giovedì 31 dicembre 2009

Pinocchio sta con Marangon


I laboratori di ricerca del Consorzio universitario di Azzalingrado (Cua) all’ex zuccherificio di viale Unione Sovietica (viale Porta Adige si chiama così ora, non ve lo avevamo raccontato?) hanno concluso il processo di ricomposizione di Pinocchio, dopo il suo incenerimento da parte di Sabbiolino.
Applicando le innovative tecniche scientifiche già sperimentate per Ganiamede, l’artista pistoiese è ritornato in vita sotto forma di bambino. Una clausola richiesta da Renzo Marangon, promotore del corridoio umanitario con Rovigo Ovest e mediatore con le autorità socialiste per la realizzazione dell’ambizioso progetto scientifico. “Non dimentichiamo che quei laboratori ricadranno nel progetto regionale Urban Labor, non rigettato dalla Giunta rivoluzionaria – spiega Marangon – ora Pinocchio potrà passare con me a Rovigo Ovest e affiancarmi, visto che quasi tutti gli amici del Pdl hanno deciso di togliermi il saluto. Dopo avere passato anni a distribuire ironici pinocchi, guarda te l'ironia del destino. Farò di questo ragazzo il mio erede politico. Quando sarà passata la bufera che sta dilaniando la politica in questi mesi, ci vorrà qualcuno di giovane e istruito che riprenda in mano la situazione”.
L’ormai ex burattino ha accettato volentieri: “Renzo è l’unico che ha mostrato di volermi bene. Di Nadia Romeo, che pure ritroverò nel settore libero e capitalistico, non mi interessa più nulla: come bimbo sono ancora lontano dalla pubertà e, dunque, le mie pulsioni da virile burattino sono consegnate al passato. Mi scuso anzi se mi sono alterato e le ho cagionato fastidio. Ora mi adoprerò solo per il bene comune e per l’annientamento del socialismo, di cui è mentore quella merda fritta di Sabbiolino”.
Per prima cosa Pinocchio ha deciso di esprimere il proprio sostegno a Marangon in vista delle regionali, posando per un manifesto pre elettorale in salsa natalizia (nella foto). “Per me che ho ancora 18 container pieni di Pinocchi da regalare è un grande onore – spiega commosso lo stesso Marangon – Oltre che gioire del fatto di avere finalmente un erede, sono contento perchè il suo ritorno in vita in forma umana lo metterà al riparo dalle illazioni che solo la malvagità comunista è in grado di partorire. C’era chi metteva in giro voci sul suo presunto alcolismo e che, dopo le sbronze, si alzava al mattino con in bocca la fiata turchina”.

mercoledì 30 dicembre 2009

Aggressione a Cicciuzzo Sconciaforni

E' stata sfiorata la tragedia, ieri sera, durante quello che avrebbe dovuto essere il momento clou della candidatura a sindaco di Cicciuzzo Sconciaforni (nella foto, mentre firma autografi prima della tragedia).
Il popolare pornodivo, come annunciato nei giorni scorsi, ha deciso di suggellare la sua scelta di correre come primo cittadino sia di Azzalingrado che di Rovigo Ovest, con una camminata simbolica lungo il muro che divide la città. E per fare capire che lui non sta nè con il versante ultracapitalista, nè con quello socialista, Cicciuzzo è salito in piedi proprio sul muro, tra gli sguardi increduli delle guardie di confine che presidiavano il check point Ponte Roda. Pochi passi in bilico sulla linea di confine, un gesto dal grande valore simbolico. Nel volgere di pochi minuti, folle di cittadini si sono riversate nei paraggi del muro, sia sul lato ovest che su quello est, cosicchè le polizie di entrambi i lati hanno deposto le armi, per non scatenare un bagno di sangue. Cicciuzzo ha avuto così gioco facile nell'arringare il popolo di Azzalingrado e quello di Rovigo Ovest: "Mi sono candidato con lo slogan: un culo per due poltrone. Eleggetemi sindaco e questo muro, ve lo prometto, crollerà".
Ma, si diceva, la giornata è finita in tragedia. Dalla folla assiepata sul versante est, d'un tratto, qualcuno ha scagliato un grosso oggetto che ha colpito Cicciuzzo, facendolo caracollare a capitombolare giù dal muro, sul lato ovest. Nel tonfo, il grasso candidato ha letteralmente divelto la massicciata e creato una voragine nel terreno. Nemmeno il tempo di uscirne, impolverato e sanguinante, che dal buco è uscito un fiotto di petrolio, proveniente con molta probabilità dalla conduttura sotterranea con cui la giunta di Azzalingrado collega all'innterporto il pozzo petrolifero dei giardinetti dietro al castello. La perdita è stata immediatamente imbrigliata da alcuni tecnici del comune di Rovigo Ovest, mentre Cicciuzzo veniva portato al policlinico per accertamenti.
L'oggetto che ha colpito il pornodivo è in mano alla polizia di Azzalingrado. Si tratterebbe di una scultura a forma di fallo, rubata una settimana fa nel cortile dello studio di Gianni Cagnoni: "Sono davvero lieto che la mia arte abbia saputo irrompere nella storia della città con tanto fragore - dichiara l'artista -. Mi dolgo solo dei danni causati al signor Cicciuzzo, a cui regalerò una delle mie installazioni a titolo di scuse. Ringrazio anche l'attentatore: scegliendo la mia statua come arma, l'ha elevata al rango di opera d'arte che, anzichè travalicare i secoli, agisce nel suo presente. Fa la storia, diventando parte della storia. Ma cosa sto dicendo?"

martedì 29 dicembre 2009

Esplosione ad Azzalingrado, scomparso Jacopo Carlotti

Sale la tensione ad Azzalingrado, dopo la misteriosa esplosione che nella notte ha quasi raso al suolo la sede del Consorzio Eurobic II (nella foto). E mentre i due versanti della città divisa si scambiano accuse, non si hanno più tracce del presidente del consorzio, Jacopo Carlotti, da tempo accusato, senza prove, di fare il doppio gioco.
"Testimoni hanno visto distintamente un drone sorvolare Azzalingrado nelle ore in cui è avvenuta l'esplosione - spiega il leader Graziano Azzalin - Le prove conducono tutte a una sola risposta: si è trattato di un provocatorio attacco della Nato, svolto su commissione di Rovigo Ovest per cercare di piegarci. Sappiano che non ci riusciranno". Non si hanno notizie di vittime, ma circola voce di persone coinvolte nell'esplosione. Nessuna informazione sulla sorte di Jacopo Carlotti, che all'ora dell'esplosione avrebbe dovuto trovarsi nella sede del consorzio per completare la programmazione del 2010, prima di andare in ferie. "Le squadre che hanno scavato tra i calcinacci non ne hanno trovato traccia Non sappiamo dove sia finito", dice Azzalin.
Ma dal versante ovest della città, il capo della Polizia, Matteo Zangirolami, accusa la giunta socialista di avere preparato l'esplosione per eliminare Carlotti: "Sono stati loro. Abbiamo le foto satellitari delle squadre speciali che minano l'edificio. La teoria del drone è del tutto sbagliata. Non esiste un singolo episodio nella storia del mondo in cui la Nato abbia bombardato edifici civili o svolto operazioni militari senza l'avvallo dell'Onu". Carlotti, secondo i rodigini occidentali, sarebbe stato fatto fuori perchè sospettato di collaborare con Rovigo Ovest e con gli Usa, nel tentativo di destabilizzare la giunta di Azzalingrado e provocare il crollo dell'esperienza socialista, portando alla riunificazione della città in un'unica realtà di stampo capitalista.
Nel piano americano rientrerebbe anche la presenza dell'attore hard Cicciuzzo Sconciaforni, candidatosi alla poltrona di sindaco sia a Rovigo Ovest, che ad Azzalingrado. Dopo avere appreso dell'attentato, Sconciaforni ha annunciato che risponderà con un gesto rivoluzionario: "Domattina mi recherò nei pressi del muro che divide la nostra bella città e farò una passeggiata simbolica sulla linea di confine. Il mio corpo contro la prepotenza di chi vuole dividere ed emarginare. Sappiamo che se proveranno a torcermi un capello, faranno di me un martire. E allora non ci sarà rodigino dell'ovest, come dell'est, che non si leverà in armi contro i mandanti della violenza".

lunedì 28 dicembre 2009

Osti liberaldemocratico? E' falso

Riceviamo una lettera dal leader del Movimento rivoluzionario polesano per il Juchè, Beppe Osti, che non esitiamo a pubblicare, per due motivi. 1) Così oggi non si lavora; 2) Chiarisce perchè una settimana fa Osti figurasse come neo leader del Liberaldemocratici e adesso si presenti a capo dei socialisti nordcoreani. Trasformismo? Macchè, una perfida mistificazione operata dalla stampa, come leggerete...

“Nuovo approdo per Beppe Osti, adesso è liberaldemocratico”. Titolava così il Gazzettino di Rovigo Ovest dello scorso 19 dicembre, quasi a fare intendere una mia defezione nel quadrante capitalista della nostra città e una trasformazione del Movimento rivoluzionario polesano Juché (Mprj) in una sezione dei Liberaldemocratici di Daniela Melchiorre. Insomma, uno strappo rispetto alla mia consolidata amicizia con la Corea democratica e popolare, un rinunciare al rapporto fraterno con il Caro Leader Kim Jong Il.
In realtà, non ho rinunciato proprio a niente: il Mprj parla di socialismo nei suoi statuti. Ogni marxista sa infatti che l'obiettivo di un comunista è la costruzione della società socialista e non direttamente comunista. Il comunismo è infatti uno stadio superiore dello sviluppo socialista, o meglio: sarà l'evolversi di una società socialista avanzata in cui deperirà il conflitto di classe e dunque l'apparato repressivo di una classe su un altro, cioè lo Stato.
Chiediamo per questo una nuova costituzione per Azzalingrado che codifichi la politica del Songun, e cioè la priorità della difesa di fronte all'aumento delle provocazioni degli Usa e sottolinei che l'ideologia della città è il Juché teorizzato dal fondatore della Repubblica coreana, Kim Il Sung. La Corea continua a perseguire un "socialismo con caratteristiche coreane" e nei suoi documenti politici rimane un Paese di ispirazione "socialista", ribadisce il legame alla sua rivoluzione, le gigantografie di Marx e Lenin restano in bella mostra nella piazza Kim Il Sung di Pyongyang. Si tratta di forgiare anche ad Azzalingrado un "uomo nuovo legato al pensiero del Juché" e di perseguire un “socialismo con caratteristiche polesane”.
Il Juché è un adattamento dialettico del marxismo-leninismo alla realtà coreana, in alcune sue parti differisce dal materialismo marxista e per questo non si può definire un'evoluzione diretta del marxismo-leninismo come potrebbe essere visto il maoismo, cui fa riferimento anche Antonio Costato.
Da sempre in Corea del Nord la rivoluzione socialista si è basata sullo Juché e non solo sul marxismo-leninismo che continua a essere studiato nelle università. Facciamo altrettanto al Cur. In rebus dubis plurimum est audacia!

