giovedì 28 agosto 2008

Il duello

Migliorano le condizioni di Mario Borgatti rimasto gravemente ferito da un fulmine durante la recente Maratona di solidarietà contro il racket delle poltrone. Il coordinatore provinciale di Forza Italia è stato trasferito dal centro ustionati del Sant'Anna di Ferrara al reparto di geriatria del Santa Maria della Misericordia di Rovigo, dove ha subito ripreso a interessarsi delle cronache locali.
Al suo capezzale, vestito da Candy Candy, compagno di tante battaglie Giovanni Papuzzi. "Leggendo i quotidiani sono rimasto colpito dalla notizia del combattimento ninja a Rosolina Mare - dice Borgatti - proprio perché mi ricorda un episodio di gioventù vissuto proprio con l'amico Giovanni. Correva l'anno 1865 ed entrambi eravamo accomunati dall'amore per la lirica ma divisi sulle opzioni artistiche e politiche. Io ero appassionato delle opere di Richard Wagner e sostenitore della casata degli Asburgo. "Ed eri anche un discreto baritono - scherza Papuzzi, inserendosi - io invece ero convinto assertore dell'annessione del Triveneto al Regno d'Italia e come tenore dilettante amavo cantare le arie di Giuseppe Verdi". Così, spinti da furore giovanile, i due amici iniziarono ad avere discussioni sempre più accese. "Un giorno dissi a Mario che i continui richiami alla mitologia germanica presenti nelle opere wagneriane erano antitetiche allo spirito della nostra antica nazione che si stava ricostituendo in un giovane Stato". Borgatti continua a dipanare il filo del racconto: "Io gli risposi sprezzante che queste erano dispute da vil donnetta e che aveva ragione Nietzsche quando diceva che quelle di Verdi non erano vere opere, ma arie isolate di dubbio valore cucite tra loro. Poi iniziarono a volare male parole riferite ai rispettivi parenti fino al ventinovesimo grado". La scintilla scaturì quando Papuzzi tirò in ballo l'adorata zia Dorina, parente marchigiana acquisita di Borgatti e sua insegnante di musica e pioniera della patafisica. "Fu allora che capimmo che solo un duello avrebbe potuto dirimere le nostre contraddizioni. Ci trovammo l'alba della mattina dopo dove oggi c'è il Parco Langer. A fare da arbitro chiamammo un ragazzotto promettente, l'allora diciannovenne Valentino Lodo, e scegliemmo come arma la sciabola".
Il combattimento fu estremamente duro. Dopo ripetuti scambi, Papuzzi cadde a terra ferito. "Pur vincitore, capii che la violenza non era il metodo giusto per venire a capo della contraddizioni - spiega Borgatti - così portai subito l'amico all'ospedale civile e lo assistetti finché non si riprese completamente". Papuzzi conclude: "Quell'episodio, pur doloroso, cementò la nostra fraterna amicizia e, proprio per questo, ora sono al suo capezzale per contraccambiare quel suo comportamento così nobile".

Nell'immagine un'antica stampa che commemora il duello, conservata alla Pinacoteca dei Concordi.

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