro Zanforlini D’Isanto
Carissimo D’Isanto,
la mia allucinante vicenda mi ha dato l’impressione di essere restato senza amici. So che non è così, anche se alcuni (o tanti) che potevano, non si sono adoperati. Mi pare così assurdo non si sia accettata una riflessione che non pregiudicava niente, dato che l’impiego della ganja a Polesine Camerini avrebbe permesso comunque la produzione di elettricità e, nel contempo, il mantenimento dei livelli occupazionali.
Ma non voglio fare lamentele e accetto da Dio il mio destino. Ma il problema non è mio, ma di una famiglia e di una casa di produzione cinematografica di cui Lei, così buono e affettuoso, conosce tutte le complessità. Non posso, quindi, che tornare a Lei, pur sapendo che Ella come candidato alla presidenza della Provincia è preso da cose più grandi di queste, per pregarla, insieme ad Antonello Contiero, di guidare, consigliare, aiutare questa famiglia.
Ho mille preoccupazioni, ma in cima c’è la non buona salute del Pdl e la sorte dell’amatissima Federica Zarri con le difficoltà che Ella conosce. Chi l’avrebbe detto? E vi era chi progettava, mentre io non progettavo. Dio sa che cosa darei solo per aiutare i miei e basta. Quanto costa lo spettacolo di una apparente grandezza. Aiuti dunque i miei, caro D’Isanto, con la Sua immensa bontà e stia certo di avere fatto la scelta migliore che io, purtroppo, non ho fatto.
La benedico insieme ai Suoi e l’abbraccio con tutto il cuore.
Abbiamo deciso di dedicare questa introduzione al nostro postino di fiducia, che ha un ruolo di primaria importanza in queste drammatiche circostanze: il caro Samantho Salvan, che vedete nella foto, ci consegna con grande solerzia le lettere di Cicciuzzo che poi noi ammucchiamo in appositi scatoloni, in attesa di deciderci a pubblicarle. Se tutta questa storia finirà bene, sarà anche merito suo. Un applauso al postino!
Ad Alessandro Zanforlini D’Isanto
Carissimo D’Isanto,
la mia allucinante vicenda mi ha dato l’impressione di essere restato senza amici. So che non è così, anche se alcuni (o tanti) che potevano, non si sono adoperati. Mi pare così assurdo non si sia accettata una riflessione che non pregiudicava niente, dato che l’impiego della ganja a Polesine Camerini avrebbe permesso comunque la produzione di elettricità e, nel contempo, il mantenimento dei livelli occupazionali.
Ma non voglio fare lamentele e accetto da Dio il mio destino. Ma il problema non è mio, ma di una famiglia e di una casa di produzione cinematografica di cui Lei, così buono e affettuoso, conosce tutte le complessità. Non posso, quindi, che tornare a Lei, pur sapendo che Ella come candidato alla presidenza della Provincia è preso da cose più grandi di queste, per pregarla, insieme ad Antonello Contiero, di guidare, consigliare, aiutare questa famiglia.
Ho mille preoccupazioni, ma in cima c’è la non buona salute del Pdl e la sorte dell’amatissima Federica Zarri con le difficoltà che Ella conosce. Chi l’avrebbe detto? E vi era chi progettava, mentre io non progettavo. Dio sa che cosa darei solo per aiutare i miei e basta. Quanto costa lo spettacolo di una apparente grandezza. Aiuti dunque i miei, caro D’Isanto, con la Sua immensa bontà e stia certo di avere fatto la scelta migliore che io, purtroppo, non ho fatto.
La benedico insieme ai Suoi e l’abbraccio con tutto il cuore.
Suo Cicciuzzo Sconciaforni
Lettera a Mainardi
Anche oggi dedichiamo un po' di spazio alle lettere di Cicciuzzo Sconciaforni, sia per motivi umanitari, sia perchè non abbiamo voglia di lavorare. La corrispondenza di Cicciuzzo è una manna, dato che, come sapete, sono in piena crisi creativa: da settimane il blog campa dei contributi di altri e di cronache su Cicciuzzo, mentre attendo un caso di influenza dei suini anche in Polesine per leggere finalmente qualche notizia che mi faccia sentire la nostalgia di casa. Vi chiederete, voi otto lettori, cosa farò il giorno in cui sarà auspicabilmente liberato. Fortunatamente il Polesine è ormai zeppo di blogger e autori di satira, cosicchè potrò presto ritirarmi a vita privata, con buona pace di chi mi trova insopportabilmente colto e simpatico.
Comunque, questa letterina è indirizzata al nuovo coordinatore del Pdl, Mauro Mainardi (nella foto, di repertorio), a cui il nostro prigioniero politico preferito rivolge parole che definiremmo commoventi se ci fossimo presi la briga di leggerle...
A Mauro Mainardi, segretario provinciale del Pdl
Caro Mainardi,
mi rivolgo a te con la fiducia e l’affetto che sai, sei tu ora punto di riferimento. E vedo il segno della tua presenza nel fatto che sia stato fin qui evitato il peggio, la chiusura indiscriminata. Guardando agli aspetti umanitari, che sono essenziali e valgono per tutte le province, bisogna approfondire rapidamente questa breccia. Andare avanti cioè, nel concreto, senza illudersi che invocazioni umanitarie possano avere il minimo effetto.
Non dividete sul sangue il Pdl, non illudetevi di risolvere così i problemi del Polesine, date fiducia, ora che si manifesta intero, all’umanitarismo leghista, anche se vi fosse la sfida della crisi, la cui composizione è stata del resto faticosamente accettata.
La crisi, che per questo lascia allo scoperto il Pd, non ci sarebbe o almeno sarebbe risolvibile. Non lasciate allo scoperto i vecchi amici che hanno dato fino all’ultimo. Sarebbe un fatto obbrobrioso e immorale. Sarebbe un eroismo su basi fragilissime. Scusa queste considerazioni che, soprattutto per la famiglia e la casa di produzione cinematografica dovevo fare ed abbiti i più cordiali saluti.
Comunque, questa letterina è indirizzata al nuovo coordinatore del Pdl, Mauro Mainardi (nella foto, di repertorio), a cui il nostro prigioniero politico preferito rivolge parole che definiremmo commoventi se ci fossimo presi la briga di leggerle...
A Mauro Mainardi, segretario provinciale del Pdl
Caro Mainardi,
mi rivolgo a te con la fiducia e l’affetto che sai, sei tu ora punto di riferimento. E vedo il segno della tua presenza nel fatto che sia stato fin qui evitato il peggio, la chiusura indiscriminata. Guardando agli aspetti umanitari, che sono essenziali e valgono per tutte le province, bisogna approfondire rapidamente questa breccia. Andare avanti cioè, nel concreto, senza illudersi che invocazioni umanitarie possano avere il minimo effetto.
Non dividete sul sangue il Pdl, non illudetevi di risolvere così i problemi del Polesine, date fiducia, ora che si manifesta intero, all’umanitarismo leghista, anche se vi fosse la sfida della crisi, la cui composizione è stata del resto faticosamente accettata.
La crisi, che per questo lascia allo scoperto il Pd, non ci sarebbe o almeno sarebbe risolvibile. Non lasciate allo scoperto i vecchi amici che hanno dato fino all’ultimo. Sarebbe un fatto obbrobrioso e immorale. Sarebbe un eroismo su basi fragilissime. Scusa queste considerazioni che, soprattutto per la famiglia e la casa di produzione cinematografica dovevo fare ed abbiti i più cordiali saluti.
Cicciuzzo Sconciaforni
lunedì 27 aprile 2009
Solidarietà al compagno Minnie
L'arresto del trafficante di armi Anastasio Berisha, noto nell'ambiente eversivo come "Compagno Minnie", fa scalpore anche all'altro capo del globo, nella pacifica e serena Repubblica Popolare Democratica della Corea del Nord.
Proprio dal paradiso del socialismo giunge forte la voce del caro leader Kim Jong Il, che ieri ha organizzato un immenso arirang in onore del compagno Minnie, a cui ha partecipato in prima persona, indossando simboliche orecchie da topo (nella foto, un momento saliente della manifestazione). Secondo gli esperti di geopolitica, Kim Jong Il in questo modo avrebbe voluto mandare indirettamente un messaggio ai rapitori di Cicciuzzo Sconciaforni, per offrire una possibile mediazione. Il leader della Corea del Nord, si dice, sarebbe favorevole alla liberazione del pornodivo polesano, di cui è un grande ammiratore, ma non può permettersi di spendere parole in favore del rappresentante di una coalizione di centrodestra (Cicciuzzo, infatti, era candidato per il Pdl a fianco di Federica Zarri per le prossime elezioni provinciali). Con questo messaggio, che esalta come sempre le doti diplomatiche del Caro Leader, si sarebbe messo a disposizione senza clamori, per aprire un canale di comunicazione con i brigatisti che tengono in ostaggio Cicciuzzo.
Intanto, dopo l'intervento del presidente azero Ilham Aliyev, anche quello iraniano, Mahmud Ahmadinejad, ha lanciato un messaggio in favore di Cicciuzzo Sconciaforni: "Ci siano incontrati l'anno scorso qui a Teheran - rivela - In realtà tutto è cominciato con il suo arresto, dopo che era stato beccato a fornicare con altri due uomini in un hotel del centro. Inizialmente si era deciso di impiccarli tutti e tre come i froci che sono. Ma nessuna gru era in grado di reggere la mole di Cicciuzzo. Si è provato a lapidarlo, ma nessun uomo sarebbe stato in grado di scavare una buca abbastanza grande per infilarci quel ciccione. Insomma, alla fine ci siamo arresi: abbiamo impiccato quei due recchioni dei suoi compagni di letto e io personalmente l'ho graziato. E' venuto a ringraziarmi di persona del mio gesto magnanimo e da lì è nata una splendida amicizia, anche se non avrebbe più potuto mettere piede a Teheran. Chiedo dunque ai brigatisti che lo hanno rapito di mostrare nei suoi confronti la stessa clemenza che ho mostrato io e di concentrare i vostri sforzi nella lotta all'imperialismo americano che opprime anche la vostra bella terra".
Proprio dal paradiso del socialismo giunge forte la voce del caro leader Kim Jong Il, che ieri ha organizzato un immenso arirang in onore del compagno Minnie, a cui ha partecipato in prima persona, indossando simboliche orecchie da topo (nella foto, un momento saliente della manifestazione). Secondo gli esperti di geopolitica, Kim Jong Il in questo modo avrebbe voluto mandare indirettamente un messaggio ai rapitori di Cicciuzzo Sconciaforni, per offrire una possibile mediazione. Il leader della Corea del Nord, si dice, sarebbe favorevole alla liberazione del pornodivo polesano, di cui è un grande ammiratore, ma non può permettersi di spendere parole in favore del rappresentante di una coalizione di centrodestra (Cicciuzzo, infatti, era candidato per il Pdl a fianco di Federica Zarri per le prossime elezioni provinciali). Con questo messaggio, che esalta come sempre le doti diplomatiche del Caro Leader, si sarebbe messo a disposizione senza clamori, per aprire un canale di comunicazione con i brigatisti che tengono in ostaggio Cicciuzzo.
Intanto, dopo l'intervento del presidente azero Ilham Aliyev, anche quello iraniano, Mahmud Ahmadinejad, ha lanciato un messaggio in favore di Cicciuzzo Sconciaforni: "Ci siano incontrati l'anno scorso qui a Teheran - rivela - In realtà tutto è cominciato con il suo arresto, dopo che era stato beccato a fornicare con altri due uomini in un hotel del centro. Inizialmente si era deciso di impiccarli tutti e tre come i froci che sono. Ma nessuna gru era in grado di reggere la mole di Cicciuzzo. Si è provato a lapidarlo, ma nessun uomo sarebbe stato in grado di scavare una buca abbastanza grande per infilarci quel ciccione. Insomma, alla fine ci siamo arresi: abbiamo impiccato quei due recchioni dei suoi compagni di letto e io personalmente l'ho graziato. E' venuto a ringraziarmi di persona del mio gesto magnanimo e da lì è nata una splendida amicizia, anche se non avrebbe più potuto mettere piede a Teheran. Chiedo dunque ai brigatisti che lo hanno rapito di mostrare nei suoi confronti la stessa clemenza che ho mostrato io e di concentrare i vostri sforzi nella lotta all'imperialismo americano che opprime anche la vostra bella terra".
Cicciuzzo ringrazia Ban Ki Moon
Riprendono ad arrivare lettere da Cicciuzzo Sconciaforni. Nelle prossime ore divulgheremo il contenuto di varie missive scritte dal nostro amico, rapito dalle Br - Pcc e detenuto in località segreta. Iniziamo con questa, pervenuta via mail e rivolta al segretario generale dell'Onu, che poco tempo fa aveva speso alcune parole in favore della liberazione del pornodivo polesano. A lato un identikit diffuso dalle forze dell'ordine, che mostra come potrebbe essere ridotto attualmente Cicciuzzo, dopo mesi di prigionia e privazioni. Dobbiamo essere saldi: forza Cicciuzzo! Tieni duro!
A Ban Ki Moon, segretario generale delle Nazioni Unite
Signor Presidente,
desidero innanzitutto ringraziarla, nella drammatica situazione nella quale mi trovo, per il fervido messaggio che ha voluto formulare per la salvezza della mia vita. E’ un segno, tanto autorevole quanto gradito, del suo ben noto spirito umanitario, della benevolenza di cui mi fa oggetto da anni, da quando cioè ebbi la ventura di trattare con lei dei problemi della regolamentazione dell’industria dell’hard e di giungere poi alla felice conclusione del Mi-Sex.
In tutto questo tempo ci siamo scambiati reciproca stima e simpatia.
Bene, ora mi trovo nella condizione di prigioniero politico e intorno a questa mia posizione è aperta una vertenza tra le istituzioni polesane e le Br-Pcc intorno alla conversione a canapa indiana di Polesine Camerini. Il suo alto appello umanitario non ha potuto così conseguire il risultato desiderato.
La cosa, benché presenti qualche difficoltà, non è di per sé né assurda né irrisolvibile. Vi sono ostacoli politici ai quali gli enti locali attribuiscono caratteri di durezza. Gli ostacoli non sono, però, insuperabili: la sua presenza in Polesine, la conoscenza del contenzioso, la Sua abilità diplomatica, la Sua capacità mediatrice dovrebbero poter sbloccare la difficile situazione, salvare la mia vita, creare un’area di distensione utile alla pace.
Forse il suo sacrificio, con adeguata pressione su una posizione irragionevole degli enti locali polesani, potrebbero fare il miracolo che attendo non per me, ma per la mia disgraziata famiglia e per la povera casa di produzione cinematografica. Purtroppo il correre del tempo è inesorabile.
