Ieri sera mi trovavo nel 2019 e avevo appena finito di scrivere, sollazzandomi, il post numero ottomila di questo bellissimo blog. Mentre battevo le mani a me stesso e ridevo a crepapelle a causa della mia simpatia, fuori infuriava una forte tempesta monsonica.
"Fortuna che sto al terzo piano", pensavo, mentre onde anomale spazzavano via i pedoni sul viale sottostante. Rilessi l'ottomillesimo post, molto soddisfatto, tanto che mi accesi una sigaretta trovata in corridoio un paio di giorni prima e decisi, ma sì!, di versarmi due dita di quel buon vinello in cartone che avevo rubato a un barbone qualche giorno fa. Avevo concluso una nuova puntata del mio blog che da anni dilettava schiere di polesani. Brindai con me stesso, mentre un ragno solitario risaliva una lunga ragnatela tra il muro ammuffito della cucina e la credenza marcita di mia nonna. Mi chiedevo quale sarebbe stato il prossimo post. Dopo migliaia di puntate è difficile trovare qualcosa di originale. Fuori colpi di vento a trecento chilometri orari spezzavano i rami degli alberi e mandavano in frantumi le antenne della televisione.
Mi accorsi che stavo ridendo da solo. Mi capitava spesso. Del resto nel mio palazzo abitavo ormai solo io. Gli anziani vicini di casa erano tutti morti e gli affitti ormai erano troppo alti per una coppia di sposini con un lavoro precario e un figlio da mantenere. Le giunte comunali degli ultimi anni avevano lasciato intaccati i privilegi degli immobiliaristi, ma per impedire che il centro cadesse in mano a famiglie di prolifici cinesi, li avevano espulsi tutti. Così ormai in centro abitavamo io e qualche decina di ricconi. Il mio palazzo stava andando a pezzi. Il pavimento della camera si era sfondato e potevo vedere il salotto dell'appartamento sottostante.
Mi assalì l'angoscia. Cosa avrei preparato per il giorno dopo? Non avevo più idee! Magari una notte di sonno mi avrebbe regalato qualcuno dei miei sogni deliranti, da cui trarre ispirazione. Perchè no? Al limite avrei riciclato qualche vecchia cagata. D'altro canto erano anni che svolgevo una funzione sociale fondamentale per l'opinione pubblica rodigina. Non potevo deludere i miei fans, anche se a dire il vero il mio blog riceveva non più di quindici visite al giorno da chissà quanto tempo. Vabbè, ma il successo non lo misura mica un contavisite, mi dissi, guardando il bel libro di fiabe di Esopo sulla mia scrivania.
(continua e finisce domani)
"Fortuna che sto al terzo piano", pensavo, mentre onde anomale spazzavano via i pedoni sul viale sottostante. Rilessi l'ottomillesimo post, molto soddisfatto, tanto che mi accesi una sigaretta trovata in corridoio un paio di giorni prima e decisi, ma sì!, di versarmi due dita di quel buon vinello in cartone che avevo rubato a un barbone qualche giorno fa. Avevo concluso una nuova puntata del mio blog che da anni dilettava schiere di polesani. Brindai con me stesso, mentre un ragno solitario risaliva una lunga ragnatela tra il muro ammuffito della cucina e la credenza marcita di mia nonna. Mi chiedevo quale sarebbe stato il prossimo post. Dopo migliaia di puntate è difficile trovare qualcosa di originale. Fuori colpi di vento a trecento chilometri orari spezzavano i rami degli alberi e mandavano in frantumi le antenne della televisione.
Mi accorsi che stavo ridendo da solo. Mi capitava spesso. Del resto nel mio palazzo abitavo ormai solo io. Gli anziani vicini di casa erano tutti morti e gli affitti ormai erano troppo alti per una coppia di sposini con un lavoro precario e un figlio da mantenere. Le giunte comunali degli ultimi anni avevano lasciato intaccati i privilegi degli immobiliaristi, ma per impedire che il centro cadesse in mano a famiglie di prolifici cinesi, li avevano espulsi tutti. Così ormai in centro abitavamo io e qualche decina di ricconi. Il mio palazzo stava andando a pezzi. Il pavimento della camera si era sfondato e potevo vedere il salotto dell'appartamento sottostante.
Mi assalì l'angoscia. Cosa avrei preparato per il giorno dopo? Non avevo più idee! Magari una notte di sonno mi avrebbe regalato qualcuno dei miei sogni deliranti, da cui trarre ispirazione. Perchè no? Al limite avrei riciclato qualche vecchia cagata. D'altro canto erano anni che svolgevo una funzione sociale fondamentale per l'opinione pubblica rodigina. Non potevo deludere i miei fans, anche se a dire il vero il mio blog riceveva non più di quindici visite al giorno da chissà quanto tempo. Vabbè, ma il successo non lo misura mica un contavisite, mi dissi, guardando il bel libro di fiabe di Esopo sulla mia scrivania.
(continua e finisce domani)
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