Dopo l'exploit di Federica Zarri, il Pd non sta a guardare. Il candidato alla presidenza della Provincia, Gino Spinello, ha presentato ieri il simbolo con cui correrà per la conquista di Palazzo Celio. "Non temo la concorrenza della signorina Zarri - spiega l'aspirante erede di Federico Saccardin - il lungo elemento cilindrico sotto il nome è un chiaro richiamo alla mia prorompente virilità. Invito la mia sfidante al prossimo consiglio provinciale, visto che sostiene di essere laureata in filosofia. Allora le farò alcune domande per vedere se è davvero preparata: preferisce il Verga o la verga? Comunque vada glielo troncherò elettoralmente nel culo, statene certi". Ma lo stile hard di Spinello divide il Pd. Il primo a esprimere disapprovazione è Fausto Merchiori. "Gino si è scoreggiato il cervello", è stato il commento laconico del sindaco di Rovigo.
A sorpresa con Spinello si schiera invece il cantante dei Napalm Death e teorico del marxismo-leninismo, Antonio Costato. "La commedia delle elezioni municipali architettate per legittimare l'autocrazia si è frantumata - commenta l'ex leader degli industriali - l'idea del centrodestra di far vedere un po' di figa ai lavoratori ha l'intento di confondere le masse: spregevoli atti e macchinazioni per soddisfare gli interessi dei reazionari e degli opportunisti. Data questa situazione i rivoluzionari veri hanno la responsabilità storica di smascherare le macchinazioni reazionarie e opportuniste, mostrando la verità e realtà della lotta delle masse di fronte alle masse, e di preparare una nuova ribellione. Insomma, Gino è molto meno trombabile di Federica e questo permette di non far perdere di vista ai polesani il traguardo dalla liquidazione di quei quattro puffaroli scaldasedie mangiapane a tradimento". Non poteva mancare una parola verso Fabrizio Rossi, successore di Costato alla guida di Unindustria e fautore della linea nera. "Le lezioni della lotta popolare e multidimensionale mi fanno concludere che Rossi somiglia a Braccobaldo, oltre a essere un piccolo Trockij a capo della cricca dei revisionisti moderni".
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