E io sono obbligato a supplicare che l’emergenza sia affrontata senza ritardo. La ringrazio, eccellenza, per quanto Ella potrà e vorrà fare e a nome anche dei miei le porgo gli ossequi più devoti.
Cicciuzzo Sconciaforni
A Ban Ki Moon, segretario generale delle Nazioni Unite
Signor Presidente,
desidero innanzitutto ringraziarla, nella drammatica situazione nella quale mi trovo, per il fervido messaggio che ha voluto formulare per la salvezza della mia vita. E’ un segno, tanto autorevole quanto gradito, del suo ben noto spirito umanitario, della benevolenza di cui mi fa oggetto da anni, da quando cioè ebbi la ventura di trattare con lei dei problemi della regolamentazione dell’industria dell’hard e di giungere poi alla felice conclusione del Mi-Sex.
In tutto questo tempo ci siamo scambiati reciproca stima e simpatia.
Bene, ora mi trovo nella condizione di prigioniero politico e intorno a questa mia posizione è aperta una vertenza tra le istituzioni polesane e le Br-Pcc intorno alla conversione a canapa indiana di Polesine Camerini. Il suo alto appello umanitario non ha potuto così conseguire il risultato desiderato.
La cosa, benché presenti qualche difficoltà, non è di per sé né assurda né irrisolvibile. Vi sono ostacoli politici ai quali gli enti locali attribuiscono caratteri di durezza. Gli ostacoli non sono, però, insuperabili: la sua presenza in Polesine, la conoscenza del contenzioso, la Sua abilità diplomatica, la Sua capacità mediatrice dovrebbero poter sbloccare la difficile situazione, salvare la mia vita, creare un’area di distensione utile alla pace.
Forse il suo sacrificio, con adeguata pressione su una posizione irragionevole degli enti locali polesani, potrebbero fare il miracolo che attendo non per me, ma per la mia disgraziata famiglia e per la povera casa di produzione cinematografica. Purtroppo il correre del tempo è inesorabile.
E io sono obbligato a supplicare che l’emergenza sia affrontata senza ritardo. La ringrazio, eccellenza, per quanto Ella potrà e vorrà fare e a nome anche dei miei le porgo gli ossequi più devoti.
Cicciuzzo Sconciaforni
domenica 26 aprile 2009
SPECIALE! Graziato il piccolo Eugenio Faggiano
Scadeva oggi l'ultimatum della signora Pompilia Trombin, che aveva promesso di uccidere il figlio Eugenio se le Brigate Rosse non avessero liberato Cicciuzzo Sconciaforni entro un paio di giorni. "Ci sono lungaggini inspiegabili, ma ho ricevuto segnali di disponibilità via facebook. Concedo dunque una proroga di venti giorni sulla fiducia", ha scritto in un comunicato la signora Pompilia.
Tira dunque un sospiro di sollievo il piccolo Eugenio Faggiano, fratello di quell'Iginio che non solo fece scudo con il proprio corpo a Cicciuzzo Sconciaforni, in occasione dell'attentato ordito contro di lui da un ricercatore del Cern, ma lo fece pure resuscitare invocando l'intervento di Babbo Natale, per poi spirare drammaticamente. La notizia della proroga concessa dalla signora Trombin ha trovato favorevole il nostro veggente, Leonida Gusmaroli, che ha accettato anche per questa domenica di rinviare la sua rubrica di previsioni sul futuro. "Sono gesti che scaldano il cuore - commenta Pompilia, raggiunta al telefono - Mi scusi il fiatone ma ho l'idraulico in casa".
Il fratello minore di Pompilia, Elfgaard Trombin, noto in Polesine per le campagne pubblicitarie di vari partiti, ieri notte ha organizzato un happening internazionale pro Cicciuzzo a Kiribati (ne vedete un momento nella foto), cui hanno preso parte vips come Benicio del Toro, Platinette e Avril Lavigne. "Elfgaard è stato il mio primo ragazzo, è stato lui a insegnarmi come si usa un microfono - commenta la pop star - Non potevo non esserci. Presto dedicherò una canzone a questo romantico attore chiamato Cicciuzzo Sconciaforni, che pubblicherò nel mio prossimo disco. Penso che la intitolerò Cicciuzzo libre! Ho già preso accordi con Claudio Lolli per scriverne una versione italiana".
Parole di solidarietà anche dal mondo politico: "Se sarà liberato, lo nominerò mio braccio destro oppure gli regalerò il mio posto di lavoro. Del resto ho la vittoria in tasca, spaccheremo il culo a tutti gli avversari", commenta Antonello Contiero, ormai ufficialmente candidato per la Lega Nord. Si unisce agli appelli anche la candidata del Pd, Tiziana Virgili: "Ogni sera rivolgo una preghiera alla Madonna perchè aiuti Cicciuzzo - rivela - Speriamo bene. Al mio avversario Contiero auguro un sincero in bocca al lupo. Spero che vinca lui e anzi invito tutti gli elettori a votarlo, augurandomi che lui sia altrettanto cavalleresco con me".
Tira dunque un sospiro di sollievo il piccolo Eugenio Faggiano, fratello di quell'Iginio che non solo fece scudo con il proprio corpo a Cicciuzzo Sconciaforni, in occasione dell'attentato ordito contro di lui da un ricercatore del Cern, ma lo fece pure resuscitare invocando l'intervento di Babbo Natale, per poi spirare drammaticamente. La notizia della proroga concessa dalla signora Trombin ha trovato favorevole il nostro veggente, Leonida Gusmaroli, che ha accettato anche per questa domenica di rinviare la sua rubrica di previsioni sul futuro. "Sono gesti che scaldano il cuore - commenta Pompilia, raggiunta al telefono - Mi scusi il fiatone ma ho l'idraulico in casa".
Il fratello minore di Pompilia, Elfgaard Trombin, noto in Polesine per le campagne pubblicitarie di vari partiti, ieri notte ha organizzato un happening internazionale pro Cicciuzzo a Kiribati (ne vedete un momento nella foto), cui hanno preso parte vips come Benicio del Toro, Platinette e Avril Lavigne. "Elfgaard è stato il mio primo ragazzo, è stato lui a insegnarmi come si usa un microfono - commenta la pop star - Non potevo non esserci. Presto dedicherò una canzone a questo romantico attore chiamato Cicciuzzo Sconciaforni, che pubblicherò nel mio prossimo disco. Penso che la intitolerò Cicciuzzo libre! Ho già preso accordi con Claudio Lolli per scriverne una versione italiana".
Parole di solidarietà anche dal mondo politico: "Se sarà liberato, lo nominerò mio braccio destro oppure gli regalerò il mio posto di lavoro. Del resto ho la vittoria in tasca, spaccheremo il culo a tutti gli avversari", commenta Antonello Contiero, ormai ufficialmente candidato per la Lega Nord. Si unisce agli appelli anche la candidata del Pd, Tiziana Virgili: "Ogni sera rivolgo una preghiera alla Madonna perchè aiuti Cicciuzzo - rivela - Speriamo bene. Al mio avversario Contiero auguro un sincero in bocca al lupo. Spero che vinca lui e anzi invito tutti gli elettori a votarlo, augurandomi che lui sia altrettanto cavalleresco con me".
sabato 25 aprile 2009
venerdì 24 aprile 2009
Disperato appello di una madre addolorata
“Se entro 48 ore il mio eroe Cicciuzzo Sconciaforni non sarà liberato dalle Brigate Rosse che lo tengono prigioniero, ucciderò Eugenio, il solo figlio rimastomi, e il suo sangue ricadrà sui rapitori”.
Mentre il mondo politico nicchia di fronte alla condanna a morte dell’ex pornoattore ed esponente del Pdl e la società civile si mobilita in ogni continente per ottenerne la liberazione, è la signoria Pompilia Trombin, mamma del piccolo Iginio Faggiano morto per essere stato usato come scudo umano dallo stesso Cicciuzzo nell’attentato in cui l’attuale rapito perì per la seconda volta, a lanciare un contro-ultimatum.
“Posso aggiungere che mio marito Cornelio Faggiano non ha nulla in contrario – spiega la signora Pompilia – e anche se si fosse opposto avrei tirato dritta per la mia strada. La vita di Cicciuzzo, eminente personalità politica e intellettuale del nostro Polesine, vale più di tutto. Anche della vita di mio figlio. Il mio è un gesto di carità cristiana: dimenticate forse che Abramo non esitò ad ascoltare la parola di Dio, anche quando gli chiese di sacrificare il proprio unico figlio?”.
La donna se la prende con il mondo politico. “Non riesco a capire e ad accettare la posizione pilatesca assunta dai partiti – spiega – sappia in primis la delegazione del Pdl, sappiano Borgatti, Marangon, Bellotti, Isi Coppola, il B.V. Paolino che con il loro comportamento di immobilità e di rifiuto di ogni iniziativa proveniente da diverse parti ratificano la condanna a morte di Cicciuzzo Sconciaforni. Se queste cinque persone non vogliono assumersi la responsabilità di dichiararsi disponibili alla trattativa, sappiano che io non resterò inerte. La mia coscienza non può tacere di fronte a questo atteggiamento. Credo con questo appello di interpretare anche la volontà di Cicciuzzo. Egli non riesce a esprimerla direttamente senza essere dichiarato sostanzialmente pazzo dalla quasi totalità del mondo politico e in prima linea dal Pdl e da gruppi di sedicenti “amici” e “conoscenti”. Per evitare una lunga stagione di dolore e morte, non serve negare la dura realtà; occorre invece affrontarla con lucido coraggio. Per questo, se entro 48 ore Cicciuzzo non sarà liberato, io sgozzerò mio figlio Eugenio come un agnello sacrificale sotto Palazzo Nodari”.
Commossa la reazione di Federica Zarri: “In questa tragedia ho scoperto che qualcuno è ancora in grado di regalarci insospettate risorse di forza morale e di amore. E proprio per questo, pur nella mia grande debolezza, mi sento immensamente forte e unita alla signora Pompilia. Coltivo, con le preghiere e con le opere, la speranza di riavere Cicciuzzo con noi e di riabbracciarlo”.
Mentre il mondo politico nicchia di fronte alla condanna a morte dell’ex pornoattore ed esponente del Pdl e la società civile si mobilita in ogni continente per ottenerne la liberazione, è la signoria Pompilia Trombin, mamma del piccolo Iginio Faggiano morto per essere stato usato come scudo umano dallo stesso Cicciuzzo nell’attentato in cui l’attuale rapito perì per la seconda volta, a lanciare un contro-ultimatum.
“Posso aggiungere che mio marito Cornelio Faggiano non ha nulla in contrario – spiega la signora Pompilia – e anche se si fosse opposto avrei tirato dritta per la mia strada. La vita di Cicciuzzo, eminente personalità politica e intellettuale del nostro Polesine, vale più di tutto. Anche della vita di mio figlio. Il mio è un gesto di carità cristiana: dimenticate forse che Abramo non esitò ad ascoltare la parola di Dio, anche quando gli chiese di sacrificare il proprio unico figlio?”.
La donna se la prende con il mondo politico. “Non riesco a capire e ad accettare la posizione pilatesca assunta dai partiti – spiega – sappia in primis la delegazione del Pdl, sappiano Borgatti, Marangon, Bellotti, Isi Coppola, il B.V. Paolino che con il loro comportamento di immobilità e di rifiuto di ogni iniziativa proveniente da diverse parti ratificano la condanna a morte di Cicciuzzo Sconciaforni. Se queste cinque persone non vogliono assumersi la responsabilità di dichiararsi disponibili alla trattativa, sappiano che io non resterò inerte. La mia coscienza non può tacere di fronte a questo atteggiamento. Credo con questo appello di interpretare anche la volontà di Cicciuzzo. Egli non riesce a esprimerla direttamente senza essere dichiarato sostanzialmente pazzo dalla quasi totalità del mondo politico e in prima linea dal Pdl e da gruppi di sedicenti “amici” e “conoscenti”. Per evitare una lunga stagione di dolore e morte, non serve negare la dura realtà; occorre invece affrontarla con lucido coraggio. Per questo, se entro 48 ore Cicciuzzo non sarà liberato, io sgozzerò mio figlio Eugenio come un agnello sacrificale sotto Palazzo Nodari”.
Commossa la reazione di Federica Zarri: “In questa tragedia ho scoperto che qualcuno è ancora in grado di regalarci insospettate risorse di forza morale e di amore. E proprio per questo, pur nella mia grande debolezza, mi sento immensamente forte e unita alla signora Pompilia. Coltivo, con le preghiere e con le opere, la speranza di riavere Cicciuzzo con noi e di riabbracciarlo”.
Nella foto, la signora Trombin-Faggiano assieme al marito Cornelio
giovedì 23 aprile 2009
Le Savm dietro agli attentati terroristici in Polesine
Dietro agli attentati al porto di Rosolina, così come al vile agguato terroristico al negozio di animali di Rovigo, ci sono le Savm, ossia le Squadre di Azione Vianello Monello, entrate da tempo in clandestinità ma mai definitivamente scomparse.
Vorremmo potervi dire che questa incredibile rivelazione ci è giunta dal solito agente segreto beninformato dai mille nomi, ma così non è: a fornircela è stato Johnny Colasberna, o forse suo fratello Maicol, che durante un viaggio nel tempo ha comprato un sussidiario di storia delle elementari per l'anno scolastico 2072-2073. E' qui che ha trovato la foto che riportiamo, in cui è ritratto un nucleo operativo delle Savm in assetto da guerriglia (nel 2068, ci spiega, tornerà di moda il bianco e nero, per cui non esisteranno più immagini a colori). Nel testo, diffuso in tutte e trenta le scuole per le élite della futura Repubblica Transalpina di Francia-Italia-Tedeschia, si narra degli attentati incendiari compiuto nell'aprile 2009 ai danni di alcune imbarcazioni di pescatori di Rosolina e del raid terroristico a sfondo animalista perpetrato a Rovigo, contro il negozio di animali "Amici miei", reo di avere venduto animali di razza a rate e altre amenità.
