sabato 16 agosto 2008

Il porto di Maputo

Dopo la morte di Eimuntas Nekrošius, la ciurma di Ugo Savoia ha deciso di fare tappa nel porto di Maputo, in Mozambico, per ristorare l'anima e il corpo dei marinai, fare scorta di sigari e cercare un nuovo marinaio per completare l'equipaggio. Lo racconta lo stesso direttore del Corriere, nella rubrica settimanale dedicata al suo viaggio per salvare Celio Rodigino dalle grinfie dei pirati che lo vogliono uccidere: "I giorni successivi alla morte di Eimuntas, valido marinaio e artigliere, sono stati cupi e vuoti di senso. Il mio equipaggio, già prostrato da mille privazioni, si è ulteriormente avvilito. Kwame e Josè hanno litigato, Adolf si è chiuso in un tetro silenzio, mentre lo spettro del nostro compagno di viaggio sembra aleggiare nelle scarne conversazioni a tavola con Gianluca. Vianello Monello si sta lentamente riprendendo dalla violenza cui è stato sottoposto, non bastassero le piaghe da ustione che ancora ricoprono la sua pelle martoriata dai calori dell'enorme piadina in cui, in un gesto degno di un bonzo, si era avvolto per protesta. Io stesso ho rischiato di smarrire il senno quando mi sono accorto di avere terminato la mia scorta di sigari toscani.
Mi sono detto: la misura è colma. Ho ordinato immediatamente di fare rotta verso Maputo, splendido porto del Mozambico, per riposare le nostre membra in un letto vero, fare acquisti e intrallazzarci con la popolazione locale. Scesi a terra, ci siamo divisi. Mentre io sono andato in cerca di una tabaccheria di qualità per fare incetta di buoni sigari, Kwame e Josè Parapeiros de Parapeiras sono andati a fare shopping all'Upim. Gianluca è rimasto a bordo a vegliare su Vianello Monello, che si è incaponito nel non volere scendere dalla barca. Alla fine, per prudenza, lo abbiamo chiuso sotto coperta e assieme siamo andati per bettole e poi a riposare in un hotel quattro stelle abbastanza dozzinale, ma sufficientemente pulito. Il mio collega altoatesino Adolf, invece, ci ha salutati mentre se ne andava con una giunonica prostituta di nome Marisa, rimorchiata sul molo che si scolava una lattina di Prinz. Anche lui, dopo settimane di solitudine e di rapporti omosessuali, ha bisogno di ritrovare il proprio equilibrio. La mattina successiva ci siamo dati appuntamento alle dieci e mezza al bar del porto. Kwame e Josè sono arrivati saltellanti come la coppietta appena sposata che di fatto sono, Adolf con l'aria frantumata di chi ha passato una notte a scopare con una puttana e tirare di coca. Un anziano del posto ci ha presentato un ottimo mozzo, un europeo trapiantato di nome L'ubomir Feldek. E' anziano, ubriacone e forse un po' sciroccato (sostiene di essere uno scrittore slovacco in esilio), ma so giudicare un uomo a colpo d'occhio e sento che costui ci sarà utile. Per questo l'ho messo immediatamente a pelare le patate nella stiva con Kwame. Lasciando Maputo ci ha molto commosso Adolf, che ha salutato a lungo Marisa, l'amante di una notte, promettendole che sarebbe tornato a farle visita e stringendo al petto una foto di lei scattata sul molo pochi istanti prima di lasciarsi".

In alto, la foto di Marisa, per gentile concessione del marinaio Adolf

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