Dopo mesi di silenzio, stimolato dalla fondazione di Azzalingrado, il cantante dei Napalm Death ed ex presidente di Confindustria in Polesine, Antonio Costato, torna a esprimere il proprio punto di vista di dirigente marxista-leninista per la Linea Rossa. In questo periodo di assenza, come testimonia la foto, Costato ha posato con la sua band per alcuni calendari a scopobenefico.
“La fondazione di Azzalingrado può rappresentare un evento importante per il movimento rivoluzionario internazionale, sempre che essa si sviluppi secondo una linea coerentemente marxista-leninista. Partiamo dalla lezione della caduta del Muro, avvenuta vent’anni fa, a partire dalla quale la borghesia, i governanti e i mass media dei Paesi imperialisti hanno celebrato in pompa magna quello che essi amano evocare come il "crollo del comunismo" (ma semmai si dovrebbe dire del socialismo, dato che il comunismo non è mai stato ancora storicamente realizzato), insieme a quella che essi spacciano come la "vittoria" e la "superiorità" della democrazia borghese e del capitalismo.
Se ciò fosse vero non si capirebbe perché a distanza di venti anni costoro sentano ancora il bisogno di riaffermare solennemente tale "fallimento" e tale "vittoria", quando oramai dovremmo trovarci davanti a un fatto acquisito e a un capitolo chiuso. La nascita di Azzalingrado ora ci dimostra una volta di più che nell’89 non è fallito il socialismo ma il revisionismo. Non è fallita cioè l'idea immortale della necessità storica ineluttabile del socialismo, che continua e continuerà sempre a vivere tra gli sfruttati e gli oppressi dal capitalismo e dall'imperialismo, ma è fallito solo il simulacro di socialismo che era rimasto dell'Urss e degli altri Paesi ex socialisti dell'Est dopo il colpo di Stato dei revisionisti kruscioviani del XX congresso del Pcus nel 1956, che con la "destalinizzazione" aveva rovesciato la dittatura del proletariato e restaurato quella della borghesia, avviando già da allora, come aveva lucidamente previsto Mao, la rovinosa parabola che si sarebbe conclusa nell'89 con la resa al capitalismo e all'imperialismo, dichiarata dal rinnegato Gorbaciov.
Non soltanto Mao aveva denunciato fino dal 1956 la restaurazione del potere della borghesia in Urss attraverso la cricca revisionista kruscioviana e previsto la sua involuzione capitalista e socialimperialista, ma era anche pienamente cosciente che ciò sarebbe potuto accadere anche alla Cina, se il partito avesse abdicato anche per un momento alla lotta di classe e smesso di lottare per la rivoluzione e il socialismo: "La grande rivoluzione culturale in corso - metteva in guardia Mao nel 1966 - non è che la prima di questo genere; sarà necessario intraprenderne delle altre. Nella rivoluzione la questione di sapere di chi sarà la vittoria non sarà risolta che al termine di un lungo periodo storico. Se non agiamo come si deve, la restaurazione del capitalismo può prodursi in ogni momento. I membri del Partito e il popolo intero non devono credere che tutto andrà bene dopo una, o due o anche tre o quattro grandi rivoluzioni culturali. Restiamo in guardia e non allentiamo mai la nostra vigilanza".
Quanta lucidità e lungimiranza in questi insegnamenti di Mao, che ci spiegano in maniera chiara e rigorosa, come solo chi padroneggia e applica a fondo il metodo marxista-leninista, cosa sarà bene che i governanti di Azzalingrado facciano per edificare una prospera realtà socialista. Secondo il punto di vista leninista, la vittoria finale della rivoluzione nel settore orientale della nostra città, non solo richiede gli sforzi del proletariato e delle larghe masse popolari, ma dipende anche dalla vittoria della rivoluzione mondiale e dall'abolizione del sistema di sfruttamento dell'uomo sull'uomo su tutta la Terra, in modo che tutta l'umanità raggiunga l'emancipazione. Perciò parlare alla leggera della vittoria finale della rivoluzione ad Azzalingrado è erroneo, va contro il leninismo e non corrisponde neanche ai fatti.
Ciò non deve però scoraggiare i sinceri anticapitalisti, né tantomeno fargli prestare orecchio alle menzogne dei reazionari e dei rinnegati sul presunto "fallimento del socialismo". Da tempo il vento si è rovesciato ed è seguita una lunga gelata controrivoluzionaria che ora comincia a scongelarsi. E tuttavia non senza violenti sussulti e scossoni che hanno finito per mutare profondamente gli equilibri geopolitici e che prefigurano nuovi sconvolgimenti rivoluzionari, di
cui quello iniziato a Rovigo con Azzalingrado potrebbe essere il primo di una lunga catena. È questo lo spirito marxista-leninista con cui i sinceri anticapitalisti e fautori del socialismo devono guardare e giudicare gli avvenimenti dell'89, senza farsi confondere dai falsi e ingannatori proclami trionfalistici dei reazionari anticomunisti e dei rinnegati, per continuare a lottare con rinnovata forza e fiducia”.
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