domenica 27 dicembre 2009

La cittadella della morte

"Il polo crematorio? Cicciuzzo ha solo rubato un'idea mia!" E' furioso il leader del Movimento Rivoluzionario Polesano per il Juche, Beppe Osti, dopo le dichiarazioni del pornodivo candidato sindaco sia a Rovigo Ovest che ad Azzalingrado, dove afferma di stare progettando un polo urbano interamente dedicato ai servizi funebri.
"Il signor Sconciaforni vuole fare la Cittadella della Morte al Censer - spiega Osti - E' un'idea folle! Lì dobbiamo fare la Cittadella dello Sport. La mia proposta, ben più ponderata, era nell'area tra via Oroboni e la tangenziale est. Lì eravamo già d'accordo di realizzare una nuova area strategica, un unico polo dedicato alle onoranze funebri, con servizi efficienti e innovativi anche in questo settore tanto bistrattato". Il leader della via coreana al socialismo si dice deluso dalla mancata presa di distanza di Azzalin dalle dichiarazioni di Cicciuzzo, anche perchè un piano per la Cittadella della morte sarebbe già pronto: dovrebbe essere Asm a curare la realizzazione e gestione della nuova area, in cui è previsto l'allargamento dell'attuale cimitero di via Oroboni, con l'aggiunta di nuovi spazi edificabili per cappelle monumentali e un complesso edilizio con i servizi al cittadino, agenzie di pompe funebri, marmisti e fiorari. "L'ottica di questo nuovo open space è di favorire una maggiore concorrenza nel settore, da troppo tempo in mano a poche aziende - spiega Giovanni Salvaggio, presidente della società - offrendo così prezzi concorrenziali e una maggiore varietà di soluzioni. L'area punta a intercettare un mercato transregionale, se non addirittura nazionale, con l'offerta di sepolture e servizi correlati altamente innovativi". Questo, secondo la giunta, consentirebbe di fare entrare nelle casse comunali nuovi fondi per la realizzazione delle opere pubbliche e il mantenimento della sanità pubblica. "Decidano quindi con chi vogliono stare, ma facciano in fretta o saranno i cittadini a decidere, con un referendum popolare sulla Cittadella della Morte", conclude Osti.
Ma la proposta continua a fare interrogare la politica su entrambi i lati. Innanzitutto perchè Cicciuzzo Sconciaforni, oltre ad essere pornodivo ed esponente del Pdl, è impresario di un'agenzia di pompe funebri e sarebbe quindi in pieno conflitto di interessi. "Gli affari sono affari", ha dichiarato l'interessato, ammiccando con lo sguardo rivolto al proprio bacino. Secondo alcuni ostudiosi dell'Accademia del Bavarolo, però, dietro le manovre di Cicciuzzo ci sarebbe niente meno che il solito Renzo Marangon. Tant'è che la giunta rivoluzionaria di Azzalingrado avrebbe già deciso di concedere, per la traslazione nella futura cittadella della morte, il corridoio umanitario "Ultimo viaggio" proposto da Marangon per alleviare le sofferenze dei cittadini occidentali, impossibilitati a seppellire i propri cari per mancanza di cimiteri adeguati. A Marangon tocca ancora una volta smentire: "Possibile che ogni volta che qualcuno scoreggia a Est del muro io devo precisare che non sono coinvolto? - tuona - Vogliono aprire il corridoio umanitario? Bene! Se così sarà, appunterò questa conquista di umanità sul mio petto come un gagliardetto. Si vergognino invece quelli che non cercano la pace".

sabato 26 dicembre 2009

Romanzo Pulp - Capitolo 9.000

Riassunto del capitolo precedente: Aldo, un bidello quasi sessantenne, vuole diventare un personaggio di punta del romanzo pulp che sto scrivendo. Siccome non sa sparare e non usa droghe, cerca un'esperienza sessuale pulp e la trova in un gesto di autoerotismo che prevede l'uso di una bistecca e di un termosifone. Ma mentre ha luogo il coito autarchico, nei cessi della scuola elementare, finito l'orario scolastico, Aldo rimane incastrato per la troppa eccitazione. Disperato chiama aiuto e... (Vi consigliamo di smettere di leggere subito)

La porta del cesso si aprì ed entrò Giorgio. Era il nuovo bidello. Un quarantenne grasso, che dimostrava dieci anni di più e puzzava di fumo e di vino acido. Non si finse nemmeno sorpreso, nè rise, nè chiese cosa stesse combinando. "Sono incastrato, aiutami! Mi fa un male cane", mugolò Aldo. L'altro si avvicinò quasi con fare da esperto. Spense il termosifone. Gli tastò le palle e gli diede un'occhiata al pisello come se stesse osservando il radiatore dell'auto in panne: "Ti si è gonfiato troppo e adesso il sangue non riesce più a defluire, per forza sei incastrato". Aldo gli lanciò uno sguardò colmo di disperazione.
"Non ti preoccupare, ti aiuto io a finire", gli disse Giorgio con una voce suadente. Iniziò ad accarezzargli il membro in modo sensuale. Spiazzato, Aldo protestò: "Ma che fai?" L'altro gli si avvicinò e gli sussurrò in un orecchio: "Ssssh, rilassati, andrà tutto bene". Aldo si sentiva come una quindicenne alla sua prima esperienza erotica. Giorgio lo abbracciò da dietro e iniziò a baciargli il collo, il viso, le orecchie, mentre con una mano lo accarezzava intimamente e con l'altra ne esplorava il corpo. Poi si slacciò i pantaloni e li lasciò cadere a terra. Aldo non oppose resistenza, nemmeno quando sentì il membro caldo dell'altro appoggiarsi alle sue natiche e lì diventare sempre più turgido e cercare di infilarsi. Non si oppose, anzi, si appoggiò e subì. All'inizio ebbe paura, sentì dolore, poi vampe di piacere iniziarono a riscaldargli il corpo, sempre di più, sempre di più. L'altro dietro di lui era forte e caldo, conduceva il gioco con sicurezza e vigore. Un elettroshock di piacere gli risalì dalle gambe, facendolo tremare. Aldo venne, con il cazzo ancora infilato nel termosifone, imbrattando il muro con un fiotto di sperma. Gridò in modo incontrollatamente gioioso. E finalmente riuscì a liberarsi dalla trappola. Ansimando e tremando di eccitazione si voltò per ringraziare Giorgio. Ma alle sue spalle non c'era nessuno. Se l'era solo immaginato?, si chiese.
La sera Aldo tornò a casa. Aveva buttato la bistecca in un bidone. La Irma lo aspettava in cucina. Aveva preparato una bistecca ai ferri e patate lesse. Aldo mangiò la bistecca in silenzio. Sentiva ancora un certo, inspiegabile languore nel basso ventre. La moglie lo guardò e gli chiese se stava bene. "Sei stranamente silenzioso - gli disse - Di solito mi inondi di chiacchiere su qualsiasi fesseria". Aldo posò la forchetta e, mandando giù il boccone, disse che era solo perso nei suoi pensieri. La moglie gli chiese cosa stesse pensando, dato che ormai lo riteneva incapace di pensare. Aldo stava pensando che era riuscito a diventare protagonista del romanzo pulp. E pensava a com'è strana la vita, che a volte per ottenere quello che cerchi devi arrivarci per una strada strana e alla fine ti cambierà la vita più di quello che credevi. E pensava anche che forse quello che era successo quel pomeriggio se l'era immaginato davvero. "Stavo pensando - disse Aldo - che anche gli amori solo sognati spesso restano nella memoria con la stessa intensità di quelli reali". La moglie lo guardò obliqua e disse: "C'è un finale a questa storia o andremo avanti così fino alla prossima guerra termonucleare?"

venerdì 25 dicembre 2009

Romanzo Pulp - Capitolo 8.999

Bisognava puntare tutto sul sesso! Aldo voleva a tutti i costi un ruolo in primo piano nel romanzo pulp, ma non sapeva sparare con una pistola, non tirava di coca e non conosceva parolacce particolarmente ficcanti.
A dire la verità, anche in tema di sesso la vita di Aldo non era ricca di aneddoti significativi. La Irma, sua moglie, una cassiera del supermercato sovrappeso di cinquantadue anni, ne dimostrava dieci di più e aveva la stessa verve erotica. Non che Aldo fosse di grande aiuto nel risvegliare nella Irma la passione ormai sepolta da una coltre di monotonia, data la sua abitudine di aggirarsi per casa con le braghe del pigiama stazzonate, tirate su fino a sotto i flaccidi capezzoli, con una vestaglia malandata e semi aperta sulla pancia rigonfia. Aldo, di professione bidello, anzi personale Ata, aveva cinquantasette anni e pochi capelli spiaccicati in testa con un orrido riporto. La sua vita sessuale era quasi inesistente e per nulla intrigante per l'autore di un romanzo pulp. Quindi Aldo doveva inventarsi qualcosa di nuovo. Un paio di anni prima era andato a prostitute, ma l'esperienza era stata inferiore all'aspettativa. Ricordava quasi con vergogna la scena di se stesso che, ansimando come un asmatico, stantuffava tra le gambe di una signora cinese, intenta a guardare il soffitto con per nulla celata indifferenza. Non una scena da romanzo pulp. Non gli restava che virare sul trash completo: la scena autoerotica con la bistecca nel termosifone.
Tutto si svolse nei cessi della scuola elementare, nel tardo pomeriggio della vigilia di Natale. La scuola era deserta. Maestre e bambini erano andati a casa. Aldo estrasse dal frigo della sala insegnanti la bistecca che aveva comprato la mattina al discount. Si calò le braghe e rimase con le terga nude e il penzolone floscio rivolto verso il termosifone. Avvolse il proprio pisello nella bistecca e la infilò in una delle fessure del termosifone. Avete capito come funziona, no? Ma è qui che accade l'inaspettato: Aldo si lasciò andare a una timida ondulazione del bacino, poi cominciò a pompare con vigore, finchè non si accorse che, nonostante l'eccitazione, non riusciva a concludere il rapporto. Cercò di sfilarsi per finire il lavoro con le mani, ma scoprì di essersi, dio sa come, incastrato. Iniziò a sudare freddo. Già immaginava la scena dei pompieri che venivano a smontare il termosifone, tra le risate. E sua moglie che lo aspettava a casa, furiosa e piena di vergogna, dopo avere buttato nel cesso la cenetta della vigilia. Ma lui intanto era incastrato e non sapeva come uscirne. Il panico aumentava. Aldo si lasciò sfuggire un rauco grido d'aiuto.
E l'aiuto arrivò...

