Fabrizio Rossi, a differenza di Antonio Costato, avanza seri dubbi sulla reale portata rivoluzionaria della fondazione di Azzalingrado e, anzi, propone una critica circostanziata all’esperienza socialista realizzata nel settore orientale di Rovigo. La lettera arriva direttamente dalla sede di Unindustria che, collocata nel distretto ovest, è quartier generale di Rossi, teorico della Linea Nera per il marxismo-leninismo e, per questo, antagonista di Costato fautore della Linea Rossa. Entrambi, in quanto a verbosità, paiono comunque non avere nulla da invidiare a Sabbiolino, reputato l’ideologo del governo di Azzalingrado.
Azzalingrado è una città socialista? Il problema qui non è solo di sapere come determinare la natura della nuova municipalità rodigina, ma anche di sapere quale via i comunisti e i sinceri democratici devono seguire: quella della Rivoluzione d’Ottobre per portare fino in fondo la rivoluzione socialista o quella di Azzalingrado che conduce alla restaurazione del capitalismo? Si tratta anche di sapere se il gruppo di Graziano Azzalin è davvero una forza antimperialista o un gruppo di rinnegati del movimento comunista internazionale e di lacchè dell’imperialismo. Su questo problema esistono divergenze fondamentali tra la lettura data da Antonio Costato, da una parte, e noi, con tutti gli altri marxisti-leninisti del mondo, dall’altra parte. Tutti i veri marxisti-leninisti ritengono che Azzalingrado non è una città socialista.
Gli amministratori di quel settore di Rovigo sono rinnegati del movimento comunista internazionale e lacchè dell’imperialismo perché hanno tradito il marxismo-leninismo e il popolo rodigino. Costato sostiene invece che Azzalingrado è una città socialista, che la Giunta si basa sul marxismo-leninismo, che essa fa parte delle forze antimperialiste. Andando contro la volontà di tutti i comunisti onesti, la Giunta di Azzalingrado ha alterato il carattere del partito, quello di distaccamento d’avanguardia del proletariato: è in questo modo che egli ha deciso la costruzione del Muro, divenuto nei fatti uno strumento che serve a mantenere il potere dittatoriale della cricca di Graziano Azzalin.
Nei paesi socialisti, il potere si trova sotto la direzione del partito comunista. Se il partito comunista degenera in partito borghese, il potere cambia inevitabilmente di natura e la dittatura del proletariato degenera in dittatura borghese. Quali che siano le belle frasi usate dalla cricca di Azzalin, la cosiddetta “democrazia” è una democrazia che si esercita unicamente nei confronti di un piccolo numero di vecchi e nuovi borghesi. Per la gran massa dei lavoratori c’è la pura e semplice dittatura. La cricca di Azzalin ha trasformato la macchina amministrativa rivoluzionaria in uno strumento di repressione del proletariato e della grande massa dei lavoratori. Essa nello stesso tempo ricorre a ogni mezzo ingannevole per mascherare la sua fisionomia reazionaria e ingannare le masse popolari. La sua politica reazionaria è tuttavia delle più impopolari e, dunque, non mi sento di escludere un’alleanza temporanea con il vladika Paolino per rovesciare quei revisionisti, ispirati da quel pupazzo rinnegato di Sabbiolino.
Sono convinto che il Muro crollerà sotto la spinta delle rivendicazione degli stessi abitanti del settore orientale, cui cercheremo di aprire gli occhi.
Nessun commento:
Posta un commento