Riceviamo una lettera dal leader del Movimento rivoluzionario polesano per il Juchè, Beppe Osti, che non esitiamo a pubblicare, per due motivi. 1) Così oggi non si lavora; 2) Chiarisce perchè una settimana fa Osti figurasse come neo leader del Liberaldemocratici e adesso si presenti a capo dei socialisti nordcoreani. Trasformismo? Macchè, una perfida mistificazione operata dalla stampa, come leggerete...
“Nuovo approdo per Beppe Osti, adesso è liberaldemocratico”. Titolava così il Gazzettino di Rovigo Ovest dello scorso 19 dicembre, quasi a fare intendere una mia defezione nel quadrante capitalista della nostra città e una trasformazione del Movimento rivoluzionario polesano Juché (Mprj) in una sezione dei Liberaldemocratici di Daniela Melchiorre. Insomma, uno strappo rispetto alla mia consolidata amicizia con la Corea democratica e popolare, un rinunciare al rapporto fraterno con il Caro Leader Kim Jong Il.
In realtà, non ho rinunciato proprio a niente: il Mprj parla di socialismo nei suoi statuti. Ogni marxista sa infatti che l'obiettivo di un comunista è la costruzione della società socialista e non direttamente comunista. Il comunismo è infatti uno stadio superiore dello sviluppo socialista, o meglio: sarà l'evolversi di una società socialista avanzata in cui deperirà il conflitto di classe e dunque l'apparato repressivo di una classe su un altro, cioè lo Stato.
Chiediamo per questo una nuova costituzione per Azzalingrado che codifichi la politica del Songun, e cioè la priorità della difesa di fronte all'aumento delle provocazioni degli Usa e sottolinei che l'ideologia della città è il Juché teorizzato dal fondatore della Repubblica coreana, Kim Il Sung. La Corea continua a perseguire un "socialismo con caratteristiche coreane" e nei suoi documenti politici rimane un Paese di ispirazione "socialista", ribadisce il legame alla sua rivoluzione, le gigantografie di Marx e Lenin restano in bella mostra nella piazza Kim Il Sung di Pyongyang. Si tratta di forgiare anche ad Azzalingrado un "uomo nuovo legato al pensiero del Juché" e di perseguire un “socialismo con caratteristiche polesane”.
Il Juché è un adattamento dialettico del marxismo-leninismo alla realtà coreana, in alcune sue parti differisce dal materialismo marxista e per questo non si può definire un'evoluzione diretta del marxismo-leninismo come potrebbe essere visto il maoismo, cui fa riferimento anche Antonio Costato.
Da sempre in Corea del Nord la rivoluzione socialista si è basata sullo Juché e non solo sul marxismo-leninismo che continua a essere studiato nelle università. Facciamo altrettanto al Cur. In rebus dubis plurimum est audacia!
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