giovedì 24 dicembre 2009

Cicciuzzo: un culo, due poltrone

Doppia candidatura a sindaco in vista per Cicciuzzo Sconciaforni che intende proporsi come sindaco sia di Rovigo Ovest che di Azzalingrado.
Il popolare attore punterà tutto su un ambizioso progetto infrastrutturale, con cui di riunificare la città attraverso comuni interessi economici. “La nostra carta vincente si chiama Polo crematorio, che renderà Rovigo città della morte – spiega il lardoso artista, vestito da becchino e toccandosi le parti intime (vedi immagine) – sarà il fulcro della Citadelle de la mort, come mi piace chiamarla con un francesismo. E credetemi, io di decessi, avendone molti alle spalle, ne capisco. Come imprenditore ho investito nel business delle pompe funebri, come attore ho sempre cercato di trasferire al mio pene il rigor mortis applicando il metodo Stanislavskij”. La collocazione deve essere ancora decisa, ma Cicciuzzo pensa all’area interessata dal piano strategico regionale Urban Labor, che va dal CenSer all’ex ospedale psichiatrico. “Un’area divisa dal check point di Mezzavia – rileva Sconciaforni – proprio per questo è necessario riunificare Rovigo. Divisi nella vita, saremo uniti dalla morte in un orizzonte di prosperità. Senza contare che
la combustione dei cadaveri come biomassa alimenterà un sistema di teleriscaldamento, incentivando l’impiego di una fonte rinnovabile e prevenendo la formazione di nuovi giacimenti di combustibili fossili, derivati dalla decomposizione dei defunti. Cazzo, chi è più ambientalista di me? Pigliatevi questo, Verdi! Tié!”.
Cicciuzzo, grazie al generoso contributo della Cia che conta di impiegarlo in funzione antisocialista, ha già iniziato a stampare migliaia di manifesti con lo slogan “Un culo, due poltrone” che campeggeranno sulle plance elettorali di qua e di là dal Muro. “Varda tì, eo ghevo dito mi ca’ sera mejo un partito solo, brutta madosca! Anca sto panzon de merda fascista… – ha commentato a botta calda, Graziano Azzalin, leader del settore est – con questo intendo dire che abbiamo investito con convinzione sul pluralismo come elemento di rafforzamento dell’esperienza socialista. Come avrebbe detto il presidente Mao o Antonio Costato: che cento fiori sboccino, che cento scuole si confrontino”.
A Ovest la scelta di Cicciuzzo spacca il Pdl. “E’ evidentemente una manovra di Renzo Marangon per continuare ad avere rapporti trasversali col centrosinistra” dicono all’unisono Mauro Mainardi e Luca Bellotti. Ma è lo stesso Marangon a rispedire le accuse al mittente: “Io ho proposto corridoi umanitari, non riunificazioni. Mi pare chiaro che la proposta di Cicciuzzo va nella direzione di disarticolare l’Urban Labor per screditarmi. Quel ciccione lascivo è chiaramente foraggiato dal Salvadanaio per i boschi”.

mercoledì 23 dicembre 2009

Fuga da Azzalingrado

"Abbiamo la libertà, abbiamo l'uguaglianza, ma ci stiamo dimenticando della fraternità. Non possiamo vivere in una città, anche se socialista, in cui si promuove per legge un torto a una parte dei cittadini. Il socialismo è l'utopia di una società più giusta, non un modello amministrativo, come sembra invece intenderlo l'attuale giunta di Azzalingrado".
E' un estratto della lettera pubblica inviata da alcuni esponenti dell'establishment di Rovigo Est al leader Graziano Azzalin, dopo la clamorosa espulsione dalla città di Adelma Benni (nella foto), intellettuale anarchica e fuori dagli schemi, da tempo invisa al mondo politico di entrambi i lati del muro. La signora Benni, celebre per avere mazzolato celerini e commentato più volte con caustico eloquio le scelte delle istituzioni, questa volta è finita nella bufera per avere violato le leggi di Azzalingrado. Le forze dell'ordine del quadrante socialista le contestano: favoreggiamento dell'immigrazione clandestina da Rovigo Ovest a Rovigo Est; manifestazione non autorizzata (un picchetto in piazza in cui distribuiva preservativi agli studenti); stampa del pamphlet "Il tradimento del socialismo", in cui invita i cittadini a prendere le armi e sbarazzarsi di qualsiasi istituzione oppressiva, "anche di quelle che inneggiano in modo ipocrita alla libertà delle masse e nella realtà operano scelte a esclusivo beneficio delle elite". Immediatamente buttata fuori dai confini di Azzalingrado, la Benni ha però rifiutato l'invito delle autorità di Rovigo Ovest a trasferirsi nel loro territorio: "Non sarò il giocattolino della propaganda di quell'orrenda città ultracapitalista - ha commentato - Odio con la stessa intensità i poteri autoritari e i democratici radical chic. Ieri ho ricevuto una mail di solidarietà da Yoani Sanchez, le ho risposto di andare a cagare". Adelma Benni si è dunque trasferita in Repubblica Zenana, dove starebbe organizzando la rivolta o la fuga dei cittadini delusi dall'esperimento di Azzalingrado, ma anche degli oppressi di Rovigo Ovest.
E i primi transfuga si sono fatti sentire con un documento, consegnato ad Azzalin dall'ex assessore Giovanna Pineda, che si è dimessa dalla giunta rivoluzionaria. "Questa giunta non ha fatto e non farà nulla di modernamente socialista - dice la Pineda - Nei piani per lo sviluppo della città c'è grande spazio per boulevard monumentali e progetti per l'organizzazione del lavoro collettivo e dei servizi, ma nessun ideale per cambiare radicalmente la società. Questa giunta crede che il socialismo sia una formula per amministrare cose e persone". L'assessore ha già annunciato il trasferimento a Stienta, ridente località della sinistra Po, in cui è nel frattempo una sommossa rivoluzionaria ha dato vita a una repubblica socialista autonoma, gemellata con la repubblica anarchica libertaria di Zenania. "Ci riproviamo - spiega il comandante Sandro Partesani, leader della rivoluzione di Stienta - Il socialismo non si attua in un giorno, ma ogni esperimento che facciamo serve a farci un passo avanti sulla strada per raggiungere una società di uguali".

martedì 22 dicembre 2009

Cicciuzzo Metal

Il misterioso ritorno di Cicciuzzo Sconciaforni dà linfa alla vita
culturale di Rovigo Ovest, solitamente ritenuta meno vivace di quella di Azzalingrado.
Nel settore capitalista del capoluogo polesano, infatti, alcuni gruppi di giovani hanno deciso di iniziare a suonare la Cicciuzzian Music, una sorta di risposta dei fedeli cicciuzziani a espressioni consolidate come il satanico Black Metal o il cattolico Christian Rock. Il lancio ufficiale è avvenuto all’auditorium di via Casalini, principale spazio musicale di Rovigo Ovest, con il Monster of Cock, festival di musica cicciuzziana promossa da giovani del luogo. Tra questi il giovane e rotondetto Ildefonso Schuster (nella foto), vocalist degli His Cicciuzzian Majesty e tra gli ideatori della manifestazione. “Sono anche l’ideatore del simpatico calembour che da titolo alla rassegna - spiega il ragazzo, omonimo di un alto prelato milanese - noi panzoni siamo grati a Cicciuzzo perché, quanto è più di Botero, ha sdoganato la corpulenza riportando in auge il motto “grassezza mezza bellezza”. Nel capitalismo arraffone ed edonista, il cicciuzzianesimo è la base spirituale di una nuova kalokagathia. Ringrazio mio padre Moano e mia madre Pancrazia per avermi iscritto a calci in culo al liceo classico, quando io volevo fare la Radio Scuola Elettra. Vi
inviterò nei prossimi giorni alla presentazione di “Seven sons of seven bitches”, il nostro primo disco”.
Si inserisce sulla stessa linea Carmine Uacciwariuari, di origini siculo-finniche e talentuoso batterista dei Divine Sex Obesity. “Mi sono avvicinato al cicciuzzianesimo grazie alle lezioni di catechismo dei seguaci di Jean Francois Frasciazzo. Primo ero normopeso e privo di disturbi maniacali di natura sessuale. Ora ho superato i 130 chili su un 1,78 di altezza e ho scoperto che con un anguilla può servire non solo al piacere del palato, nel corso di una serata a tavola”. Commosso Cicciuzzo Sconciaforni che, per ringraziare i promotori, ha personalmente sodomizzato tutti i leader delle band presenti alla rassegna. Tra questi anche Evziuty Grisadh, leader e bassista dei Deny Liposuction, che ha dovuto dare forfait per una perforazione dell’intestino retto, seguita all’incontro con il proprio idolo. Il musicista ha annunciato che questa esperienza sarà alla base di un raffinato concept album che si intitolerà Mistica Misteria
Cicciuzziana.

lunedì 21 dicembre 2009

La misteriosa scomparsa di Gesualda

La fuga di Gesualda Laputtana a Panama è direttamente collegata alla visita di Barack Obama a Rovigo Ovest, con il pretesto di una porchettata del Pdl per difendere il modello capitalista in contrapposizione a quello socialista in costruzione ad Azzalingrado.
Il presidente statunitense, infatti, avrebbe incontrato segretamente la pornostar, attraverso la mediazione di Antenore Sconciaforni e Cicciuzzo Monello rientrati dalla residenza calabrese di Monello Vianello. A documentare il tutto è Antonio Costato, teorico marxista leninista della Linea Rossa e, evidentemente, in grado di infiltrare la sede di Unindustria, sede della Linea Nera di Fabrizio Rossi, dove si sarebbero incontrati Obama e la signora Laputtana. “Gesualda ha avuto l’incarico di convincere, come solo lei sa fare, i governanti panamensi a riaprire il Paese alle basi Usa – spiega Costato – e il risultato è già arrivato. L'iniziativa dell'imperialismo americano per recuperare terreno in America Latina, lanciata da Giorgino Bush, è proseguita dall'attuale amministrazione che, dopo aver firmato un accordo con il governo reazionario della Colombia per l'uso di sette basi aeree, ha ottenuto dalle autorità di Panama l'autorizzazione a ridislocare le proprie forze militari. L’obiettivo è il controllo del Canale è l’apertura di una finestra per penetrare nei Caraibi”.
L’apertura dei rapporti con la Casa Bianca sarebbe stato avviato da Cicciuzzo Sconciaforni che, avuto sentore delle manovre di Graziano Azzalin sul lato orientale della città, avrebbe deciso di stringere i contatti. ("Sono un vero esperto di rapporti", avrebbe commentato Cicciuzzo.) Ergo la sua morte sarebbe stata un’abile manovra dei servizi segreti che, circuendo lo squilibrato Icaro Trabbona poi eliminato sulla sedia elettrica, avrebbero organizzato il falso omicidio di Cicciuzzo finanziando la costosa messa in scena dello sparo della materia protostellare nello spazio, sfruttando la compiacenza di Gaio Barfowskij, ottenuta grazie alla collaborazione tra i gemelli Vianello Monello e Monello Vianello, per ragioni ancora da chiarire, e il coinvolgimento di Jacopo Carlotti. Insomma, Rovigo Ovest al centro delle grandi trame spionistiche internazionali come la vecchia Berlino divisa, con la concreta collaborazione di prestigiose figure dell'estabilishment. “Checché ne dica quella mozzarella revisionista di Fabrizio Rossi, Azzalingrado è temuta dall’imperialismo – spiega ancora Costato – è un modello genuinamente polesano di via al socialismo, dunque, è più difficile convincere i cittadini che è meglio rinunciare a servizi pubblici e pari opportunità, per un frullatore ultimo modello o per inutili libertà formali, che diventano concrete solo per i padroni dei mezzi di produzione e di scambio”.
Uno scambio alla pari, dunque. I rodigini dell’ovest aiutano gli Usa a contrastare la costruzione del socialismo del XXI secolo in Sudamerica e, viceversa, il governo statunitense proverà a ricacciare l’analogo esperimento di Azzalingrado nel settore ovest, tanto più pericoloso perché nel cuore dell’Ue. “Le notizie sulla concessione dell'utilizzo delle infrastrutture militari panamensi alle forze armate americane erano cominciate a circolare nel paese nello scorso settembre, dopo la visita a Panama della segretaria di Stato, Hillary Clinton – conclude Costato - il governo panamense aveva comunicato di aver stipulato con gli Usa solo un accordo di cooperazione bilaterale, allo scopo di rafforzare la presenza delle forze panamensi nelle due basi navali di Bahía de Piña nella provincia del Darién al confine con la Colombia, e di Punta Coca nella parte sud-occidentale del paese. Le capacità di mediazione e persuasione di Gesualda Laputtana hanno fatto accelerato il processo. E se mi consentite una battuta triviale: quella sì che è una porchetta che rende!”.