Ebbene, secondo quella che in futuro sarà la verità ufficiale e accertata sui fatti di oggi, la responsabilità va interamente alle Squadre d'Azione Vianello Monello, divenute famose l'anno scorso per avere trafugato la salma del celebre opinionista, poi risorto, ed essersi poi dileguate nelle tenebre. L'episodio di Rosolina sarebbe stato compiuto per protesta contro la consulenza sul turismo affidata dal Consvipo all'ex senatore e ex sindaco di Rovigo, Fabio Baratella, che ha scatenato le ire del corsivista del Corriere del Veneto e la solita abulica indifferenza della popolazione rodigina. E l'agguato al negozio di animali? Pure. L'analogia con quello che le Savm definiscono il "mercato delle vacche" pre-elettorale è infatti evidente, dicono gli inquirenti. Secondo il sussidiario citato, nei prossimi anni l'attivismo delle Savm conoscerà un'impennata, fino a che uno sfasamento spaziotemporale non farà attorcigliare il tempo su se stesso e per almeno cinque anni in Polesine si ripeterà identico un lasso di tempo di sette mesi e tredici giorni, al termine dei quali ogni volta si ripartirà da capo con le stesse cose di prima. Solo un nuovo intervento di Song Sang Woo e di suo zio porranno fine a questo spiacevole inconveniente. Ma questa è un'altra storia...
Vorremmo potervi dire che questa incredibile rivelazione ci è giunta dal solito agente segreto beninformato dai mille nomi, ma così non è: a fornircela è stato Johnny Colasberna, o forse suo fratello Maicol, che durante un viaggio nel tempo ha comprato un sussidiario di storia delle elementari per l'anno scolastico 2072-2073. E' qui che ha trovato la foto che riportiamo, in cui è ritratto un nucleo operativo delle Savm in assetto da guerriglia (nel 2068, ci spiega, tornerà di moda il bianco e nero, per cui non esisteranno più immagini a colori). Nel testo, diffuso in tutte e trenta le scuole per le élite della futura Repubblica Transalpina di Francia-Italia-Tedeschia, si narra degli attentati incendiari compiuto nell'aprile 2009 ai danni di alcune imbarcazioni di pescatori di Rosolina e del raid terroristico a sfondo animalista perpetrato a Rovigo, contro il negozio di animali "Amici miei", reo di avere venduto animali di razza a rate e altre amenità.
Ebbene, secondo quella che in futuro sarà la verità ufficiale e accertata sui fatti di oggi, la responsabilità va interamente alle Squadre d'Azione Vianello Monello, divenute famose l'anno scorso per avere trafugato la salma del celebre opinionista, poi risorto, ed essersi poi dileguate nelle tenebre. L'episodio di Rosolina sarebbe stato compiuto per protesta contro la consulenza sul turismo affidata dal Consvipo all'ex senatore e ex sindaco di Rovigo, Fabio Baratella, che ha scatenato le ire del corsivista del Corriere del Veneto e la solita abulica indifferenza della popolazione rodigina. E l'agguato al negozio di animali? Pure. L'analogia con quello che le Savm definiscono il "mercato delle vacche" pre-elettorale è infatti evidente, dicono gli inquirenti. Secondo il sussidiario citato, nei prossimi anni l'attivismo delle Savm conoscerà un'impennata, fino a che uno sfasamento spaziotemporale non farà attorcigliare il tempo su se stesso e per almeno cinque anni in Polesine si ripeterà identico un lasso di tempo di sette mesi e tredici giorni, al termine dei quali ogni volta si ripartirà da capo con le stesse cose di prima. Solo un nuovo intervento di Song Sang Woo e di suo zio porranno fine a questo spiacevole inconveniente. Ma questa è un'altra storia...
mercoledì 22 aprile 2009
La falsa vignetta di ZOT
ATTENZIONE!
Circola da giorni questa vignetta attribuita a ZOT, l'impareggiabile comico rodigino che furoreggia sul web e sul Carlino.
Ebbene, possiamo testimoniare che ZOT è una persona dabbene e mai si sarebbe sognato di produrre un simile vilipendio di Sua Santità. Abbiamo dunque deciso di pubblicare questa vignetta tarocca per mettere dell'avviso i naviganti: imparate a distinguere l'originale dal falso!
Tanta vergogna cada sull'autore di simili nefandezze!
Circola da giorni questa vignetta attribuita a ZOT, l'impareggiabile comico rodigino che furoreggia sul web e sul Carlino.
Ebbene, possiamo testimoniare che ZOT è una persona dabbene e mai si sarebbe sognato di produrre un simile vilipendio di Sua Santità. Abbiamo dunque deciso di pubblicare questa vignetta tarocca per mettere dell'avviso i naviganti: imparate a distinguere l'originale dal falso!
Tanta vergogna cada sull'autore di simili nefandezze!
Grandi manovre a Zelo
La mia collaboratrice da Trecenta, Adelma Benni, mi manda questa interessante foto scattata con un teleobiettivo all'ex base militare di Zelo. Che tanto ex non sembra, a giudicare dal movimento. Secondo la signora Benni, i militari americani qui ritratti sono nel pieno di un'esercitazione antiterrorismo, forse collegata alle segretissime manovre per liberare Cicciuzzo Sconciaforni con un colpo di mano.
Qualunque sia l'obiettivo di questa operazione, la foto già fornisce uno scoop epocale: l'ex base Nato altopolesana è pienamente funzionante o quasi. Indiscrezioni vogliono che il ticket Marangon-Papuzzi-Settini sia riuscito a convincere gli yankee a trasferire a Zelo il progetto previsto all'ex aeroporto vicentino Dal Molin. Il governo statunitense, stufo di combattere con l'opposizione dei vicentini, si sarebbe detto ben lieto di traslocare. E il governo italiano avrebbe datto l'imprimatur, pur di togliersi una rogna. "Tanto non s'è mai visto che i polesani polentoni protestino per qualcosa", avrebbe dichiarato il premier in una riunione a porte chiuse.
L'unico neo della vicenda è che la base di Zelo è del tutto inadatta a ospitare una pista di decollo per caccia F16. Così per le esercitazioni i piloti si sono dovuti arrangiare come vedete. "Siete proprio i soliti italiani pataccari", avrebbero scritto gli alti comandi in un telegramma pervenuto a Marangon e Papuzzi.
Qualunque sia l'obiettivo di questa operazione, la foto già fornisce uno scoop epocale: l'ex base Nato altopolesana è pienamente funzionante o quasi. Indiscrezioni vogliono che il ticket Marangon-Papuzzi-Settini sia riuscito a convincere gli yankee a trasferire a Zelo il progetto previsto all'ex aeroporto vicentino Dal Molin. Il governo statunitense, stufo di combattere con l'opposizione dei vicentini, si sarebbe detto ben lieto di traslocare. E il governo italiano avrebbe datto l'imprimatur, pur di togliersi una rogna. "Tanto non s'è mai visto che i polesani polentoni protestino per qualcosa", avrebbe dichiarato il premier in una riunione a porte chiuse.
L'unico neo della vicenda è che la base di Zelo è del tutto inadatta a ospitare una pista di decollo per caccia F16. Così per le esercitazioni i piloti si sono dovuti arrangiare come vedete. "Siete proprio i soliti italiani pataccari", avrebbero scritto gli alti comandi in un telegramma pervenuto a Marangon e Papuzzi.
martedì 21 aprile 2009
Il nuovo leader del Pd
Sarà Walter Veltroni il nuovo segretario del Partito Democratico polesano. Il passaggio di testimone, reso necessario dalla candidatura di Gabriele Frigato al parlamento europeo, è stato formalizzato in una toccante cerimonia pubblica, di cui mostriamo un'immagine significativa.
"Il Partito Democratico riserva ogni giorno nuove gratificazioni - ha commentato Veltroni - Ieri ne ero il fondatore e segretario nazionale, oggi sono il leader del partito in una provincia così prestigiosa che perfino Sgarbi vorrebbe venire a dirigerla. Ringrazio davvero i vertici del partito per avermi dato questa importante opportunità". Veltroni ha poi proseguito con alcune considerazioni sulle strategie future del suo partito, attualmente, diciamo così, con prospettive di miglioramento: "Rovigo è un posto importante per cambiare la politica e adesso ci si presenta un'opportunità da cogliere senza esitazioni: ci sono le premesse per levarci dai coglioni Frigato, spedendolo all'estero per qualche anno. Non dobbiamo perdere questo treno". Significative, da questo punto di vista, le numerose strette di mano e pacche sulle spalle da parte di Gino Spinello. Toccante anche il momento in cui Veltroni ha incontrato la candidata alla presidenza della Provincia, Tiziana Virgili: "Era la prima volta che vedevo un uomo piangere con tanta mancanza di contegno", ci racconta un militante del partito.
Poi la ripresa del discorso: "La partenza di Gabriele Frigato per Strasburgo è solo la prima tappa - ha dichiarato - Ora vagliamo davvero l'ipotesi di spedire Carlo Alberto Azzi in Albania, come consulente tecnico dell'Enel per la realizzazione di un impianto a plutonio solidale in quell'area bisognosa di investimenti infrastrutturali. Detta francamente: qui a Rovigo è tutto da rifare. Mentre io cacciavo De Mita per dare a intendere agli elettori che il nostro era il partito del rinnovamento, voi trombavate Francesco Ennio per sostituirlo con Beppe Osti. Mi stupisco che non abbiate trovato un posto in giunta per zio Tibia e nonna Abelarda". Veltroni ha promesso una linea di cambiamento sobrio: "Nel nostro Pd non ci sarà mai posto per valzer di poltrone e squallidi accordi elettorali o inciuci con altri partiti per scambiarsi favori, nè tanto meno ci sarà spazio per uomini di partito inetti e impopolari o per opportunisti che si riciclano per convenienza! Diamine! Lo vogliamo costruire questo partito nuovo?"
All'uscita dall'assemblea, Veltroni è stato colto da un malore e ricoverato all'ospedale Santa Maria della Misericordia, in condizioni critiche. "Stiamo valutando se sarà in grado, viste le sue condizioni di salute, di reggere un onere come quello della segreteria provinciale. Più probabile che gli sarà ritagliato un importante ruolo nella sezione di Boccasette", ha commentato Frigato ai giornalisti.
"Il Partito Democratico riserva ogni giorno nuove gratificazioni - ha commentato Veltroni - Ieri ne ero il fondatore e segretario nazionale, oggi sono il leader del partito in una provincia così prestigiosa che perfino Sgarbi vorrebbe venire a dirigerla. Ringrazio davvero i vertici del partito per avermi dato questa importante opportunità". Veltroni ha poi proseguito con alcune considerazioni sulle strategie future del suo partito, attualmente, diciamo così, con prospettive di miglioramento: "Rovigo è un posto importante per cambiare la politica e adesso ci si presenta un'opportunità da cogliere senza esitazioni: ci sono le premesse per levarci dai coglioni Frigato, spedendolo all'estero per qualche anno. Non dobbiamo perdere questo treno". Significative, da questo punto di vista, le numerose strette di mano e pacche sulle spalle da parte di Gino Spinello. Toccante anche il momento in cui Veltroni ha incontrato la candidata alla presidenza della Provincia, Tiziana Virgili: "Era la prima volta che vedevo un uomo piangere con tanta mancanza di contegno", ci racconta un militante del partito.
Poi la ripresa del discorso: "La partenza di Gabriele Frigato per Strasburgo è solo la prima tappa - ha dichiarato - Ora vagliamo davvero l'ipotesi di spedire Carlo Alberto Azzi in Albania, come consulente tecnico dell'Enel per la realizzazione di un impianto a plutonio solidale in quell'area bisognosa di investimenti infrastrutturali. Detta francamente: qui a Rovigo è tutto da rifare. Mentre io cacciavo De Mita per dare a intendere agli elettori che il nostro era il partito del rinnovamento, voi trombavate Francesco Ennio per sostituirlo con Beppe Osti. Mi stupisco che non abbiate trovato un posto in giunta per zio Tibia e nonna Abelarda". Veltroni ha promesso una linea di cambiamento sobrio: "Nel nostro Pd non ci sarà mai posto per valzer di poltrone e squallidi accordi elettorali o inciuci con altri partiti per scambiarsi favori, nè tanto meno ci sarà spazio per uomini di partito inetti e impopolari o per opportunisti che si riciclano per convenienza! Diamine! Lo vogliamo costruire questo partito nuovo?"
All'uscita dall'assemblea, Veltroni è stato colto da un malore e ricoverato all'ospedale Santa Maria della Misericordia, in condizioni critiche. "Stiamo valutando se sarà in grado, viste le sue condizioni di salute, di reggere un onere come quello della segreteria provinciale. Più probabile che gli sarà ritagliato un importante ruolo nella sezione di Boccasette", ha commentato Frigato ai giornalisti.
lunedì 20 aprile 2009
E' Giulio Bendfeldt il nume oscuro!
“Le Br Pcc sono manovrate non tanto dai Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti ma da Giulio Bendfeldt che, dimenticato da tutti, vuole vendicarsi dell’oblio e, per questo, ha architettato il rapimento di Cicciuzzo Sconciaforni prima tappa di un’astuta strategia destabilizzante”.
Lo afferma Ildebrando Sbroiavacca (nella foto) che non è un nuovo personaggio ma è il solito agente segreto specializzato in rivelazioni sconvolgenti, già conosciuto come Angelantonio Cinciripini e Lacrimacorpus Dissolvens e, ancora prima, come Gaetano Gerulaitis e Carmelo Johansson. “Inizialmente c’era effettivamente lo zampino dei Vsa – spiega Ildebrando Sbroiavacca, che porta solo mezza barba in onore di San Filippo Neri suo nume tutelare – cui Bendfeldt aveva proposto di riesumare la sigla per un’azione a effetto che gettasse apparente scompiglio nella morta gora polesana e gli consentisse di ritornare in auge come opinionista di vaglia”.
Come molti infatti ricorderanno, Giulio Bendfeldt aveva avuto un momento di grande notorietà nei primi anni 2000 sulle colonne dell’Adige, settimanale andato poi a puttane perché i proprietari oltre a essersi dimostrati imprenditorialmente degli incapaci assoluti, avevano deciso di tagliare tutti i giornalisti lasciando loro diversi pagamenti arretrati.
“Era divenuto una sorta di Vianello Monello ante litteram – riprende Sbroiavacca – i suoi verbosissimi fondi sulle beghe interne dell’Udc e sulle vicende del cosiddetto gruppo doroteo-bisagliano hanno formato nuove leve di aspiranti Vsa. Ma quel che di più mancavano a Bendfeldt erano la fama, il successo, l’essere un opinion leader, un king maker, un drug addicted”. Così dal 2004 a oggi Giulio Bendfeldt è sparito dalla circolazione, dimenticato da un’opinione pubblica volubile che presto lo ha dimenticato per seguire i nuovi maitre a penser Vianello Monello, Celio Rodigino, Jacopo Carlotti.
