mercoledì 3 settembre 2008

La liberazione

Un nuovo aggiornamento di Ugo Savoia sulla missione di salvataggio di Celio Rodigino è arrivato alla redazione padovana del Corriere del Veneto. Il messaggio è stato recapitato dal collaboratore altopolesano del quotidiano, Marcello Gagliardi Foccas De Pepoli, che lo ha trovato dentro una bottiglia galleggiante nel fossato che circonda la sua villa. Sprezzante dei velox, il giovane giornalista si è immediatamente messo al volante della propria Maserati Mc12 e ha consegnato tosto la corrispondenza, meritando un plauso dell'editore.

"E' proprio vero che alle volte la Provvidenza ci mette una pezza, facendo piovere dal cielo le soluzioni dei problemi. Così è stato per me e la mia ciurma, liberati dal campo di detenzione nordocoreano da un salvatore caduto da lassù. Si tratta di Piergiuseppe Romagnolo, responsabile militare dell'organizzazione panafricana Acsa e tra gli autori materiali del golpe cittadino che ha portato brevemente Edith Sankara alla guida di Palazzo Nodari. Beppe, come amo chiamarlo affettuosamente, è stato abbattuto dalla contraerea dell'armata popolare che lo ha visto invadere lo spazio aereo sopra il nostro atollo vicino alle Seychelles. Non immaginavano che si sarebbero presi in casa un autentico Rambo. Catturatolo lo hanno portato da noi, non prima di avergli offerto un the di benvenuto. Tra noi c'è stata subito intesa. Quando gli ho spiegato che eravamo bloccati lì perché il Caro Leader Kim Jong Il, amico fraterno di Beppe Osti, voleva fermare il nostro progetto di salvataggio di Celio Rodigino. "Io stimo moltissimo Celio Rodigino - mi ha detto il buon Romagnolo - da ragazzi abbiamo fatto assieme l'università e già allora avevo capito che si trattava di una persona speciale. Vi aiuterò a riprendere la via del mare". Scese le tenebre Beppe ha avviato lo studio delle operazioni, di cui ho taciuto con la ciurma per evitare di alimentare illusioni. Uscito dal bungalow in cui eravamo detenuti ha subito tramortito la guardia di colore che presidiava l'ingresso. Il rumore sveglia Gianluca che intuisce immediatamente che si sta preparando un piano di fuga. "No, non voglio tornare nell'oceano - ha iniziato a strillare - voglio trasferirmi nel paradiso socialista di Pyongyang e ho già fatto domanda di assunzione al Rodong Simmun! Aiuto! Aiuto! Accorruomo! Non posso mollare il corso sul Juche alla quinta lezione!". Kwame, a quel punto, ha dovuto tramortirlo e caricarlo a viva forza sulle spalle per correre verso il molo dove era ormeggiata la nave. La perizia acquisita da Josè nel taekwondo ci è stata veramente utile per piegare le ultime resistenze: quell'Hu Yong Wan è proprio un bravo maestro. Beppe intanto ci copriva le spalle neutralizzando a mani nude i pur valorosi militari.
Siamo prossimi a salire dove Lubomir ci accoglie: "Che cazzo è sto casino? Come faccio a tradurre Shakespeare con questo caos? Spero che almeno mi abbiate portato una bottiglia di insam-ju per compensare la vostra fastidiosa presenza!". Prima di mollare gli ormeggi grido: "Beppe, vieni con noi! Abbiamo bisogno di un ufficiale esperto su questa bagnarola". E lui: "Resto qui. Mi ha appena chiamato Kim Jong Il che, impressionato dalla mia azione militare, mi ha nominato governatore dell'isola. Mi ha chiesto che regalo volessi per il mio insediamento. Io gli ho chiesto la vostra libertà". Mi vengono ancora le lacrime agli occhi a pensare alla sua nobiltà d'animo. E le lacrime, purtroppo, scendono copiose anche a Gianluca, ma per altri motivi. "Ci sono molti Paesi nel mondo - ripete singhiozzando - ma sono rari da trovare quelli dove è parimenti bello vivere come nella Repubblica Popolare Democratica di Corea". Spero si riprenda presto. Noi gli siamo tutti vicini".

Nella foto, Romagnolo ha disposto due settimane di scaricamento camion ai soldati accusati di pusillanimità

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