domenica 20 dicembre 2009

Romanzo Pulp - Capitolo 2

Nella scorsa puntata Zigbniev, un giovane rappresentante di armi letali, si reca a colloquio con il generale Sherman, capo del Ministero della Guerra e dello Sterminio, per proporgli una nuova arma. Ma la logorrea di entrambi i personaggi fa sì che il primo capitolo si concluda sul più bello. Alla fine della chiacchierata, Sherman invita Zigbniev a mostrare il suo prodotto...

Zigbniev sapeva di avere pochi minuti, meno di tre minuti, per giocarsi tutte le carte. Doveva essere deciso, spudorato e appassionato. Il generale cercava qualcosa di nuovo e lui aveva la vera novità dell'anno a venire.
Pensò ancora una volta a sua moglie e a suo figlio. Si alzò in piedi e srotolò un poster: "Eccola: l'ingravidatrice". Il generale non nascose la propria curiosità e fece cenno di andare avanti. "Questa non vi annoierà. E' la prima arma chimica che rilascia ormoni. Dispersa in ambienti sovrappopolati aumenta esponenzialmente la fertilità delle donne e altera i processi biochimici degli uomini, aumentando la libido e le chance riproduttive. Le donne ingravidate danno vita a parti gemellari di sette o otto soggetti. E' l'arma ideale da usare in contesti di estrema povertà e alta densità della popolazione, perchè produce un boom demografico disastroso. Stiamo cercando di capire in quanto tempo l'uso su larga scala di questa arma possa portare una società al collasso. Potreste sperimentarla nella striscia di Gaza".
Sherman si allungò in avanti: "Se questa è davvero l'arma definitiva, il principato ebraico di Israele non lo permetterebbe mai. Loro sanno benissimo che il giorno in cui sarà morto l'ultimo palestinese, per il loro paese inizierà il declino. Israele ha bisogno dei palestinesi. Sono anche ottimi bersagli per esercitarsi nel tirassegno. Ma la sua arma mi piace, sa perchè?". Zigbniev scosse il capo. "Perchè mi diverte. Perchè ciò che lei ha appena detto sulla guerra è una bella pippa da stratega, ma la verità è che la guerra è il modo con cui le persone crudeli si divertono. Da quaranticinque anni semino mine che strappano gamba e braccia ai bambini, faccio bruciare vive le donne con bombe al napalm e ordino di torturare un anziano davanti ai figli. Questo è il mio lavoro e il mio lavoro dà senso alla mia vita. E per lei che cos'è questo? E' solo un lavoro?" Zigbniev si alzò in piedi e si portò una mano sul cuore, dichiarando fiero: "E' il mio lavoro. Dà il pane ai miei figli e mi fa sentire fiero di essere loro padre. E quant'è vero Dio, amo il mio lavoro".
Sherman si accese un altro sigaro e l'allungò a Zigbniev. "Fumi con me. Parleremo poi dei dettagli tecnici". Il giovane cercò di frenare la felicità che lo stava pervadendo con un moto orgasmico. Il telefono di Sherman squillò. Era la sua segretaria. Una conversazione a monosillabi si concluse con "Lo faccia entrare". Un uomo dalla fisionomia indefinita entrò nella stanza. "Zigbniev, le presento il presidente degli Stati Uniti, Monello Vianello". Zigbniev si inchinò, quasi a leccare le scarpe del comandante in capo. "Si alzi, si alzi", disse Monello Vianello. "A cosa devo tanto onore?", disse Sherman, che non aveva ancora incontrato di persona il presidente. "Lei è quello che si occupa delle armi letali?", disse Monello Vianello sedendosi sulla sua scrivania e rubandogli un sigaro. Sherman annuì. "La vuole sapere una notizia curiosa?", disse Monello Vianello. Sherman fece cenno di continuare, Zigbniev pure. "Saprà che sono stato eletto dal Partito Unico Democratico-Repubblicano con un programma militarista e imperialista - espose il presidente - Ebbene, vi ho fregati". Sherman sbiancò: "Vuole chiudere il reparto armi letali?". Il presidente rise: "Ben di peggio. Sono il leader di un movimento terroristico anti imperialista. Con la mia elezione gli Stati Uniti sono finiti. Ho dato accesso a questa struttura ai miei fidati. Abbiamo piazzato esplosivo in ogni pertugio. Tra meno di due minuti l'edificio sarà ridotto in briciole". Sherman non sapeva se ridere o piangere. Ma non ebbe il tempo di fare nè l'una cosa, nè l'altra. Il presidente estrasse una sciabola da sotto la giacca e con un fendente fulmineo lo decapitò. La testa rotolò ai piedi di Zigbniev, imbrattando di sangue le sue scarpe di coccodrillo. Dal collo squarciato un fiotto rosso lasciò un'enorme macchia sul soffitto.
"Sherman, però, lo volevo uccidere personalmente", disse Monello Vianello. Zigbniev non capiva: "Ma perchè si è fatto eleggere presidente se odia il nostro paese al punto da volerlo distruggere?". Monello Vianello lo guardò quasi con compassione, mentre usciva dalla finestra: "E mi chiedi perchè?". Un attimo dopo Zigbniev subiva gli effetti devastanti dell'esplosione, passando dallo stato tridimensionale a quello bidimensionale.

sabato 19 dicembre 2009

Romanzo Pulp - Capitolo 1

Il generale Sherman dava sempre l'impressione di divertirsi un sacco quando i suoi consulenti militari gli mostravano il catalogo con le nuove armi prodotte dall'industria bellica.
Dicembre era il suo mese preferito. Per lui Natale coincideva con lo shopping perle guerre dell'anno nuovo. Il Ministero della Guerra e dello Sterminio in dicembre preparava il bilancio preventivo, che per Sherman signifcava una sola cosa: comprare armi nuove. Tutti i giorni un via vai di rappresentanti dell'industria degli armamenti entrava ed usciva dal suo ufficio, lasciando cataloghi e biglietti da visita. Per quei poveri ragazzi, che arrivavano quasi strisciando per reclamizzare un nuovo modello di missile all'uranio impoverito o una nuova arma per mutilare i bambini, incontrare il generale Sherman era l'occasione per dare una svolta alla lora vita. Se avessero ottenuto anche una modesta commissione dal Ministero, l'azienda magari li avrebbe promossi, avrebbero ricevuto un aumento e acceso un mutuo per comprare una casa in Florida. Zigbniev pensava a suo figlio Ivan, mentre entrava dal generale: non avrebbe avuto il cuore di tornare da lui dicendogli che non era riuscito a vendere nemmeno un grammo di antrace, nemmeno una mina antibambino, nemmeno una miserrima partita di missili aria-terra. Aveva le carte in regola per farcela, non doveva fallire.
"Sa qual'è il principale problema dell'uranio impoverito?", chiese Sherman, facendolo accomodare alla scrivania. Zigbniev rispose senza esitazioni: "Gli effetti devastanti sui civili. Sono incontrollabili. Tumori, leucemie, nascita di bambini deformi. Una volta sparso al suolo resta lì per millenni, le sue conseguenze sono note, ma restano altamente imprevedibili". Sherman spippacchiò il sigaro: "E questo secondo lei è un problema?" Zigbniev, che non si era mai chiesto nemmeno se il suo era un nome vero o l'invenzione di uno scrittore troppo pigro per andare a cercare un nome più credibile, replicò sicuro: "E' ovvio che si tratta di un problema. Dopo anni di sperimentazione, le conseguenze di un'arma dovrebbero essere gestibili. Qual'è la percentuale di malattie e feti malformati? Perchè non possiamo controllarla? Quanto uranio impoverito dovremo spargere in Iraq per fare sì che tutti i bambini iracheni delle prossime tre generazioni nascano orrendamente deformi?" Sherman gli chiese perchè si ponesse tutti questi quesiti. "Perchè lo scopo ultimo della guerra è sterminare il nemico e umiliare i sopravvissuti. Un Iraq con un solo iracheno in buona salute è pericoloso. E il Governo lo sa: riempiamo l'Iraq di immigrati asiatici che lavorino nei nostri campi petroliferi. Hanno tirato su le nostre ferrovie, morendo come mosche, ora usiamoli nelle colonie. Quanto agli iracheni, loro ormai hanno fatto il loro tempo. Sono una palla al piede".
Sherman sorrise. Apprezzava la schiettezza di quel giovane, ma non glielo disse. Si finse invece più serio del solito. "E lei cosa mi propone oggi? La solita bomba atomica a basso potenziale? I soliti noiosi gas asfissianti? Il solito fosforo bianco che bruciacchia i bambinetti?" Zigbniev pensò a suo figlio Ivan e si fece forza: ora si giocava il tutto per tutto.

venerdì 18 dicembre 2009

Le argute cronache di Marcello Foccas Gagliardi De' Pepoli

Oggi non si lavora. Ci pensa per noi il buon Marcello Gagliardi Foccas De Pepoli (nella foto), baronetto e collaboratore del Corriere del Veneto, che ha seguito il ritorno di Cicciuzzo e ci omaggia di un articolo di approfondimento che posteremo senza nemmeno leggerlo, tanta è la fiducia in questo ragazzo arguto e alla moda.

