Ci è giunta una lunga lettera di Antonio Costato, leader del movimento marxista-leninista in Polesine e cantante dei Napalm Death (nella foto), che prende posizione sulla vicenda di Vianello Monello. Pubblichiamo integralmente.
Caro Monello Vianello,
la terribile vicenda di tuo fratello Vianello Monello ci ammonisce rispetto al fatto che l'eutanasia deve essere al più presto legalizzata, anche per porre fine al dilagare del ricorso ad essa in forma clandestina e incontrollabile, sia nelle corsie degli ospedali, sia tra le mura domestiche.
E' noto per esempio che alcuni anestesisti, medici e infermieri praticano l'eutanasia di nascosto, per compassione, staccando le apparecchiature e i sondini o anche praticando "iniezioni letali", inducendo overdosi da benzodiazepine e oppiacei. In nessun caso questo "atto medico" viene riportato sulla cartella clinica per il timore di essere denunciati dai parenti e finire in tribunale.
Così com'è noto che molti ospedali per liberare legalmente le corsie dimettono i pazienti in punto di morte, scaricando il pesante onere dell'assistenza, nella più o meno lunga fase che segue alla sospensione delle terapie (eutanasia passiva), sulle famiglie, in particolar modo donne e badanti. Sono favorevole alla depenalizzazione dell'eutanasia in tutte le sue forme, nonché all'introduzione del testamento biologico.
La piena apertura all'utilizzo di farmaci che alleviano il dolore come gli oppiacei e i cannabinoidi non è in contraddizione con il diritto all'eutanasia, perché in entrambi i casi si tratta di allargamento dello spettro delle possibilità terapeutiche. La priorità deve andare alla volontà del paziente, che sia accertata chiaramente in forma scritta o orale, dichiarata nel passato o nel presente, e sorretta da tutte le informazioni mediche e il sostegno psicologico necessario. In situazioni eticamente più problematiche, ad esempio in caso si ipotizzi il ricorso ad eutanasia attiva non volontaria, vanno pienamente coinvolti nel sostegno alla "decisione" oltre che i medici di base e specialisti, gli infermieri, gli psicologi, gli assistenti sociali dei servizi pubblici delle Asl e dei distretti sanitari, le eventuali associazioni di volontariato che operano nel settore, e ovviamente i familiari, i conoscenti e gli amici più stretti del paziente. A tutti coloro insomma che già conoscono bene e hanno aiutato il paziente nel passato prossimo va riservata l'ultima parola. In caso non si riesca ad avere una maggioranza qualificata per contrasti di opinioni, ad esempio tra gli operatori sanitari e i familiari, bisogna prevedere che a decidere sia, in tempi rapidi, la magistratura. E' molto importante stabilire fin dall'inizio che dal ricorso all'eutanasia siano rigorosamente esclusi i privati e qualsiasi ente governativo, che potrebbero essere interessati ad applicarla per cinici scopi di lucro, risparmio od altro, così come è decisivo non lasciare il potere decisionale nelle mani della sola categoria medica, poiché attualmente essa non può essere considerata del tutto preparata ed affidabile in tal senso. Un concetto quello del coinvolgimento di tutti i lavoratori della sanità, dei pazienti e dei loro cari che a rigor di termini dovrebbe valere per l'insieme delle attività sanitarie.
Una volta raggiunto l'obiettivo occorrerà vigilare che i "comitati sanitari pubblici per l'eutanasia" non siano colonizzati dagli "obiettori di coscienza", come avviene attualmente nelle strutture preposte all'interruzione di gravidanza. Comunque la battaglia per vedere riconosciuto questo fondamentale diritto civile non può essere slegata da quella per il potenziamento dell'assistenza
domiciliare integrata ai pazienti affetti da patologie cronico-degenerative, in particolare ai disabili, ai pazienti psichiatrici, ai pazienti terminali ed oncologici, per l'ammodernamento dei reparti di lungodegenza, visto che in questo settore soprattutto al Sud siamo all'anno zero, e il fondo per la non autosufficienza stanziato dalla finanziaria di Prodi è del tutto insufficiente all'emergenza. Come non può essere disgiunta dalla battaglia per la legalizzazione e il finanziamento alla ricerca pubblica sulle cellule staminali embrionali che apre prospettive molto incoraggianti per le terapie di gravi sindromi e patologie cronico-degenerative quali l'Alzheimer, il Parkinson, la Sclerosi multipla, le leucemie, il diabete, i tumori, ecc., battaglia ignobilmente boicottata dall'astensionismo al referendum sulla fecondazione assistita promosso da Ratzinger e Ruini e dai loro lacché.
Al governo in carica chiedo di abrogare la legge 40. Inoltre chiedo l'istituzione di corsi di studi sulla "dolce morte" nelle facoltà di Medicina, le quali devono essere finalmente aperte all'insegnamento delle cosiddette "medicine alternative", come la medicina tradizionale cinese, che in caso di dolore cronico sono molto più efficaci e meno dannose delle terapie occidentali. In ogni Asl devono essere aperti ambulatori pubblici e gratuiti di agopuntura. Risulta certo che quella per l'eutanasia sarà una lotta non facile ma di lunga durata e investirà in pieno le gerarchie ecclesiastiche che vogliono far girare indietro la ruota della storia fino al medioevo, epoca in cui tutto era a loro sottomesso. Esse con impareggiabile arroganza e crudeltà inneggiano alla difesa della vita, "dono di dio", dal concepimento alla morte naturale, bollano l'uso del profilattico e l'eutanasia come un peccato mortale, ostacolando in tal modo la prevenzione di malattie che mietono milioni di vittime e causano indicibili sofferenze in tutto il mondo.
L'uomo non deve disporre né della propria vita né della propria morte: di fronte a questo dogma lo stesso concetto di "carità cristiana" verso la sofferenza umana va a farsi benedire. La chiesa cattolica in questo senso rimane un'organizzazione criminale, che si oppone, armi in pugno, alla difesa e all'allargamento di ogni diritto civile e sociale, anzitutto del popolo italiano. L'umanità progressista, che comprende anche tanti cristiani, può e deve sconfiggere le posizioni oscurantiste e reazionarie del Vaticano e dei suoi servi.
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