venerdì 24 aprile 2009

Disperato appello di una madre addolorata

“Se entro 48 ore il mio eroe Cicciuzzo Sconciaforni non sarà liberato dalle Brigate Rosse che lo tengono prigioniero, ucciderò Eugenio, il solo figlio rimastomi, e il suo sangue ricadrà sui rapitori”.
Mentre il mondo politico nicchia di fronte alla condanna a morte dell’ex pornoattore ed esponente del Pdl e la società civile si mobilita in ogni continente per ottenerne la liberazione, è la signoria Pompilia Trombin, mamma del piccolo Iginio Faggiano morto per essere stato usato come scudo umano dallo stesso Cicciuzzo nell’attentato in cui l’attuale rapito perì per la seconda volta, a lanciare un contro-ultimatum.
“Posso aggiungere che mio marito Cornelio Faggiano non ha nulla in contrario – spiega la signora Pompilia – e anche se si fosse opposto avrei tirato dritta per la mia strada. La vita di Cicciuzzo, eminente personalità politica e intellettuale del nostro Polesine, vale più di tutto. Anche della vita di mio figlio. Il mio è un gesto di carità cristiana: dimenticate forse che Abramo non esitò ad ascoltare la parola di Dio, anche quando gli chiese di sacrificare il proprio unico figlio?”.
La donna se la prende con il mondo politico. “Non riesco a capire e ad accettare la posizione pilatesca assunta dai partiti – spiega – sappia in primis la delegazione del Pdl, sappiano Borgatti, Marangon, Bellotti, Isi Coppola, il B.V. Paolino che con il loro comportamento di immobilità e di rifiuto di ogni iniziativa proveniente da diverse parti ratificano la condanna a morte di Cicciuzzo Sconciaforni. Se queste cinque persone non vogliono assumersi la responsabilità di dichiararsi disponibili alla trattativa, sappiano che io non resterò inerte. La mia coscienza non può tacere di fronte a questo atteggiamento. Credo con questo appello di interpretare anche la volontà di Cicciuzzo. Egli non riesce a esprimerla direttamente senza essere dichiarato sostanzialmente pazzo dalla quasi totalità del mondo politico e in prima linea dal Pdl e da gruppi di sedicenti “amici” e “conoscenti”. Per evitare una lunga stagione di dolore e morte, non serve negare la dura realtà; occorre invece affrontarla con lucido coraggio. Per questo, se entro 48 ore Cicciuzzo non sarà liberato, io sgozzerò mio figlio Eugenio come un agnello sacrificale sotto Palazzo Nodari”.
Commossa la reazione di Federica Zarri: “In questa tragedia ho scoperto che qualcuno è ancora in grado di regalarci insospettate risorse di forza morale e di amore. E proprio per questo, pur nella mia grande debolezza, mi sento immensamente forte e unita alla signora Pompilia. Coltivo, con le preghiere e con le opere, la speranza di riavere Cicciuzzo con noi e di riabbracciarlo”.

Nella foto, la signora Trombin-Faggiano assieme al marito Cornelio

Nessun commento: