La sezione polesana di Rifondazione Comunista apre la strada a una profonda revisione del partito, dopo i risultati non proprio esaltanti delle scorse elezioni. "E' ora di cambiare stile - dice Anna Lucia Riberto, asciugando una solitaria lacrimuccia, mentre ricorda quel terrificante election day - C'è gente come Diliberto che si ostina a tenere la falce e il martello nel logo del partito, mentre noi siamo per un mutamento radicale, a partire dall'esteriorità". Rifondazione ha presentato il nuovo logo, per ora adottato solo nella nostra provincia: al posto dei vecchi simboli comunisti, una figura stilizzata di Dodo, grazioso uccello delle Mauritius reso famoso anche da "Alice nel paese delle meraviglie". Il Dodo, spiega la Riberto, è stato scelto per vari motivi: "Intanto perchè è un animale e dunque trasmette simpatia. Inoltre è un animale inerme e sgraziato, meno minaccioso di simboli ambigui come il martello o la falce. Infine è un animale estinto, come noi", ha detto, scoppiando a piangere e uscendo dalla stanza. "Il Dodo ha affrontato a testa alta la colonizzazione occidentale delle Mauritius - prosegue Matteo Masin - e ne è stato letteralmente spazzato via nella seconda metà del XVII secolo. Dunque è anche il simbolo di chi si batte per un mondo migliore anche a costo della propria vita".
A concludere la presentazione del nuovo logo sono le parole dell'etologo Konrad Boscolo, che traccia un'affascinante descrizione della parabola dello sfigatissimo uccello: "Nato come volatile e migrato dall'Africa ad ali spianate, il Dodo trovò alle Mauritius un ambiente salottiero, confortevole, privo di predatori da affrontare e con grande disponibilità di cibo, reperibile a terra senza grossi sforzi- ricorda Boscolo -. Le abitudini pantofolaie e il sopraggiunto benessere ne determinarono nel tempo l'atrofizzazione delle ali e la trasformazione in un animale goffo e tonto, facilmente alla mercè di uomini e bestie feroci e spietate". A conclusione dell'intervento, l'intero gruppo dirigente di Rifondazione si è abbracciato, lasciandosi andare ad un pianto liberatorio.
4 commenti:
Visti i risultati alle ultime elezioni, dovevano anche cambiare nome in "Riesumazione Comunista". :)
La borghesia è sempre stata consapevole che senza teoria rivoluzionaria non c'è movimento rivoluzionario, che senza il Partito che esprime la coscienza sociale il proletariato sarebbe stato sconfitto.
Nel momento della storia in cui il revisionismo, lo sbandamento, le manovre diversive ed il tradimento più vergognoso erano divenuti l' andazzo quotidiano, in cui tutto sembrava andare a rotoli per il movimento comunista, è emersa la figura di Vianello Monello, quale grande rivoluzionario e coerente marxista-leninista.
Caro anonimo, ritengo che il pensiero di mio fratello (pace all'anima sua) sia stato in parte frainteso e in parte strumentalizzato da chi vedeva nel suo populismo tutto sommato reazionario una specie di afflato rivoluzionario volto a risanare la società, abbattere le ingiustizie e limare le disuguaglianze. A mio avviso V.M., più che avviare un ciclo di rinnovamento volto a portare maggiore benessere e uguaglianza sociale, mirava a prendere lo stesso posto dei potenti che attaccava e a mantenerlo con ancor più veemenza. Purtroppo la sua morte, che il Corriere continua a negare, ci ha impedito di avere una sua replica a quanto affermo.
Posso solo dire che le sue opinioni, pur vedendoci spesso in lite, non hanno mai pregiudicato il rapporto d'affetto che lega ogni fratello.
Un caro saluto,
Monello Vianello
p.s. sono comunque feliche che si stia aprendo un dibattito critico sul pensiero di Vianello Monello
Indicaci tu la via Monello Vianello!
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