Un grande parco di divertimenti sul corpo umano per recuperare la grande area dell’ex ospedale psichiatrico di via Chiarugi.
La proposta arriva dal direttore generale dell’Usl 18, Adriano Marcolongo, rientrato dopo il lungo ritiro spirituale in Oriente seguito al fallito matrimonio con Guglielmo Brusco. “E’ stata quella cafonata totale proposta da Renzo Marangon a Costa a spingermi a tornare – spiega Marcolongo – come se non bastasse quella minchiata solenne di Dprkworld proposta da Beppe Osti con il suo amico Kim Jong Il. A noi non servono schifezze propagandistiche, ma progetti intelligenti che promuovano valori positivi tra i cittadini e stili di vita sani che sono il primo veicolo di prevenzione. Ecco perché propongo un enorme luna park per la conoscenza delle meraviglie del corpo umano”.
Il progetto, illustrato con alcuni render, prevede la realizzazione di una gigantesca figura umana. “Si entra dalla bocca per proseguire lungo l’esofago, lo stomaco, l’apparato digerente in un viaggio affascinante alla scoperta del funzionamento degli organi interni. Quasi superfluo precisare che il momento più divertente è senza dubbio all’uscita”. La proposta ha subito provocato reazioni. Il primo a intervenire è stato Cicciuzzo Sconciaforni. “Un errore – sostiene – l’ex ospedale psichiatrico è una struttura bellissima, perfetta per ospitare una piccola Cinecittà. Ho già in mente il primo film da realizzare. Vorrei chiamarlo “Culo e camicia… di forza”, una storia dura che racconta della difficoltà dei pazienti dei vecchi manicomi ad avere una vita di relazione soddisfacente. Una riflessione a trent’anni dal varo della legge Basaglia”. Contrario anche Roberto Costa, direttore dell’autorevole periodico Biancoenero: “Il direttore è l’unica persona legittimata a proporre iniziative sull’ex ospedale psichiatrico e il solo legittimato a parlare di sé in terza persona. Diffida quindi Federica Zarri e il grande capo Estiqaatsi dal continuare a farlo. E ora vorrebbe far notare che il manicomio, relegato ai margini – in una zona di confine, rientra nella società coi suoi limiti, le sue risorse, le sue contraddizioni, la sua ansia di libertà. Alcune immagini micro cellulari di uno scenario-rappresentazione, finto-truccato-di-comodo-e quindi quasi reale. Dentro lo spettacolo rappresen-tato, in un continuum senza fine del manicomio de-manicomializzato. Mafia, veleno partitocratico, Arciclientela, trullallà, nebbie alcooliche, tossico, prrrrrrr!”.
Marcolongo tira dritto per la sua strada: “Non è che posso farmi carico di tutti i pareri. I lavori partiranno quanto prima e ho già ottenuto la disponibilità a collaborare del Compagno Prachanda che si è dimesso dalla presidenza del consiglio del Nepal per aiutarmi in quest’opera e per cercare di riavvicinarmi all’amato Brusco che conto di riuscire a portare presto all’altare”.
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