“Non si è mai dato pace per quell’oblio – sostiene ancora l’agente segreto – così dietro la copertura di una scuola internazionale per radio riparatori, si è rifugiato a Bruxelles dove ha iniziato a intessere rapporti con i servizi di mezzo mondo, trame complessissime che nemmeno a me sono del tutto chiare”. Ma cosa c’entra il rapimento Sconciaforni? “Dopo il fallimento del complotto dei Vsa contro Monello Vianello, Giulio Bendfeldt è tornato allo scoperto. E ha proposto il rapimento di Cicciuzzo per disarticolare tutte le esperienze esterne al sistema del “Patto della bistecca”. I Vsa, infatti, non avevano previsto che Antonio Costato con il supporto cinese avrebbe preso il controllo di Palazzo Nodari. Così Bendfeldt ha proposto un piano che, appunto, partiva con il sequestro Sconciaforni chiedendo ai Vsa di poter ritornare a essere unico opinionista del territorio con una rubrica su tutti i giornali, compreso Biancoenero periodico delle minoranze. Una volta realizzato il rapimento i Vsa hanno mollato Bendfeldt per stringere accordi con il redivivo Vianello Monello che, infatti, ha ricominciato a tavellare i coglioni ai rodigini quasi ogni giorno sul Corriere del Veneto. Ora posso solo dire che ho molta paura. Ma prima di morire vi farò pervenire alcune immagini recenti di Giulio Bendfeldt”.
Lo afferma Ildebrando Sbroiavacca (nella foto) che non è un nuovo personaggio ma è il solito agente segreto specializzato in rivelazioni sconvolgenti, già conosciuto come Angelantonio Cinciripini e Lacrimacorpus Dissolvens e, ancora prima, come Gaetano Gerulaitis e Carmelo Johansson. “Inizialmente c’era effettivamente lo zampino dei Vsa – spiega Ildebrando Sbroiavacca, che porta solo mezza barba in onore di San Filippo Neri suo nume tutelare – cui Bendfeldt aveva proposto di riesumare la sigla per un’azione a effetto che gettasse apparente scompiglio nella morta gora polesana e gli consentisse di ritornare in auge come opinionista di vaglia”.
Come molti infatti ricorderanno, Giulio Bendfeldt aveva avuto un momento di grande notorietà nei primi anni 2000 sulle colonne dell’Adige, settimanale andato poi a puttane perché i proprietari oltre a essersi dimostrati imprenditorialmente degli incapaci assoluti, avevano deciso di tagliare tutti i giornalisti lasciando loro diversi pagamenti arretrati.
“Era divenuto una sorta di Vianello Monello ante litteram – riprende Sbroiavacca – i suoi verbosissimi fondi sulle beghe interne dell’Udc e sulle vicende del cosiddetto gruppo doroteo-bisagliano hanno formato nuove leve di aspiranti Vsa. Ma quel che di più mancavano a Bendfeldt erano la fama, il successo, l’essere un opinion leader, un king maker, un drug addicted”. Così dal 2004 a oggi Giulio Bendfeldt è sparito dalla circolazione, dimenticato da un’opinione pubblica volubile che presto lo ha dimenticato per seguire i nuovi maitre a penser Vianello Monello, Celio Rodigino, Jacopo Carlotti.
“Non si è mai dato pace per quell’oblio – sostiene ancora l’agente segreto – così dietro la copertura di una scuola internazionale per radio riparatori, si è rifugiato a Bruxelles dove ha iniziato a intessere rapporti con i servizi di mezzo mondo, trame complessissime che nemmeno a me sono del tutto chiare”. Ma cosa c’entra il rapimento Sconciaforni? “Dopo il fallimento del complotto dei Vsa contro Monello Vianello, Giulio Bendfeldt è tornato allo scoperto. E ha proposto il rapimento di Cicciuzzo per disarticolare tutte le esperienze esterne al sistema del “Patto della bistecca”. I Vsa, infatti, non avevano previsto che Antonio Costato con il supporto cinese avrebbe preso il controllo di Palazzo Nodari. Così Bendfeldt ha proposto un piano che, appunto, partiva con il sequestro Sconciaforni chiedendo ai Vsa di poter ritornare a essere unico opinionista del territorio con una rubrica su tutti i giornali, compreso Biancoenero periodico delle minoranze. Una volta realizzato il rapimento i Vsa hanno mollato Bendfeldt per stringere accordi con il redivivo Vianello Monello che, infatti, ha ricominciato a tavellare i coglioni ai rodigini quasi ogni giorno sul Corriere del Veneto. Ora posso solo dire che ho molta paura. Ma prima di morire vi farò pervenire alcune immagini recenti di Giulio Bendfeldt”.
domenica 19 aprile 2009
sabato 18 aprile 2009
Tre ipotesi a cazzo
Come per ogni rapimento politico che si rispetti, circolano numerose tesi su moventi, esecutori, ispiratori di tale efferatezza. Non poteva essere diversamente per Cicciuzzo Sconciaforni, rapito dalle sedicenti e seducenti Brigate Rosse polesane, che da lunghissimo tempo non ci fanno avere sue notizie. Ma cosa c'è veramente dietro al rapimento di Cicciuzzo? Le ipotesi sono le più disparate ed è impossibile stabilire chi ha ragione, specie di questi tempi, in cui si dà ragione persino a Giampaolo Pansa. In attesa che un sondaggio d'opinione dia finalmente le risposte che attendiamo, sono al vaglio le più diverse ipotesi.
1) Pista delle collusioni tra politica e alieni
L'Ufo avvistato sopra lo zoo di Adria nella notte del rapimento è l'invenzione di un mitomane? E se non lo è, si tratta di un caso? Numerosi esperti del centro ufologico polesano testimoniano del passaggio di varie navicelle spaziali nella zona nelle ore in cui Cicciuzzo è sparito. C'è chi sostiene che le Br - Pcc siano la solita copertura e che dietro alla sua scomparsa ci sia un complotto alieno: lo dimostra anche la sparizione della task force partita per liberarlo, di cui è stato ritrovato solo il pick up sopra un albero. Cosa è accaduto? Ben informati sostengono che, in vista delle elezioni provinciali, gli alieni del pianeta Chulak e i longevi rettiliani abbiano stretto accordi trasversali per spartire i posti di potere in Polesine, evitando così sanguinose faide interplanetarie. Gli accordi, stretti con il placet dei rispettivi pianeti d'origine (pur in guerra tra loro da eoni) e della Fratellanza Galattica Extrasolare, sarebbero però divenuti noti per vie traverse a Cicciuzzo, il quale, da integerrimo outsider della politica, avrebbe minacciato di denunciare tutto. Ciò costituisce il movente per cui si è deciso di farlo sparire per sempre. Sarà così?
2) Pista vaticana
Secondo questa versione, Cicciuzzo Sconciaforni sarebbe stato rapito per impedirgli di svelare a tutti il complotto che da duemila anni inganna numerosi seguaci della c.d. fede cristiana. Il nostro politico, infatti, avrebbe viaggiato nel tempo con l'ausilio di Michael Colasberna fino al 30 d.C. circa, per impedire ad un terrorista di nome Jules Ottaviani di fare esplodere una bomba atomica a Gerusalemme, con l'intento di cancellarla dalla storia e impedire secoli di lotte religiose attorno alla città. Dopo avere impedito l'attentato, Cicciuzzo avrebbe incontrato personalmente Gesù Cristo, scoprendo un'incredibile verità: tutto ciò che è scritto nei Vangeli, anche in quelli apocrifi, è falso. Gesù e i suoi dodici complici, secondo quanto si dice in questa ipotesi, avrebbero costruito ad arte le cronache dei miracoli e tutto il resto solo per fare uno scherzo a degli ex compagni di classe un po' gonzi, ma si sarebbero fatti prendere la mano, fino al tragico epilogo che tutti conosciamo. Sconvolto dall'avere appreso che il cristianesimo si regge su una bufala, Cicciuzzo avrebbe deciso di rivelare tutto quanto per sputtanare la Chiesa Cattolica. Ma le fantomatiche Brigate Rosse sono arrivate molto prima. Teoria interessante, con un fondo di verità (la mancata esistenza di dio), ma non del tutto coerente.
3) Teoria dell'autorapimento
Cicciuzzo avrebbe simulato il proprio rapimento per ottenere un ingente riscatto dal partito e dai parenti. Il celebre attore e pornodivo, infatti, sarebbe pesantemente indebitato, tanto da essersi reso disponibile a qualsiasi ruolo politico in Polesine, pur di ramazzare uno stipendo. Il partito gli aveva perfino proposto di sostituire Vittorio Sgarbi, nel caso in cui il celebre critico d'arte avesse dovuto lasciare la poltrona di primo cittadino di Salemi. Cicciuzzo Sconciaforni si era indebitato per la pretesa di rilanciare sul mercato il vecchio film "Trenta uomini per Cicciuzzo", pioniere del porno-gay, in una versione riveduta e corretta, con tanto di effetti digitale della Industriali Light & Magic di George Lucas. Il nuovo lungometraggio, ribattezzato "300", avrebbe beneficiato di trucchi digitali per moltiplicare le comparse, di un restauro sapiente delle immagini per esaltarne la fotografia e di un recupero di scene tagliate perchè ritenute, all'epoca, troppo spinte per i gusti del pubblico. Un'operazione che, tra costi di lavorazione e di distribuzione, avrebbe prosciugato le casse del pornodivo, costretto perfino a vendere una delle sue dodici macchine d'epoca. Ma se è vero che Cicciuzzo ha inscenato il rapimento, perchè non si è ancora parlato di un riscatto? Forse dietro la linea della fermezza si nascondono trattative nell'ombra? O forse la situazione ha preso una piega imprevista e Cicciuzzo è davvero prigioniero dei suoi rapitori?
1) Pista delle collusioni tra politica e alieni
L'Ufo avvistato sopra lo zoo di Adria nella notte del rapimento è l'invenzione di un mitomane? E se non lo è, si tratta di un caso? Numerosi esperti del centro ufologico polesano testimoniano del passaggio di varie navicelle spaziali nella zona nelle ore in cui Cicciuzzo è sparito. C'è chi sostiene che le Br - Pcc siano la solita copertura e che dietro alla sua scomparsa ci sia un complotto alieno: lo dimostra anche la sparizione della task force partita per liberarlo, di cui è stato ritrovato solo il pick up sopra un albero. Cosa è accaduto? Ben informati sostengono che, in vista delle elezioni provinciali, gli alieni del pianeta Chulak e i longevi rettiliani abbiano stretto accordi trasversali per spartire i posti di potere in Polesine, evitando così sanguinose faide interplanetarie. Gli accordi, stretti con il placet dei rispettivi pianeti d'origine (pur in guerra tra loro da eoni) e della Fratellanza Galattica Extrasolare, sarebbero però divenuti noti per vie traverse a Cicciuzzo, il quale, da integerrimo outsider della politica, avrebbe minacciato di denunciare tutto. Ciò costituisce il movente per cui si è deciso di farlo sparire per sempre. Sarà così?
2) Pista vaticana
Secondo questa versione, Cicciuzzo Sconciaforni sarebbe stato rapito per impedirgli di svelare a tutti il complotto che da duemila anni inganna numerosi seguaci della c.d. fede cristiana. Il nostro politico, infatti, avrebbe viaggiato nel tempo con l'ausilio di Michael Colasberna fino al 30 d.C. circa, per impedire ad un terrorista di nome Jules Ottaviani di fare esplodere una bomba atomica a Gerusalemme, con l'intento di cancellarla dalla storia e impedire secoli di lotte religiose attorno alla città. Dopo avere impedito l'attentato, Cicciuzzo avrebbe incontrato personalmente Gesù Cristo, scoprendo un'incredibile verità: tutto ciò che è scritto nei Vangeli, anche in quelli apocrifi, è falso. Gesù e i suoi dodici complici, secondo quanto si dice in questa ipotesi, avrebbero costruito ad arte le cronache dei miracoli e tutto il resto solo per fare uno scherzo a degli ex compagni di classe un po' gonzi, ma si sarebbero fatti prendere la mano, fino al tragico epilogo che tutti conosciamo. Sconvolto dall'avere appreso che il cristianesimo si regge su una bufala, Cicciuzzo avrebbe deciso di rivelare tutto quanto per sputtanare la Chiesa Cattolica. Ma le fantomatiche Brigate Rosse sono arrivate molto prima. Teoria interessante, con un fondo di verità (la mancata esistenza di dio), ma non del tutto coerente.
3) Teoria dell'autorapimento
Cicciuzzo avrebbe simulato il proprio rapimento per ottenere un ingente riscatto dal partito e dai parenti. Il celebre attore e pornodivo, infatti, sarebbe pesantemente indebitato, tanto da essersi reso disponibile a qualsiasi ruolo politico in Polesine, pur di ramazzare uno stipendo. Il partito gli aveva perfino proposto di sostituire Vittorio Sgarbi, nel caso in cui il celebre critico d'arte avesse dovuto lasciare la poltrona di primo cittadino di Salemi. Cicciuzzo Sconciaforni si era indebitato per la pretesa di rilanciare sul mercato il vecchio film "Trenta uomini per Cicciuzzo", pioniere del porno-gay, in una versione riveduta e corretta, con tanto di effetti digitale della Industriali Light & Magic di George Lucas. Il nuovo lungometraggio, ribattezzato "300", avrebbe beneficiato di trucchi digitali per moltiplicare le comparse, di un restauro sapiente delle immagini per esaltarne la fotografia e di un recupero di scene tagliate perchè ritenute, all'epoca, troppo spinte per i gusti del pubblico. Un'operazione che, tra costi di lavorazione e di distribuzione, avrebbe prosciugato le casse del pornodivo, costretto perfino a vendere una delle sue dodici macchine d'epoca. Ma se è vero che Cicciuzzo ha inscenato il rapimento, perchè non si è ancora parlato di un riscatto? Forse dietro la linea della fermezza si nascondono trattative nell'ombra? O forse la situazione ha preso una piega imprevista e Cicciuzzo è davvero prigioniero dei suoi rapitori?
Nella foto, Cicciuzzo vestito da antico romano si prepara alla presunta missione nella Palestina del 30 d.C.
venerdì 17 aprile 2009
Il cerchio si stringe
Clamorosa svolta nelle indagini sul rapimento di Cicciuzzo Sconciaforni. Ieri le forze di Polizia hanno effettuato l'arresto di Anastasio Berisha, noto nell'ambiente eversivo come "Compagno Minnie" (nella foto), legato a doppio filo al fantomatico movimento del Br - Pcc polesane.