AZZALINGRADO - Si infittisce il mistero del pornoattore smemorato. Cicciuzzo Sconciaforni, 30 anni, dalla scorsa estate dato per morto ed esploso in forma di Supernova, ad alcune settimane dalla sua presunta scomparsa si è presentato nella piazza principale di Azzalingrado dicendo di non ricordare nulla. Proprio qualche settimana fa sua Vianello Monello, suo amico/nemico ha venduto la casa al mare di Sconciaforni per pagare una multa per una gara non autorizzata in fuoriserie con un altro autorevole opinionista, Jacopo Carlotti.
Questo giovane artista, diventato divinità per alcuni gruppi religiosi, si è presentato sabato al compagno Graziano Azzalin dicendo: «Penso di essere una persona considerata dispersa. Rendendo note le sue generalità, ha assicurato di aver perso la memoria e di non poter dire come ha passato le ultime settimane della sua vita, dopo la sua scomparsa il 17 agosto. Quel giorno Sconciaforni rimase ucciso negli Usa sul set del film “Cum togheter”, tributo hard a John Lennon per la sostituzione della pistola a salve nella scena dell’omicidio del cantante con una vera. L’arma da fuoco fu sostituita dall’attrezzista Icaro Trabbona che, giustiziato sulla sedia elettrica, non aveva mai saputo fornire motivi plausibili per il suo gesto e da morto non potrà certo offrire chiarimenti.
Alcune settimane dopo ricompariva Vianello Monello, morto in uno scontro a fuoco per difendere la fidanzata Gesualda Laputtana (attrice che ha spesso recitato con Cicciuzzo), e contestualmente la donna ha chiesto riparo a Monello Vianello assieme al figlio Antenore (concepito con Cicciuzzo stesso, ma inteso come erede di Vianello Monello) e al clone Cicciuzzo Monello, nato in laboratorio dalla sintesi di quelli che si pensavano essere i dna di Cicciuzzo Sconciaforni e Vianello Monello.
Dopo la sua comparsa ad Azzalingrado e il rapido passaggio a Rovigo Ovest, Cicciuzzo ha ritrovato Antenore e Cicciuzzo Monello alla porchettata del Pdl, ma non la signora Gesualda e Vianello Monello. I tabloid inglesi riferiscono che la signora ha recentemente venduto le case di sua proprietà prima di partire per l'estero, circa sei settimane fa. Pare a Panama, dove avrebbe aperto un conto corrente, forse in Australia o alle Antille, ipotizzano alcuni ex vicini di casa. Una partenza un po' precipitosa secondo il suo entourage. «Non ha salutato nessuno né lasciato i suoi riferimenti. Sembra essersi volatilizzata», ha raccontato un vicino alla redazione di Biancoenero che, unica testata indipendente in ambito Ue, ha deciso di scavare nella vicenda. Nella casa donatale da Monello Vianello, poco dopo l’arrivo nella sua tenuta in Calabria, avrebbe lasciato mobili e diversi oggetti.
Anche i due eredi della signora Laputtana, Antenore e Cicciuzzo Monello, dicono di non sapere dove si trovi la donna. In un comunicato diffuso dalla polizia di Rovigo Ovest, fanno sapere: «La notizia dell'apparizione di Cicciuzzo è stata uno choc enorme per tutta la famiglia. Siamo molto felici che sia vivo, e non vediamo l'ora di passare del tempo con lui. Immaginate voi come e in quanti modi». Nella stessa dichiarazione, Antenore e Cicciuzzo Monello dicono che la madre è stata informata ed è «molto felice» della notizia. La donna sarebbe a Panama, ma neanche loro confermano questa notizia diffusa dalla stampa indipendente. «Abbiamo parlato con Cicciuzzo, sta bene, ma al momento non ha memoria degli eventi occorsi dopo quel fatidico 17 agosto 2009» scrivono i figli. «A causa di questa condizione non abbiamo molto da aggiungere», dicono i due giovani, che chiedono ai media di rispettare la privacy della famiglia in un momento così delicato.
Cicciuzzo Sconciaforni e Vianello Monello avevano sottoscritto un'assicurazione per la vita? Se lo chiedono i giornali locali senza per ora riuscire a rispondere. Per entrare in possesso del denaro velocemente il coniuge che sopravvive deve di solito produrre un certificato di decesso: chissà se l'inchiesta giudiziaria sulla morte presunta del signor Sconciaforni ha permesso di stabilire il decesso con certezza, ragionano i tabloid locali. Altra pista potenziale: secondo diverse fonti, il pornoattore, occasionalmente piccolo operatore di Borsa, un po' eccentrico a detta dei vicini, avrebbe accumulato debiti importanti prima della sua scomparsa. La polizia di Azzalingrado ha annunciato che interrogherà Cicciuzzo Sconciaforni nei prossimi giorni e ha lanciato un appello per trovare testimoni che abbiamo avuto a che fare con lui negli ultimi cinque anni. Resta da dimostrare che da Rovigo Ovest concedano l’estradizione del controverso attore.
“Non lo daremo mai in mano a gente crudele, addestrata da quel pupazzo senza scrupoli di nome Sabbiolino” ha detto il capo della polizia occidentale, Matteo Zangirolami.
"Io sarei per consegnarglielo solo nel caso vi siano delle scene di bondage e ci autorizzino a riprenderle" ha infine chiosato Leonard Fittipaldi, agente e produttore di Cicciuzzo Sconciaforni.

M.G.F.D.P.- B.D.H.

giovedì 17 dicembre 2009

Il ritorno di Cicciuzzo

La notizia doveva essere la decisione di intitolare la piazza del municipio di Azzalingrado a Severino Bolognesi, fondatore del Pci polesano e dirigente della Resistenza, e invece il destino ha voluto diversamente.
Mentre Graziano Azzalin scopriva la statua che ritrae l’energico carpentiere di Stienta, dal nulla è ricomparso Cicciuzzo Sconciaforni (nella foto, di repertorio perchè non avevamo immagini più recenti), ritenuto non solo morto ma trasformato in stella e sole di un piccolo sistema planetario derivato dalla sua ubertosa materia genetica. “Ma porco disco era una vita che sognavo questo momento e dal nulla mi deve ricomparire questo brutto ciccionazzo sfatto? Con questo intendo dire che sono veramente sorpreso che uno dei più noti artisti del nostro territorio, dato per morto, abbia deciso di riapparire in un momento così pregnante per la nostra comunità! E spero Cicciuzzo abbia l'intelligenza di non fraintendere il termine pregnante”.
Nonostante questo sorprendente ritorno, nessuno collaboratore dei giornali ha inteso porre domande, tra chi non ne sapeva nulla per il continuo turnover degli articolisti e chi non ha più voglia di farne perché tanto si è sempre pagati una miseria con trattamenti avvilenti.
Cicciuzzo non ha voluto aggiungere nulla, limitandosi a farsi fotografare e cercare di aumentare l’inquietudine dei presenti con una sola frase sibillina: “Eccomi qua, ma non ricordo più nulla”.
L’attore ha poi passato la frontiera al check point più vicino, quello di Mezzavia dove è stato accolto trionfalmente dai sodali del Pdl che hanno cucinato una porchetta tutta per lui, senza fare domande.
Il capo dei cicciuzziani scismatici, Jean Francois Frasciazzo, ha annunciato con gaudio e tripudio: “Quei fessi che fanno a riferimento a Nathaniel Pierpont Morgan continuino a girare per lo spazio. Il nostro Messia ha mostrato chiaramente a chi va la sua benevolenza: non vedo l’ora di congiungermi a lui facendomi benedire le terga”.
Sobria la replica di Pierpont Morgan: "Spero Cicciuzzo dal pianeta promesso mi autorizzi a tornare un giorno sulla Terra e rendere la pariglia a quegli eretici con un'azione tanto risoluta da far sembrare il massacro degli Ugonotti una festa delle medie". Il Corriere del Veneto, pare per tramite dell’altrettanto misteriosamente redivivo Vianello Monello, ha annunciato che darà alle stampe un forbito articolo a firma Marcello Foccas Gagliardi De’ Pepoli, danaroso pupillo del direttore Ugo Savoia e abilissimo nel raccontare i fatti senza spiegarne i perché.
“Vabbé fate quel cazzo che volete – ha commentato Azzalin – domani abbatterò la statua di quel fesso di Vittorio Emanuele per intitolare la piazza a Palmiro Togliatti, mentre Palazzo Nodari diventerà Palazzo Pietro Secchia alla facciaccia vostra. Spero solo che non ricompaia qualche altro caso da “Chi l’ha visto” a rompere le palle!”

mercoledì 16 dicembre 2009

Il tunnel


Una lunga galleria sotterranea che attraversava il confine tra i due lati di Rovigo è stata posta sotto sequestro questa notte dalle forze dell'ordine di Rovigo Ovest, mentre anche sul versante orientale le autorità hanno posto i sigilli e avviato un'indagine.
Permane dunque il mistero sul tunnel, che passa sotto il muro di separazione tra Rovigo occidentale e Azzalingrado, circa a metà del vecchio corso del Popolo, sfruttando alcune catacombe preesistenti nell'area e collegando di fatto in modo clandestino le due città separate per motivi politici. Impossibile sapere se fosse usato dai cittadini dell'Ovest per espatriare nell'egualitaria e socialista Azzalingrado o, viceversa, se gli abitanti del lato est lo utilizzassero per ricongiungersi ad amici e parenti rimasti sull'altro lato, la turbocapitalista e iperliberista Rovigo Ovest. Al momento le accuse incrociate tra le due giunte rendono impossibile stabilire cosa passasse sotto terra. "Sappiamo che il benessere e i servizi pubblici di Azzalingrado fanno gola a molti, specie i più poveri, che a Rovigo Ovest non possono permettersi nemmeno le cure sanitarie - commenta Graziano Azzalin, leader del quadrante orientale - Su questo ci siamo attivati per una soluzione diplomatica. Non apprezziamo dunque che si ricorra a facili scorciatoie. I flussi migratori verso la nostra area vanno comunque governati, per potere pianificare il nostro sviluppo economico e urbano".
Dal versante ovest, il capo delle forze dell'ordine Matteo Zangirolami rovescia le accuse: "Sono i vostri cittadini a fuggire dalla miseria e dal totalitarismo comunista, in cerca di un futuro a occidente, dove chiunque può realizzarsi da sè, se si rimbocca le maniche o al limite se proviene già da una famiglia di latifondisti. La gente viene da noi in cerca di libertà, ordine, servizi di alto livello, nuove possibilità professionali. Ma anche noi siamo contrari a tunnel sotterranei stile striscia di Gaza. Non possiamo certo accogliere tutti quelli che arrivano. Non ce n'è abbastanza per i nostri cittadini, figuriamoci dividere quel poco che abbiamo con gli ultimi arrivati. E' triste, ma è così".
Preoccupato il vescovo, Lucio Soravito De Franceschi, che cerca di ricucire la città lacerata dal muro: "La crescente militarizzazione del confine, a cui stiamo assistendo dopo la scoperta dei passaggo sotterranei, rischia di provocare tensioni e sfociare in scontri tra persone che fino a poche settimane fa passeggiavano serene nella stessa piazza - commenta - Mai come in questa occasione ho avvertito il vero orrore della guerra, capace di distruggere ciò che univa e rendere gli amici carnefici l'uno dell'altro. Basta! Basta! Basta!" Parole di elogio sono arrivate, nel silenzio generale, dall'assessore Giovanna Pineda (Rovigo Est), che è stata immediatamente biasimata dal comitato centrale di Azzalingrado: "Il nemico ci assedia - si legge in un comunicato - Non possiamo mostrarci deboli proprio ora".

