lunedì 29 settembre 2008

L'onicofagia: combattiamola assieme

Alcolismo, tabagismo, tossicodipendenza sono solo alcuni dei mali che affliggono una società sempre più stressata e nevrotica. Ora l'Ulss 18 di Rovigo, assieme alla conferenza dei sindaci e alla Provincia di Rovigo, lancia una grande campagna per combattere una piaga troppo a lungo sottovalutata: l'onicofagia. "Con questo termine scientifico - spiega l'assessore provinciale Tiziana Virgili - si intende l'abitudine a mangiarsi le unghie a causa di prolungati periodi di tensione. In Polesine riscontriamo ormai 24mila casi all'anno, alcuni gravissimi. In alcuni casi il malato arriva a divorare perfino l'epidermide delle dita, producendosi gravi lesioni. Questo ha effetti deleteri sul tessuto sociale. Molti over 45 espulsi dal mercato del lavoro o giovani che vivono con impieghi precari tendono ad assumere questo comportamento. Il problema è che, con le mani ridotte in questo stato, risultano più svantaggiati nel trovare un nuovo impiego: molti datori di lavoro, infatti, preferiscono non assumere persone che mostrino chiaramente di avere questo tipo di problemi, così il dramma si allarga ulteriormente".
I partner coinvolti hanno creato così un tavolo di monitoraggio del fenomeno, con riunioni periodiche per delineare strategie di azione. La prima campagna di prevenzione, dal titolo "Le tue mani, la tua vita", ha per testimonial Julio Dal Cin (nella foto), dattilografo di Arquà Polesine che nel libro "L'orrenda fame" (Franco Angeli, 2003) ha raccontato il calvario provato negli anni in cui era caduto in preda all'onicofagia, che gli aveva sfigurato completamente gli arti superiori, e il lungo percorso di riabilitazione presso il dipartimento per le dipendenze dell'Ulss 18. "Ho provato di tutto, dallo smalto all'intingere le dita in sostanze nauseabonde, fino all'utilizzo di guantoni da boxe, che però mi impedivano azioni quotidiane come regolare il termostato o usare la forchetta - racconta Dal Cin -. Alla fine mi ha salvato l'amore di una donna, che a suon di padellate mi ha costretto a smettere di ridurmi le unghie a brandelli. Vorrei che questa storia fosse d'esempio per tutti quelli che stanno passando questa brutta esperienza, perchè sappiano che è possibile venirne fuori a testa alta".

(a cura di Cirino Baffino)

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