giovedì 19 novembre 2009

Catechismo cicciuzziano

“Noi cicciuzziani dobbiamo diffondere il nostro messaggio pacificamente, innanzitutto qui sulla Terra dove il nostro idolo ritornerà, generato e non creato nella stessa propria sostanza”.
Proprio per questo sono partiti i corsi di catechismo cicciuzziano, organizzati dalla corrente scismatica che rifiuta la necessità di emigrare sul lontano Planet Cicciuzzo per ricongiungersi al divino Cicciuzzo Sconciaforni. A parlare è Piergiuda Palmulli (nella foto con alcuni giovanissimi adepti durante un camposcuola), attivissimo nella campagna di proselitismo soprattutto nelle scuole e nelle famiglie. “Veniamo accolti sempre molto bene – spiega il religioso – il messaggio di
Cicciuzzo è davvero di amore universale: chi ci ha insegnato a sentirsi davvero carne della carne di tutti i nostri fratelli e sorelle? Vi pare poco la capacità di coinvolgere addirittura gli aspirapolvere in questo grande progetto di comunanza? Vogliamo forse dimenticare il messaggio lanciato in “Qui ci si fa l’Italia o si muore”? Un invito sincero all’unità tra connazionali, ben prima dei richiami retorici che ci dovremo sorbire per i festeggiamenti dell’Unità nazionale”.
Nelle lezioni vengono predilette modalità interattive: “Guardiamo filmini educativi, facciamo merenda insieme con cotechino imporchettato, cantiamo canzoni e scopriamo i nostri corpi come veicolo della spiritualità. Ora pensiamo anche di chiedere l’apertura di un confronto con le istituzioni per avere accesso all’otto per mille, argomento che Cicciuzzo Sconciaforni aveva affrontato nel capolavoro omonimo, in cui era un frate operoso che, assieme a sette chierici volonterosi, si occupava con dedizione di un numeroso collegio femminile. Dare assistenza a così tante ragazze richiedeva supporti che non potevano limitarsi allo spirito caritatevole delle persone perbene. Era dai tempi di “Pene, sburro e mammellata” che non raggiungeva vette spirituali così elevate”.

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