martedì 15 dicembre 2009

Cattozzi vescovo: le reazioni


Fa discutere la nomina di Giovanni Cattozzi a vescovo della Chiesa Cattolica riconosciuta dalla giunta rivoluzionaria di Azzalingrado. Eh, beh, ovvio, che fa discutere, no?
Ricevuta la notizia, nel settore Ovest il vladika Paolino ha avuto un improvviso malore. “Vabbé – ha iniziato a dire, preparando la valigia – io parto per fare la mia personale crociata contro quegli atei fetenti finalndesi. Qua non c’è più nulla da fare. E nessuno provi a proporre una porchettata di consolazione!” ha concluso sbattendo violentemente la porta. E mentre il mondo religioso del lato occidentale si interroga a vuoto, si dice disponibile a trovare una mediazione il vescovo della diocesi di Adria-Rovigo Ovest, Lucio Soravito De Franceschi, che in un'intervista al Gazzettino (edizione Rovigo Ovest) ha spiegato: “Cattozzi rimane un amico ma, poffarre, il vescovo sono pur sempre io. Non ho problema, se mi verrà data la possibilità, a lavorare di qua e di là dal Muro. I fratelli di fede di Azzalingrado sono sempre parte del corpo spirituale della Chiesa e, sono convinto, che vi possa essere coesistenza pacifica tra sistemi politici differenti”.
Intanto, saputo della nomina di Cattozzi a presidente della Ficar, Beppe Osti (nella foto) si è presentato a Palazzo Nodari chiedendo udienza. “Volevo rammentarvi che io sono presidente del Comitato centrale guida della locale Associazione chondoista, incarico per cui sono stato direttamente indicato dal Caro Leader Kim Jong Il. Per chi non lo ricordasse il Chondoismo, ossia insegnamento della via del Cielo, è una religione monoteistica e panteistica nata tra il XIX e il XX secolo in Corea. La religione chondoista venne fondata da Choe Jeu in un momento di instabilità culturale e politica, ed è strettamente correlata al movimento nazionalistico e spirituale del Donghak, fondato anche questo dallo stesso Jeu, il cui obiettivo primario era quello di rivitalizzare la cultura tradizionale coreana di fronte ad un'imposizione sempre più vessante delle usanze e dei costumi occidentali. Il Chondoismo è così un sincretismo tra Buddhismo, Taoismo, Confucianesimo, sciamanesimo ancestrale coreano e anche Cristianesimo, religione quest'ultima da cui è stato tratto in particolare l'approccio organizzativo alla società”.
Misurata la replica di Azzalin: “Gnan ‘l tempo de cavarme dai cojoni la Romeo, ca’ go da catarme tra i maroni ‘ncora sto pelacazzi… Con questo intendo dire che è nostra ferma volontà garantire la libertà religiosa e garantire che una pluralità di culture e scuole di pensiero possano concorrere democraticamente all’edificazione del socialismo”.

lunedì 14 dicembre 2009

Scisma religioso a Rovigo

Giovanni Cattozzi è il vescovo di Azzalingrado, nominato da Graziano Azzalin per rispondere alle pressanti richieste dei cittadini di religione cattolica preoccupati perché la Curia è rimasta nel settore Ovest.
La nomina è stata preceduta da una dichiarazione ufficiale dello stesso Azzalin, subito ribattute da tutte le agenzie del mondo. “Ma porca troia, semo drio creare ‘na città socialista e go’ da perdare tempo co ‘ste superstizioni. Con questo intendo dire che siamo assolutamente sensibili ai temi della libertà religiosa e, anzi, crediamo che la Federazione indipendente dei cattolici apostolici romani, la Ficar, saprà offrire un contributo importante all’edificazione della nostra bella comunità. Vogliamo forse dimenticare la centralità dell’apporto dei cristiano sociali nella stesura della Costituzione all’indomani della Liberazione? W la Ficar!”. Il vescovo Giovanni ha subito celebrato messa nella chiesa della Rotonda, trasformata in cattedrale della comunità cattolica di Azzalingrado, in attesa di un eventuale riconoscimento vaticano. Commossa e sentita l’omelia rivolta, con l’usuale plurale maiestatis, ai tanti fedeli accorsi nel tempio palladiano.
“Di gran cuore vi diamo il benvenuto, diletti lavoratori e lavoratrici cattolici, convenuti ancora una volta, alla Nostra presenza, che rinnoveremo in gioia nella fausta data del primo Maggio cristiano, guidati dal vostro celeste Patrono e modello San Giuseppe Operaio, per rendere partecipe della vostra letizia e dei buoni propositi Colui che avete appreso a riconoscere vostra guida, difensore, assessore allo Sport, padre spirituale. Mirando le vostre folte schiere, e le altre anche più numerose che rappresentate, a voi unite dal medesimo spirito, ed ascoltando, nel fervore delle vostre voci, l'unanime palpito di affetto e di fiducia delle molte migliaia di lavoratori cristiani, non possiamo fare a meno di pensare, con commossa riconoscenza verso Dio, autore ed ispiratore di ogni benefico progresso, ai felici mutamenti operatisi nelle ultime settimane in seno alla città di Rovigo, con evidente vantaggio degli stessi operai e della intiera società. Chi mai, dopo la caduta del Muro di Berlino, avrebbe osato immaginare il sorgere di nazioni, quante ve ne sono al presente, nelle quali al ceto operaio sarebbe stata riconosciuta e sancita dalle Costituzioni e dalle leggi la giusta parità di diritti e di dignità rispetto alle altre classi?”.

domenica 13 dicembre 2009

La parola ai lettori


Caro M.V.,
ieri sera ho visto Jurassic Park in videocassetta, un film che mi è sempre piaciuto. Ma non è questo il punto. Il punto è che dopo il film c'era uno speciale in cui ti mostravano i dietro le quinte del film. E lì ho scoperto una cosa incredibile!!! Hai presente la scena del tirannosauro che aggredisce le jeep? E' tutto finto. Lì non c'è nessun tirannosauro, l'hanno fatto al computer. E quindi gli attori che sembrano spaventatissimi dal tirannosauro, in realtà è tutta una finta!
Sono rimasto veramente deluso e mi sono sentito preso in giro, soprattutto perchè a me piaceva molto Laura Dern come persona e adesso scopro che in realtà mentiva. Allora era una presa in giro anche quando si fa male alla gamba scappando dai velociraptor? E pensare che ero stato così contento quando avevo visto che stava meglio. Le avevo anche scritto una lettera di complimenti e auguri di pronta guarigione! Che rabbia!!! Non guarderò più un film con quegli attori in vita mia e mi viene il dubbio che tutti i film di Steven Spielberg siano una truffa!! Tu che hai tanti amici avvocati, non potresti consigliarmi a chi rivolgermi per avere un risarcimento danni per quello che mi è successo?

Adolfo Gasparri

*

Caro Adolfo,
consentimi di premettere innanzitutti che il tuo è un bellissimo nome di derivazione germanica (Athawulf, cioè "nobile lupo"), e che vanta ben quattro santi, tra cui il celebre Sant'Adolfo di Osnabrück, e svariate celebrità, tra cui il primo Duca di Holstein-Gottorp della Casata di Oldenburg, due sovrani del principato di Schaumburg-Lippe, una serie di duchi di Meclemburgo-Schwerin e non dimentichiamo Adolfo Giovanni I, Duca di Stegeborg e del Palatinato-Zweibrücken-Kleeburg. Citerei anche, tanto per rendere più verbosa la mia premessa, personaggi storici, quali l'ex presidente messicano Adolfo López Mateos, il comico Adolfo Margiotta, il Nobel Adolfo Pérez Esquivel, il partigiano Adolfo Serafino e il calciatore Adolfo Ríos.
Ciò detto e premesso, confesso di essere un po' turbato da quanto mi dici, specie per il tuo accenno ai miei amici avvocati. Consentimi di ribadire che purtroppo la cosiddetta giustizia borghese è strutturata in modo tale che il ladro di polli vada in galera in cinque minuti, mentre il bustarellaro o il ricco evasore stiano il più possibile lontani dalla gattabuia. E' un po' come per le cure sanitarie. In Italia c'è la democrazia, ma se sei ricco sono ancora più democratici. Quindi solo un idiota dilapiderebbe un capitale per fare causa a Steven Spielberg. Segui con calma ciò che ti dico: prendi la batteria dell'automobile, collega due fili ai poli e le estremità alle tue tempie. Dovresti sentirti più rilassato. Un saluto,

MV

sabato 12 dicembre 2009

Romanzo Pulp - Capitolo 8.994


L'assessore Coleman aveva appena finito di parlare, quando lui entrò. Ci fu un attimo di silenzio. Era peggiorato dall'ultima volta che l'avevano visto. La pelle cominciava a staccarsi un po' alla volta da una guancia, come la pelle flaccida di un pollo bollito. Emanava un odore rivoltante. Il giornalista zombie raggiunse una sedia, camminando con quel suo tipico passo strascicato. La gamba sinistra, del resto, era completamente disarticolata e per camminare poggiava a terra il dorso del piede, anzichè la pianta. Di conseguenza la pelle del piede era scorticata e tumefatta dall'incessante attrito.
"La conferenza stampa è quasi finita", disse l'assessore Coleman, ben sapendo che al giornalista zombie non importava. Non gli chiese nemmeno se avesse bisogno di un riepilogo. Timidamente l'addetta stampa gli si avvicinò per consegnargli la cartelletta con le informazioni. Da quel che rimaneva di un lobo auricolare cadde una piccola palla di materia putrida sul pavimento, da cui si staccarono brulicando grasse larve di mosca. Il giornalista zombie rimase impassibile. L'addetta stampa gli posò la cartelletta rapidamente sulla mano verdognola, le cui unghie erano gialle, sollevate e scheggiate. Alcuni grossi bubboni deturpavano la pelle. Il ventre del giornalista zombie era rientrato e la cassa toracica sporgeva scheletrica. Ogni giorno che passava, si decomponeva di più. Alcuni dei presenti ricordavano con disgusto quando il giornalista zombie iniziò a presentare i primi sintomi della putrefazione e il ventre gli si era gonfiato orrendamente per la formazione di gas da cadavere. In varie occasioni aveva dato spettacolo di sè, ma il peggio veniva sempre alla fine della conferenza stampa.
Il giornalista zombie non sorrideva mai, ma molti avevano questa impressione. La pelle intorno alle labbra si era ritirata e rinsecchiata, lasciando scoperti i denti e parte delle gengive, ormai nere. I denti, quelli che erano rimasti attaccati, erano ormai marci. Il volto si faceva di giorno in giorno più scavato, gli occhi infossati erano vuoti, i capelli scompigliati svanivano di mese in mese. Prima o poi si sarebbe forse ridotto a uno scheletro, con pochi brandelli di carne rinsecchita, incapace di muovere un passo. Aprì la cartelletta stampa, finse di leggere il contenuto, mentre una specie di bava rosso scuro colava dalla bocca, imbrattando i fogli. Poi la richiuse. Tutti sapevano come sarebbe andata a finire. Ma Coleman fece lo stesso l'errore dei suoi predecessori.
"Ci sono domande?", chiese. Seguì un silenzio che parve eterno. Uno dei giornalisti presenti strinse a sè la borsa e il capotto, come per prepararsi ad una fuga. Tutti guardarono il giornalista zombie, che fissava il vuoto. Coleman accennò: "Bene, se non c'è altro..." Ma non funzionò. Il braccio del giornalista zombie scattò verso l'alto, secco come un ramo morto. Dal polso squarciato pendevano brandelli di carne secca. "Io", disse, con la voce roca di una creatura le cui corde vocali erano state corrose dai vermi molto tempo prima. Coleman si alzò in piedi come per scappare. Il giornalista zombie gli sbarrava già la via verso la porta, mentre gli altri presenti fuggivano in un completo parapiglia. Il giornalista zombie afferò l'assessore e con un morso gli strappò la gola all'altezza del pomo d'Adamo. Dallo squarcio zampillò un fiotto di sangue che in pochi secondi era grondato sulla camicia, tingendola di un rosso vivo. L'assessore rantolò, mentre il giornalista zombie gli strappava mezza faccia con un secondo morso. Un occhio dell'assessore Coleman scivolò fuori dall'orbita e cadde a terra, assieme a vari pezzi del suo viso. Coleman era orrendamente sfigurato, ma ancora vivo. Rimase vivo ancora per qualche minuto. Quasi non si accorse che l'altro gli aveva strappato una mano con un solo morso e ora sgranocchiava una ad una le dita. Dopo pochi minuti cadde a terra, cercando invano di urlare. Quel che usciva dalla sua gola sventrata era un suono gorgogliante. La sua agonia durò ancora un po'. Il giornalista zombie finì di mangiarselo con calma.