Berisha avrebbe avuto numerosi contatti, nelle settimane precedenti al rapimento di Cicciuzzo dallo zoo di Adria, con i responsabili dell'efferata operazione che tiene con il fiato sospeso tutti i polesani e il mondo intero. Pur non essendo membro attivo dell'organizzazione eversiva, spiegano gli investigatori, il compagno Minnie operava da anni a stretto contatto con l'ambiente, contrabbandando armi dalla Transnistria e dal Montenegro, che venivano vendute a vari movimenti rivoluzionari in Europa. Alcune segnalazioni della Polizia serba hanno permesso di tracciare lo spostamento di un carico di kalashnikov e pistole Makarov verso la provincia di Rovigo, dirette con ogni probabilità a quelle Brigate Rosse polesane che in questi giorni tengono prigioniero l'ex candidato del Pdl alla presidenza della Provincia. Berisha è stato arrestato dalla Polizia di Rovigo negli spogliatoi del nuovo polo natatorio. Al momento dell'arresto non ha opposto resistenza: la nove millimetri che teneva sempre nella tasca interna della giacca, infatti, si trovava nell'armadietto portavalori dello spogliatoio, fatto brillare dalle forze dell'ordine. Secondo indiscrezioni, Berisha sarebbe stato fermato nelle docce, con un'abile operazione: lo shampo ultradelicato per gli occhi nella sua borsa, infatti, era stato sostituito con un volgare prodotto cinese ultra acido a immediato effetto accecante. Reso così inoffensivo, l'uomo è stato tradotto in Questura e sottoposto a interrogatorio.
"E' una svolta importante, benchè non decisiva - commenta il commissario Basettoni, pulendosi le nocche dagli schizzi di sangue - Quest'uomo ci ha dato alcune utili informazioni atte a rintracciare il covo in cui è tenuto prigioniero il signor Sconciaforni. Tuttavia vogliamo evitare di spargere inutile ottimismo. Tale covo potrebbe essere già stato abbandonato da chissà quanto tempo. Il modus operandi dei rapitori, infatti, prevede continui spostamenti proprio per evitare di essere rintracciati. Ciò rende più difficile il lavoro. Del resto Berisha ci ha detto tutto quello che sapeva: se continuiamo a picchiarlo è solo per sfogarci dello stress accumulato".
Berisha avrebbe avuto numerosi contatti, nelle settimane precedenti al rapimento di Cicciuzzo dallo zoo di Adria, con i responsabili dell'efferata operazione che tiene con il fiato sospeso tutti i polesani e il mondo intero. Pur non essendo membro attivo dell'organizzazione eversiva, spiegano gli investigatori, il compagno Minnie operava da anni a stretto contatto con l'ambiente, contrabbandando armi dalla Transnistria e dal Montenegro, che venivano vendute a vari movimenti rivoluzionari in Europa. Alcune segnalazioni della Polizia serba hanno permesso di tracciare lo spostamento di un carico di kalashnikov e pistole Makarov verso la provincia di Rovigo, dirette con ogni probabilità a quelle Brigate Rosse polesane che in questi giorni tengono prigioniero l'ex candidato del Pdl alla presidenza della Provincia. Berisha è stato arrestato dalla Polizia di Rovigo negli spogliatoi del nuovo polo natatorio. Al momento dell'arresto non ha opposto resistenza: la nove millimetri che teneva sempre nella tasca interna della giacca, infatti, si trovava nell'armadietto portavalori dello spogliatoio, fatto brillare dalle forze dell'ordine. Secondo indiscrezioni, Berisha sarebbe stato fermato nelle docce, con un'abile operazione: lo shampo ultradelicato per gli occhi nella sua borsa, infatti, era stato sostituito con un volgare prodotto cinese ultra acido a immediato effetto accecante. Reso così inoffensivo, l'uomo è stato tradotto in Questura e sottoposto a interrogatorio.
"E' una svolta importante, benchè non decisiva - commenta il commissario Basettoni, pulendosi le nocche dagli schizzi di sangue - Quest'uomo ci ha dato alcune utili informazioni atte a rintracciare il covo in cui è tenuto prigioniero il signor Sconciaforni. Tuttavia vogliamo evitare di spargere inutile ottimismo. Tale covo potrebbe essere già stato abbandonato da chissà quanto tempo. Il modus operandi dei rapitori, infatti, prevede continui spostamenti proprio per evitare di essere rintracciati. Ciò rende più difficile il lavoro. Del resto Berisha ci ha detto tutto quello che sapeva: se continuiamo a picchiarlo è solo per sfogarci dello stress accumulato".
giovedì 16 aprile 2009
Un antropologo in Polesine
"Il 93% degli abitanti del Polesine è convinto che Dio esista e quattro su cinque lo pregano di tanto in tanto come se esistesse davvero". E' affascinato l'antropologo Mariano Fenheiser, giunto in provincia di Rovigo dalla libera repubblica baltica di Talfania, per studiare le usanze di questo popolo insediatosi tra due fiumi.
"Usanze primitive - afferma senza timore di critiche - che non vano giudicate, ma solamente analizzate in modo scientifico. Non commettiamo l'errore di definire altri popoli inferiori solo perchè credono in cose che noi riteniamo delle scemenze fuori da ogni logica. Questa popolazione che crede in Dio e nella resurrezione del corpo ha indubbiamente connotati di grande interesse e mistero". Lo studioso ha preso in esame i dati divulgati dal vescovo locale, secondo cui solo 7 polesani su 100 si sono accorti che Dio non esiste, mentre tutti gli altri sono davvero convinti che tale figura mitologica sia reale. Tant'è che l'80%, sempre stando a questa interessante ricerca, ci parla pure, talvolta ad alta voce, talvolta ricercando non ben definiti contatti telepatici. "Queste ci possono sembrare bizzarrie anacronistiche, ma ogni popolo ha la sua visione del mondo. Non è compito dell'antropologo farsi influenzare da pregiudizi etnocentrici", ribadisce Fenheiser.
In realtà il misticisimo polesano è meno monolitico di quanto sembri: il 35% degli intervistati ogni tanto ha il dubbio che forse non ci sia davvero nessun Dio, come per ribellarsi blandamente al plagio operato dalla società fin dalla giovine età. Per molti la cosiddetta fede è un bailamme soggettivo, in cui qualcuno "pratica", cioè esprime la propria credulità in pubblico attraverso riti collettivi, altri preferiscono rivolgersi a presunte divinità uniche nel proprio privato. D'altro canto più del 70% prega, cioè recita formule apotropaiche rivolte a tale figura mitologica, ogni settimana, non si sa se a giorni prefissati o quando capita capita.
"Tutto ciò, ribadisco, è estremamente affascinante - dice l'antropologo - E' una visione del mondo inedita, anche se difficile da comprendere. Ho provato a chiedere a una signora perchè crede in un dio buono e caritatevole proprio mentre le tv ci sparano le immagini delle città abruzzesi rase al suolo da un terremoto. Mi ha preso per un testimone di Geova e mi ha cacciato via". Nemmeno con i testimoni di Geova, del resto, a Fenheiser è andata bene: "Loro danno certamente delle risposte interessanti ma comunque bizzarre, tipo che fa tutto parte del piano di Dio e non importa se così sembra un piano folle e crudele - dice, ridendo a crepapelle - Poi ti fanno leggere i loro libretti in cui dicono che gli omosessuali sono dei fuori di testa e che l'unica soluzione per un omosessuale credente è smettere di essere omosessuale. Sono affermazioni che a un occhio smaliziato, certo, potrebbero apparire di estrema rozzezza. D'altro canto vanno contestualizzate: ricordiamoci sempre che queste persone sono davvero convinte che Dio esista e che certe cose strane scritte nei loro testi sacri siano davvero avvenute. E' come se da noi, in Talfania, i bambini non smettessero mai di credere al babau o Babbo Natale. Sarebbe forse una società meno eccentrica?"
In realtà il misticisimo polesano è meno monolitico di quanto sembri: il 35% degli intervistati ogni tanto ha il dubbio che forse non ci sia davvero nessun Dio, come per ribellarsi blandamente al plagio operato dalla società fin dalla giovine età. Per molti la cosiddetta fede è un bailamme soggettivo, in cui qualcuno "pratica", cioè esprime la propria credulità in pubblico attraverso riti collettivi, altri preferiscono rivolgersi a presunte divinità uniche nel proprio privato. D'altro canto più del 70% prega, cioè recita formule apotropaiche rivolte a tale figura mitologica, ogni settimana, non si sa se a giorni prefissati o quando capita capita.
mercoledì 15 aprile 2009
Tutti a pesca a spese della Provincia
La Provincia di Rovigo regalerà una licenza di pescasportiva a tutti i disoccupati polesani. E' una delle eccezionali misure anticrisi messa in campo da Palazzo Celio contro le drammatiche condizioni in cui versano molte aziende del territorio.
"Purtroppo non abbiamo competenze in materia - ribadisce l'assessore al Lavoro, Guglielmo Brusco, come già detto al Corriere del Veneto qualche settimana fa - e purtuttavia abbiamo deciso di sfruttare le competenze che abbiamo per alleviare le sofferenze di tanti lavoratori che da un giorno all'altro non sanno più come portare a casa il pane quotidiano". Il piatto piange, spiega Brusco, e in cassa non è rimasto nemmeno un soldino da destinare a disoccupati e cassa integrati. "Ma Gesù, che è stato il primo comunista della storia, diceva di dare la canna da pesca e non il pesce - aggiunge - Da qui l'idea di sfruttare una delle poche cose di nostra prerogativa per farne una campagna di solidarietà sociale: in accordo con l'assessorato alla Pesca dell'amico Sandro Gino, abbiamo deciso di regalare a tutti i disoccupati una licenza di pesca. Ciò avrà effetti benefici, perchè consentirà di procurarsi il pasto con una mattinata di paziente attesa lungo canali e scoli del Polesine. E in più non sottovalutiamo l'effetto benefico a livello psicologico: tante persone senza lavoro, invece di passare le giornate chiuse in casa, trascorreranno le ore all'aperto, svagandosi e distraendosi da pensieri cupi".
Concorde la giunta Saccardin: "Ieri abbiamo guardato perfino nel guardaroba, sai mai che non trovi cinquanta euro nelle tasche del paltò. Io personalmente ho spulciato anche la mia biblioteca, chè a volte uno lascia i soldi nei libri, ma niente - ribadisce - Eppure non siamo insensibili al problema della disoccupazione, che anzi ci tocca direttamente, giacchè molti di noi alla prossima tornata elettorale rischieranno di rimanere senza un posto di lavoro. Anzi, diciamolo, siamo noi i primi precari". L'amministrazione provinciale sta inoltre vagliando misure extra, quali concorsi a premi per la carpa più grossa pescata nei canali polesani e la sfida "indovina il peso e chi vince si porta a casa la pancetta". A tutti i partecipanti sarà comunque garantita una targa e una cerimonia di consegna nella sala consiliare.
martedì 14 aprile 2009
Appello di Ban Ki Moon
Pubblichiamo senza esitazione l'appello rivolto ai membri delle Brigate Rosse dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon. A questo punto crediamo che da parte dei rapitori di Cicciuzzo Sconciaforni sia ora di mandare un segnale di risposta a una simile mobilitazione.
Ho continuato a seguire da vicino gli sviluppi della vicenda di Cicciuzzo Sconciaforni e in diverse occasioni ho formulato appelli per la sua liberazione. Ora, secondo le ultime informazioni giuntemi, le cose sono entrate in una fase decisiva. Voi certamente sapete di avere attratto con le vostre richieste l’attenzione del mondo intero. Ma dovreste certamente riconoscere anche che la continuata detenzione del signor Sconciaforni, con la terribile angoscia che essa provoca alla sua famiglia e alle persone che ovunque seguono la vicenda, può soltanto danneggiare i vostri obiettivi, quali che essi siano, a partire dall’impiego della canapa indiana come combustibile per la centrale di Polesine Camerini.
Pertanto rivolgo ancora una volta a voi il più pressante appello affinché risparmiate la sua vita. Vi chiedo di rilasciarlo immediatamente. Una simile azione sarà accolta con sollievo in tutto il mondo e tutti coloro i quali consacrano la propria vita alla ricerca di un mondo in cui regnino una maggiore giustizia e benessere sociale, plaudirebbero questa mossa. Confido sinceramente che questo appello non resterà inascoltato.
Ho continuato a seguire da vicino gli sviluppi della vicenda di Cicciuzzo Sconciaforni e in diverse occasioni ho formulato appelli per la sua liberazione. Ora, secondo le ultime informazioni giuntemi, le cose sono entrate in una fase decisiva. Voi certamente sapete di avere attratto con le vostre richieste l’attenzione del mondo intero. Ma dovreste certamente riconoscere anche che la continuata detenzione del signor Sconciaforni, con la terribile angoscia che essa provoca alla sua famiglia e alle persone che ovunque seguono la vicenda, può soltanto danneggiare i vostri obiettivi, quali che essi siano, a partire dall’impiego della canapa indiana come combustibile per la centrale di Polesine Camerini.
Pertanto rivolgo ancora una volta a voi il più pressante appello affinché risparmiate la sua vita. Vi chiedo di rilasciarlo immediatamente. Una simile azione sarà accolta con sollievo in tutto il mondo e tutti coloro i quali consacrano la propria vita alla ricerca di un mondo in cui regnino una maggiore giustizia e benessere sociale, plaudirebbero questa mossa. Confido sinceramente che questo appello non resterà inascoltato.
lunedì 13 aprile 2009
Le visioni di Leonida Gusmaroli #24
Non disponibile a cedere ancora una volta il proprio spazio per ospitare le petizioni per la liberazione di Cicciuzzo Sconciaforni, il lungimirante Leonida Gusmaroli torna a discettare sul futuro del Polesine anche perché pagato 200 euro netti a previsione, nonostante abbiamo l'impressione che non ne azzecchi una. A noi fa comodo comunque, perchè consente di godersi il meritato pic-nic di Pasquetta.
Anche Grillo in corsa per Palazzo Celio
Anche Beppe Grillo si metterà in lizza per la presidenza della Provincia di Rovigo, dopo avere letto i sondaggi di questo blog che indicano ancora una netta prevalenza degli elettori per i Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti. Il noto comico genovese correrà sostenuto dagli Amici di Vanni Destro e dai Verdi – Sole che ride. Grillo non vincerà, ma riceverà una consulenza da Antonello Contiero, nuovo presidente maoista della Provincia, per riprendere i lavori del consiglio. “Nel mondo attuale – commenterà Contiero - ogni cultura, ogni letteratura, ogni arte appartengono a una classe ben determinata e sono quindi vincolate a una determinata politica”.
