sabato 12 dicembre 2009
Romanzo Pulp - Capitolo 8.994
L'assessore Coleman aveva appena finito di parlare, quando lui entrò. Ci fu un attimo di silenzio. Era peggiorato dall'ultima volta che l'avevano visto. La pelle cominciava a staccarsi un po' alla volta da una guancia, come la pelle flaccida di un pollo bollito. Emanava un odore rivoltante. Il giornalista zombie raggiunse una sedia, camminando con quel suo tipico passo strascicato. La gamba sinistra, del resto, era completamente disarticolata e per camminare poggiava a terra il dorso del piede, anzichè la pianta. Di conseguenza la pelle del piede era scorticata e tumefatta dall'incessante attrito.
"La conferenza stampa è quasi finita", disse l'assessore Coleman, ben sapendo che al giornalista zombie non importava. Non gli chiese nemmeno se avesse bisogno di un riepilogo. Timidamente l'addetta stampa gli si avvicinò per consegnargli la cartelletta con le informazioni. Da quel che rimaneva di un lobo auricolare cadde una piccola palla di materia putrida sul pavimento, da cui si staccarono brulicando grasse larve di mosca. Il giornalista zombie rimase impassibile. L'addetta stampa gli posò la cartelletta rapidamente sulla mano verdognola, le cui unghie erano gialle, sollevate e scheggiate. Alcuni grossi bubboni deturpavano la pelle. Il ventre del giornalista zombie era rientrato e la cassa toracica sporgeva scheletrica. Ogni giorno che passava, si decomponeva di più. Alcuni dei presenti ricordavano con disgusto quando il giornalista zombie iniziò a presentare i primi sintomi della putrefazione e il ventre gli si era gonfiato orrendamente per la formazione di gas da cadavere. In varie occasioni aveva dato spettacolo di sè, ma il peggio veniva sempre alla fine della conferenza stampa.
Il giornalista zombie non sorrideva mai, ma molti avevano questa impressione. La pelle intorno alle labbra si era ritirata e rinsecchiata, lasciando scoperti i denti e parte delle gengive, ormai nere. I denti, quelli che erano rimasti attaccati, erano ormai marci. Il volto si faceva di giorno in giorno più scavato, gli occhi infossati erano vuoti, i capelli scompigliati svanivano di mese in mese. Prima o poi si sarebbe forse ridotto a uno scheletro, con pochi brandelli di carne rinsecchita, incapace di muovere un passo. Aprì la cartelletta stampa, finse di leggere il contenuto, mentre una specie di bava rosso scuro colava dalla bocca, imbrattando i fogli. Poi la richiuse. Tutti sapevano come sarebbe andata a finire. Ma Coleman fece lo stesso l'errore dei suoi predecessori.
"Ci sono domande?", chiese. Seguì un silenzio che parve eterno. Uno dei giornalisti presenti strinse a sè la borsa e il capotto, come per prepararsi ad una fuga. Tutti guardarono il giornalista zombie, che fissava il vuoto. Coleman accennò: "Bene, se non c'è altro..." Ma non funzionò. Il braccio del giornalista zombie scattò verso l'alto, secco come un ramo morto. Dal polso squarciato pendevano brandelli di carne secca. "Io", disse, con la voce roca di una creatura le cui corde vocali erano state corrose dai vermi molto tempo prima. Coleman si alzò in piedi come per scappare. Il giornalista zombie gli sbarrava già la via verso la porta, mentre gli altri presenti fuggivano in un completo parapiglia. Il giornalista zombie afferò l'assessore e con un morso gli strappò la gola all'altezza del pomo d'Adamo. Dallo squarcio zampillò un fiotto di sangue che in pochi secondi era grondato sulla camicia, tingendola di un rosso vivo. L'assessore rantolò, mentre il giornalista zombie gli strappava mezza faccia con un secondo morso. Un occhio dell'assessore Coleman scivolò fuori dall'orbita e cadde a terra, assieme a vari pezzi del suo viso. Coleman era orrendamente sfigurato, ma ancora vivo. Rimase vivo ancora per qualche minuto. Quasi non si accorse che l'altro gli aveva strappato una mano con un solo morso e ora sgranocchiava una ad una le dita. Dopo pochi minuti cadde a terra, cercando invano di urlare. Quel che usciva dalla sua gola sventrata era un suono gorgogliante. La sua agonia durò ancora un po'. Il giornalista zombie finì di mangiarselo con calma.
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1 commento:
Egregio Monello Vianello,
anche tu fai parte della ghenga partitocratico-clientelare organizzata per escludere il direttore di Biancoenero da tutte le iniziative? Io credo che Roberto Costa sia l'unico uomo buono e giusto in questo triste Polesine. Ti pare accettabile che venga estromesso solo perché ha il coraggio di dire la verità?
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