venerdì 11 dicembre 2009

Diritti umani a Rovigo Ovest

"Sono assurde le accuse di violazione dei diritti umani che ci vengono rivolte. Stiamo amministrando Rovigo Ovest come e meglio di Azzalingrado. Andate a indagare là, semmai".
Il vladika Paolino (nella foto), che da qualche giorno governa il quadrante occidentale di Rovigo, dopo la separazione della città con un muro, è infuriata con Amnesty International, che ieri, in occasione dell'anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ha denunciato le pessime condizioni di vita dei cittadini di Rovigo Ovest. Nel dossier "Una città divisa: metà Rovigo abbandonata a sè stessa", l'organizzazione per i diritti umani porta all'attenzione come Azzalingrado abbia mantenuto tutti i servizi pubblici sotto la propria area territoriale, mentre nel quadrante occidentale siano rimasti quasi esclusivamente i privati e le istituzioni volte alla repressione del dissenso. Il vladika di Rovigo Ovest, preso atto della situazione, avrebbe spinto ulteriormente l'acceleratore verso una privatizzazione totale dei servizi, vantando i successi delle politiche liberiste. Ma i cittadini più poveri ne hanno risentito: la privatizzazione completa dell'acqua, della sanità e della scuola ha messo in ginocchio molte famiglie.
La totale chiusura da parte di Azzalingrado, che presidia i checkpoint con guardie armate, ha impedito ai più sfortunati di cercare una vita migliore nel versante socialista della città, dove tutto invece è pubblico e accessibile senza distinzione di ceto e classe. Così a Rovigo Ovest cresce il malumore e si teme una rivolta generalizzata, mentre si parla di manifestazioni represse con la forza e arresti di dissidenti. "Non credo ci siano problemi di sicurezza - tranquillizza il capo della Polizia, Matteo Zangirolami - Ce ne saranno semmai ad Azzalingrado, dove il regime socialista non rispetta i diritti umani e impone condizioni di vita terribili alla popolazione. Invito i rodigini del versante orientale alla rivolta. Al loro segnale le nostre forze accorreranno per aiutarli a ribellarsi alla giunta comunista".
Intanto l'auditorium del conservatorio, trasformato in sala convegni, ospiterà lo storico polacco Wojciech Roszkowski, per una conferenza sugli orrori del comunismo, durante la quale verranno raccolte firme a sostegno del decreto Bimbatti, con cui saranno vietate in tutti il quadrante Ovest bandiere e stelle rosse, faccioni di Che Guevara o di Lenin e ogni sorta di simbolo che richiami il socialismo. "Dobbiamo dire basta una volta per tutte a quella che è un'ideologia di morte, come dimostrato dalla Storia - commenta il B.V. Paolino - Ma vorrei rassicurare tutti gli amici di Rovigo Ovest: questa misura riguarda solo il comunismo, mentre continuerete a trovare in tutte le edicole il vostro adorato calendario del Duce".

giovedì 10 dicembre 2009

"Centrali nucleari? Il Polesine ospiti invece le scorie!"

"Realizzare una centrale nucleare in Polesine? Una fesseria. Non ci sono le condizioni. Pensiamo invece alle scorie radioattive: credo che abbiamo i siti idonei e il know how per gestire lo stoccaggio".
Mentre impazzano la querelle sul nucleare e il dibattito se sia meglio il pandoro o il panettone, arriva la proposta innovativa e controcorrente di Delleridemio Panin, che si definisce ingegnere di Piano di Rivà ed esponente di spicco del Movimento Triveneto Cristiano Liberale per il Federalismo e consigliere segreto del governatore Giancarlo Galan, anche se non risulta che abbia mai conseguito davvero una laurea in ingegneria, nè tanto meno che esista il partito di cui dice di fare parte, mentre relativamente all'amicizia con Galan, il presidente della Regione ha precisato: "Se conoscessi uno che si chiama Delleridemio me ne ricorderei. E' un nome di persona o una malattia della pelle?"
Tant'è. L'ingegner Panin chiede di lasciare perdere certe sottigliezze e andare al cuore della sua proposta: realizzare nel Delta del Po un centro per lo smaltimento delle scorie prodotte dalle centrali nucleari. "Sempre meglio che affondare navi cariche di fusti radioattivi al largo di Pila - scherza - Se invece tutto fosse fatto con i dovuti crismi e nel rispetto dell'ambiente, ripeto, nel rispetto dell'ambiente, questa opportunità potrebbe costituire un volano per l'economia stagnante del Delta e ci consentirebbe di rilanciare quel Parco del Delta del Po tanto sognato, in cui coniugare bellezze naturali e sviluppo economico, con ricadute per tutta la provincia. Ma pensi solo all'indotto!" Un'idea avvicente che ci ha fatto per un momento dimenticare tutte quelle fanfaluche su Azzalingrado e perfino il nostro romanzo Pulp, spingendoci invece a fare finalmente un'inchiesta seria come quelle che si leggono sui quotidiani locali. "Ma lei chi è?", chiede Fabrizio Rossi, raggiunto al telefono dal nostro collaboratore Roteidi Mac Neil, che gli ha spiegato tutta la storia. "Beh, credo che le istituzioni dovrebbero attivare da subito quelle sinergie indispensabili perchè il progetto vada a buon fine, per evitare che il Polesine ancora una volta perda i vantaggi di una progettualità inserita dall'alto nel suo sistema economico", commenta Rossi. Anzi, no, in realtà è il nostro collaboratore a dire: "Crede che le istituzioni dovrebbero attivare da subito quelle sinergie indispensabili perchè il progetto vada a buon fine, per evitare che il Polesine ancora una volta perda i vantaggi di una progettualità inserita dall'alto nel suo sistema economico?" e Rossi ha risposto: "Sì, ma di che progetto sta parlando?"
Caute aperture dalla Provincia, che per bocca della presidente Tiziana Virgili, commenta: "Come si scrive Roteidi?", mentre il Comune di Porto Tolle si dice nettamente contrario: "Ma di che cosa sta parlando? - dice il sindaco Luciano Mura, con spiccato accento sassarese - Ma quale Delta del Po! Ma quali scorie radioattive! Credo sinceramente che lei abbia sbagliato numero".

Rossi: Azzalingrado è davvero socialista?

Fabrizio Rossi, a differenza di Antonio Costato, avanza seri dubbi sulla reale portata rivoluzionaria della fondazione di Azzalingrado e, anzi, propone una critica circostanziata all’esperienza socialista realizzata nel settore orientale di Rovigo. La lettera arriva direttamente dalla sede di Unindustria che, collocata nel distretto ovest, è quartier generale di Rossi, teorico della Linea Nera per il marxismo-leninismo e, per questo, antagonista di Costato fautore della Linea Rossa. Entrambi, in quanto a verbosità, paiono comunque non avere nulla da invidiare a Sabbiolino, reputato l’ideologo del governo di Azzalingrado.

Azzalingrado è una città socialista? Il problema qui non è solo di sapere come determinare la natura della nuova municipalità rodigina, ma anche di sapere quale via i comunisti e i sinceri democratici devono seguire: quella della Rivoluzione d’Ottobre per portare fino in fondo la rivoluzione socialista o quella di Azzalingrado che conduce alla restaurazione del capitalismo? Si tratta anche di sapere se il gruppo di Graziano Azzalin è davvero una forza antimperialista o un gruppo di rinnegati del movimento comunista internazionale e di lacchè dell’imperialismo. Su questo problema esistono divergenze fondamentali tra la lettura data da Antonio Costato, da una parte, e noi, con tutti gli altri marxisti-leninisti del mondo, dall’altra parte. Tutti i veri marxisti-leninisti ritengono che Azzalingrado non è una città socialista.
Gli amministratori di quel settore di Rovigo sono rinnegati del movimento comunista internazionale e lacchè dell’imperialismo perché hanno tradito il marxismo-leninismo e il popolo rodigino. Costato sostiene invece che Azzalingrado è una città socialista, che la Giunta si basa sul marxismo-leninismo, che essa fa parte delle forze antimperialiste. Andando contro la volontà di tutti i comunisti onesti, la Giunta di Azzalingrado ha alterato il carattere del partito, quello di distaccamento d’avanguardia del proletariato: è in questo modo che egli ha deciso la costruzione del Muro, divenuto nei fatti uno strumento che serve a mantenere il potere dittatoriale della cricca di Graziano Azzalin.
Nei paesi socialisti, il potere si trova sotto la direzione del partito comunista. Se il partito comunista degenera in partito borghese, il potere cambia inevitabilmente di natura e la dittatura del proletariato degenera in dittatura borghese. Quali che siano le belle frasi usate dalla cricca di Azzalin, la cosiddetta “democrazia” è una democrazia che si esercita unicamente nei confronti di un piccolo numero di vecchi e nuovi borghesi. Per la gran massa dei lavoratori c’è la pura e semplice dittatura. La cricca di Azzalin ha trasformato la macchina amministrativa rivoluzionaria in uno strumento di repressione del proletariato e della grande massa dei lavoratori. Essa nello stesso tempo ricorre a ogni mezzo ingannevole per mascherare la sua fisionomia reazionaria e ingannare le masse popolari. La sua politica reazionaria è tuttavia delle più impopolari e, dunque, non mi sento di escludere un’alleanza temporanea con il vladika Paolino per rovesciare quei revisionisti, ispirati da quel pupazzo rinnegato di Sabbiolino.
Sono convinto che il Muro crollerà sotto la spinta delle rivendicazione degli stessi abitanti del settore orientale, cui cercheremo di aprire gli occhi.