Costa contro Costa
Farà grande sensazione in Polesine la rovente polemica tra il presidente di Opera Nomadi, Roberto Costa, e il direttore del periodico Biancoenero, Roberto Costa. “E’ in atto una vera e propria criminalizzazione istituzionale degli “zingari” – attaccherà il presidente di Opera Nomadi – c’è un gruppo che si fa “ghenga” a difesa, spietata, dei privilegi degli stessi appartenenti: dentro al pantano trascinano alcune cosiddette “anime belle” come Roberto Costa e Costa Roberto che anime candide, allora e probabilmente non sono o, se lo sono, ne saranno infangate”. Durissima sarà la reazione del direttore di Biancoenero: “Sbaglia tiro Roberto Costa che si intorta con la ghenga che gestisce e spartisce la torta pubblica. Organizzando iniziative dal titolo, dall’immagine e dalle autorità sbagliate, per una pseudo-solidarietà purché a distanza”. Purtroppo la situazione degenererà e la Polizia dovrà intervenire per separare Roberto Costa da sé stesso mentre si schiaffeggia. Tutto tornerà alla normalità quando alla guida di Rovigo si insedierà una giunta neonazista, che promulgherà un decreto per cui "i negri potranno uscire di casa solo se accompagnati, con guinzaglio e museruola". L'ex assessore Giovanna Pineda criticherà tale follia. Biancoenero dedicherà alla questione un articolo in cui attaccherà la presa di posizione della Pineda, definendola "ipocrisia-veleno partitocratico clientelare".
Nuove alleanze internazionali per la Provincia
“E chi sono io? El fiolo de la serva?”. Sarà questo il sobrio commento del presidente del Laos, Choummaly Sayasone, nell’annunciare il proprio sostegno alla civica Progetto Polesine che candida Enrico Bellinello alla presidenza della Provincia. “A Brusco l’amicizia di Prachanda, a Beppe Osti quella di Kim Jong Il, a me quella di Sayasone – commenterà il giovane Bellinello – anche la nostra lista civica è in grado di coltivare rapporti con potenze socialiste”. A sorpresa anche la sconosciuta Mariangela Fustafelli, candidata della nuova lista Rovigo Trullallà, presenterà poche ore dopo l’intesa con Bousane Bouphavanh, capo del governo dello stesso Laos. L’annuncio rischierà di precipitare il Paese del sud-est asiatico sull’orlo di una guerra civile tra sostenitori delle due linee. La crisi sarà scongiurata da un brillante intervento di un sedicente Vianello Monello nella rubrica Good Morning Vientiane, ospitata dal quotidiano Khaosan Pathet Lao.
Anche Grillo in corsa per Palazzo Celio
Anche Beppe Grillo si metterà in lizza per la presidenza della Provincia di Rovigo, dopo avere letto i sondaggi di questo blog che indicano ancora una netta prevalenza degli elettori per i Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti. Il noto comico genovese correrà sostenuto dagli Amici di Vanni Destro e dai Verdi – Sole che ride. Grillo non vincerà, ma riceverà una consulenza da Antonello Contiero, nuovo presidente maoista della Provincia, per riprendere i lavori del consiglio. “Nel mondo attuale – commenterà Contiero - ogni cultura, ogni letteratura, ogni arte appartengono a una classe ben determinata e sono quindi vincolate a una determinata politica”.
Costa contro Costa
Farà grande sensazione in Polesine la rovente polemica tra il presidente di Opera Nomadi, Roberto Costa, e il direttore del periodico Biancoenero, Roberto Costa. “E’ in atto una vera e propria criminalizzazione istituzionale degli “zingari” – attaccherà il presidente di Opera Nomadi – c’è un gruppo che si fa “ghenga” a difesa, spietata, dei privilegi degli stessi appartenenti: dentro al pantano trascinano alcune cosiddette “anime belle” come Roberto Costa e Costa Roberto che anime candide, allora e probabilmente non sono o, se lo sono, ne saranno infangate”. Durissima sarà la reazione del direttore di Biancoenero: “Sbaglia tiro Roberto Costa che si intorta con la ghenga che gestisce e spartisce la torta pubblica. Organizzando iniziative dal titolo, dall’immagine e dalle autorità sbagliate, per una pseudo-solidarietà purché a distanza”. Purtroppo la situazione degenererà e la Polizia dovrà intervenire per separare Roberto Costa da sé stesso mentre si schiaffeggia. Tutto tornerà alla normalità quando alla guida di Rovigo si insedierà una giunta neonazista, che promulgherà un decreto per cui "i negri potranno uscire di casa solo se accompagnati, con guinzaglio e museruola". L'ex assessore Giovanna Pineda criticherà tale follia. Biancoenero dedicherà alla questione un articolo in cui attaccherà la presa di posizione della Pineda, definendola "ipocrisia-veleno partitocratico clientelare".
Nuove alleanze internazionali per la Provincia
“E chi sono io? El fiolo de la serva?”. Sarà questo il sobrio commento del presidente del Laos, Choummaly Sayasone, nell’annunciare il proprio sostegno alla civica Progetto Polesine che candida Enrico Bellinello alla presidenza della Provincia. “A Brusco l’amicizia di Prachanda, a Beppe Osti quella di Kim Jong Il, a me quella di Sayasone – commenterà il giovane Bellinello – anche la nostra lista civica è in grado di coltivare rapporti con potenze socialiste”. A sorpresa anche la sconosciuta Mariangela Fustafelli, candidata della nuova lista Rovigo Trullallà, presenterà poche ore dopo l’intesa con Bousane Bouphavanh, capo del governo dello stesso Laos. L’annuncio rischierà di precipitare il Paese del sud-est asiatico sull’orlo di una guerra civile tra sostenitori delle due linee. La crisi sarà scongiurata da un brillante intervento di un sedicente Vianello Monello nella rubrica Good Morning Vientiane, ospitata dal quotidiano Khaosan Pathet Lao.
domenica 12 aprile 2009
La Passione di Cicciuzzo Sconciaforni
In questo giorno di festa ci sembra doveroso ricordare che il povero Cicciuzzo Sconciaforni è ancora prigioniero della Brigate Rosse, nonostante si avvertano segnali positivi per arrivare a una sua liberazione. Quale modo migliore per celebrare la Pasqua, se non ricordando il nostro amato conterraneo attraverso una serie di immagini di queste settimane?
In Bielorussia la gente manifesta per Cicciuzzo. Nella foto, una sostenitrice. Manifestazioni in tutto il mondo: in Ungheria la nota pornodiva Ilona Staller, al secolo Cicciolina, ha guidato personalmente un sit in davanti al parlamento.
In Bielorussia la gente manifesta per Cicciuzzo. Nella foto, una sostenitrice. Manifestazioni in tutto il mondo: in Ungheria la nota pornodiva Ilona Staller, al secolo Cicciolina, ha guidato personalmente un sit in davanti al parlamento.
In numerosi paesi l'intera filmografia di Cicciuzzo è stata proposta in televisione per far conoscere questo importante italiano, dalla fama internazionale. Qui sopra vedete la foto che mi ha mandato il mio amico norvegese Eduardo Alvarez: in tv danno "Cicciuzzo il pianista", commedia erotica in stile retrò.
Una regata per Cicciuzzo è l'iniziativa proposta dagli amici sudafricani, che percorreranno parte dello storico tragitto compiuto da Celio Rodigino quand'era inseguito dai pirati di Adino Rossi, sventolando sulle vele l'immagine di Cicciuzzo.
Una regata per Cicciuzzo è l'iniziativa proposta dagli amici sudafricani, che percorreranno parte dello storico tragitto compiuto da Celio Rodigino quand'era inseguito dai pirati di Adino Rossi, sventolando sulle vele l'immagine di Cicciuzzo.
sabato 11 aprile 2009
C'è vita a Prypiat
A più di un ventennio dall'incidente di Chernobyl, la ridente cittadina di Prypiat si sta lentamente ripopolando. Io stesso, come saprete, ho stabilito qui la mia nuova dimora, essendo estremamente inviso all'anziano establishment doroteo che governa Rovigo tramite la lobby dei Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti. Ebbene, mai avrei pensato, nel rifugiarmi in questo nuovo eremo dopo l'esperienza in Azerbaijan, che proprio nella cittadina spopolata e radioattiva avrei incontrato Lello Barfowskji (nella foto), il fratello segreto di Gaio Barfoswkji, che tutti sanno essere uno dei più eminenti scienziati polesani. Lello, ci racconta, non era meno promettente. Ma una vita dissoluta l'ha portato alla rovina. E ora lancia un disperato appello alla sua famiglia, affinchè lo riprendano in casa.
Caro Lello, è proprio vero che i rovigotti sono dappertutto...
Sarà perchè si stufano di vivere a Rovigo. Nel mio caso è diverso: sono dovuto andare via perchè stavo rovinando il buon nome della mia famiglia. Ho viaggiato per il mondo, poi ho deciso che Prypiat era un posto tranquillo e originale in cui trascorrere gli ultimi anni della mia vita.
Ti capisco, anche io ho dovuto lasciare Rovigo per grane con il potere...
A me sembra invece che tu abbia abbandonato la città per il motivo opposto.
Prego?
A un certo punto ti sei accorto che il tuo umorismo innocuo e compagnone risultava gradito all'establishment. E sai meglio di me che quando cominci ad andare d'accordo con l'establishment inizi già a farne parte.
Sarà, però non stiamo parlando di me. Tu com'è che ti sei ridotto a vivere qui?
Sia io che Gaio siamo sempre stati due allegri libertini. Io però mi sono rovinato la salute abusando della pratica yoga del Shank Prakshalana, o gesto della conchiglia. Ben lungi dal raggiungere l'estasi samadhi, mi sono ben presto ridotto ad uno straccio. Al punto che i miei genitori e tutti i miei parenti hanno deciso di disconoscermi. Furioso con loro, sono fuggito di casa con la giardinetta di papà, con cui ho percorso la prima parte del mio viaggio, abbandonandola ormai in panne alle porte di Kabul.
Non sarà mica l'ennesima storia di quello andato in India a ritrovare se stesso?
Doveva essere così. Ma in realtà rimasi a Kabul, che allora era un bel posto in cui vivere, fino all'ingresso in città dei sovietici. Poi me la squagliai per tempo.
Vabbè, facciamola corta. Ora che fai?
Sto scrivendo un romanzo di ucronia ambientato nel Polesine colpito dall'alluvione del 1951. Nella mia storia Giacomo Matteotti è il presidente della Repubblica e le forze socialiste e democratiche hanno prevalso sull'ideologia di morte fascista. La patetica avventura coloniale italiana è cessata e il paese è rimasto fuori dagli sconvolgimenti della Seconda Guerra Mondiale. L'Italia è una delle nazioni più progredite e armoniose d'Europa, ma c'è ancora un partito fascista clandestino che tenta di sovvertire le istituzioni. Nel mio romanzo la senatrice Lina Merlin è in Polesine per prestare soccorso alle vittime, e in questo contesto si trova a scoprire che proprio la terra tra i due fiumi è al centro di un incredibile intrigo tessuto in prima persona da un anziano Benito Mussolini, nascosto da anni in un casolare di Bagnolo di Po.
Affascinante, saremo lieti di pubblicarne estratti in questo blog, se vorrai. Parlavamo di un appello ai tuoi: spara!
Sono passati tanti anni, i miei genitori sono morti e la mia famiglia non mi ha mai perdonato la distruzione della giardinetta di papà. Chiedo a Gaio e ai parenti che ancora avessero un po' di affetto per me, di riaccogliermi a casa. Ho una certa età, vorrei trascorrere gli ultimi anni che mi restano da vivere in un posto salubre e sereno come il Polesine, non in questa lugubre ex cittadina di cinquantamila abitanti devastata da un folle progetto energetico.
Caro Lello, è proprio vero che i rovigotti sono dappertutto...
Sarà perchè si stufano di vivere a Rovigo. Nel mio caso è diverso: sono dovuto andare via perchè stavo rovinando il buon nome della mia famiglia. Ho viaggiato per il mondo, poi ho deciso che Prypiat era un posto tranquillo e originale in cui trascorrere gli ultimi anni della mia vita.
Ti capisco, anche io ho dovuto lasciare Rovigo per grane con il potere...
A me sembra invece che tu abbia abbandonato la città per il motivo opposto.
Prego?
A un certo punto ti sei accorto che il tuo umorismo innocuo e compagnone risultava gradito all'establishment. E sai meglio di me che quando cominci ad andare d'accordo con l'establishment inizi già a farne parte.
Sarà, però non stiamo parlando di me. Tu com'è che ti sei ridotto a vivere qui?
Sia io che Gaio siamo sempre stati due allegri libertini. Io però mi sono rovinato la salute abusando della pratica yoga del Shank Prakshalana, o gesto della conchiglia. Ben lungi dal raggiungere l'estasi samadhi, mi sono ben presto ridotto ad uno straccio. Al punto che i miei genitori e tutti i miei parenti hanno deciso di disconoscermi. Furioso con loro, sono fuggito di casa con la giardinetta di papà, con cui ho percorso la prima parte del mio viaggio, abbandonandola ormai in panne alle porte di Kabul.
Non sarà mica l'ennesima storia di quello andato in India a ritrovare se stesso?
Doveva essere così. Ma in realtà rimasi a Kabul, che allora era un bel posto in cui vivere, fino all'ingresso in città dei sovietici. Poi me la squagliai per tempo.
Vabbè, facciamola corta. Ora che fai?
Sto scrivendo un romanzo di ucronia ambientato nel Polesine colpito dall'alluvione del 1951. Nella mia storia Giacomo Matteotti è il presidente della Repubblica e le forze socialiste e democratiche hanno prevalso sull'ideologia di morte fascista. La patetica avventura coloniale italiana è cessata e il paese è rimasto fuori dagli sconvolgimenti della Seconda Guerra Mondiale. L'Italia è una delle nazioni più progredite e armoniose d'Europa, ma c'è ancora un partito fascista clandestino che tenta di sovvertire le istituzioni. Nel mio romanzo la senatrice Lina Merlin è in Polesine per prestare soccorso alle vittime, e in questo contesto si trova a scoprire che proprio la terra tra i due fiumi è al centro di un incredibile intrigo tessuto in prima persona da un anziano Benito Mussolini, nascosto da anni in un casolare di Bagnolo di Po.
Affascinante, saremo lieti di pubblicarne estratti in questo blog, se vorrai. Parlavamo di un appello ai tuoi: spara!
Sono passati tanti anni, i miei genitori sono morti e la mia famiglia non mi ha mai perdonato la distruzione della giardinetta di papà. Chiedo a Gaio e ai parenti che ancora avessero un po' di affetto per me, di riaccogliermi a casa. Ho una certa età, vorrei trascorrere gli ultimi anni che mi restano da vivere in un posto salubre e sereno come il Polesine, non in questa lugubre ex cittadina di cinquantamila abitanti devastata da un folle progetto energetico.
venerdì 10 aprile 2009
Pavarin esprime solidarietà a Costato
Continuiamo sempre più svogliatamente a trasformare questo spazio informativo in una rubrica di lettere dai nostri lettori. Del resto ci difetta la voglia di lavorare. Proponiamo dunque questa lettera di Cristiano Pavarin a sostegno dell'amico e compagno rivoluzionario Antonio Costato, in seguito al suo contributo di qualche giorno fa.
L’intervento del compagno Antonio Costato è stato una sorta di ricca e stimolante orchestrazione di un'impareggiabile partitura: ciascun intervento, come avviene a ogni strumento della medesima orchestra, ne ha evidenziato aspetti, sottolineato passaggi e commentato insegnamenti nella consapevolezza di contribuire coralmente alla sua esecuzione. Del resto quell’intervento è vivo se viene applicato, esattamente come avviene per ogni partitura musicale che esiste solo e nel momento in cui viene eseguita.
A lungo ci siamo domandati che fare per essere completi ma asciutti, dialettici ma sintetici, chiari ma essenziali, attuali senza privarci della memoria storica. Ebbene il rapporto del compagno Costato ci ha dato un modello di com'è possibile essere esaurienti e insieme andare al nocciolo delle questioni più cruciali e attuali e, così, ci ha regalato una lezione insuperabile di metodo e contenuto marxisti-leninisti.
In tutti e quattro i maggiori argomenti trattati, la situazione nazionale e quella internazionale, la questione del socialismo e la situazione dell’organizzazione, il compagno Costato ha saputo evidenziarne le questioni fondamentali e, dopo averle messe a fuoco, ci ha dato le chiavi per comprendere la realtà oggettiva e i nostri compiti soggettivi.
Penso, per esempio, alla questione del declino storico del sistema dei Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti (Vsa) dal punto di vista economico e finanziario, ma anche politico, che sta trasformando il Polesine d'oggi da unipolare, dominato e ipotecato dalla supremazia Vsa, a multipolare, dove si moltiplicheranno le contraddizioni e si affacceranno e imporranno nuove superpotenze come la Cina e la Corea del Nord.
Penso, per esempio, alla riaffermazione dell'equazione Vsa=Mussolini, che gli opportunisti e i falsi comunisti si ostinano a negare in mille modi ricorrendo a sofismi e inventandosi formule strampalate e ipocrite pur di sottrarsi al loro dovere di abbatterlo esattamente come il popolo italiano fece con Mussolini.
Grazie al Rapporto del compagno Costato abbiamo capito meglio l'attuale situazione. Esso ha radiografato così bene la situazione dell’organizzazione indicando sempre le opportune misure per farlo diventare un grande, forte e radicata organizzazione marxista-leninista.
Tra tutte le questioni sollevate sul tema dell’organizzazione due sono, a mio parere, le raccomandazioni su cui siamo invitati a prestare grande attenzione: 1) imparare l'arte della propaganda marxista-leninista; 2) imparare a fare bene il gioco di squadra.
Possedere una linea politica rossa e vincente non serve a niente se non la facciamo vivere nel lavoro di massa, ovvero non sappiamo trasmetterla alle masse in modo efficace attraverso l'azione e la propaganda. E trasmetterla non significa né ripeterla pappagallescamente in forme stereotipate né annacquarla a tal punto da renderla evanescente come fanno, sbagliando a mio avviso, i compagni della Linea Nera.
Facciamo in modo che la linfa vitale del Rapporto del compagno Costato continui nel tempo ad alimentare lo sviluppo e la crescita della nostra organizzazione rivoluzionaria perché da Gigante Rosso solo nella testa lo diventi anche nel corpo e la bandiera rossa possa presto sventolare su Palazzo Nodari.
L’intervento del compagno Antonio Costato è stato una sorta di ricca e stimolante orchestrazione di un'impareggiabile partitura: ciascun intervento, come avviene a ogni strumento della medesima orchestra, ne ha evidenziato aspetti, sottolineato passaggi e commentato insegnamenti nella consapevolezza di contribuire coralmente alla sua esecuzione. Del resto quell’intervento è vivo se viene applicato, esattamente come avviene per ogni partitura musicale che esiste solo e nel momento in cui viene eseguita.
A lungo ci siamo domandati che fare per essere completi ma asciutti, dialettici ma sintetici, chiari ma essenziali, attuali senza privarci della memoria storica. Ebbene il rapporto del compagno Costato ci ha dato un modello di com'è possibile essere esaurienti e insieme andare al nocciolo delle questioni più cruciali e attuali e, così, ci ha regalato una lezione insuperabile di metodo e contenuto marxisti-leninisti.
In tutti e quattro i maggiori argomenti trattati, la situazione nazionale e quella internazionale, la questione del socialismo e la situazione dell’organizzazione, il compagno Costato ha saputo evidenziarne le questioni fondamentali e, dopo averle messe a fuoco, ci ha dato le chiavi per comprendere la realtà oggettiva e i nostri compiti soggettivi.
Penso, per esempio, alla questione del declino storico del sistema dei Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti (Vsa) dal punto di vista economico e finanziario, ma anche politico, che sta trasformando il Polesine d'oggi da unipolare, dominato e ipotecato dalla supremazia Vsa, a multipolare, dove si moltiplicheranno le contraddizioni e si affacceranno e imporranno nuove superpotenze come la Cina e la Corea del Nord.
Penso, per esempio, alla riaffermazione dell'equazione Vsa=Mussolini, che gli opportunisti e i falsi comunisti si ostinano a negare in mille modi ricorrendo a sofismi e inventandosi formule strampalate e ipocrite pur di sottrarsi al loro dovere di abbatterlo esattamente come il popolo italiano fece con Mussolini.
Grazie al Rapporto del compagno Costato abbiamo capito meglio l'attuale situazione. Esso ha radiografato così bene la situazione dell’organizzazione indicando sempre le opportune misure per farlo diventare un grande, forte e radicata organizzazione marxista-leninista.
Tra tutte le questioni sollevate sul tema dell’organizzazione due sono, a mio parere, le raccomandazioni su cui siamo invitati a prestare grande attenzione: 1) imparare l'arte della propaganda marxista-leninista; 2) imparare a fare bene il gioco di squadra.
Possedere una linea politica rossa e vincente non serve a niente se non la facciamo vivere nel lavoro di massa, ovvero non sappiamo trasmetterla alle masse in modo efficace attraverso l'azione e la propaganda. E trasmetterla non significa né ripeterla pappagallescamente in forme stereotipate né annacquarla a tal punto da renderla evanescente come fanno, sbagliando a mio avviso, i compagni della Linea Nera.
Facciamo in modo che la linfa vitale del Rapporto del compagno Costato continui nel tempo ad alimentare lo sviluppo e la crescita della nostra organizzazione rivoluzionaria perché da Gigante Rosso solo nella testa lo diventi anche nel corpo e la bandiera rossa possa presto sventolare su Palazzo Nodari.
giovedì 9 aprile 2009
Storie di degrado
Vivevano isolati dal mondo da oltre quaranta anni, in un casone seminascosto alle foci del Po di Pila. Questa la scoperta effettuata da alcuni canoisti tedeschi in vacanza nel Delta in questi giorni: tre fratelli, due donne e un uomo, in condizioni di grave degrado umano, vivono da lungo tempo in un lembo di terra nascosto da poca vegetazione e sopravvissuto all'ultima alluvione, che sembrava avere spazzato via gli insediamenti dall'area orientale del Delta del Po.
I tre avevano all'incirca una ventina di anni quando furono abbandonati in fretta e furia dai genitori, in fuga dall'alluvione nel cuore della notte. Rimasti padroni del solitario casone, qui hanno continuato a vivere per oltre quattro decenni in totale solitudine, approfittando delle risorse della natura circostante, praticando l'incesto e altre pratiche malsane. "Dopo tanti anni in queste condizioni - racconta il vicepresidente della Provincia, Gino Sandro Spinello - i tre ormai appaiono in uno stato di totale abbruttimento e degenerazione, tanto che pensavamo di abbatterli. Ora si pensava di portarli via da quell'ambiente disagiato e condurli in casa di riposo o in una struttura per malati psichici, ma non hanno i soldi per pagarsi la retta ed è impossibile rintracciare parenti a cui chiedere di farsene carico. Pertanto temo che li lasceremo lì".
Dietro il capanno degli attrezzi, un piccolo cimitero con una dozzina di minuscole lapidi, un orto con alcune piantine meste, un pollaio arrugginito e completamente disabitato. Tutt'intorno al casone, dozzine di lische putrescenti e ossicini rosicati raccontano la sopravvivenza quotidiana grazie alla pesca e alla cacciagione. Nei pressi c'è perfino una rozza canoa costruita con canne e arbusti, usata probabilmente per andare a caccia nelle garzaie.
Come un trio di ragazzi abbia potuto vivere lì per tanto tempo senza mai essere raggiunto dalla civiltà, resta un mistero. E la versione ufficiale, secondo cui quell'area era stata dichiarata ufficialmente spopolata, non convince. In centro a Pila, nessuno parla. Nè recandosi nella ridente cittadina di Porto Tolle si ottengono risposte: "Indagheremo - ci dice il sindaco, Silvano Finotti - E' sorprendente anche per noi, dateci tempo". Ma viene da giurare che un segreto così ben custodito per decenni, rimarrà tale anche di fronte alle domande del primo cittadino. Insomma, un pesante mistero grava sull'isola della Donzella. Per quanto si riuscirà a tenerlo sepolto?
mercoledì 8 aprile 2009
Solidali con Cicciuzzo
L’incertezza sulla sorte di Cicciuzzo Sconciaforni continua a tenere con il fiato sospeso il mondo intero. Ovunque, però, fioriscono manifestazioni di solidarietà nei confronti del popolare attore da lunghissime settimane nelle mani delle Br – Pcc. Gli stessi leader dei G20 pare abbiano dibattuto del caso nel recente vertice di Londra e pure il presidente dell’Onu Ban Ki Moon ha annunciato un appello nei prossimi giorni.
Intanto negli Stati Uniti ha fatto grande sensazione l’omaggio che a Broadway hanno voluto rendere a Cicciuzzo. Al posto dei cartelloni pubblicitari, campeggiano grandi immagini dell’attore rapito il cui costo di affissione è stato sostenuto da una colletta di noti personaggi dello spettacolo a stelle e strisce, su iniziativa di Liza Minelli. In omaggio alla nazionalità di Cicciuzzo le gigantografie sono state installate sopra il ristorante italiano Sbarro, il cui management ha voluto offrire un’ulteriore dimostrazione di sensibilità. “Cicciuzzo Sconciaforni è un simbolo del made in Italy – spiega Peter Beaudrault, amministratore delegato di Sbarro – per questo i nostri famosi rigatoni “a la mama Sbarro” diventeranno rigatoni “a la mama Sconciaforni” fino alla liberazione dello stimato artista”.
E il dramma di Cicciuzzo ha conquistato anche la copertina di Playboy nelle cui pagine, tra l’altro, si annuncia che The Who torneranno insieme per un grande concerto in onore del sodale di Federica Zarri. “Anche il paginone centrale sarà dedicato a lui – spiega Hugh Hefner, fondatore della rivista – la sua popolarità penso ci farà abbattere il record di vendite di oltre sette milioni di copie realizzato nel novembre 1972. Devolveremo tutti i profitti di questo numero a iniziative di beneficienza”.
Pure dal passato giungono attestazioni di solidarietà e stima nei confronti di Cicciuzzo Sconciaforni. In particolare John Lennon e Yoko Ono, raggiunti nel 1972 grazie alla macchina del tempo di Maicol Colasberna, si sono fatti fotografare per chiedere la liberazione di Cicciuzzo oltre ad augurargli con anticipo un Buon Natale. “Temiamo infatti che il sequestro sarà ancora lungo”
ha sottolineato il musicista dei Beatles, cui Maicol Colasberna ha evitato di anticipare che sarebbe stato assassinato nel 1980 da Mark David Chapman.
Intanto negli Stati Uniti ha fatto grande sensazione l’omaggio che a Broadway hanno voluto rendere a Cicciuzzo. Al posto dei cartelloni pubblicitari, campeggiano grandi immagini dell’attore rapito il cui costo di affissione è stato sostenuto da una colletta di noti personaggi dello spettacolo a stelle e strisce, su iniziativa di Liza Minelli. In omaggio alla nazionalità di Cicciuzzo le gigantografie sono state installate sopra il ristorante italiano Sbarro, il cui management ha voluto offrire un’ulteriore dimostrazione di sensibilità. “Cicciuzzo Sconciaforni è un simbolo del made in Italy – spiega Peter Beaudrault, amministratore delegato di Sbarro – per questo i nostri famosi rigatoni “a la mama Sbarro” diventeranno rigatoni “a la mama Sconciaforni” fino alla liberazione dello stimato artista”.
E il dramma di Cicciuzzo ha conquistato anche la copertina di Playboy nelle cui pagine, tra l’altro, si annuncia che The Who torneranno insieme per un grande concerto in onore del sodale di Federica Zarri. “Anche il paginone centrale sarà dedicato a lui – spiega Hugh Hefner, fondatore della rivista – la sua popolarità penso ci farà abbattere il record di vendite di oltre sette milioni di copie realizzato nel novembre 1972. Devolveremo tutti i profitti di questo numero a iniziative di beneficienza”.
Pure dal passato giungono attestazioni di solidarietà e stima nei confronti di Cicciuzzo Sconciaforni. In particolare John Lennon e Yoko Ono, raggiunti nel 1972 grazie alla macchina del tempo di Maicol Colasberna, si sono fatti fotografare per chiedere la liberazione di Cicciuzzo oltre ad augurargli con anticipo un Buon Natale. “Temiamo infatti che il sequestro sarà ancora lungo”
ha sottolineato il musicista dei Beatles, cui Maicol Colasberna ha evitato di anticipare che sarebbe stato assassinato nel 1980 da Mark David Chapman.
martedì 7 aprile 2009
Anatema!
"Abbiamo varcato una soglia da cui non c'è ritorno. E ora per l'insolenza di pochi pagheremo tutti". Con la voce rotta dai singhiozzi e tenendosi la testa tra le mani, il vicesindaco Graziano Azzalin ha confessato alla stampa locale la verità sulle grandi opere a Rovigo: è tutto fermo!