mercoledì 9 dicembre 2009

Dilemmi morali ad Azzalingrado

Azzalingrado è ormai realtà, ma nella giunta socialista che governa il quadrante orientale del capoluogo polesano iniziano a vedersi le prime crepe. A rompere è incredibilmente l'assessora comunista Giovanna Pineda, che ieri si è detta perplessa dalla scelta di dividere in due Rovigo con un muro.
"Abito da tempo a Grignano, che con una modifica al progetto originario è stata annessa ad Azzalingrado - spiega - Ma sono originaria della Commenda Ovest, da bimba ho abitato in Tassina, oggi sul versante occidentale, e poi ancora in Commenda e a San Bortolo. La mia vita sarebbe stata impossibile se avessi dovuto ogni volta varcare un check point". Ma non mere considerazioni personali muovono l'assessora, che si definisce una cittadina del mondo e ribadisce che non potrà mai sostenere scelte che dividono, anzichè unire: "Sono la prima a dire che con certi fascisti razzisti di cacca non c'è possibilità di dialogo, ma oggi ribadisco il mio no a questo muro, come a tutti i muri che opprimono i fratelli e le sorelle saharawi oppressi dal Marocco, i palestinesi che lottano contro il muro dell'apartheid israeliano e i migranti di tutto il mondo che lottano e muoiono per varcare i muri al confine con gli stati ricchi". Il vicepresidente della Provincia, Guglielmo Brusco, ha ricordato la tragedia del muro che da svariati decenni divide Cipro: "Ma nel merito di questa specifica barriera, sarà la Virgili a esprimersi. Io mi limito a dire che ora ad Azzalingrado c'è una sanità pubblica al 100%. L'Ospedale del Popolo 'Boris Egorov', ex Santa Maria della Misericordia, è di nuovo l'ospedale di tutti. Il mio amato Adriano Marcolongo deve smetterla di tentennare e decidersi: rimanere qui a est e amministrare con maggiore sapienza di quanto fatto finora, oppure espatriare a ovest e tradire la causa socialista. Sappi, caro Adriano, che per me le ragioni del socialismo prevalgono sulle ragioni del cuore". Brusco ha anche invitato la compagna di partito a moderarsi: in mattinata, infatti, la Pineda ha partecipato a una manifestazione con don Albino Bizzotto a sostegno degli abitanti di Rovigo Ovest, che patiscono gli effetti della gestione ultraliberista avviata dopo la scissione.
Il fondatore Graziano Azzalin si dice perplesso dalle voci di malumore interne alle maggioranza: "Ma dio sportivo, 'sti rifondaroli del cazzo non sono mai contenti? - dichiara - Con questo intendo dire esattamente che 'sti cazzo di rifondaroli non sono mai contenti e ribadisco anche la bestemmia, tanto adesso comando io e Merchiori non mi costringerà più a pulirmi la bocca col sapone ogni volta che smadonno. E se a qualcuno non va bene Azzalingrado, vada a vivere altrove".

martedì 8 dicembre 2009

La parola ai lettori


Caro mister Monello Vianello, sono il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Avrai sentito parlare di me e ti sembrerà strano che io ti scriva per chiederti un consiglio, ma mi trovo davvero in una situazione di grave costernazione. Come sai io sono un bravo presidente democratico, sono alto e bello e perfino afroamericano. Questa cosa è piaciuta un sacco, mi dicono, anche lì in Italia e i pacifisti hanno lanciato urletti di giubilo per la mia elezione. Già questa cosa mi ha stupito, poi mi chiamano e mi dicono: hai vinto il Nobel per la Pace. Io penso a uno scherzo e incarico la Cia di scoprire se mi stanno prendendo per il culo. E' bastato fare torturare un paio di norvegesi per fargli confessare che era tutto vero! Quando l'ho saputo, mi sono disperato. Il Nobel per la Pace porta una sfiga pazzesca!!! Ho chiamato quelli del Nobel e ho detto che non lo volevo, ma loro non ci vogliono proprio sentire da quell'orecchio. Gli ho detto che non me lo meritavo, che non ho fatto assolutamente nulla per la Pace, che avevo programmato il ritiro dall'Iraq solo per bombardare meglio Afghanistan e Pakistan, che sto facendo la guerra in Somalia, che continuo a sostenere Israele nel massacro dei palestinesi e che la guerra al terrorismo va avanti tranquillamente, con torture e stragi come prima. Loro hanno detto che non importava, che ero bello, alto e pure afroamericano e quindi il premio era mio. Allora io per prima cosa ho aumentato le truppe in Afghanistan. E loro niente. Ho fatto il gesto dell'ombrello al trattato contro le mine antiuomo, quelle cose che strappano le gambe ai bambini e li lasciano storpi tutta la vita. Una scelta orribile, ma quelli niente, insistono per darmi il Nobel! Cosa posso fare? Sono disperato! Un salutone,
Barack Obama

*

Caro Barack,
credo proprio che ti abbiano fatto il malocchio. Pensa che i pacifisti e i progressisti italiani ti adorano, anche se tu continui a voler costruire una base militare a Vicenza da cui partiranno aerei per assassinare gli Afghani. Ma i pacifisti italiani sono un po' rincoglioniti da diversi anni, più o meno da quella volta che sfilarono con le bandiere "Forza Onu", che in italiano significa più o meno "Israele ha appena massacrato un migliaio di persone in Libano, ma l'Onu su questo ha fatto nulla, così la prossima volta potrà fare la stessa cosa. In compenso adesso manda là i caschi blu a tenere calmo Hezbollah. Questa è l'idea di Pace che abbiamo noi. Forza Onu!"
Dopo l'undici settembre il mondo ha reagito in molti modi. Qualche fanatico ha festeggiato, qualche altro fanatico ha deciso che era l'occasione buona per occupare militarmente il Medio Oriente. Io sono rimasto così impressionato dall'attentato alle Twin Towers che ho battezzato Osama il mio cazzo. Qualcuno, ma non tu, non preoccuparti, si è addirittura interrogato sui motivi di tanto odio verso l'America e l'Occidente. E qualcuno si è pure dato delle risposte e le ha divulgate. Ma non tu, sia ben chiaro. Anche tu hai continuato quanto fatto da Bush: siccome quasi tutti i terroristi del 2001 erano sauditi, ammazziamo gli afghani e gli iracheni. Caro Obama, non c'è scampo. Con una politica simile il Nobel per la Pace è tuo di diritto. Per fartelo togliere mi viene in mente solo una chance: potresti interrogarti pubblicamente su quale differenza ci sia tra chi uccide gente innocente facendosi esplodere in un mercato affollato e chi uccide gente innocente lanciando bombe da un aereo contro un mercato affollato. Forse così ti accuserebbero finalmente di essere contro la Pace.
Lunga vita,

MV

lunedì 7 dicembre 2009

Domande sul dio Turgrurrz

C'è molta curiosità intorno al culto del dio Turgrurrz, l'antico dio tornato recentemente in auge grazie a questo blog, che aspira a essere il portavoce del suo culto, nell'attesa della sua venuta. Dialogando con tanti fedeli su Facebook, ho raccolto numerose domande, segno di vivacità intellettuale e grande interesse. Il dio Turgrurrz non ama le dottrine e apprezza le domande, perchè è un gran chiacchierone ed essendo onnisciente può rispondere a tutto. Abbiamo pensato di raccogliere qui le domande più frequenti per aiutare a fare chiarezza.

Quali precetti prevede questo culto?
Prima di lasciare questo sistema solare a bordo di una piovra spaziale, Turgrurrz ha lasciato alcune consegne per quando sarebbe tornato. Ma ciò è avvenuto all'incirca centoventimila anni fa e queste istruzioni sono incomprensibili. Ben trecento linguisti si sono cimentati con l'impresa di tradurle, ma alla fine hano concluso: "Turgrurrz parla perchè tutti possano capirlo, ma dovrebbe migliorare la grafia, perchè qua non si capisce una mazza. E' una E o una F questa?".

Come si pone questa religione rispetto alle altre forme di culto?
Tutte le religioni sono una derivazione dell'antichissimo culto del dio Turgrurrz. Per questo, quando tornerà, Turgrurrz amerà anche chi crede in altri dei, perchè queste religioni discendono tutte dall'amore per il dio Turgrurrz.

Come funziona se bestemmio il dio Turgrurrz?
Posto che tu riesca pronunciarne il nome in modo esatto, il dio Turgrurrz non si offende. Si racconta che una volta un devoto gli si rivolse dicendo: "O dio Turgrurrz, ma non senti come ti bestemmia quel portuale laggiù?". E il dio gli rispose: "Sono colui che ha creato sette milioni di universi, pensi che abbia tempo da perdere con queste cazzate?"

Cosa ne pensa il dio Turgrurrz del crocefisso in classe?
I devoti di Turgrurrz non sono contrari all'esposizione del crocefisso, ma chiedono che sia affiancato ad un'effige del dio Turgrurrz, come prescrivono il Libro di Haffaffh'a e il profeta Ghaggagamm Urgpurgrtlaman II, che scrisse: "Bruciate essenze profumate e affiggete un'immagine del dio Turgrurrz in ogni luogo, affinchè tutti conoscano la grandezza del dio Turgrurrz. Quando il dio Turgrurrz tornerà dagli abissi dello spazio e vedrà che in ogni luogo c'è un'effige che lo ritrae, dirà: non si sono dimenticati di me, essi sono uomini buoni".

E' vero quanto scrisse una volta un settimanale polesano, che Beppe Osti sarebbe un alieno giunto sulla Terra per sacrificare migliaia di polesani al dio Turgrurrz?
E' uno degli scritti più classici in epoca contemporanea sul dio Turgrurrz, ma l'ipotesi è inattendibile. Turgrurrz non ama gli olocausti in suo onore, giacchè la puzza di bruciato gli infastidisce le narici. Al limite si può tentare di coprire l'odore con essenze profumate, come dice Ghaggagamm, ma per sacrificare "migliaia di polesani" occorrerebbero migliaia di rotoballe di essenze profumate, con un 5% massimo di biomasse agricole in co-combustione. Non basterebbe l'intera superficie (o, come direbbe il dio Turgrurrz, "superfice") adibita a coltivazioni in Polesine per farle crescere e quelli del Salvadanaio per i Boschi inonderebbero i giornali di comunicati stampa indignati! Il dio Turgrurrz non vuole che questo accada. Il dio Turgrurrz ama Beppe Osti (sono amici di infanzia) e non gli chiede di sacrificare nessuno in suo onore. Il dio Turgrurrz è un dio d'amore e se ogni tanto distrugge un pianeta è solo perchè è uno di quelli buoni buoni, ma che quando si incazzano perdono le staffe.