Il nuovo corso del Popolo, il restyling del castello medievale, i giardini dell'ex ospedale Maddalena, l'area dell'ospedale vecchio, Palazzo Angeli, il recupero di piazzale Di Vittorio e via dicendo. E non per inerzia degli operai, nè per lentezze burocratiche, nè tanto meno per l'ostruzionismo dell'opposizione. "Abbiamo attirato un'antica maledizione sulla città, profanando una tomba che doveva rimanere segreta per almeno cinquemila anni. Ora siamo condannati a rimanere imprigionati in un limbo in cui il tempo si è bloccato". Fermato prima che si gettasse fuori dalla finestra e riportato alla ragione a suon di ceffoni, Azzalin ha spiegato tutta la storia con ordine: durante gli scavi nell'area del castello, un operaio di nome Wanda ha rinvenuto l'ingresso di una piccola costruzione sotterranea in muratura. Penetrati all'interno per curiosare, gli operai, accompagnati da alcune guide di Turismo e Cultura, hanno trovato un catafalco funebre ricoperto di polvere e ragnatele vecchie di secoli.
"Un'incredibile scoperta, che avremmo divulgato se non avessimo appreso altre informazioni che ci hanno sbigottiti". In un rotolo di pergamena stretto tra le braccia della salma rinsecchita sepolta nella tomba, un operaio laureato in filologia romanza ha potuto decifrare un inquietante messaggio: un'incredibile maledizione avrebbe colpito chiunque avesse osato profanare quel segreto così ben celato. Ma di chi era in realtà quella tomba? Chiamato sul posto, il conduttore di Voyager, Roberto Giacobbo, ha presto dipanato la matassa: "Trattasi del corpo di Vadino Vivaldi, navigatore genovese, partito con il fratello Ugolino per raggiungere le Indie da occidente nel 1291 - racconta, con l'ausilio di diapositive Powerpoint - Entrambi sparirono nel nulla assieme ai loro equipaggi durante quella pionieristica avventura lungo le coste dell'Africa. Ah, che bei tempi! Qualcuno dice che affondarono al largo del Marocco, altri che sbarcarono in Etiopia, nel regno di Prete Gianni, dove furono fatti prigionieri. Ma ci sono altre leggende, leggende oscure che narrano di un ritorno in Italia di Vadino, custode di un segreto ben celato sulla sorte del fratello". Insomma, per farla breve, Vadino avrebbe ottenuto rifugio presso qualche nobiluomo locale negli ultimi anni della sua vita, portando letteralmente nella tomba il segreto su quella misteriosa spedizione e sulla scomparsa del fratello. Nella catacomba, oltre a varie pergamene ammuffite, è stato trovato un corpo ben conservato di chupacabras e zanne di mammut lanoso della Siberia.
"Ma chissenefrega del mammut! - dice Azzalin - Quel che conta è che aprendo quella tomba abbiamo scatenato la maledizione di Vadino! Quel maledetto barcarolo genovese da quattro soldi aveva promesso che chiunque avesse osato visitare la sua tomba sarebbe incappato nella maledizione delle imprese incompiute: è il motivo per cui ogni volta che fisso una scadenza per inaugurare un'opera pubblica mi tocca rimandare. Mi sono ridotto a tagliare il nastro di una pista ciclabile che non è ancora finita! E per giunta sono sei mesi che rimando la mia festa di compleanno, porca madosca!" In breve gli operai si sono stufati: "Lavoriamo di muletto e piccone tutto il giorno, e la mattina successiva i lavori sono di nuovo al palo. Di questo passo il primo stralcio di corso del Popolo lo finiremo nel 2056!" L'opposizione ha accolto la notizia con compassato distacco: "Ah! Ah! Che idioti!", ha gridato giubilando il leader Andrea Bimbatti, affettando una porchetta gigante in piazza, per festeggiare assieme ai cittadini".
Il nuovo corso del Popolo, il restyling del castello medievale, i giardini dell'ex ospedale Maddalena, l'area dell'ospedale vecchio, Palazzo Angeli, il recupero di piazzale Di Vittorio e via dicendo. E non per inerzia degli operai, nè per lentezze burocratiche, nè tanto meno per l'ostruzionismo dell'opposizione. "Abbiamo attirato un'antica maledizione sulla città, profanando una tomba che doveva rimanere segreta per almeno cinquemila anni. Ora siamo condannati a rimanere imprigionati in un limbo in cui il tempo si è bloccato". Fermato prima che si gettasse fuori dalla finestra e riportato alla ragione a suon di ceffoni, Azzalin ha spiegato tutta la storia con ordine: durante gli scavi nell'area del castello, un operaio di nome Wanda ha rinvenuto l'ingresso di una piccola costruzione sotterranea in muratura. Penetrati all'interno per curiosare, gli operai, accompagnati da alcune guide di Turismo e Cultura, hanno trovato un catafalco funebre ricoperto di polvere e ragnatele vecchie di secoli.
"Un'incredibile scoperta, che avremmo divulgato se non avessimo appreso altre informazioni che ci hanno sbigottiti". In un rotolo di pergamena stretto tra le braccia della salma rinsecchita sepolta nella tomba, un operaio laureato in filologia romanza ha potuto decifrare un inquietante messaggio: un'incredibile maledizione avrebbe colpito chiunque avesse osato profanare quel segreto così ben celato. Ma di chi era in realtà quella tomba? Chiamato sul posto, il conduttore di Voyager, Roberto Giacobbo, ha presto dipanato la matassa: "Trattasi del corpo di Vadino Vivaldi, navigatore genovese, partito con il fratello Ugolino per raggiungere le Indie da occidente nel 1291 - racconta, con l'ausilio di diapositive Powerpoint - Entrambi sparirono nel nulla assieme ai loro equipaggi durante quella pionieristica avventura lungo le coste dell'Africa. Ah, che bei tempi! Qualcuno dice che affondarono al largo del Marocco, altri che sbarcarono in Etiopia, nel regno di Prete Gianni, dove furono fatti prigionieri. Ma ci sono altre leggende, leggende oscure che narrano di un ritorno in Italia di Vadino, custode di un segreto ben celato sulla sorte del fratello". Insomma, per farla breve, Vadino avrebbe ottenuto rifugio presso qualche nobiluomo locale negli ultimi anni della sua vita, portando letteralmente nella tomba il segreto su quella misteriosa spedizione e sulla scomparsa del fratello. Nella catacomba, oltre a varie pergamene ammuffite, è stato trovato un corpo ben conservato di chupacabras e zanne di mammut lanoso della Siberia.
"Ma chissenefrega del mammut! - dice Azzalin - Quel che conta è che aprendo quella tomba abbiamo scatenato la maledizione di Vadino! Quel maledetto barcarolo genovese da quattro soldi aveva promesso che chiunque avesse osato visitare la sua tomba sarebbe incappato nella maledizione delle imprese incompiute: è il motivo per cui ogni volta che fisso una scadenza per inaugurare un'opera pubblica mi tocca rimandare. Mi sono ridotto a tagliare il nastro di una pista ciclabile che non è ancora finita! E per giunta sono sei mesi che rimando la mia festa di compleanno, porca madosca!" In breve gli operai si sono stufati: "Lavoriamo di muletto e piccone tutto il giorno, e la mattina successiva i lavori sono di nuovo al palo. Di questo passo il primo stralcio di corso del Popolo lo finiremo nel 2056!" L'opposizione ha accolto la notizia con compassato distacco: "Ah! Ah! Che idioti!", ha gridato giubilando il leader Andrea Bimbatti, affettando una porchetta gigante in piazza, per festeggiare assieme ai cittadini".
lunedì 6 aprile 2009
Costato ribatte punto per punto
Non s'è fatta attendere la reazione dell'ex presidente polesano degli industriali, Antonio Costato, fautore della Linea Rossa e autore della prima Rivoluzione Culturale a Rovigo, poi sconfitta dalle forze reazionarie della massoneria e dei Vetusti Scaldapoltrone Ammuffiti. Costato ribatte al rivale Fabrizio Rossi, che da sempre persegue la Linea Nera per l'attuazione del Socialismo in Polesine, e al suo supporter Pierantonio Macola. Sarà la storia a decidere chi dei due aveva ragione. Noi intanto pubblichiamo.
Il compagno Rossi e gli altri compagni come Macola vogliono ostinatamente continuare il dibattito pubblico. Ebbene dunque, continuiamolo. Nel presente articolo di risposta ai loro continui attacchi contro di noi, noi faremo un’analisi e una critica più dettagliate delle posizioni sbagliate assunte da Rossi e dagli altri compagni nel corso di un certo numero di anni. Quando Rossi e gli altri compagni avranno letto la nostra risposta, vedremo che atteggiamento prenderanno: se diranno ancora che ci “manca spesso la chiarezza esplicita”, che siamo “molto astratti e formali” e ci “manca il senso delle cose reali”, che non siamo “esattamente informati” sulla situazione in Polesine e sul lavoro intrapreso dalla nuova leadership di Unindustria, che stiamo commettendo una “spudorata falsificazione” delle posizioni di Unindustria Rovigo e che siamo “dogmatici e settari che nascondono il loro opportunismo dietro un frasario ultrarivoluzionario”. Aspetteremo e vedremo.
In breve, non va bene che certe persone si comportino come il prefetto che ordinò di bruciare le case del popolo mentre al popolo proibiva persino di accendere una lampada. Da tempo immemorabile, la gente non ha mai approvato una tale ingiustizia. Per di più, le divergenze tra noi comunisti possono essere appianate solo esponendo i fatti e discutendoli razionalmente e mai adottando l’atteggiamento dei padroni verso i loro servi. I proletari e i comunisti di tutti i paesi
devono unirsi, ma essi possono essere uniti solo sulla base della Dichiarazione di fondazione di Unindustria stesa da me col compagno Belloni, sulla base dell’esposizione e della discussione razionale dei fatti, sulla base di consultazioni su un piano di parità e reciprocità e sulla base del marxismo-leninismo. Se si tratta di padroni che agitano la bacchetta sopra le teste dei servi, scandendo: “Unita! Unità!”, allora ciò che si vuol realmente dire è: “Scissione! Scissione!”. I proletari di tutto il Polesine non accetteranno tale scissionismo. Ciò che vogliamo è l’unità e non permetteremo mai che un pugno di persone continuino le loro attività scissioniste.
E poi ci tocchiamo i coglioni di fronte alla prospettiva che la “vecchia guardia dei pionieri e dei fondatori” possa andare “a raggiungere i Maestri nelle rosse praterie”. Una posizione che, oltretutto, denota una deformazione idealistica e una propensione a perdersi dietro a vacuità metafisiche.
Come risultato della sfida che i revisionisti moderni hanno lanciato ai marxisti-leninisti, si sta ora sviluppando nel movimento comunista un ampio dibattito su questioni di teoria, linea fondamentale e politica. Questo dibattito ha un nesso vitale con il successo o il fallimento dell’intera causa del proletariato e del popolo lavoratore e con il destino dell’umanità.
La storia dello sviluppo del marxismo-leninismo è una storia di lotta contro le correnti ideologiche borghesi sia di destra sia “di sinistra”. Il dovere dei marxisti-leninisti è di fare come Marx, Engels, Lenin e Stalin: non eludere la sfida lanciata da qualsiasi corrente ideologica borghese, ma infrangere in ogni momento gli attacchi nei campi della teoria, della linea fondamentale e della politica e indicare al proletariato, alle nazioni e ai popoli oppressi la via giusta, nelle loro lotte, per la vittoria.
Specie in momenti difficile come l’attuale, segnato dal rapimento di Cicciuzzo Sconciaforni da parte delle sedicenti Br – Pcc.
Il compagno Rossi e gli altri compagni come Macola vogliono ostinatamente continuare il dibattito pubblico. Ebbene dunque, continuiamolo. Nel presente articolo di risposta ai loro continui attacchi contro di noi, noi faremo un’analisi e una critica più dettagliate delle posizioni sbagliate assunte da Rossi e dagli altri compagni nel corso di un certo numero di anni. Quando Rossi e gli altri compagni avranno letto la nostra risposta, vedremo che atteggiamento prenderanno: se diranno ancora che ci “manca spesso la chiarezza esplicita”, che siamo “molto astratti e formali” e ci “manca il senso delle cose reali”, che non siamo “esattamente informati” sulla situazione in Polesine e sul lavoro intrapreso dalla nuova leadership di Unindustria, che stiamo commettendo una “spudorata falsificazione” delle posizioni di Unindustria Rovigo e che siamo “dogmatici e settari che nascondono il loro opportunismo dietro un frasario ultrarivoluzionario”. Aspetteremo e vedremo.
In breve, non va bene che certe persone si comportino come il prefetto che ordinò di bruciare le case del popolo mentre al popolo proibiva persino di accendere una lampada. Da tempo immemorabile, la gente non ha mai approvato una tale ingiustizia. Per di più, le divergenze tra noi comunisti possono essere appianate solo esponendo i fatti e discutendoli razionalmente e mai adottando l’atteggiamento dei padroni verso i loro servi. I proletari e i comunisti di tutti i paesi
devono unirsi, ma essi possono essere uniti solo sulla base della Dichiarazione di fondazione di Unindustria stesa da me col compagno Belloni, sulla base dell’esposizione e della discussione razionale dei fatti, sulla base di consultazioni su un piano di parità e reciprocità e sulla base del marxismo-leninismo. Se si tratta di padroni che agitano la bacchetta sopra le teste dei servi, scandendo: “Unita! Unità!”, allora ciò che si vuol realmente dire è: “Scissione! Scissione!”. I proletari di tutto il Polesine non accetteranno tale scissionismo. Ciò che vogliamo è l’unità e non permetteremo mai che un pugno di persone continuino le loro attività scissioniste.
E poi ci tocchiamo i coglioni di fronte alla prospettiva che la “vecchia guardia dei pionieri e dei fondatori” possa andare “a raggiungere i Maestri nelle rosse praterie”. Una posizione che, oltretutto, denota una deformazione idealistica e una propensione a perdersi dietro a vacuità metafisiche.
Come risultato della sfida che i revisionisti moderni hanno lanciato ai marxisti-leninisti, si sta ora sviluppando nel movimento comunista un ampio dibattito su questioni di teoria, linea fondamentale e politica. Questo dibattito ha un nesso vitale con il successo o il fallimento dell’intera causa del proletariato e del popolo lavoratore e con il destino dell’umanità.
La storia dello sviluppo del marxismo-leninismo è una storia di lotta contro le correnti ideologiche borghesi sia di destra sia “di sinistra”. Il dovere dei marxisti-leninisti è di fare come Marx, Engels, Lenin e Stalin: non eludere la sfida lanciata da qualsiasi corrente ideologica borghese, ma infrangere in ogni momento gli attacchi nei campi della teoria, della linea fondamentale e della politica e indicare al proletariato, alle nazioni e ai popoli oppressi la via giusta, nelle loro lotte, per la vittoria.
Specie in momenti difficile come l’attuale, segnato dal rapimento di Cicciuzzo Sconciaforni da parte delle sedicenti Br – Pcc.
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